martedì 24 Dicembre 2024

Antenne: normative e buon senso

Credo sia opportuno spostare qui la discussione sulle antenne.

Come sottolineava corvo il problema è questo:
Non essendo ancora chiaro il rapporto causa effetto tra onde elettromagnetiche e danni alla salute, è opportuno prevenire cercando di tenere i ripetirori lontano dai centri abitati?

Riferendoci alle rilevazioni ARPAB, queste misurano che i valori che generano surriscaldamento siano sotto le soglie stabilite per legge.
Quindi, ammesso che i controlli Arpab siano efficaci, le antenne sarebbero a norma.

Ma, dato che le norme probabilmente non coprono dai rischi non ancora ben chiari, credo che sia una questione di buon senso e di buona opportunità prevenire. Le antenne possone essere piazzate anche un po’ piu’ lontano dal centro, con un costo maggiore ovviamente.

In piu’ devo aggiungere che in passato, piu’ volte, gli abitanti del centro storico si sono appellati alle amministrazioni di turno. Le risposte sono state sempre vaghe e poco concrete.
Addirittura, correggetemi se sbaglio, le persone della presente amministrazione si erano impegnate in passato a dare dele risposte concrete in merito.

Perchè qualcuno non chiarisce qual’è la posizione del comune in merito?


Commenti da Facebook

5 Commenti

  1. gianni

    Essendo questo l’argomento della mia tesi penso e spero di dare un contributo alla discussione. Quello che scrive Raf è vero, esistono effettivamente due effetti sanitari: il primo legato all’aumento della temperatura che può causare danni irreversibili a organi e apparati; il secondo invece è legato ad alterazione biologiche a prescindere dall’aumento di temperatura. Il primo effetto e perfettamente noto a livello scientifico mentre sui secondi ci sono solamente ipotesi che spesso sono discordanti tra loro.

    I limiti imposti dalla normativa fanno riferimento agli effetti termici che, ripeto, sono completamente noti ma non considerano gli effetti biologici. Per ovviare a questo inconveniente in Italia si è scelta una strada iperprotettiva se paragonata alle scelte operate a livello internazionale (basti pensare che in Francia, Gran Bretagna e Germania sono previsti limiti di attenzione dell’ordine dei 60V/m contro i nostri 6 V/m)….vi sembrerà strano ma in questo campo siamo i più rigidi e paradossalmente i più paurosi!!!!

    La cosa interessante è che la stessa normativa regionale (n 30 del 2000) impegna ogni comune a individuare  uno o più siti al dì fuoti di zone altamente urbanizzate (articolo 5) sempre se tutto ciò sia tecnicamente attuabile. Adesso tenete conto del fatto che il nostro territorio comunale ha una morfologia non piatta e piuttosto complessa quindi le zone più alte (che sono quelle in cui si ottiene una migliore copertura in trasmissione) sono anche quelle più popolate. A questo punto anche se si potesse fare una delocalizzazione questo potrebbe richiedere una potenza trasmissiva maggiore (per garantire la totale copertura dell’abitato)con il rischio di avere una irradiazione maggiore (nelle abitazioni vicine) di quelli misurati dall’arpab nei dintorni del serbatoio, cioè di appena di 0.49 V/m (sempre se naturalmente la misura sia quella reale).

     

  2. gianni

    Negli ultimi anni si è assistito ad un interesse direi inutile verso la questione delle antenne di telefonia mobile. Inutile proprio perchè forse si dovrebbe prestare più attenzione verso altre sorgenti come i trasmettirori radio e TV e i loro ripetitori e questo semplicemente perchè la telefonia cellulare si basa sulla trasmissione  su celle (aree di copertura) non molto estes. Ciò significa che non vi è la necessità di irradiare con una forte intensità…e sicuramente minore rispetto alle trasmissioni radiotelevisive. Ad esempio non vi è mai capitato di ascoltare Radio Maria nei citofoni???(è proprio il caso di dire, quella radio spara una potenza divina tanto da creare interferenza anche in apparecchi che funzionano a frequenza molto diversa). Inoltre in futuro si farà sempre più uso di telefoni di terza generazione UMTS che, grazie al loro diverso standard di comunicazione a spettro espanso hanno una potenza di emissione di 20 volte minore rispetto a quello dei GSM. 

    Spesso siamo condizionati dall’impatto visivo di queste antenne che effettivamente hanno emissioni elettromagnetiche relativamente limitate (ripeto il dato di Montescaglioso relativo alla misura effettuata l’11/07/06 in Via Crocifisso in cui è stato misurato un valore di appena 0.49 V/m ), mentre si considerano innocui le radiazioni provocate dai nostri telefoni cellulari.

    Col cavolo che sono innocui….sempre durante il periodo di tesi io con altri colleghi abbiamo effettuato delle misure di campo EM nelle vicinanze di un un nostro telefonino. Nel momento in cui questo riceveva uno squillo si notava un incremento notevole del campo che da qualche millivolt/m balzava ad un valore di 15 – 20 V/m per poi attestarsi ad un valore di circa 4 – 5 V/m durante la chiamata. Forse potrebbe sembrare giusto delocalizzare le antenne ma pensiamo anche ad usare il nostro telefonino nel modo migliore possibile…ad esempio se facciamo lunghe telefonate usiamo l’auricolare per evitare la vicinanza tra il nostro cervello (che è quello maggiormente sensibile) e l’antenna del nostro cell che definiamo innocua…il vero problema elettromagnetico è sempre con noi tutti i giorni, nelle nostre tasche….e non tanto sui palazzi 

     

    1. ADMIN

      Grazie Gianni della puntuale e tecnica delucidazione.

      Visto che sei abbastanza addentrato, ti chiederei di tenerci aggiornati in futuro sull’argomento: su eventuali sviluppi degli studi in merito e sull’evoluzione delle normative…

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