Deposito rifiuti radioattivi, Oliva (PD Montescaglioso): “Il nostro no è forte e deciso, ma si faccia chiarezza”. Di seguito la nota integrale.
“All’indomani del Consiglio Comunale del 22 Gennaio 2021 con ordine del giorno la questione riguardante il Deposito Nazionale di Rifiuti Radioattivi, è giusto ribadire il nostro forte e deciso No al deposito ma occorre far chiarezza sulla questione dopo le cose dette durate il Consiglio da maggioranza e opposizione. Diciamo No, perchè crediamo che Montescaglioso e la Basilicata tutta meritino un futuro fuori dalla logica del nucleare, salvaguardando così il patrimonio territoriale, storico-artistico; salvaguardando la nostra economia a vocazione prettamente agricola. Diciamo No, perchè crediamo che la Basilicata abbia già dato allo Stato in termini di ambiente con la vicenda Petrolio e del successivo decreto e referendum Sblocca Italia, il quale vide la Basilicata raggiungere e superare la quota del 50% del quorum con il NO in risposta al quesito referendario; inoltre ricordiamo che il territorio di Montescaglioso, già colpito da eventi franosi, ricade nei territori non idonei, come anche indicato dall’ISPRA; in ultima analisi la ragione più importante, salvaguardare la salute e la vita delle persone. Proprio in funzione di queste ragioni, la Politica tutta è chiamata a riflettere ed a fare i conti anche con la Storia, perchè in questi ultimi giorni e anche durante il Consiglio stesso, qualcuno ha cercato di far passare un messaggio sbagliato con il successivo tentativo di porsi, con la più fisiologica intenzione, come “testa di punta” di questa battaglia provando a forzare i fatti di Scanzano del 2003 accostandoli alla vicenda dei nostri giorni. Nessuno ha precisato che nel lontano 2003 il governo Berlusconi con un atto esecutivo (quale un decreto legislativo) rendeva il territorio lucano, in particolare Scanzano, deposito di Scorie Nucleari senza alcun dato tecnico-scientifico, senza alcuna possibilità di aprire un confronto con gli enti locali e con le Comunità di riferimento. Oggi non è questo il contesto, e, a dirla tutta, non c’è una colpa o una responsabilità del Governo, ma bensì un merito dell’esecutivo nell’aver “desegretato” e messo alla luce del sole con piena trasparenza la ormai famosa carta CNAPI (Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee), che la Sogin (Società pubblica responsabile del Decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) sin dal 2015 aveva nascosto in qualche cassetto dei suoi uffici. Ovviamente ci stupiscono le posizioni rispetto a questa tematica, di chi della Sicurezza ne ha fatto un monumento politico e in questo momento critica chi ha messo in sicurezza la carta CNAPI e quindi il territorio Italiano rimettendo nelle mani del Popolo e degli enti locali la decisione. Non siamo di fronte a decreti, ma di fronte all’inizio di un confronto tra le parti basato su un Documento, quindi qualcuno dovrà mettere da parte la sete di propaganda e mettere al primo posto le questioni della nostra Comunità. Nel suddetto Consiglio Comunale si è anche aggiunto che il Deposito Unico e “solo” di Rifiuti Radioattivi (come qualcuno ha precisato) sia una “formula” che sembrerebbe apparire per la prima volta nelle varie ricerche bibliografiche effettuate e sarebbe la prima volta che una Nazione si doti di un Deposito Nazionale. Anche qui siamo alla falsità e sopratutto alle analisi che sfociano nel pieno pressapochismo. Infatti, ogni Stato dell’UE si è dotato di un Deposito Nazionale (e quindi Unico) di rifiuti radioattivi tranne l’Italia per motivi che riguardano la territorialità, il rischio sismico e il dissesto idrogeologico. Inoltre, bisogna sottolineare che l’Italia per le pratiche del Decommissioning che riguardano le centrali italiane si rivolge ad altri Stati dell’UE versando diverse migliaia di euro e ricordiamo che qualora lo Stato non dovesse individuare un luogo da destinare al deposito, l’Italia rischierebbe provvedimenti di inflazione, gravosi per l’economia. In definitiva occorre scegliere e decidere, ma, per i motivi su elencati, la Basilicata dev’essere preservata e protetta. Quindi il nostro NO è forte e deciso”.