domenica 22 Dicembre 2024

l’Istat parla di ………noi

Raccogliendo l’invito di Ciffo inserisco il contenuto che segue sul quale credo sia possibile aprire una discussione.

LUNEDI’ 3 LUGLIO 2006: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – ECONOMIA:
Sud, 7 giovani su 10 in famiglia fino a 34 anni.
Secondo una recente indagine dell’Istat, i giovani del mezzogiorno non lasciano casa perché c’è poco lavoro, ma anche, per “non dare un dispiacere a mamma e papà”.

Beh, sapete chi ha il primato di questa insolita classifica? La Basilicata, con il 70,3 dei giovani fino a 34 anni.

Due le motivazioni principali: la precaria condizione economica che non permetterebbe una vita autonoma e l’eccessivo attaccamento al nido di famiglia, in atri termini, ci definiscono troppo “mammoni”. Addirittura, il famoso sociologo De Masi si scomoda nel sostenere che al sud siamo meno emancipati, che maturiamo più tardi.

Ma siamo proprio sicuri che è così?


Commenti da Facebook

17 Commenti

  1. ZODD

    faglielo dire a quelli dell’istat ke semo mammonmi a roberto 🙂
    tanto loro generalizzano . i sondaggi sappiamo kome si fanno.
    se poi le realta so diverse ke e possiamo far se veniamo definiti mammoni???
    io lo sn e voi ? :Ppppppp

  2. Cinzia
    L’articolo sul Corriere del Mezzogiorno, nonchè il sociologo De Masi ci liquidano forse con un po’ troppa semplicità, ma proviamo a rifletterci su. 
    Noi trentenni non ci sentiamo affatto immaturi; professiamo un’apertura mentale a 360°; abbiamo un lavoro precario molto spesso o uno stipendio fisso molto meno spesso; sogniamo l’indipendenza e l’autonomia dai tempi del primo liceo; siamo eterne vittime nello scontro generazionale con i "vecchi" che non ci capiscono… però, quale altra donna sarà mai in grado di stirarci le camicie come le stira mammà?
    1. anycamy

      anycamy
      ma come posso rispondere ad una lettura così superficiale delle statistiche.
      Prendete me sono andata via da Monte per i fatti miei all’età di 17 anni ora ne ho 34 ma statisticamente risulto che vivo ancora con i miei perchè:
      1) sono zitella :’o
      2) non ho mai cambiato residenza per orgoglio montese
      3) e poi lavoro come cocoBo!
      Generazione di laureati sfigati!

      in conclusione è una vita che mi faccio un mazzo per vivere per i fatti miei ma per le statistiche di cacca risulto mammona!:?

      1. lazarum

        allargo il tiro….siate onesti almeno!!! ma chi li ha 20 mila euro per sposarsi?
        tra abitti inviti mobili PRANZO( che dovrebbe esserre pagato dai regali dei parenti…)
        e casa,
        mi dite come cavolo si fa oggi a sposarsi se nn si lavora da lameno 10 anni
        con 800/1000 euro al mese???? fuori monte la vita è dura, e più si sale verso il nord è più i costi aumentano, di gente che si bella con i soldi di papà e mammà ne ho conosciuta dai tempi dell’università fino ad oggi che lavoro.ma quando ti devi pagare dall’affitto di casa ai calzini che porti…le cose si fanno serie!
        quello che voglio dire lo ho espresso gia con un mms! se ci accontentiamo di vivere in un sottoscala o in cartone allora si nn ci sono problemi possiamo essere indipendenti del resto se nn la smettono di dire assurdità come queste è perchè esiste una distanza immensa tra chi ha il solo problema di prenotare per tempo il viaggio x le ferie e chi si pone il problema di come pagare una bolletta! si sta in casa xkè il max che ci si può permettere con i contratti a progetto e gli attuali stipendi è una camera in un appartamento di studenti.
        è un insulto bello e buono, basta con queste indagini grottesche che restituiscono un’immagine caricaturale della realtà, mi sento toccato molto da vicino ed indignato da una simile superficialità a livello interpretativo di un mero dato numerico!!!
        e mi ripeto mammoni a chi?…sociologi e psicologi che hanno il cervello nelle mutande!
        scusate ma quanno ce vò ce vò!!

  3. lazarum

    a montescaglioso ci deve pur essere un giornalista no?
    contattiamolo e scriviamo un nostro contro-articolo in risposta alle scelleratezze riportate sul corriere del mezzogiorno.
    …allibisco davanti a tanta superficialità!

    1. Cinzia

      Per ogni Anycamy che a 17 anni ha lasciato casa per andare a vivere da sola e lavorare con un contratto cocoBo (questa mi era nuova: tra co.co.co., co.co.pro. e co.co.pres., mai sentito co.co.Bo.), per ogni Lazarum che si deve pagare dall’affitto di casa ai calzini che porta, esiste una Cinzia che a 29 anni ha un lavoro stabile (?!?… vedi questione Nylstar) e vive ancora coi suoi, esiste un Nicola che a 25 anni ha deciso di rimanere a Monte e “rischiare”, avviando un’attività propria, esiste un Giuseppe che a 31 anni ha dovuto lasciare Monte per andarsene a lavorare in Francia, esiste un Pierluigi che a 32 è ancora parcheggiato all’università aspettando che il suo futuro gli piova addosso, esiste una Carlotta che con tanto di laurea, pur di non vivere a Monte, fa la centralinista co.co.pres. in un call center in una caotica città che non le appartiene.
      Questo a dimostrare – come se ce ne fosse bisogno – che le statistiche parlano per numeri riducendo il vissuto di ognuno ad una fetta di torta accompagnata da una percentuale.
      Mammoni è una definizione generica, indubbiamente, che va ad aggiungersi a tutti i “vanti” attribuiti alla nostra generazione di giovani senza valori, senza senso di responsabilità, maleducati, eterni Peter Pan, viziati e fannulloni. Di discorsi come questi ne ho sentiti a bizzeffe. All’inizio, quando ancora pensavo fosse possibile cambiare il mondo, discutevo, controbattevo, mi animavo. Poi ho capito che non puoi avere la pretesa di far cambiare idea alla gente, prima di tutto perchè non sei il detentore assoluto della verità, poi perchè potresti anche scoprire di avere torto, ed infine perchè chi ti sta di fronte potrebbe non essere disposto a mettersi in discussione. Perciò, prima di scaldarsi, è sempre meglio fare un passo indietro e rifletterci un po’.
      Fermo restando l’oggettivo problema dell’instabilità economica e del precariato ormai assurto a condizione esistenziale, penso che il nostro indugiare oltre i trent’anni tra le paterne mura sia dovuto ad un fatto culturale. Lo stesso Lazarum si chiede come ci si faccia a sposare se non si hanno 20000 € per abito, inviti, etc. Come se l’unica alternativa al vivere coi genitori, fosse quella di sposarsi. Non si prende in considerazione l’idea di andare a vivere da soli. Non si prende in esame la possibilità che un ragazzo o una ragazza di 30 anni prendano in affitto un appartamento, anche un monolocale (quando è possibile permetterselo), per farne la propria dimora. Le mie parole non hanno alcun intento di giudicare nessuno, ma le cose stanno così. Per noi giovani del Sud la “casa” è quella dei genitori. Anche quando si vive fuori, sfido chiunque ad indicare come propria casa il “domicilio” in cui vive. La casa è quella in cui siamo nati, siamo cresciuti, per quel senso di appartenenza che sentiamo ancora forte. Anycamy, ad esempio, non ha cambiato la propria residenza, pur vivendo fuori da oltre 15 anni. Beh, più che sintomo di immaturità o poca emancipazione, questo è un nostro vanto. Perchè noi generazione di giovani senza valori, senza senso di responsabilità, maleducati, eterni Peter Pan, viziati e fannulloni almeno un valore lo conserviamo ancora: la FAMIGLIA.
      Dopo di che vengono gli alibi, i compromessi, le scelte di comodo, le necessità, le decisioni che fanno di noi le persone che siamo. Difficile che una statistica possa coglierli tutti.

    2. vince_ditaranto

      Cari Lazarum, amicacandy Cinzia e Roberto……secondo me l’argomento è ancora una volta complesso…..e di difficile lettura…..
      Certo condivido molte vostre esternazioni contro tale sondaggio e condivido l’affermazione che “….molti sociologi hanno il cervello nelle mutande…..”….però non dobbiamo commettere l’errore di analizzare la situazione solo guardando il proprio caso.
      Secondo me le due motivazioni riportate (1-essere mamoni.2-mancanza reale di soldi)non sono lontane dalla realtà…..anche se ovviamente bisogna ragionarci un po su.
      Penso che esse siano intimamente connesse e siano una causa e conseguenza dell’altra.
      Certo io non mi sento mammone……(del resto chi lo riconoscerebbe!!!)….anche voi non vi sentite tali e molto probabilmente non lo siete……ma allargate un po l’analisi a tutte le persone del sud,ma anche di Monte,che conoscete…..beh, allora?? Non vi pare che un po mammoni lo siamo??? Certo se per mammoni si intende un legame sentimentale con la propria famigli molto forte, allora “io sono mammone”…..se però si intende la dipendenza economica dai genitori allora è diverso!!!
      L’analisi deve essere fatta con criterio…..io vi posso assicurare che molti (anche a monte) non vogliono andare via di casa perche sono vagabondi, vogliono stare comodi, e si nascondono dietro il fatto che “…la vita è dura e i soldi non ci sono…”, ovviamente senza aver mai provato a farlo. Ma è ovvio che i soldi non ci sono se non hai voglia di andarteli a guadagnare…..o almeno provaci! Tanti si accontentano di quel poco che hanno solo perchè è “sicuro” e non porta responsabilità e preoccupazione, invece di mettersi in gioco! Se qualcuno avesse, scusate l’espressione, “il pepe al culo” sono sicuro che troverebbe in fretta il modo di guadagnare!!! Dare la colpa all’ennesimo concorso pubblico andato male (perchè si era in 10000000000 e cercavano 2 persone) è solo un alibi!
      La soluzione è spesso, purtroppo, fare la valigia, ma per molti del sud, e molti montesi, questa è stato il trampolino di lancio per poi tornare con competenze e capitali necessari a far crescere la nostra realtà! Lo so è dura andarsene ma piangersi addosso non è la soluzione!!!

      Certo questo è un punto di vista della faccenda, con queste considerazioni mi rendo conto di analizzare una parte (anche se consistente) dei giovani del sud.
      Ovviamente c’è il rovescio della medaglia…….ovvero c’è chi (come amicacandy e soci) ha realmente “PROVATO” ad emanciparsi e diventare indipendente….e solo chi realmente l’ha fatto o lo sta facendo può permettersi di dire che realmente è difficile tirare avanti con i soldi che ti danno!! Quindi solo in parte condivido la vostra indignazione, anch’io mi sento come voi……ma non si può far finta che non esistano un sacco di giovani che vogliono stare, come si dice a Monte, “call’ e komd’ a’ cas'”, ovvero caldi e comodi a casa propria!!!

      Io la penso così.

      1. anycamy

        anycamy
        un’attimo corvo! sono daccordo in parte con te ma ogniuno di noi conosce la propria realtà quella degli altri la conosciamo solo per quello che vediamo!
        E’ facile puntare il dito….
        pum pum pum
        …ma cosa sto dicendo! corvo hai perfettamente ragione! E’ mi girano anche i C….oni!
        Cinzia “co.co.bo”.era una battuta!
        Purtroppo ci sono una miriade di contratti a presa per i fondelli! ed io sinceramente non sono riuscita ancora a capire a quale categoria appartengo!
        Sai sono nuove forme di schiavitù che devono ancora deliniarsi nella loro forma più completa

      2. lucia

        ebbene si, stavolta mi trovi pienamente d’accordo con te!
        senza voler fare di tutta l’erba un fascio è vero molti giovani stanno bene a casa, dove i genitori passano tutto aspettando il famoso posto fisso, magari con la sedia girevole. mi chiedo se tutti quei giovani che si lamentano hanno mai provato a cominciare a lavorare, non è detto che il primo lavoro debba essere necessariamente quello dei sogni,io come primo lavoro intendo semplicemente quello che mi permette di guadagnare anche poco e mi consente di non pesare sui miei genitori per le piccole cose.
        Anch’io pur non andando via di casa sono anni che lavoro, ovviamente non è lo stesso lavoro, e non sempre ho avuto tutti i diritti anzi ho lavorato con busta paga uguale al triplo di quello che realmente prendevo, con ferie inesistenti ma intanto sono entrata nel mondo del lavoro che vi assicuro non è poco.
        Intorno a me invece vedo solo giovani che prima di cercare un lavoro cercano prima tutti i diritti dimenticando i doveri.Mah… Sbaglio???

      3. Cinzia

        Io mi posso definire l’eccezione che conferma la regola, una graziata del contratto a tempo indeterminato a 40 minuti da casa mia, una laureata che fresca di pergamena ha trovato subito un’occupazione degna di tale nome, che mi ha reso economicamente indipendente, nonostante viva ancora coi miei.
        Per questo motivo, nel mio intervento precedente, mi sono limitata a cogliere solo l’aspetto positivo dell’essere “mammoni”, l’attaccamento alla famiglia.
        “Dopo di che vengono gli alibi, i compromessi, le scelte di comodo, le necessità, le decisioni che fanno di noi le persone che siamo”.
        Premettendo che la grazia del contratto a tempo indeterminato potrebbe essere molto effimera, date le ultime vicende in Valbasento, mi sento di condividere i vostri interventi con i dovuti distinguo.
        Corvo, hai ragione: c’è tanta bella gioventù che di alzarsi presto la mattina non ne vuole sapere proprio; così come dice Lucia, c’è chi va ad un colloquio di lavoro e prima di presentarsi, chiede quant’è lo stipendio o quanti giorni di ferie gli spettano all’anno (il mio lavoro mi ha dato modo di assistere ad episodi di tal genere!).
        Però conosco anche gente con tanto di laurea e competenze tecniche che è stata “sfruttata” senza prospettive di assunzione mediante il rinnovo di improbabili contratti a progetto, quando invece lo Stato ha dato la possibilità a chi è vicino alla pensione di rimanere a lavorare grazie all’infame Superbonus… Risultato: gente giovane e volenterosa a spasso, gente non più produttiva che grava sui costi fissi delle aziende e non porta alcun valore aggiunto, in termini di professionalità, innovazione, apprendimento…
        Gli alibi del “non si trova lavoro” sono davvero infiniti, ma se rimani nel salotto di casa tua, è difficile che Manpower venga a suonare alla tua porta. Così come è difficile che un’azienda ti assuma, se ha nel suo organico 5 “pensionabili” a succhiare sangue…
        Quello che Roberto chiama pregiudizio, io lo considero più un alibi: quando vogliamo, sappiamo fare gli alternativi…
        Per chiudere, una piccolissima nota di demerito va ai nostri genitori, che sin dalla nostra nascita non hanno altro pensiero che assicurarci un futuro con tanto di appartamento rustico adiacente al loro e tanto di “corredo” di nozze per le figlie femmine. Quando impareranno a camminare con le proprie gambe ‘sti benedetti figli, se non sapranno mai che dopo la scuola/università (e possibilmente anche durante) ci si deve dare da fare per campare????

  4. Roberto

    ho notato nel susseguirsi dei post che non erano poi tutte minkiate, quelle riportate nell’indagine.
    Due considerazioni:
    1 – “mammoni” non vuol dire mamoni (alla montese, con una m), quindi al termine che ognuno è libero di interpretare come crede, ed in base al proprio vissuto, non necessariamente bisogna dare un significato negativo.
    2 – “essere meno emancipati”, beh forse lo siamo veramente, ma anche qui non siamo costretti a dare un significato troppo negativo alla definizione.
    …semplicemente siamo forse vittime di troppi tabù:
    MILANO: se un giovane o, ancora meglio, una giovane va a vivere da solo/a si sentirà dire ………..ragazzo/a in gamba, autonomo, indipendente, uno che si da da fare per costruirsi da solo una sua vita;
    MONTESCAGLIOSO: se un giovane, o ancora peggio, una giovane va a vivere da sola, si sentirà dire…….è una testa calda, forse avrà litigato con i suoi o si è lasciato condizionare dal grande fratello, o al femminile (è uno scandalo, che dirà la gente, finiremo sulla bocca di tutti!)…..o altri commenti di questo genere.

    Questi sono pregiudizi o considerazione che noi, modestia a parte, “collezioniamo” di tutti i tipi.

    Resta da decidere, appunto, se sono valori o sono tabù/pregiudizi oppure se, meglio ancora, un po di sana indipendenza può essere un incentivo a darsi da fare come è stato già scritto.
    Certamente non invidio chi per “disattenzione o troppo dinamismo” si trova costretto anche in giovane età a mettere su casa (….e famiglia) ma vedete poi come ci si da da fare!

    In tutto questo, la cosa poco lusinghiera è che molti di questi tabù o pregiudizi non vengono dalle generazioni che ci precedono ma vengono dai noi stessi e dai nostri coetanei….il che è tutto dire!

  5. Raf

    Prima di discutere sui dati dell’indagine ISTAT rifletterei sull’indagine stessa. Non che i numeri non siano oggettivi, ma il criterio di misura potrebbe non esserlo.
    Quando si parla di numeri bisogna condividere il perimetro su cui si misurano.
    In Basilicata la % dei “mammoni” è alta e nello stesso tempo il tasso di emigrazione è alto. C’è qualcosa che non va.
    La cospicua percentuale di “emigranti” va a vivere DI FATTO fuori casa ma FUORI dalla basilicata.
    La percentuale dell’ISTAT considera questa quantità o il suo paniere è solo quello dei domiciliati in basilicata? Nel secondo caso la percentuale dei “mammoni” sarebbe peggiorativa rispetto alla situazione reale.

    Ad essere onesti, però, dobbiamo riconoscere che il fenomeno ha una certa consistenza e – concordo con corvo – una sua complessità.
    Anche dai vostri interventi si deduce che effettivamente MOLTI restano a casa per consuetudine per scelta o per necessità.
    1) Per consuetudine perché dalle nostre parti andare si abbandona casa solo se per sposarsi. Sono d’accordo con Roberto, ma non sarei così impietoso parlando di tabù o pregiudizi… si tratta semplicemente di abitudini diverse rispetto al nord Italia o Europa, dove per prassi si va a vivere da soli anche a 18 anni.
    2) per scelta perché è più comodo (anche economicamente)
    3) Per necessità perché mancano soldi e lavoro. Chi è più “bravo” o fortunato il lavoro se lo crea o in qualche modo lo trova… altri sarebbero costretti fare le valige. Ma non è così semplice.

    1. lazarum

      …nn commento ma indico la superficialità della lettura di taluni post…
      allibisco ci offendono e gli diamo pure ragione…un mio collega dice “italiani? popolo di rassegnati” lui che italiano nn è dice che siamo la nazione più facile da “colonizzare” in senso moderno poichè la nostra debolezza è a livello culturale, restiamo sempre e cmq l’un contro l’altro armati anche in relazione a fatti che dovrebbero unirci…nn dividerci…
      ma dal tempo dei comuni e delle citta stato è cambiato qlcosa?
      semplicemente ridicolo è cercare di trovare motivazioni sociologiche ad un fatto che è semplicemente economico…
      salutiz

      1. titus

        Indagini Istat.
        venissero a vedere la realtà… mammoni, ma a chi…..
        Venissero a vederla i signori dell’istat nella NOSTRA BENEAMATA REGIONE che cavolate ci sono…
        1- Progetto sfera(qualcuno ne ha sentito parlare..?????!!!)
        Parcheggio di 12 mesi in Uffici della regione Basilicata per laureati… Per €1.250,00 mensili in parte finanziati dal ministero delle finanze o tesoro nn ricordo bene..
        In Basilicata dopo che si è formato personale per 12 mesi che fanno li buttano via scade l’elemosina e i nostri buoni DOTTORI sono a spasso per strada….
        questo per il sottoscritto rappresenta la situazione più illogica.
        altro esempio
        2- Borsa Lavoro “per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro” durata circa un anno € 750,00 mensili…
        dove formarsi enti o strutture privante. stessa storia chi è riuscito ad entrare in una struttura privata vi è rimasto chi è entrato in un ente e stato mandato via…
        Sembrero ripetitivo cari amici di Monte.net
        Riflettete:in Basilicata rimane meno del 2% dei laureati il resto emigra in altre realtà.
        Questo è il Nostro Giogo… Ci Vogliono ignoranti, arretrati, ed affamati, pronti a vendersi al primo che Politicante di turno per cercare di lavorare…….
        P.S. I perdi tempo sono sempre esistiti quelli per me non fanno testo i guardo solamente gente o ragazzi che con grandi sacrifi stanno scalando Gli specchi della nostra società scontrandosi quotidianamente con quelli che sono i problemi reali non le chiacchiere di qualche statista
        P.S. rispetto i post. altrui anche se qualcosa che riguardava un problema di sociologia non lo condivido…
        questa rappresenta una chiave di lettura soggettiva…
        senza offesa per nessuno se sono sembrato un po duro.

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