venerdì 22 Novembre 2024

Matera

Principale centro culturale della Basilicata. Città di antiche origini con testimonianze di frequentazione umana che giunge fino al paleolitico. La natura calcarea di gran parte del territorio e del sito urbano, ha permesso lo sviluppo di vasti insediamenti rupestri nei quali si sono sviluppate attività economiche, strutture abitative e centri religiosi. l’imponenza del fenomeno rupestre di Matera, ha permesso alla città di entrare nella lista dei siti che l’UNESCO tutela come Patrimonio dell’Umanità. 

Abbazie e fondazioni monastiche di Matera.

Chiesa di S. Maria della Vaglia (Benedettini). Vasta chiesa rupestre che indicata nel medioevo come S. Maria in Galo, è donata, nell’anno 774, dal principe Longobardo Arichi, all’abbazia di S. Sofia di Benevento. Nel secolo XI è probabilmente tra i possessi dell’abbazia du S. Eustachio alla Posterga e dopo la soppressione della comunità è annessa al patrimonio del Capitolo della Cattedrale di Matera. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 142-147. 

Abbazia di S. Eustachio alla Posterga (Benedettini). La comunità è attestata con certezza nel secolo XI ma probabilmente è più antica. Sorgeva nell’area oggi occupata dalla Cattedrale. Del monastero è superstite solo la cripta della chiesa formata da un ipogeo coperto da nove cupolette in conci di tufo. Nel territorio e nella città, il moanstero di S. Eustachio possedeva chiese e masserie. Agli inizi del secolo XIII la comunità è soppressa e l’intero complesso insieme al patrimonio rurale è assegnato alla Cattedrale. Fino al secolo XVII, ancora esisteva gran parte della chiesa a tre navate, riusata come spzio a servizio della cattedrale. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 118-119.

Abbazia di S. Maria degli Armeni (Benedettini). Monastero sorto nel secolo XI su un rilievo orgrafico ai margini della città fortificata. Nel secolo XV è amministrato in commenda: Agli inizi del secolo XVI nel moanstero è insediata una comunità di frati carmelitani. Sul finire del secolo XVII soppressa anche questa, il complesso monastico è trasformato dal vescovo Lanfranchi in seminario diocesano. L’attuale edificio è il risultato di tale traformazione. La chiesa superiore è quella ricostruita dai Carmelitani. La dedicazione a S. Maria degli Armeni si conserva in una chiesa rupestre sottostante il Seminario ed è una ricostruzione databile al secolo XVI. secondo gli storici locali, il monastero sarebbe stato costituito da moanci di origine armena, ma tale ipotesi non è mai stata confermata da alcun elemento certo. Più probabilmente la dedicazione deriva dalla venerazione di un immagine mariana di origine bizantina e quindi molto genericamente rapportata all’Armenia. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 120-121.    

Monastero di SS. Lucia ed Agata (Benedettine). Comunità femminile insediata fin dal secolo XI in un vasto insediamento di grotte al Rione Malve ove ancora esiste la chiesa rupestre a tre navate e riccamente affrescata e la necropoli appartenute al monastero. Nel secolo XIII la comunità è trasferita in un nuovo complesso eretto lungo il ciglioo della Gravina in gran parte ancora esistente. A metà del secolo XVIII le monache abbandonano anche questo sito per erigere un grandioso monastero nel pieno centro cittadino oggi destinato ad ospitare alcuni servizi culturali della città. Dal secolo XVI le moanche seguono le consuetudini della Congregazione benedettina cassinese, già di S. S. Giustina da Padova e ricononoscono una sorta di primato sullo spirituale all’abbazia cassinese di S. Michele Arcangelo di Montescaglioso. Nel territorio di Matera, il monastero possedeva numerose proprietà. Altri nuclei patrimoniali sono attestati a Spinazzola (BA) e nei paesi limitrofi. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 122-130. 

Monastero di S. Salvatore di Timmari (Benedettini). Comunità maschile insediata fin dal secolo XII sul sito dell’abitato indigeno di Timmari, soppressa ed incorporta tra i beni della Cattedrale tra i secoli XIV e XV. Intorno alla chiesa, restaurata sul finire del novecento, si conservano ancora i ruderi del monastero. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 140-141.

Convento di S. Francesco (Francescani). La più importante comunità francescana di Matera. Il convento, appartenente ai Frati Minori Conventuali, è fondato intorno all metà del seclo XIII sul sito di un luogo di culto più antico, la chiesa ipogea dei SS. Pietro e Paolo (sec. XI-XII), inglobata nell’edificio francescano. Il convento è ampliato in più fasi. Nel secolo XVI nella chiesa sono realizzate alcune cappelle laterali e nel 1751-56 è ricostruita la facciata principale, importante testimonianza del barocco in Basilicata. La comunità è sopressa nel 1809 ed il convento passa al demanio. E’demolito nel 1949 per costruire la sede della Banca d’Italia. Dalla distruzione si salvano solo la chiesa ed alcuni ambienti utilizzati per l’officiatura. Nella chiesa si conserva una importante stratificazione di affreschi compresa tra i secoli XIV e XVI. Nel territorio materano sono presenti alcun masserie appartenute al monastero. Bibliografia: Insediamenti francescani, v. II, pp. 113-124. Matera Piazza S. Francesco, pp. 211 e ss.. 

Convento di S. Rocco (Francescani). Comunità francescana appartenente ai Riformati, fondata nel 1604 in adiacenza alla preesistente chiesa di S. Rocco eretta nel secolo XIV che sarà abbattuta solo nel 1704 per erigere la chiesa attualmente esistente. Il convento è soppresso nel 1866. Gli edifici, salvo la chiesa, sarà demolito negli anni trenta del novecento per erigere il nuovo ospedale della città. Bibliografia: Insediamenti francescani, v. II, pp. 125-126.

Convento di S. Chiara (Clarisse). Comunità francescana femminile eretta nel 1717 in un complesso originariamnte destinato ad ospedale. La comunità sarà soppressa con l’Unità d’Italia ed il convento alcuni decenni dopo è utilizzato per ospitare il Museo Archeologico fondato dal senatore Domenico Ridola. Bibliografia: Insediamenti francescani, v. II, pp. 126-130.

Convento dei Padri Cappuccini. Fondato alla periferia della città nel 1563. Nel secolo XVIII chiesa e convento sono ampliati con il sostegno di alcuni benefattori. La comunità è soppressa con l’unità d’Italia ed il complesso destinato ad ospitare vari uffici pubblici. Bibliografia:  Insediamenti francescani, v. II, pp. 130-131.

Convento di S. Domenico (Domenicani). Comunità maschile appartenente all’Ordine dei Padri Predicatori (Domenicani). E’il più importante convento domenicano della Basilicata. La presenza domenicana a Matera è già attestata nel secolo XIV in forma di domus ma priva di una comunità regolare. L’assenso pontificio alla erezione di un convento è di poco successivo al 1418, data della richiesta avanzata dai frati materani che si insediano in una chiesa preesistente che sarà ampliata in più fasi. Il convento è soppresso definitivamente con l’unità d’Italia e trasformato in sede della Prefettura. Bibliografia: Foti, pp. 57-89.

Convento della  SS. Annunziata (Domenicane). Comunità domenicana femminile. L’insediamento primitivo è costituito dal gruppo delle Penitenti di Accon che nel secolo XIII si insediano nel complesso di S. Maria la Nova (oggi S. Giovanni Battista). La comunità utilizza la Regola di S. Agostino fino al 1480 quando con il trasferimento presso il nuovo monastero eretto nella Civita, l’attuale conservatorio di S. Giuseppe, passa alla regola di S. Domenico. Dopo gli ingenti danni subiti dal monastero con il terremoto del 1634, le monache avviano la coostruzione di un nuovo grande convento, l’attuale sede della Biblioteca Provinciale di Matera, nel quale si trasferiscono solo nel 1748. La comunità sarà soppressa con l’unità d’Italia e il monastero trasformato in sede del tribunale. Bibliografia: GATTINI 1882 pp. 194-195.

Monastero di S. Maria di Picciano (Benedettini, Cavalieri di Malta, Olivetani). Antico monastero bnedettino attestato già nei secoli XI-XII sul colle di Picciano. La presenza benedettina a Picciano è attestata fino al 1318. Nella stessa zona e nella stessa epoca secondo un documento del 1308 è presente una ” domus ” templare, soppressa nel 1312. Nella città, è invece insediata, presso la chiesa di S. Spirito, una domus degli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, ai quali in epoca imprecisata sono uniti il monastero benedettino e la domus templare di Picciano. I Gerosolomitani, sviluppano sul colle il culto mariano e conservano il possesso di Picciano fino agli inizi del secolo XIX, ampliando la chiesa e gli edifici circostanti. Negli anni cinquanta del novecento, Picciano è assegnato alla Congregazione di Monte Oliveto che ancora oggi officia il santuario e regge il monastero, unica comunità benedettina ancora esistente in Basilicata. All’insediamento giovannita di Picciano artine, dal secolo XIV, la chiesa di S. Spirito o Mater Domini a Matera. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 137-139. Pellettieri, pp. 61-67 e pp. 132-138. 

Chiesa di S. Elia (Benedettini). Piccola chiesa rupestre monoaulata, scavata sulle pendici della Murgia timone, attestata nell’anno 893 quale possesso della grande abbazia longobarda di S. Vincenzo al Volturno (Molise).  Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 110-111.

Chiesa Madonna delle Virtù (Benedettini; Penitenti di Accon). Chiesa rupestre scavata ai margini della Civita di Matera, formata da tre navata absidate, probabilmente appartenuta all’abbazia materana di S. Eustacchio alla Posterga. Tra il 1230 ed il 1233 è assegnata dal Vescovo di Matera Andrea ad un gruppo di monache provenienti da Accon in Terrasanta, abbandonata dalla comunità in seguito alla conquista musulmana. Nella chiesa sono presenti numerosi affreschi. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 131-132.

Chiesa dello Spirito Santo (Benedettini, Cavalieri di Malta). Chiesa semirupestre affacciata sui Sassi. Il monasteroè attestato sl finir del secolo X come possesso dell’abbazia di S. Benedetto di Salerno. Nel secolo XIII è in mano agli Ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme (Cavalieri di Malta) dei quali costituisce il primo insediamento in città. Quando nel secolo XIV ai Giovanniti è unita anche la domus di Picciano, la chiesa dello Spirito Santo e le fabbriche annesse, diventano la dipendenza urbana dell’insediamento gerosolomitano. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 133-136.

Convento di S. Maria la Nova  oggi chiesa di S. Giovanni (Penitenti di Accon; Agostiniane; Domenicane). Comunità  femminile di origine medievale. L’attuale dedicazione della chiesa ha sostituito nel 1695 quella originaria di S. Maria la Nova. Nel complesso, sorto probabilmente sul sito di una chiesa benedettina preesistente, si insediano tra il 1212 ed il 1220 le Penitenti di Accon, che hanno abbandonato la Palestina dopo la caduta di Acri. La comunità, che segue la regola di S. Agostino, nel 1480 si trasferisce in un novo complesso ntitolato alla SS. Annunziata, presso la chiesa di S. Eustachio adiacente alla cattedrale, e passa alla regola si S. Domenico. Il monastero duecentesco diviene sede di un hospitales e nel 1695 sede della parrocchia di S. Giovanni Battista. Bibliografia: Foti pp. 91-167 e pp. 221-247.

Ospedale di S. Lazzaro  (Ordine Ospedaliero di S. Lazzaro). Hospitale o lebbrosario posseduto dai Lazzariti alla periferia della città nella zona di S. Pardo. Parte del complesso era formato da grotte. La prima attestazione risalirebbe al 1192. Esisteva ancora nel 1588 ma al tempo di mons. Lanfranchi (1665-1676) fu definitivamente soppresso ed annesso al patrimonio del nuovo seminario. Bibliografia: GATTINI 1882, pp. 207-208.

Masseria Torre Spagnola (Domenicani). Vasto insediamento rurale fortificato lungo la strada per Santeramo, il cui nucleo iniziale è eretto sul finire del sec. XVI dalla famiglia spagnola Trullos, un cui membro è Vescovo di MAtera. Nel XVIII secolo la masseria è acquistata dal convento di S. Domenico di Matera che amplia ulteriormente il complesso. Dopo la soppressione della comunità monastica, la masseria, nel primo decennio del sec. XIX, è acquistata dal marchese Ferrante di Ruffano. Bibliografia: Masserie fortificate, p. 141-143. 

Masseria S. Francesco (Francescani). Complesso rurale eretto sulla Murgia tra Matera e Montescaglioso. Già esistente nel XVII secolo, è acquistata dal Convento di S. Francesco di Matera nel 1685 dal canonico D. Giuseppe Dragone. Ampliata dai Francescani, dopo la soppressione della comunità, è stato acquistato da privati. Bibliografia: Masserie fortificate, pp. 160-162.   

Parco dei Monaci (Benedettini). Masseria fortificata appartenuta all’Abbazia benedettina di S. Michele Arcangelo di Montescaglioso. Già esistente nel sec. XVI fu donata ai monaci nel 1538. I Benedettini oltre ad ampliare l’edificio, impiantano un vasto oliveto cinto da una solida muratura. Dopo la soppressione della comunità benedettina, la masseria è assegnata ai Francescani Conventuali di S. Lorenzo Maggiore di Napoli, divenuti nel 1818 proprietari di tutto il complesso patrimoniale già posseduto dai Benedettini. Con la chiusura di S. Lorenzo avvenuta con l’unità d’Italia, la masseria sarà venduta a privati. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, p. 00; Caputo, p. 00; Masserie fortificate, p. 163.       

Masseria di S. Lucia (Benedettine). Masseria fortificata a poca distanza da Montescaglioso, ma nel territorio di Matera, eretta lungo il Bradano. Appartenuta fin dalla fondazione al monastero benedettino femminile di S. Lucia ed Agata di Matera. Dopo la soppressione della comunità avvenuta con l’unità d’Italia, è venduta a privati. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 39-56.

Masseria di S. Francesco. Bibliografia: Monasteri italogreci e benedettini, vol. II, pp. 39-56. Insediamenti francescani, v. II, pp.36-39.


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