I locali dell’Oratorio in Corso della Repubblica, messi a disposizione dall’Arciprete Don Vittorio Martinelli, hanno ospitato il primo dei cinque incontri previsti da “Venerdì d’autore, incontri tra autori e lettori”, iniziativa organizzata da Azione Diretta. Ulderico Pesce, attore e regista lucano messosi in luce in questi ultimi anni con spettacoli che hanno trattato, ad esempio, delle lotte contadine riprendendo “Contadini del Sud” di Rocco Scotellaro, oppure le scorie di Scanzano Ionico o, recentemente, con “Edipo ù Re”, una rivisitazione dell’opera del tragediografo greco Sofocle e delle versione proposta da Pier Paolo Pasolini, ha presentato a Montescaglioso il suo libro “L’innaffiatore del cervello di Passannante”, edito dalla casa editrice Pianeta libro.
L’introduzione è stata curata da Angelica Didio, la quale ha sottolineato come la serie di incontri che vedranno protagonisti, dopo Pesce, anche Costantino Dilillo, Andrea Di Consoli, Oliviero Beha e Mario Desiati, intende proseguire con la linea iniziata dal concorso “Parole e Immagini”, organizzato dalla stessa Azione Diretta. Ha quindi parlato del tema del libro, relativo all’ “attentato” compiuto il 17.11.1878, a Napoli, alla vita dell’allora Re Umberto I di Savoia da parte del lucano di Salvia, oggi Savoia di Lucania (PZ) Giovanni Passannante, il quale era armato di un coltellino lungo quattro dita che provocò una semplice escoriazione alla persona del Sovrano. Prima di passare la parola all’ospite, la presentatrice, riprendendo un passaggio presente nel libro, gli ha chiesto se ci sarebbe stata una rivoluzione in caso di esecuzione capitale di Passannante. Pesce ha confermato quest’ipotesi e ha posto in evidenza come il 1878 sia stato l’anno del risveglio dell’anarchia in tutta Europa e come Passannante abbia pagato, con il suo gesto, quanto avvenuto contro le persone di altri regnanti del tempo. Quattordici anni di reclusione in una cella posta cinque metri sotto il livello del mare, per poi essere trasferito in un manicomio criminale, dove concluse i suoi giorni nel 1910, stessa sorte capitata ai suoi familiari, a loro volta rinchiusi in una struttura dello stesso tipo, la cui colpa era quella di essere madre, fratello e sorella dell’attentatore. Pesce, nel ricordare come sia per lui più consono recitare piuttosto che scrivere libri, dal palcoscenico di Montescaglioso ha lanciato un importante invito alla sepoltura dei resti del Passannante, al quale fu tagliata la testa dopo la morte per studiarne conformazione cranica e cervello, alla luce delle teorie lombrosiane su una presunta inclinazione alla delinquenza che è già presente nella forma della testa. La proposta di sepoltura, già avanzata qualche anno fa, aveva trovato il parere favorevole dell’allora Ministro Diliberto, mentre il suo successore Castelli non ha inteso proseguire sulla stessa linea. I resti di Passannante possono essere “ammirati” ancora oggi presso il Museo Criminologico di Roma con la modica spesa di 2 Euro, luogo più volte visitato dallo stesso autore per meglio documentarsi sulla vicenda. Nel corso della serata non sono mancati riferimenti alle lotte contadine, al ruolo svolto da Montescaglioso negli anni appena successivi alla Seconda Guerra Mondiale nella rivendicazione della terra, con Giuseppe Novello, morto il 14 Dicembre 1949, la moglie Vincenza Castria e tutte le altre donne in prima fila in quei drammatici giorni che hanno scritto la storia recente della Città montese.
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Tags:Letteratura
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