Una poesia inedita, in forma di breve preghiera ai pesci di Cutro.
Ennio Cavalli 6 Marzo 2023
Cari pesci
che nuotate, nuotate e non sapete cos’è affogare,
abbiate pietà, almeno voi, dei bambini
scoppiati col fasciame del barcone e morti in mare,
non mangiateli con tutte le scarpe come orchi con le pinne,
lasciate che i corpi tocchino la riva
dove qualcuno legherà un palloncino rosso
alla caviglia, al polso, a qualche arto riconoscibile
e sarà già qualcosa.
Amici pesci
Dio vi salvi, siamo tutti pezzi d’onda,
ma saltate il banchetto, questa volta,
il banchetto offerto dal nostro disservizio,
non buttatevi sui bambini e neanche sul garbuglio
degli adulti, si sa che non sapete quello che fate,
il pesce grosso mangia quello piccolo,
ma non prendete a morsi quelli grossi morti, se potete,
girate al largo, per favore, non siate squali come ce n’è quassù,
siate pesci dialoganti come con Francesco, Antonio
e Gesù, che vi moltiplicò sfilettando in parti uguali
due di voi pronti al sacrificio,
non ne cercò altri per il refettorio.
Signori pesci
date tempo ai bambini, ai problemi,
agli sbandati con i piedi nella nafta
di reincarnarsi in allodole, fiori di cotone,
acqua di fonte, in qualcosa che non sia distanza
nell’enormità dell’esistenza,
fate voi da mano santa come l’Apostolo
che cavò dalla bocca del san pietro
la moneta d’argento per Cesare.
Da Micromega in edicola
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