Mancavano pochi giorni alle elezioni e Carlo era sprofondato, come al solito, nella sua poltrona, la luce soffusa della lampada che illuminava le pagine fitte del libro che stava leggendo da oltre un mese, il caldo tepore del suo piccolo studio, il solito sottofondo notturno della città. Pensava a cosa avrebbe fatto in quei due giorni attesi con ansia dai suoi colleghi militanti che si erano impegnati in una campagna elettorale estenuante. Sarebbe rimasto a leggere, sporgendosi di tanto in tanto alla finestra per verificare l’afflusso al seggio proprio vicino casa sua senza l’intenzione di contribuire all’incremento, o avrebbe temporeggiato fino all’ultimo momento fingendo di non ricordare che la tessera elettorale era proprio in fondo al cassetto? Già immaginava la domenica delle elezioni: le mogli con le carte di identità e le schede di tutta la famiglia in una busta da lettere, i mariti in giacca e cravatta come se dovessero espletare un sacramento. Ricordò l’entusiasmo della prima volta in cui, anche lui, era stato iniziato a quel rito. Aveva le idee chiare, allora. Aveva segnato la crocetta, compiaciuto, sul partito che incontrava i suoi interessi di adolescente ed entusiasta rappresentante di istituto reduce da una illuminante “autogestione”. Era sicuro, ma prima di scrivere, ricordò, aveva assaporato in quella cabina la sensazione di sentirsi cittadino, la consapevolezza di contribuire a lanciare il suo personale segnale a tutta la politica italiana. Stava adempiendo ad un diritto-dovere che la nuova condizione di adulto gli aveva richiesto. E pensò, nella semioscurità del suo studio: “Sono diventato davvero così vecchio e rassegnato da non credere più nella forza della mia opinione?”. Spense la luce e scese per strada a cercare qualcuno con cui parlare. Di Politica, come non accadeva da tempo.
Commenti da Facebook
7 Commenti
Rispondi a
Rispondi a
Devi essere connesso per inviare un commento.
Complimenti Angelica! Davvero carino questo racconto. Un modo originalissimo di introdurre un tema quanto mai attuale.
Scommetto che i dubbi di Carlo sono gli stessi di moltissime persone in questi giorni…. di sicuro sono anche i miei dubbi.
Non ho votato e non voterò perchè sono lontano e impossibilitato ma se fossi stato sul posto avrei usufruito del mio diritto-dovere?
Credo di no! Mi sto sempre più convincendo che votare sia ormai solo una sceneggiata per scegliere il meno peggio, il mediocre meno assetato di potere, il cantastorie meno patetico.
Qualcuno mi restituisce l’entusiasmo dei 18 anni?
cuggin mi bel vie do ke ti restituisco io ben volentieri tutto l’entusiasmo che provavi a 18 anni :))))))))))
ao anvedi di mettere degli smile qui su sto sito kosi tutti i forum e robba varia diventano piu carini.
ciao bello ci sentiamo venerdi santo
ZODD
Detto questo, caro cuginetto, ti invito a scrivere commenti privati usando la funzione “messaggi privati” disponibile per tutti gli utenti registrati e a non andare fuori argomento con commenti che non c’entrano nulla con il tema discusso. Il tuo ottimo consiglio sulle faccine sarebbe stato meglio postarlo nel FORUM http://www.MONTESCAGLIOSO.net!!! 😉
cià
skusa se divulgo ai 4 venti mancando di rispetto al tema di turno. nn problema vedro se ci riesco a scrivere a tutti e diko tutti messagi privati.
buona serata a tutti pupingelli.
grazie delle faccine cuggi’
i love you
posso scriverlo o devo dirtelo in privato?
ZODD
sono convinto che l’astensione, in politica, non risolve il problema, non è uno strumento di protesta. Chi NON si esprime, solitamente, NON DICE NULLA!! è importante, al contrario, far sentire la propria voce. Quale che sia!
La partecipazione politica deve essere interpretata, a mio giudizio, come un diritto dei cittadini.
Se ci chiamano ad eleggere il “meno peggio” (anche se non condivido questa definizione), facciamolo. Se addirittura i cittadini partecipassero in maniera preventiva alla scelta dei candidati (elezioni primarie o altri processi di partecipazione popolare e democratica), ancora meglio.
E’ l’unico modo che abbiamo per evitare che il destino di molti sia deciso dai soliti pochi.
p.s. complimenti ad Angelica per la proposizione del tema.
Immaginando questo sito come una radio, dedico a tutti gli “ascoltatori” il pezzo di Samuele Bersani
lo scrutatore non votante
Lo scrutatore non votante è indifferente alla politica
ci tiene assai a dire “oissa” ma poi non scende dalla macchina
è come un ateo praticante seduto in chiesa la domenica
si mette apposta un po’ in disparte per dissentire dalla predica
Lo scrutatore non votante è solo un titolo o un’immagine
per cui sarebbe interessante verificarlo in un’indagine…
Intervistate quel cantante
che non ascolta mai la musica
oltre alla sua in ogni istante
sentiamo come si giustifica
Lo scrutatore non votante
è come un sasso che non rotola
tiene le mani nelle tasche
e i pugni stretti quando nevica
prepara un viaggio ma non parte
pulisce casa ma non ospita
conosce i nomi delle piante che taglia con la sega elettrica
Lo scrutatore non votante conserva intatta la sua etica
dalle sue droghe si rinfresca con una bibita analcolica
ha collegato la stampante ma non spedisce mai una lettera
si è comperato un mangiacarte per sbarazzarsi della verità
Lo scrutatore non votante
è sempre stato un uomo fragile
poteva essere farfalla ed è rimasto una crisalide
Telefonate al cartomante
che non contatta neanche l’aldiqua
siccome è calvo usa il turbante
e quando è freddo anche la coppola
Lo scrutatore non votante
con un sapone che non scivola
si fa la doccia dieci volte
e ha le formiche sulla tavola
prepara un viaggio ma non parte
pulisce casa ma non ospita
conosce i nomi delle piante
che taglia con la sega elettrica
Prepara un viaggio ma non parte
pulisce casa ma non ospita
lo fa svenire un po’ di sangue
ma poi è per la sedia elettrica
Concordo in pieno con Roberto; l’astenzione dal voto significa indifferenza e come tale, passività. Anche io, tante volte come Carlo di Angelica, mi sono rassegnata a non credere più nella forza della mia opinione, ma per quanto sfiduciata, non posso pensare ad una società democratica in cui anche un solo cittadino si tiri indietro di fronte a quello che è un dovere tanto quanto un diritto.
Spesso ci si trova a scegliere “il male minore” tra le opposte fazioni, e questo ritengo sia imputabile alla scarsa credibilità che offre la classe politica tutta oggi a chi, come me, la guarda dal di fuori. Ma non per questo posso pensare di rinunciare ad esercitare un diritto inalienabile fondato sul sacrosanto principio della libertà!
Non sono d’accordo! Intanto decidere di non votare per l’uno o per l’altro non è necessariamente una forma di protesta come dice Roberto, nè un atto passivo e di indifferenza come afferma Cinzia. Non sempre almeno!
Può essere semplicemente la presa di coscienza dell’inutilità del gesto in se. Per fare un paragone molto banale (forse non proprio azzeccatissimo ma non me ne vengono altri) tra andarsi a fare un big Mac al McDonald’s in piazza Duomo e un big Mac al McDonald’s in corso Buenos Aires si può scegliere di rimanere a casa e digiunare. Non è una forma di protesta verso i McDonald’s nè un atto passivo di un apatico. E’ solo rendersi conto che entrambi i locali offrono la stessa (non buona) minestra. E questo è sacrosanto fino a quando non ci saranno altri locali che offrono minestre diverse e più saporite.
Allo stesso modo si può decidere che in certi casi, soprattutto a livello nazionale, andare a votare è inutile e che si può fare politica in altro modo. Ad esempio con impegno civile, parlando con amici, convincendoli e spingendoli verso i propri ideali, sperando che a loro volta questi facciano altrettanto e in seguito altri ancora facciano lo stesso e che come un virus benigno l’ideale che ha mosso un piccolo gruppo diventi l’ideale di un’intera nazione.
Imitando Roberto lancio anche io un pezzo su radio montescaglioso.net… Povera Patria del maestro Battiato:
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare.