Oggi, 26 giugno 2006, in un’infuocata Val Basento si sta consumando l’ennesima vicenda di desertificazione industriale che sta colpendo la nostra Lucania da qualche tempo a questa parte: 115 lavoratori mandati a casa per la chiusura dello stabilimento Nylstar di Pisticci Scalo.
115 persone che vanno ad aggiungersi alla lunga lista di lavoratori in mobilità che da un giorno all’altro si sono ritrovate senza lavoro per una logica ed una politica di (non) sviluppo economico ai limiti del paradosso.
115 persone che stanno bloccando le merci in entrata ed in uscita ai cancelli di ingresso dell’area industriale di Pisticci perchè cercano delle risposte che non arrivano mai, a domande più che legittime quando si tratta di famiglie che si ritrovano senza un reddito, giovani senza un futuro ed una Regione senza speranze.
115 persone che insieme alle altre 500 in cassa integrazione nell’area Pisticci-Ferrandina non si spiegano che fine abbiano fatto le belle parole, prima ed i finanziamenti previsti dal Bando per la Val Basento, poi.
115 persone che insieme a tutte le altre nella stessa condizione, si sentono truffate, private di un diritto e di una dignità fondamentali quali quelli del Lavoro.
Quello che ci si prospetta è uno scenario che va assumendo dimensioni catastrofiche, se poi si considera ciò che accade sul versante materano, con la chiusura dei salottifici e di altre aziende che un tempo rappresentavano il futuro della Basilicata. Un effetto domino che inevitabilmente si espanderà a macchia d’olio su tutte le realtà industriali della regione con conseguenze non difficilmente immaginabili.
Uno scenario ben diverso da quello immaginato un tempo neanche tanto lontano, quando trovare un posto di lavoro in uno stabilimento ex Anic o in un salottificio tra Matera, Santeramo e Altamura significava "arrivare", sistemarsi, trovare una garanzia per il futuro e qualche soddisfazione nel presente. Una vita "normale". La macchina nuova tanto desiderata su quelle pagine di Quattroruote, il sogno di una casa di proprietà, lo sfizio di una settimana di vacanza al mare. Non più pensare soltanto al Sacrificio, componente genetica della nostra gente, prima ancora che valore tramandato dagli avi. Non più stringere la cinghia per arrivare a fine mese. Non più dover lasciare la propria terra per "andare al Nord".
Finalmente il Sud non era più terra di nessuno; speranze e prospettive di sviluppo sembravano essere realistiche. Basti pensare alla stessa Montescaglioso, nelle cui vie sono nate tante attività commerciali da renderla irriconoscibile a chi ci viene una volta all’anno a trovare i parenti per le vacanze estive.
E invece, come tutti i bei sogni, anche il nostro – legittimo – di una vita migliore si è infranto. Contro le regole della globalizzazione. Contro l’invasione della Cina. Contro i giochetti di potere. Contro il nuovo mercato del lavoro. Contro i contratti a progetto con scadenza a tre mesi per lavorare a 0,35 euro all’ora in un call center. Contro le chiacchiere di chi promette e non mantiene.
Sono le 15,00. La canicola a Pisticci Scalo a quest’ora del giorno è davvero soffocante. I 115 sono ancora là, sotto il sole, ad urlare la loro rabbia. Nel deserto.
Purtroppo, mia cara Cinzia se ci troviamo in queste condizioni la colpa è solo la nostra perchè continuiamo ad andare dietro al politico di turno (di qualunque partito sono tutti uguali) che promettono nel momento giusto,ci illudono e poi ci distruggono. Se non si cambia il modo di pensare e di agire sarà sempre peggio fino ad arrivare ad una rivolta. Poi altro problema grave del mondo del lavoro italiano è il sindacato, qui inizio e chiudo un altro capitolo che personalmente considero insieme ai politici catastrofico per il mondo del lavoro italiano e soprattutto meridionale.
Che il comportamento della classe politica sia una delle cause principali del nostro stato è indubbio e evidente. Mi risulta più difficile capire perchè secondo te il sindacato sia responsabile allo stesso modo? Forse perchè i sindacalisti alla stregua dei politici fanno i loro comodi più che quelli dei lavoratori? Cosa intendi?
Caro Vin, condivido fino ad un certo punto la tua affermazione riguardo la "nostra" responsabilità nell’attuale situazione di crisi. E’ vero, ci affidiamo sempre a chi è capace solo di tante belle parole per gettare fumo negli occhi e poi non solo non agire concretamente, ma trarre anche personali benefici da cotanta abilità dialettica.
Però, mi chiedo, la nostra colpa dov’è, se abbiamo bisogno di lavorare? Di cosa siamo responsabili, se non tutti abbiamo un’azienda di famiglia, un reddito vitalizio, o la possibilità di un lavoro autonomo, e dobbiamo "accettare" un lavoro dipendente? Qual’è l’alternativa? Partire? Vivere di sussidi? La risposta non è sempre facile, nè sempre ovvia.
Riguardo i sindacati, apro e chiudo anch’io una breve parentesi. Il sindacato come istituzione a tutela dei lavoratori è una sacrosanta istituzione. Ma dove finisce il sacrosanto principio, iniziano i cattivi costumi dell’uomo… e qui cadono tutti i sacrosanti principi.
Cinzia tu che sei sul posto…. ci sono novità o aggiornamenti?
Sai se ci sono anche dei montesi coinvolti nello sciopero? Dici che riusciamo a recuperare qualche testimonianza?
Nessuna buona notizia! Fino a ieri c’era una debolissima speranza di intavolare una nuova discussione con l’azienda. Poi nel pomeriggio è arrivata la stangata. Signori miei, i 115 sono in mobilità dal 23 giugno ultimo scorso. Adesso non so cosa abbiano intenzione di fare. Sicuramente andranno avanti ad oltranza con il blocco delle merci. Devo raccogliere qualche notizia in più. Ci sono anche delle persone di Montescaglioso a manifestare. Proverò a contattare qualcuno di loro per avere maggiori notizie.
La vicenda della Nylstar sembra essere giunta al termine. Momentaneamente. Dopo 4 giorni di blocco, ieri si è tenuto un incontro al Ministero delle Attività Produttive a Roma, cui ha partecipato una delegazione sindacale dei lavoratori, oltre alla dirigenza aziendale e a rappresentanti della Regione. La procedura di mobilità è stata revocata. Oggi i dipendenti Nylstar hanno indossato le loro tute blu e sono tornati a lavoro. Ma lungi dal considerare scampato il pericolo! La Nylstar infatti ha deciso di chiudere lo stabilimento di Pisticci, ma di tenerlo attivo fino a quando non si troverà un acquirente che rilevi l’impianto. Ma – onestamente – quanti ci credono che qualcuno verrà ad investire qui, nel deserto?