martedì 19 Novembre 2024

LETTERA A UNA (gelmini) PROFESSORESSA

Chissà cosa penserebbe oggi Don Lorenzo Milani o i suoi ragazzi di Barbiana, se decidesse di riscrivere la sua “lettera a una professoressa” magari indirizzandola questa volta non all’ipocrisia di una istituzione, quella scolastica, che cinquant’anni fa discriminava, bacchettava e bocciava sulla base dell’appartenenza a specifiche classi sociali, e i Somari, cioè i figli dei contadini, braccianti o operai comuni dovevano restare somari, indirizzandola oggi dicevo ad una nuova emerita somara divenuta “professoressa” ma che di scuola non capisce un tubo e che inventata ministra da un altro emerito somaro che non riesce ad azzecare due frasi messe insieme (il cavaliere) oggi pretende di rimandare la scuola ai tempi di Don Milani.

In Cina la settimana scorsa il parlamento ha approvato la legge che permette anche ai diplomati e ai laureati di accedere all’esercito, cosa fino ad ora vietata, e questo perchè anche coloro che hanno sempre osteggiato la cultura si rendono conto che senza di essa le nazioni, la loro economia e il loro sviluppo non possono andare avanti.

E in Italia? in Italia si rimanda la scuola ai tempi di Don Milani, si tagliano i fondi alla ricerca, si accorpano le scuole di montagna, si discriminano bambini comunitari da quelli extracomunitari, si impedisce di fatto il diritto più elementare all’istruzione a tutti coloro che trovandosi in situazione di disagio economico o di residenza si vedranno costretti con questa riforma magari a fare decine di chilometri per partecipare alle lezioni.

Quale mente perversa può aver partorito tutto questo?, stento a credere che lo abbia fatto il cervello di una somara perchè anche gli asini pur nella loro poca intelligenza messi a confronto con la nostra ministra si dimostrerebbero di gran lunga più ragionevoli.

La testardaggine dimostrata dal governo e dalla ministra di fronte a tutta questa faccenda nonostante le innumerevoli prese di posizioni contrarie non solo degli addetti del settore, ma anche di istituzioni al di sopra delle parti come può essere la chiesa, fa venire in mente oimè purtroppo il modo come lo stesso cavaliere alcuni anni fa si era scagliato su Scanzano.

Allora ci fu una sommossa popolare che ricacciò indietro le aspirazioni velleitarie del cavaliere, oggi mi auguro altrettanta sommossa popolare per rispedire a casa quell’aborto di riforma partorita dalla Professoressa somara.

fortebraccio


Commenti da Facebook

35 Commenti

  1. vince_ditaranto

    Caro fortebraccio,

    voglio cercare con te di capire nel concreto quello che sta avvenendo, e sono sinceramente perplesso davanti alle sicure previsioni di sfascio totale della scuola che i più predicano.  

    Tu usi, come tutti, frasi apocalittiche senza scendere mai nel merito di ogni singola questione.

    Ci proviamo?

    Premetto che credo il tutto serva solo per avere un taglio “figurativo” e fare approvare la prossima finanziaria, e quindi non credo ci sia una volontà precisa di distruggere o di “togliere il futuro ai giovani” come è scritto su qualche striscione dei giovani che si vedono in piazza. 

    Premetto inloltre che qualsiasi riforma debba essere pensata e messa in campo con i giusti tempi e non con fretta e approssimazione.

    DETTO QUESTO, TI PREGO DI ELENCARMI NEL DETTAGLIO QUELLO CHE NON APPROVI E PERCHE’. Per discuterne insieme. Se poi si và per prevenzione, ti do ragione, non mi aspetto niente di buono da quelli li.

    Prendiamo per esempio il discorso delle classi separate, per i primi anni, per gli exstracomunitari. Ti faccio una domanda. Se tu vai a lavorare in Norvegia e per i primi 2 anni delle scuole elementari tuo figlio frequenta una classe di soli italiani così da imparare al meglio la lingua non ritardando gli altri bambini norvegesi, per poi unirsi agli altri dal terzo anno in poi, ti sentiresti vittima di razzismo? Crederesti che tuo figlio sia escluso dall’integrazione?

     Sugli altri argomenti dammi anche il tuo parere:

    1- Maestro unico: qui non ho ancora una idea precisa. Beato te che hai le idee chiare. Io sono cresciuto con il maestro unico e non mi sento ignorante, anzi leggiamo in continuazione indagini che registrano il continuo abbassamento del livello di istruzione delle nuove generazioni, guardacaso nei fondamentali, ovvero parlare e scrivere in italiano e far di conto. 

    L’unico problema, lasciato ai decreti attuativi non ancora redatti, sarebbe quello del tempo prolungato che sarebbe un problema per i genitori entrambi lavoratori.

    2-Soldi per la ricerca: caro Fortebraccio non so se hai esperienza di università, chiunque l’ha fatta sa benissimo dove vanno a finire i cosiddetti soldi per la ricerca.

    Concludo, aspettando impaziente le tue risposte spero precise, puntualizzando che non voglio difendere l’operato del governo, già macchiatosi di ben altre tragiche decisioni (vedi Lodo Alfano), ma per capire cosa davvero si può dire. Non vorrei che ritirato il decreto si pensi che il problema sia risolto, che tu possa essere bello, proficuo, e garante della cultura.

    Aspetto riscontro.

    Vincenzo

    1. DrugoFà

      Tratto da “La Repubblica on line”, DIVERTITEVI:

       

      Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga
      un anziano docente urla: “Contento ora?”

      Un camion carico di spranghe
      e in piazza Navona è stato il caos

      La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti
      di CURZIO MALTESE 

      Gli scontri di ieri a Roma

      AVEVA l’aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c’era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. “Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane” sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un’onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi.

      Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove.

      Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano “Duce, duce”. “La scuola è bonificata”. Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra i venti e i trent’anni, ma quello che ha l’aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un’altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell’università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. “Basta, basta, andiamo dalla polizia!” dicono le professoresse.


      Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. “Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!” protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: “E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!”. Il funzionario urla: “Impara l’educazione, bambina!”. La professoressa incalza: “Fate il vostro mestiere, fermate i violenti”. Risposta del funzionario: “Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra”. C’è un’insurrezione del drappello: “Di sinistra? Con le svastiche?”. La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: “Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un’azione di violenza da parte dei miei studenti. C’è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c’entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire”.

      Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: “Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra”. Monica, studentessa di Roma Tre: “Ma l’hanno appena sentito tutti! Chi crede d’essere, Berlusconi?”. “Lo vede come rispondono?” mi dice Laura, di Economia. “Vogliono fare passare l’equazione studenti uguali facinorosi di sinistra”. La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: “Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov’è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l’avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto”.

      Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga. “È contento, eh?” gli urla in faccia un anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno (…) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all’ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì”.

      È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un’azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. “Lei dove va?”. Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: “Non li abbiamo notati”.

      Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: “Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!”. L’altro risponde: “Allora si va in piazza a proteggere i nostri?”. “Sì, ma non subito”. Passa il vice questore: “Poche chiacchiere, giù le visiere!”. Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.

      Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s’affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l’assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s’avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell’Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae.

      A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all’occupazione, s’aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo. “Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l’idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo”.
      (30 ottobre 2008)

      RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA DIGNITA’…FABIO.
  2. falco

    Egregi signori, ricevo dal mio caro amico Lucio una e-mail, ricevuta a sua volta, in cui addirittura Calamandrei ipotizzava per assurdo quello che praticamente sta accadendo adesso:

    1950: discorso di Calamandrei sulla scuola… e siamo nel 2008…
    Notte bianca della scuola
    Nel 1950 Pietro Calamandrei profetizzava questo scenario per la scuola italiana:  

    Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un
    partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente
    vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
    Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento
    per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.

    Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per
    trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?

    Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
    C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata.
     
    Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).
    Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.

    Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.
    Non tutte le scuole private.
    Le scuole del suo partito, di quel partito.
    Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private.
    Cure di denaro e di privilegi.
    Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono
    migliori si dice di quelle di Stato.

    E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini
    che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole
    pubbliche alle scuole private.

    A “quelle” scuole private, Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
    Cosi” la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
    Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di
    partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza
    alle sue scuole private.
    Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.

    Attenzione, questa è la ricetta.
    Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
    L’operazione si fa in tre modi:
    (1)
    vel’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in
    malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.

     
    (2)Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
    Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non
    hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.

     
    (3)
    Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il
    punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! “

    Roma 11 febbraio 1950 

    Il guaio è, caro Corvo, che le cose non vengono fatte a caso.

    Non sarà nè il primo nè l’ultimo. Provvedimento, si intentende.  Si vuole attuare il favoso detto di monte:

    “Ci tèn a pòvl spar” con polvere non inteso in “ù cucch” (cervello) ma qualcosa di filigranato.

    Buon divertimento.  


     

    1. vince_ditaranto

      Caro Falco,

      ancora una volta non riesco a capire perchè ti sottrai alla discussione rispondendo con testi degli anni cinquanta e non con riflessioni tue, o cercando di trascinare il discorso su destra e sinistra. Per me sono tutti imbecilli quelli che si mettono a picchiare e quelle foto sono per me scandalose. Comunque ti informo che li ho fatti pure io quei cortei al liceo e chiunque li ha fatti ricorda benissimo quale è la loro natura. Li conosciamo bene, non preoccuparti. Resta il fatto che non hai risposto neanche su di un punto.

      Ma l’hai letto il testo del decreto invece di andare a leggere le cose degli anni 50? Inviterei tutti a leggere il decreto, perchè non si capisce perchè si grida allo sfascio. Quel testo è abbastanza generico e in mancanza dei decreti attuativi si può dire davvero poco, in bene o in male. Vorrei sapere quanti dei cretini che hanno fatto filone a scuola nei licei di tutta italiana hanno dato almeno un’occhiata a quel testo??

      Sia chiaro che non voglio difendere l’operato del governo, nonostante Falco cerca di metterla sempre sul politico.

      Sono soltanto stufo di vedere IPOCRISIA da ambo le parti quando si parla di istruzione. A me sembra che in fin dei conti l’istruzione, il futuro eccc…non centra un bel niente. E’ solo questione di interessi, il governo vuole tagliare perchè vuole quadrare il cerchio della finanziaria e i maestri non ci stanno perchè vedono a rischio il posto, o i rettori vedono assottigliarsi gli incassi.

      1. falco

        Caro corvo,

        certe volte non ti capisco proprio. Sulla base di quali convinzioni tu mi accusi di portare tutto sul politico, come se i picchiatori ci li avessi manadati io.

        Ho solo voluto commentare con delle semplici fotografie quello che sta REALMENTE accadendo in tutta Italia. STOP

        Ciffo da perfetto ingegnere, a parte alcune cose facilmente intuibili di cui dissento, ha fotografato il mio pensiero in merito.

        Io, sono stato studente prima di te, poche volte ho fatto sciopero a scuola per fare filone,( potrei tranquillamente dire mai) perchè le lotte che facevamo allora e TM te lo può confermare, erano battaglie che si possono accomunare, in una certa maniera, a quelle di oggi.

        La parola chiave di allora, come del resto oggi, era semplicemente DIRITTO ALLO STUDIO.

        Un solo centesimo in meno al già precario mondo scolastico è minare alle fondamenta di tale diritto di a vantaggio di pochi. Prova a indovinare di chi.

        Altro che politica.

        Il resto leggilo da ciffo.

        ciao

  3. webmaster
    Riceviamo e pubblichiamo:


    La federazione Sui-GeneriS, consapevole della necessità di una riforma organica del sistema scolastico italiano e della uguale necessità di revisionare il sistema universitario, prende le distanze dalle forme di modifica scelte dal Governo in carica, propone all’assemblea oggi, e nei prossimi giorni a tutte le Voci interessate da tali cambiamenti (associazioni, sindacati, partiti e gruppi parlamentari) le seguenti linee di azioni:
    Innanzitutto chiediamo a Gran Voce che vengano ritirate da parte del Governo Italiano le leggi 137 e la legge 133, valutando le stesse non in linea con i reali problemi che affliggono il sistema di formazione scolastico ed universitario oggi, chiediamo che vengano ritirate perché esse non rappresentano uno strumento di revisione del sistema scuola, ma bensì sono in realtà una REVISIONE DEL BILANCIO ITALIANO, dunque sono uno strumento per riequilibrare le casse del sistema ITALIA, visto gli esborsi che lo stesso dovrà sostenere nel breve periodo (casse dei comuni italiani in seguito ai tagli dell’ICI, questione ALITALIA e garanzie alle Banche Italiane per far fronte alla Crisi della Finanza Mondiale).
    Come abbiamo sopra enunciato, siamo decisi ad affrontare una revisione del sistema universitario, una vera riforma del sistema stesso, per far ciò chiediamo al Governo Italiano che si inizi un serio processo di riforma, chiediamo dunque, che questo processo prenda forma ed includa al suo interno non solo le voci delle forze parlamentari, ma anche e soprattutto degli operatori della scuola a partire dalle associazioni che rappresentino la totalità delle componenti scolastiche senza nessuno escluso, ma che metta al centro il futuro della nostra società e dunque lo STUDENTE.
    Oggi proponiamo che tale revisione prenda spunto da una reale Valutazione del sistema, e per quanto riguarda l’Università proponiamo da subito la Revisione dei Nuclei di valutazione del sistema universitario.
    Allo stesso tempo cogliamo con chiarezza la possibilità che oggi si prospetta: parlo del superamento del BARONATO in Italia, parliamo di questo perché è uno dei temi, delle tematiche che vogliamo proporre per rivisitare il sistema, per questo chiediamo da subito che vengano riformato il sistema dei concorsi, proponendo di indire tali concorsi a livello Nazionale e non più a livello locale, in modo tale che possano essere garantite sia la riduzione dei costi, non più mille commissioni valutatrici, ma una nazionale, con una chiara riduzione delle spese, ed allo stesso tempo si eliminerebbe, o almeno di ridurrebbero al minimo la possibilità che tali concorsi possano essere pilotati dai BARONI a vantaggio dei pochi prescelti che gravitano sotto l’ala lunga degli stessi BARONI.
    Ancora chiediamo che vengano revisionati, e dove necessario ridotti i Corsi di laurea, sappiamo tutti che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare incontrollato dei corsi di studio e dunque delle cattedre, per fare questo proponiamo una seria riforma del sistema di valutazione dei corsi di laurea, una valutazione che non avvenga più per singolo corso di laurea ma bensì che avvenga per singolo insegnamento, in modo tale da cogliere facilmente le criticità del sistema di formazione, tale valutazione, Noi proponiamo che venga fatta direttamente dai rappresentanti degli studenti che si assumeranno l’onere e l’onore di somministrare e raccogliere direttamente i questionari di valutazione e di sottoporli successivamente al controllo esterno.
    Dicevamo pocanzi, che le leggi che oggi contestiamo, ai nostri occhi risultano una REVISIONE DEL BILANCIO DELLO STATO ITALIANO, difatti sono di corredo alla finanziaria, riconosciamo in questo momento la necessità di affrontare la crisi che pervade la società italiana e mondiale, ma pensiamo che tale crisi non possa ricadere totalmente sulla SCUOLA E SULL’ UNIVERSITA’ ITALIANA, ma bensì venga distribuita su tutto o sulla gran parte dei CAPITOLI DI SPESA DEL BILANCIO DELLO STATO, ma soprattutto chiediamo che i primi che si carichino di tale sacrificio siano i POLITICI ED I PARTITI POLITICI ITALIANI, vediamo questo come un atto dovuto da parte degli stessi, riteniamo perciò che si parta come atto simbolico e di gran valore morale dalla riduzione degli sprechi della politica, non facendo null’altro che chiedere che venga attuato il programma politico con cui il Governo a Vinto le elezioni, in modo tale da non tradire nuovamente noi cittadini ITALIANI, per far questo chiediamo che vengano riviste le modalità di finanziamento ai partiti, ancora che venga rimodulato il finanziamento pubblico all’editoria , che vengano ridotte a ZERO le MULTE EUREPEE, parliamo delle spese che noi cittadini ITALIANI paghiamo perché i NOSTRI POLITICI NON RISPETTANO GLI IMPEGNI CON L’EUROPA, non legiferando sulle direttive che arrivano dalla commissione europea di cui facciamo parte (una su tutte per chiarire di cosa stiamo parlando della cosi detta “legge salva rete 4” , ma non solo).
    Questi sono solo gli spunti da cui parte l’analisi della Federazione Sui-GeneriS, Federazione che da tempo stà lavorando ad uno studio organico sulle problematiche della SCUOLA ITALIANA, per arrivare a proporre entro i prossimi 10 giorni una proposta da presentare ai capo gruppi parlamentari italiani.
    La costruzioni di tale proposta sarà fin da oggi votata all’inclusione di tutte le parti che vorranno affiancarci, soprattutto della componente studentesca, per questo siamo a disposizione per raccogliere proposte e spunti in forma scritta e non anonima che ci verranno avanzate, per questo da oggi le nostre sedi universitarie Matera Potenza e Salerno sono a disposizione per raccogliere le proposte come il nostro sito
    http://www.sui-generis.it
    LA FEDERAZIONE SUI-GENERIS
    ANTONIO CANDELA
    SEG. NAZ. FED. SUI-GENERIS

  4. ciffo

    Sul merito dei tagli alla scuola, alla ricerca e all’università e sulle modifiche alle elementari…. se vuoi, corvo, possiamo discuterne. Non sono sicuro come te che sono tutte cose buone al 100%, probabilmente qualcosa di buono c’è, forse più di qualcosa.
    Supponiamo che sia tutto ottimo.
    Secondo me ci sarebbero comunque ottime ragioni per protestare.
    1) Il governo ha prima deciso quanto tagliare e poi come farlo… se si vuole migliorare qualcosa che non funziona la logica imporrebbe il contrario.
    2) Sulle modifiche il governo ha scelto di NON dialogare con nessuno. Nemmeno in parlamento ha consentito una discussione ponendo la fiducia su tutti i provvedimenti coinvolti. E questo nonostante in parlamento ci sia una maggioranza consistente.
    3) La percentuale del PIL destinata alla ricerca dovrebbe essere il 3%, in Italia siamo lontanissimi da questa cifra e qualunque ulteriore taglio, anche se ben congegnato, è a priori sbagliato visto che si dovrebbe andare nella direzione opposta.

    Ad ogni modo, che si pensi che le modifiche Tremonti/Brunetta/Gelmini siano giustissime o, al contrario, sbagliate, la mia riflessione è che dobbiamo tutti finalmente rallegrarci. In piazza personalmente vedo il futuro dell’Italia. Tanti giovani che con orgoglio affermano di essere lontani dai partiti che ci stanno portando alla rovina.
    tanti rappresentanti di partito dicono scioccamente che gli studenti sono manovrati. A me sembra il contrario. Solo ora Veltroni e Di Pietro si sono svegliati mettendosi a rimorchio di tanti italiani che ormai hanno capito che l’unico modo per migliorare qualcosa è muoversi da soli. I provvedimenti incriminati sono stati varati in Agosto. Ovviamente l’inutile opposizione non ha fatto e detto nulla per mesi salvo poi ringalluzzirsi quando le università, una volta riaperte, hanno potuto realizzare a cosa stavano andando incontro.

    In più sono contento del fatto che finalmente sta venendo fuori il dilettantismo di questa classe dirigente. Chiedono tagli e sacrifici a tutti salvo poi aumentare i costi della casta. Parlano di merito e promuovono veline al governo. Pretendono di riformare sciacquandosi la bocca con baronaggio e privilegi quando i primi ad usufruire di tutto ciò sono proprio loro…. vedi la Gelmini che cambia residenza per passare l’esame di stato.

    infine corvo devo proprio dire che non ti si può leggere quando parli di “giusto picchiare”…. picchiare non è MAI giusto. Abbiamo già un demente ex-presidente emerito e un demente presidente del consiglio che giustificano la violenza contro giovani e studentelli… non aggiungerti anche tu.

    1. lomfra

      In seguito alla dichiarazione lasciata da Sui-Generis volevo apportare il mio punto di vista con alcune dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal Movimento Solidarietà fondato da un Senatore ed Economista americano Lyndon Larouche e presente anche in italia:

       

      “Lo slogan che accomuna le manifestazioni studentesche di questi giorni, NOI NON PAGHEREMO LA VOSTRA CRISI, è ben scelto. Occorre però evitare che la mobilitazione contro i tagli alla scuola sia indebolita dall’accusa di strumentalizzazione e che si riduca a una protesta diffusa ma ininfluente.

      Se davvero vogliamo incidere sul dibattito politico in corso, dobbiamo essere propositivi! I tagli alla scuola sono parte di un processo più ampio di riduzione della spesa pubblica, conseguenza della crisi economica.

      Come uscire dalla crisi allora? Di questo dovremmo occuparci! La strategia adottata a livello internazionale è salvare le banche senza sottoporle ad una riorganizzazione fallimentare. Quel che deve essere salvato, è l’attività commerciale ordinaria delle banche, il finanziamento delle attività produttive; non i loro titoli-spazzatura. Inoltre, come sostiene da molti anni l’economista americano Lyndon LaRouche, è necessario un accordo internazionale sul modello dei trattati di Bretton Woods, con tassi di cambio stabili seppur modificabili tramite accordi internazionali. Manifestiamo dunque per una nuova Bretton Woods in modo da rilanciare l’economia produttiva ed evitare quindi che non solo gli studenti, ma neanche i malati, i pensionati, i lavoratori, i risparmiatori debbano pagare la crisi degli speculatori!

       

       Il fulcro della questione alla fin fine è proprio la Crisi Finanziaria globale, a detta di molti ormai, la più grande dell’ era moderna che potrebbe cambiare le basi del sistema economico mondiale in positivo (come proposto da Lyndon Larouche) o  in negativo (come invece vorrebbero il primo ministro inglese Gordon Brown e tutti i sostenitori degli interessi finanziari globali. A tal proposito vi invito a visitare il sito http://www.movisol.org ).

      Penso anche che il governo italiano si stia affrettando a fermare le manifestazioni studentesche per evitare che le proteste si ingrandiscano inglobando anche il malessere diffuso della popolazione italiana.

      QUindi attenzione a non farci influenzare dai media che vogliono portare l’ opinione pubblica a favore degli interventi duri… perchè oggi tocca agli studenti, domani potrebbe toccare ai malati, pensionati, lavoratori.. 

    2. vince_ditaranto

      Ciao Felix,

      meno male che almeno tu vuoi parlare argomentando.

      Prima di entrare nel merito correggo due tue affermazioni.

      1- Non ho mai detto come tu scrivi (“Non sono sicuro come te che sono tutte cose buone al 100%“) che vedo tutto rose e fiori. Guarda che non sono mica tonto!!!

      Ho solo detto che non capisco come fanno a vedere con tanta chiarezza lo sfascio nelle parole, molto generiche, di quel decreto.

      2- Non ho mai detto che è giusto picchiare, ho detto che IO li picchierei (in senso lato) perchè conosco molto ma molto bene il DNA degli studenti che fomentano le proteste. Gente ipocrita che contesta il potere di cui essa stessa si serve appena può.

      Entriamo ora nel merito.

      1-Tu dici che è sbagliato decidere a prescindere di tagliare e poi vedere come farlo. Giustissimo, sono daccordo con te, non si affronta una vera riforma in questa maniera (infatti questa non è affatto una riforma in senso stretto). Ma allora stai dicendo che se c’è (ipoteticamente) un settore del pubblico impiego in cui ci sono sprechi o c’è un sovrannumero di dipendenti, non puoi partire da questo dato per agire? 

      E poi che significa taglio????

      E’ un problema di “personale” scolastico o di servizio pubblico???

      Siamo sicuri che con meno persone il servizio offerto scenderebbe???

      Non penso che il servizio possa peggiorare se ogni scuola si riorganizza al meglio. Vogliamo ricordarci che le ore lavorate al mese da un insegnante sono un pò “pochine”?

      Resta comunque il problema sociale di avere gente che perde il lavoro, anche se spero di no. Ma allora lo si dica che il problema è il “posto”, senza ipocrisie!

      Considera caro Ciffo che se lavori nel privato e decidono tagli al personale devi accettarlo e basta.

      2- Anche qui ti devo dar ragione. Il NON dialogo non va bene. Se si vanno a “riformare” settori come la scuola, ci vuole una comunanza di intenti fra partiti e società civile.

      Ma allo stesso tempo ti chiedo: quando mai si è riuscito a fare questo in Italia??

      Si è mai riuscito a trovare una riforma con larghe intese? La fretta in parlamento era solo dovuta al fatto che gli serve quel taglio in prospettiva finanziaria.

      Ma comunque anche in questo punto non entri nel merito. Una riforma può essere impopolare ma comunque portare benefici. Anche alzare le tasse era impopolare (ai tempi di Padoa), ma necessario.

      3- Come fai a parlare di ricerca??? Sono daccordo che la “regola” vuole quella percentuale, ma il mio discorso è un’altro. Di praticità. Io ne darei pure 20% ma sicuro che vada alla RICERCA non alla ricerca che intendono i Baroni. Senza una vera riforma (che sarebbe impossibile da realizzare perchè ormai le università godono dell’autonomia e sciperebbero anche loro se si tentasse di toglierglila) è come buttare soldi nel WC. A questo punto meglio niente.

      Infine mi sembra ridicolo che parli di giovani e di futuro perchè i liceali hanno fatto “sega” a scuola, perchè per i più la molla è quella, diciamoci la verità. Poi se vuoi parlare come se il mondo fosse “ideale”, allora ok….è stata una mobilitazione di tutti bla bla bla.

      Stamattina in metro ho assistito a Maestre, le stesse che parlano di cultura e libertà, che mettevano in mano ai bambini i cartelloni con gli slogan e gli insegnavano le canzoncine che fanno rima con Gelmini e Berlusconi. Mi sembra squallidino usare i bambini e la “cultura” per i PROPRI interessi, concreti o ideali che siano.

      Ti vorrei chiedere inoltre, lo sai chi “muove” gli studenti nelle facoltà??? Ti rispondo io: le associazioni studentesche. E lo sai da chi sono composte almeno nella parte “decisionale”??? Ti rispodno ancora io, sono una serie di bamboccioni parenti dei professori o ricconi che arrivano in facoltà con i macchinoni e si laureano a 40 anni. E lo sai che ogni associazione è legata, al di la della gente che li compone, ad uno o più professori per avere appunti, info, computer nelle aulete organizzate e Dio solo sa cosa altro??

      Come fai a parlare di spontaneità della protesta non lo capisco proprio.

      Concludo questo mio piccolo 😉 intervento dicendoti quello che io auspico.

      Vorrei che la protesta fosse davvero come dici tu “sentita” e porti al ritiro dell’ormai “legge Gelmini/Tremonti/Bruneta” ma che al tempo stesso non si fermi a questo ma continui nel chiedere una vera riforma. A dire basta ai concorsi truccati e agli sprechi con una  analisi seria condotta da esperti in un arco di tempo considerevole che possa valutare dove si PUO’ tagliare e dove si DEVE riformare.

      Approvo quindi la lettera che hai pubblicato di quella associazione. E’ molto realista e dimostra che si sono compresi molti REALI problemi connessi con la ricerca, che devono essere risolti prima di qualsiasi esborso di denaro pubblico.

      C’è da dire infine che nell’ottica del miglioramento delle Università sarebbero da chiudere moltissimi piccoli atenei che non hanno molto senso di esistere, tra cui qualcuno di quelli che ho letto in fondo a quella lettera.

      Aspetto tue repliche.

      Vincenzo 

      1. lomfra

        E’ vero, questi tagli colpiscono solo i baroni ed i loro figli… mi limito ai titoli di giornale:

         

        *   ”Al peggio non c’è mai fine: la riforma Gelmini taglia anche i fondi per la sicurezza delle scuole”. La denuncia viene da Cittadinanzattiva che oggi ha aderito alla manifestazione di protesta a Roma contro la riforma ”perché contraddittoria ed autoritaria” spiega Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. ”Questo é davvero un pessimo modo – aggiunge Petrangolini – di onorare le vittime di San Giuliano di Puglia, di cui domani ricorre il sesto anniversario”.

         

        *  I tagli al fondo ordinario per l’università previsti dalla legge 133 sono “un errore gigantesco” secondo l’oncologo Umberto Veronesi. “E’ un problema da risolvere”, ha detto Veronesi. “Non so che cosa vorranno dire alla fine per l’università questi tagli, ma sono molto preoccupato. I tagli finiranno con il pesare soprattutto sulla ricerca in un momento nel quale si dovrebbero invece raccogliere le forze per lo sviluppo”

         

        *   C’è anche un presidio di lavoratori metalmeccanici in piazza a Torino a sostegno dello sciopero generale della scuola. Sono rappresentanti di aziende in crisi che con ogni probabilità si accoderanno al corteo che partito da piazza Arbarello raggiungerà piazza Castello.

         

         

         

        1. vince_ditaranto

          Caro LomFra,

          mi limito a dirti che stai soltanto riportando opinioni di altre persone.

          Ce ne hai una tua?

          Il decreto parla di fondi per la sicurezza nelle scuole??? Ma quando mai!!!

          Hai dato una letturina al decreto invece di leggere solo “le opinioni sul decreto”?? 

          Veronesi parla genericamente di preoccupazione……e già, peccato che anche lui provenga da ambienti accademici oltre ad essere uomo di Sinistra.

          Caro LomFra io non sono a favore del decreto, lo ribadisco. 

          Dico solo che odio l’ipocrisia, e non sopporto che parlino di sfascio nella scuola proprio quelli che l’hanno sfasciata negli ultimi anni.  

          Dov’era Veronesi quando hanno “ideato” il 3+2???

          Dov’era Veronesi quando si èstabilito che i fondi alle università vengano erogati in funzione del numero di laureati?????

          Cosa che ha provocato un disastro senza precedenti nell’istruzione e nel mondo del lavoro.

           

           

          1. lomfra

            nè ho più di una:

            – Senza confronto non si fanno i tagli indiscriminati

            – I tagli sono frutto di una spesa pilotata per salvare le banche. tagli che sono solo l’inizio di rivisitazione alla spesa pubblica che si dovranno ancora fare.

            – Ci sono associazioni e movimenti che avanzano proposte serie (vedi sui generis, Lym .. ecc ) ma vengono continuamente ignorati 

             

            Sono daccordo quando si dice che le cose che non vanno nelle università sono tante, ma i tagli non migliorano la situazione. Non capisco perchè ti ostini solo a parlare di università quando quei tagli sono “solo” di 1 miliardo di euro ben altri 8 sono rivolti al resto del sistema scolastico. 

            Per il resto rileggi il mio post precedente… 

             

          2. falco

            Certo che sei proprio strano, non capisco questa tua aggressione nei miei confronti.

            Non la capisco perché a leggerti bene a parte la parola decreto mica vedo da parte tua delle vere e proprie argomentazioni valide.

            Dal tono che usi mica sei tanto disposto a Parlarne.

            Trovo il tuo solo uno  sfogo a ruota libera su quello che è per te il mondo della scuola in Italia .

            Considerazioni, del tutto opinabili,  dei luoghi comuni, noto a certa area politica.

            Hai esordito con  fortebraccio accusandolo praticamente di catastrofismo riassumendo il tutto in:  TANTO BACCANO PER NULLA. La cronaca ti dice il contrario, tutta Italia protesta. Svegliati!!!

            Cosa vuoi che sia. Una semplice quadratura di bilancio. Solo numeri da mettere a posto. E chi se ne frega se per far quadrare quei numeri ci rimettano migliaia di persone tanto stiamo parlando di fannulloni e vagabondi. Questo, secondo te, sarebbe un’ argomentazione valida!(?). Alla faccia del bicarbonato di sodio.

            Cadi in contraddizione, quando a tuo modo di vedere ” perché si faccia una riforma essa deve essere pensata e messa in campo con i giusti tempi e non con fretta e approssimazione.” Giusto, proprio così. Esatto.

            Senza accorgertene hai argomentato uno dei motivi di tanto baccano. Aggiungo io perché un sistema venga riformato, non  bastano solo i giusti tempi, è essenziale che lo stesso venga regolamentato ed attuato con l’approvazione di TUTTE (ti suona strano stà parola?) le parti in causa.

            Anche se stiamo in Italia caro Corvo.

            Questa, per te è aria fritta ,  per me è DEMOCRAZIA.

      2. ciffo

        corvo metti troppa carne sul fuoco… mi viene difficile risponderti senza sembrare superficiale.
        Innanzitutto se anche tu credi che le leggi in questione nn siano tutte “rose e fiori” e che il metodo con cui si è arrivato a promulgarle è sbagliato… allora non capisco perché ti scandalizzi di gente che protesta.
        Avrebbero dovuto farlo anche in altri momenti? Bhè… secondo me noi italiani dovremmo protestare ogni giorno per gli incompetenti che ci governano da 10 anni a questa parte (dx e sx)…. non per questo ritengo assurde manifestazioni specifiche quando accadono.
        Inoltre credo che alle questioni di merito si sia aggiunta una scontentezza sempre più diffusa dovuta al modo in cui questo governo tratta tutti da sudditi e al fatto ke si applichino 2 pesi e 2 misure in fatto di intransigenza su questioni come alitalia, scuola, banche.
         
        Troppo facile dire… tutto funziona da schifo… meglio togliere ogni fondo. UN governo serio aggiusta le cose… non si limita al “meno peggio”.
         
        Penso anche io che molti studenti sono lì a perder tempo. Io cmq gioisco perché sicuramente per loro tutti sarà una esperienza notevole che li avvicinerà alla Politica vera, non quella dei partiti, volenti o nolenti cominceranno a sentire e ad interessarsi di cose che finora hanno ignorato, molti sentiranno l’esigenza di comportarsi in modo opportuno per non sfigurare, si responsabilizzeranno. E poi da vari video che ho visto su youtube sembra che sia finalmente finita la divisione tra rossi e neri, dx e sx…. tutti insieme per se stessi e per il proprio futuro contro il palazzo fatto di vecchi insensibili e lontani…. e conta poco che forse non è questo il peggio che questi vecchi hanno fatto.

  5. Cristoforo Magistro

    Piaccia o non piaccia, oggi il paese Italia ha avuto un sussulto di orgoglio ed è sembrato voler uscire dall’incubo in cui è precipitato con le ultimi elezioni. E’ presto per dire se l’antagonismo -sociale e generazionale ancor prima che politico- che oggi si è manifestato è un fuoco di paglia o l’espressione di un malessere che saprà trovare forme durature ed efficaci d’espressione ed è presto anche per dire se il governo terrà conto di ciò che oggi si è espresso oppure tirerà avanti alla ricerca di pretesti per inasprire lo scontro e giustificare future repressioni.
    I segnali arrivati finora non lasciano ben sperare e la ricetta Cossiga, più volte usata nel corso della nostra storia repubblicana, rischia di esserci di nuovo servita. Quello che oggi ho visto a Torino è stata la più grande e sentita manifestazione cui abbia mai partecipato. C’erano gli studenti di fisica e quelli di medicina, i ragazzini delle scuole professionali e quelli dei licei e, da non credere, gli studenti del politecnico con uno slogan quanto mai espressivo che diceva «L’avete fatta grossa/ se il Poli manifesta». Non sono sicuro che le parole, precise alla sillaba, fossero queste, ma era questo il concetto.
    Oggi la Torino popolare e antagonista e quella colta e illuminata si è raccolta insieme. Ne è stato un esempio il concerto tenuto nell’atrio dall’orchestra del Teatro Regio. I coristi che intonavano “Fratelli d’Italia” mescolati alla folla sono stati qualcosa da non credere.
    Tutti cretini, tutti manovrati?
    E’ credibile che gli unici ad aver mantenuto lucidità siano il piazzista di Arcore che ha voluto farsi re e i suoi accoliti?
    Riusciranno a capire che in democrazia vincere le elezioni non significa trasformare un paese a proprio piacimento?

  6. gianni

    Personalmente sono convinto che in Italia non esiste una sola casta (quello della classe politica) ma esistono molte di più. Penso che l’esistenza della “casta politica” è di fatto alimentata e cresciuta grazie alla presenza di altre “categorie protette”. Basti pensare al numero dei forestali assunti nelle regioni meridionali (diciamoci la verità!!! a tutti è scappata la battuta sulla loro grande fatica); basti pensare al numero dei bidelli assunti nelle scuole che, tra l’altro, utilizzano ditte esterne per la pulizia; basti pensare al proliferare di facoltà e di sedi distaccate che hanno trasformato le università in superlicei. Questo e tanto altro hanno reso l’Italia una nazione mediocre, o meglio, un paese dove il mediocre finisce di guadagnare di più del meritevole, ad esempio nelle nostre Università non è difficile incontrare  un ricercatore che guadagna meno di una donna delle pulizie.

    Qualcuno dice che si spende poco in ricerca e istruzione e che bisogna aumentare gli stipendi. Personalmente concordo su questa linea di principio ma prima di questo bisogna avere il coraggio di fare molta selezione. In Italia ci sono molti insegnanti con basso stipendio e con bassa professionalità. Io prefeirei avere pochi professori ma molto preparati. Personalmente non sono a favore dei tagli indiscriminati ma meglio così che continuare con uno spreco di denaro pubblico.

    Inoltre mi sembra veramente esagerato inneggiare gli studenti per  la loro protesta. Ha perfettamente ragione Corvo quando dice che questi non hanno  neanche  capito in che cosa consiste questa legge. Ormai è da anni che puntualmente in autunno gli studenti protestano, è da anni che cercano di passare  giornate a far filone. Quando sento di studenti delle superiori che protestano mi viene da ridere e penso a quanto sia bella quella età. Qualcuno però vede la cosa come una novità. D’altronde, caro Cristoforo, il PD vuol far credere che ogni cosa da loro voluta o sostenuta debba essere vista come una novità. Intanto andate sempre avanti con il solito antiberlusconismo pur sapendo che il suo partito avrebbe fatto la stessa cosa. Non credo che se ci fosse stato il PD avrebbe ingenuamente dato  meno soldi alle banche e più soldi alle Università.

    Infine la cosa più vergognosa sono quelle maestre che insegnano ai bambini la canzoncina contro la Gelmini, già questo gesto basta a giustificare un loro eventuale licenziamento. Ma in Italia ci preoccupiamo dei “posti” di lavoro, non è un problema se il 97% del capitali investiti per l’istruzione va a finire ai dipendenti. Dobbiamo protestare contro il maestro unico perchè ci dobbiamo preoccupare dei posti di lavoro persi (magari trovando una scusa diversa). Ma la nostra cultura (che io definsco “comunista”) ci fa pensare ancora al diritto di avere il posto fisso, ci fa pensare che la scuola deve essere un centro per l’impiego di laureati/diplomati e confonde il diritto allo studio con lo sfizio di avere l’università sotto casa. Ragionamenti del tipo: ” se abbiamo x soldi allora sarà meglio dividerli per 10 così almeno campano più persone (anche se mediocri) e non pagare con un alto stipendio uno soltanto che può fare lo stesso lavoro (anche se fosse quello migliore)” sono nel nostro DNA. Temo che alla base di questa protesta (che io considero anche giusta) ci sia proprio questo modo di pensare.

  7. ciffo

    Confermo le parole di Cristoforo…. il Poli non protesta mai… almeno così pensavo fino a ieri. Non mi stupisce cmq che anche il politecnico di Torino e i suoi studenti abbiano deciso di cambiare rotta.
    corvo dipinge un’università italiana pessima. Evidentemente la sua esperienza non è stata delle migliori.
    Io posso raccontarvi la mia. 5 anni a Torino dal 95 al 2000, sempre seguito in tutto, laboratori con pc sempre o quasi disponibili, mai esami saltati per prof capricciosi e poco puntuali, prenotazioni online già allora, questionari di fine anno per valutare noi stessi i prof, prof cacciati perché non competenti, qualche prof pazzo leggendario ma nel complesso nessuna sensazione di privilegi, baronaggi o ingiustizie.
    Se io dovessi giudicare l’università italiana per quella che è la mia esperienza…. direi che è ottima.
    Questo per me avvalora il fatto che tagliare su tutti indiscriminatamente, anche su chi è meritevole, non è affatto una cosa intelligente.
     
    Cambiando in parte discorso….
    …leggendo il commento di gianni mi viene spontanea una domanda a gianni stesso.
    Definisci diplomifici le sedi distaccate.
    La tua affermazione – che potrei condividere – però mi sorprende non poco visto che tu stesso ti sei laureato a Matera.
    Tu stesso affermi che la tua laurea vale poco e che non sarebbe meritata ma anzi un esempio di “spreco” della mala università italiana?

    1. vince_ditaranto

      Ciffo, devo dirti che personalmente non ho avuto un’eperienza disastrosa, o comunque non è la mia esperienza personale a farmi dare un bel 4, nel complesso, all’Università Italiana.

      Di gente che ha frequentato la mia facoltà torverai pareri opposti a seconda di cosa ti è capitato.

      Non conosco a fondo la tua esperienza a Torino ma parti dal fatto che in media la situazione al Nord è migliore come servizio, in tutti i campi. Quindi tu sei stato sicuramente più seguito rispetto a me e non hai dovuto fare file di un’ora per prenotare un esame.

      Per il resto non puoi fotografare la realtà universitaria guardando soltanto il tuo cammino. Se tu (tu generico) ti alzi la mattina, vai a lezione, studi tranquillamente, fai i tuoi bravi esamini ogni semestre, non hai problemi perchè magari passi sempre gli esami senza problemi, magari perchè sei in una piccola università del cavolo, ti lurei in corsissimo…a quel punto cosa puoi dire dell’Università?? E’ perfetta.

      Ti sei mai guardato in torno nella tua Università o in quelle che frequentavano i tuoi amici??

      Ti sei mai chiesto se la tua Università aveva delle tasse commisurate ai servizi offerti??    

      Ti sei mai chiesto se la tua Università percepisce fondi da privati, come so che fanno il Politecnico di Torino e Milano quindi la loro eventuale efficienza non dipende dal “sistema Università Italiana” ma da situazioni puntuali????

      Ti sei mai chiesto se il fatto che l’Università italiana sforna un numero di Avogadro di laureati può influenzare il tuo collocamento nel mondo del lavoro o magari tenere basso il tuo stipedio perchè come te ce ne sono tanti?????

      Ti sei mai chiesto se il 3+2 ha apportato miglioramenti o ha contribuito ad aumentare il numero di corsi e quindi di stipendi per i professori abbassando la professionalità media della tua categoria?????

      Ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se per caso ti balenava l’idea di fare ricerca all’interno dell’università????

      Ti sei mai chiesto perchè spuntano università come funghi e crescono a dismisura le nuove lauree???? Non credi che sia una delle più grandi prese per i fondelli che si possa fare ai giovani??? Perchè non si dice che il corso di laurea in scienze della “pinco pallo” non serve a un bel niente e nessuno sulla terra ti darà mai un posto di lavoro?????  

      Caro Ciffo tu confondi il “servizio” singolo che può offrirti una singola Università con il livello di QUALITA’ che l’intera Università italiana può dare alla società.

      Per rispondere a LomFra, mi fisso sull’università perchè ce l’ho molto a cuore e l’ho fatta con passione. In fondo è la realtà che conosco meglio perchè sono un pò troppo lontano dalle elementari. Mi importa poco se sono 1 o 8 i miliardi di taglio, parlo di quello che conosco direttamente. Noi cresciuti con il Mestro unico siamo fatti così.

      1. Wiseman

        permettemi l’ignoranza! per ovvi motivi, non posso intervenire sulle vostre dotte esternazioni, però, dal momento che non ciho ancora capito un tubo, sui motivi di tante contestazioni e deluso da Santoro,con quell’ottimo servizio di Iacona sulla fuga di cervelli, mi è parso in netto contrasto con lo spirito della trasmissione,non significava forse dar ragione alla Gelmini? oppure di Travaglio che in chiusura, ha detto che se la ministra avesse proposto solo la chiusura di qualche università “improduttiva”  , probabilmente tutto sto casino non sarebbe successo! tuttavia, dal momento che non mi è abbastanza chiaro il motivo di tante proteste,ho trovato questo:http://www.paologuzzanti.it/?p=852

        c’è qualcuno che può confermare o smentire?

          1. Wiseman

            chiedo umilmente scusa a tm, non era mia intenzione citarlo anche perchè non ho la minima  idea di chi possa essere Fortebraccio. perdono tonìEmbarassed

            caro falco, a parte che non ho citato il pozzo della verità, ma una delle tante….

            non ho capito bene la Tua di verità.

                                                                                Good good

    2. gianni

      Ho avuto modo in questi mesi di confrontarmi con altri laureati di altre università e francamente non credo che abbiano conoscenze maggiori dalla mia. Sono convinto che la qualità di un laureato dipende dal singolo e non dall’Università che frequenta, dipende dalla sete di sapere di ciascun studente (quando ad Einstein dicevano che era un genio lui rispondeva che in realtà era solo curioso). Quello che volevo dire è che con il proliferare di sedi universitarie e, aggiungo,con la riforma del 3+2, è diminuita la qualità in generale per tutte le università (non solo di quelle piccole) o, quantomeno, non vi è stato alcun miglioramento. Caro Ciffo non dico questo perchè lo dice Vespa o qualche altro prof di destra, ma lo dico perchè   ho avuto due esperienze universitarie diverse a distanza di anni. Inoltre, quando parlo di qualità, mi riferisco anche al rapporto distante (troppo distante!!!) tra mondo del lavoro e Università/scuola in genere.

      Ho avuto anche esperienza come insegnante in istituti industriali (proprio nella tua Milano!!!) ed anche in quel caso ho notato una netta e drastica diminuzione della qualità rispetto alle “nostre” superiori di un decennio fa. Ho avuto la strana sensazione che oggi la scuola sembra quasi un centro per l’impiego, sembra quasi sia più importante per chi ci lavora che per lo studente. In quell’occasione ho conosciuto professori  di qualità completamente scoraggiati dallo scarso interesse e dalla poca sete di conoscenza dei propri alunni. Spero che la riforma futura della scuola (quando arriverà!!!) possa aiutare questi insegnanti volenterosi (che sono in minoranza) a regalargli soddisfazioni per il loro lavoro (che in molti definiscono missione).

      Non voglio commentare le ultime decisioni del governo proprio perchè non ho letto nulla di concreto in merito ( a parte le solite dichiarazioni faziose dei politici). Ho solo sentito parlare di  un  assunto su cinque pensionamenti (ben vengano se sono  solo i migliori ad essere assunti…così almeno saranno valorizzati di più!!!). Mi limito solo a dire che il sistema scuola/Università italiana deve cambiare radicalmente e in fretta. 

       

      1. tm

        mi ero ripromesso di non intervenire sull’argomento anche perchè spesso in discussioni di questo tipo ci si lascia prendere la mano e si rischia di tirare fuori la propria faziosità e farsi trasportare in polemiche che tutto sono tranne che un reale contributo alla verità.

        Visto che erroneamente il grande capo wise mi ha tirato in ballo tenterò anche io di fare alcune considerazioni.

        la prima che mi viene in mente è quella relativa all’informazione.

        Stasera tutti i tg hanno dato notizia dell’informativa del governo sui fatti di piazza Navona secondo il quale e anche secondo le fonti della polizia gli scontri sono avvenuti a seguito dell’aggressione da parte degli studenti di sinistra a quelli di destra.

        Stranamente però i filmati mostrano il camioncino degli studenti di destra carico di bastoni e anche gli stessi ultrà con i bastoni in mano che picchiano persone senza niente in mano mentre dal fronte opposto volano sedie trovate li sul posto.

        Domanda: Chi è andato in piazza Navona con l’intento di picchiare quelli che avevano i bastoni e i caschi in testa o quelli che in mano avevano libri e giornali?

        Bada bene sig Berlusconi prima di accusare gli altri di essere dei bugiardi controlla bene quello che affermi.

        Altra considerazione: si parla della scuola come di una parte della nostra società  altamente  improduttiva e sprecona al punto da giustificare i tagli della gelmini e non si tiene invece presente alcuni particolari a cominciare dalla reale spesa per la scuola che in Italia non supera l’1 (uno) percento del pil; centinaia di ricercatori italiani fuggono all’estero per la mancanza di fondi per la ricerca e tantissimi laureati sono costretti a seguire dei master in altre nazioni della comunità europea dove gli incentivi per la scuola sono notevolmente superiori a quelli italiani; indipendentemente dai discorsi che si possono anche fare su eventuali docenti impreparati o fannulloni (gianni il paragone con i forestali e davvero di cattivo gusto) l’accorpamento dei plessi scolastici previsti dalla legge provocherà solo nella provincia di Parma la chiusura di trentasei scuole elementari o medie inferiori con la conseguenza che i genitori dei bambini di Ischia (frazione di Langhirano) dovranno farsi 15 km di strade di montagna e vi posso garantire che quando nevica sono davvero pericolose per portare i propri figli a scuola, questa se permettete è una vera e propria discriminazione che oltretutto va contro i principi fondamentali della costituzione che garantiscono uguali diritti per tutti;

        la reintroduzione del maestro unico comporterà necessariamente l’abbassamento delle ore scolastiche e della eliminazione graduale del tempo pieno con ulteriore aggravio sulle famiglie che si vedranno costretti ad assumere badanti per i propri figli o iscriverli a doposcuola privati visto che gli eventuali doposcuola pubblici sarebbero a carico dei comuni e che con i bilanci che si ritrovano non sarebbero certamente in grado di assicurare tali servizi.

        Quelle che ho elencati sono solo alcune delle disastrose conseguenze della legge approvata, si potrebbe continuare fino a domani mattina parlando di licenziamenti o anche di classi che tornerebbero a superare le trenta unità, ma resta un’ultima considerazione che per me è quella più importante e cioè che uno stato è una grande famiglia e non una impresa privata. In una famiglia nessuno si sognerebbe mai di scaricare un anziano perchè è diventato improduttivo ne tantomeno di togliere di mezzo un componente ammalato perchè è uno spreco, si farebbero sacrifici in tutti gli altri settori ma ai propri congiunti si assicurerebbe sempre il meglio che si possa offrire.

        La scuola, la sanità, la giustizia sono tre compnenti fondamentali di questa grande famiglia che è lo stato e il governo ha cominciato la sua politica di tagli proprio da loro, aumentando invece i contributi per la guerra in afganistan, parando il culo alle banche per non farle fallire nonostante loro abbiano fatto fallire migliaia di persone e perchè no salvando anche l’alitalia che in tutti questi anni è stata davvero un pozzo senza fondi.

        Le politiche dei governi si giudicano da quello che propongono e sicuramente questo governo propone di farci pagare sempre di più togliendoci giorno dopo giorno i servizi necessari e aiutando i grandi speculatori.

        tonino

  8. Jacobsen

    Caro Corvo,

    mi dispiace dirti che ti sbagli perché nulla può giustificare la violenza, quindi picchiare chi protesta è un’indecenza. Gli studenti fanno bene a protestare, a far sentire la propria voce perché sono i primi a pagare lo stato comatoso in cui versa l’università. Inoltre i tagli previsti non sono nei confronti degli sprechi dei Baroni o per premiare il merito.

    I Baroni sono del tutto simili alla nostra classe politica e spesso sono la stessa cosa. Il loro modo di gestire l’università e i relativi concorsi è identico al modo in cui i politici gestiscono un ospedale o un qualsiasi ente pubblico.

    E’ il modo che tanto spesso su questo sito ci siamo raccontati.

    Ci sarebbero in verità tanti motivi per protestare. Si dovrebbe protestare su come avviene la selezione del Personale nell’università, sull’assenza assoluta del merito, sui dipartimenti fatti di gente che ha un unico cognome.

    Inoltre su professori titolari di cattedra che fanno una o due lezioni all’anno, su prof. che nell’orario di ricevimento sono spesso assenti, su date di esame che cambiano il giorno prima senza nessun avviso, su prof. che mantengono una distanza assurda dagli studenti immaginandosi degli dei in terra, sulle segreterie degli studenti che lavorano qualche ora a settimana, sul contatto inesistente su università e mondo del lavoro,

    C’è stata negli ultimi anni un aumento spropositato di atenei (di 45 a 96 negli ultimi 10 anni)e corsi di laurea che ha fatto piacere a notabili locali, professori e politici per aumentare nelle solite maniere il potere e il consenso politico.

    A questo è servita la tanta agognata autonomia degli atenei.

    Con la conseguenza di svilire l’università e di far laureare gente che solo 10 dieci anni fa avrebbe avuto grossa difficoltà a conseguire un buon diploma.

    Un sistema universitario così fatto non può solo indignarsi dei tagli ma deve impegnarsi a dare dei segni concreti di cambiamento..

    Un’altra barzelletta è la richiesta che si sente da parte di chi protesta di voler stabilizzare tutti i precari. Tra i precari c’è gente validissima, dalle qualità accademiche eccezionali insieme a semianalfabeti presenti per i soliti motivi che sarebbe stucchevole ripetere.

    Quindi la selezione del personale deve passare per la qualità delle pubblicazioni a livello internazionale hanno prodotto.

    Volevo infine mettere in guardia gli studenti, soprattutto i più giovani, a diffidare da quella categoria che si fa chiamare “rappresentanti degli studenti”. Spesso è gente che si fa eleggere con l’obiettivo di poter strare a più stretto contatto con rettore e docenti per poter usufruire poi di questi contatti. Ho visto rappresentanti darsi da fare per organizzare convegni con un professore e fare l’esame con lo stesso professore qualche giorno dopo, vi faccio immaginare come. Alcuni (i più alti in grado) sono stipendiati e spesso si laureano con calma e poi misteriosamente ( a più di 30 anni suonati e dopo anni passati a cazzeggiare nelle loro aulette) vincono il dottorato o assegni di ricerca. Ho visto organizzare gite con fondi universitari dove partecipano solo i loro amici. Ho visto sempre con i fondi universitari pagare spettacoli costosi (tipo“Elio e le storie tese” o “Giobbe Covatta’) in cui corrispondenza delle elezioni studentesche. Spettacoli anche interessanti ma di cui si sarebbe fatto volentieri a meno se ti dicono che per navigare su internet in facoltà ti devi prenotare una settimana prima oppure che avere un portatile in prestito per fare la tesi era un ‘impresa biblica. Questi “rappresentanti” hanno capito prima degli altri come sguazzare in questo sistema.

    Notate anche in televisione in questi giorni c’è ne sono parecchi di questi personaggi, e spesso sono non proprio ragazzini e vedrete che tra qualche anno li ritroveremo tra i banchi del Parlamento.

    1. Cristoforo Magistro

       

       

      Alla luce delle discussioni e delle proteste sollevate dal decreto Gelmini, mi permetto di proporre la lettura di un articolo de “La Stampa” di oggi che, senza squilli di tromba, fa succintamente il punto sulla situazione in cui versa il nostro sistema universitario. Se le cose che dice sono vere, che senso ha continuare a buttare denaro nelle piccole università di provincia o, addirittura, pensare di aprirne di nuove?

      Come molti hanno già sottolineato, la parte più avvertita del movimento di questi giorni non contesta i tagli in quanto tali, ma il loro carattere indiscriminato. A partire da quelli, veramente insensati, alla scuola elementare, cioè al solo settore complessivamente efficiente dei nostri apparati formativi.

      Al di là delle proteste, credo che i giovani possano trarre da ciò che si discute in questi giorni un severo insegnamento: il titolo di laurea in quanto tale vale sempre meno, se viene da atenei dequalificati è meglio non citarlo quando si cerca lavoro nel settore privato.

      Ciò che, augurabilmente, potrà servire in tempi meno infami dei nostri sarà una solida cultura generale e un costante aggiornamento nel proprio specifico campo. Male che vada, una buona cultura ci renderà immuni a vita dal bisogno di Suv, abiti Armani e piastrelle del cesso griffate.

      Sono pienamente d’accordo con Jacobsen sulla natura di certi stagionati rappresentanti degli studenti che in questi giorni hanno guadagnato la scena mediatica. Credo anzi che non siano semplicemente i lacchè dei tradizionali baroni, ma personaggi attivati dal governo per fare controinformazione. Forse elementi della “formula” Cossiga per far tornare l’ordine.

      Per la gioia di Gianni e Vincenzo, allego una foto di bambini costretti da cattivissime maestre – o da genitori arrabbiati?- a partecipare alla manifestazione di Torino contro il decreto Gelmini.

       

      Non sperperate il sapere (Antonio Scurati, da La Stampa del 1-11-2008)

      C’è una cosa che il ministro dell’Università e della Ricerca deve sapere: il momento peggiore della vita di un giovane professore universitario non è quello in cui riceve il suo magro stipendio ma quello in cui esamina i propri studenti o ne discute le tesi di laurea. È allora, infatti, che si assiste al disastro della pubblica istruzione. La rovina del millenario edificio del sapere assume i tratti somatici del tuo allievo che, seduto all’altro capo della scrivania, in un italiano stentato, smozzica frasi per lo più sconnesse, ciancica frattaglie di nozioni irrancidite, rimastica rigurgiti di conoscenze mal digerite. In quei momenti il nostro fallimento sta lì, a meno di un metro di distanza da noi, ci basterebbe allungare la mano per afferrarlo. Dire una parola per porre fine a esso. Ma non lo facciamo. Rimaniamo a guardare, come incantati dal fascino del disastro. Ascoltiamo, quasi ipnotizzati, la nenia dello studente oramai prossimo alla laurea eppure incapace di coniugare i verbi, di coordinare le frasi, di articolare un discorso. Tendiamo l’orecchio a quel balbettio perché in esso avvertiamo la vibrazione sorda di un grande organismo in decomposizione. Ce ne stiamo lì, soggiogati dalla malia dei cimiteri di campagna. Non chiudiamo nemmeno gli occhi, non distogliamo lo sguardo: abbiamo davanti a noi lo spettacolo di una catastrofe al rallentatore. Ed è quella della nostra istituzione. Ecco cosa pensavo in questi giorni se mi trovavo a sfilare accanto a un ventenne che con me protestava contro i drastici tagli all’università. Pensavo: questo è probabilmente uno di quei miei tanti studenti che mi fa disperare quando li esamino, uno di quei ragazzi ai quali oramai ci accontentiamo di insegnare poco o niente, uno di quei ragazzi che, educati dalla televisione e dallo shopping center, intendono l’università come parte del loro tempo libero, per lo più devoluto a godersi la vita, consumare, concedersi ogni facile piacere. C’è però un’altra cosa che l’opinione pubblica dovrebbe sapere ed è che quel ricercatore universitario che s’immalinconisce perché non riesce più a fare il suo mestiere percepisce in media uno stipendio di 1480 euro al mese. Il che significa che i giovani scienziati da cui ci aspettiamo la cura del cancro, la scoperta di fonti di energia rinnovabile o, anche – perché no? -, la nuova cultura che ci consenta di interpretare e capire il nostro tempo, guadagnano meno dell’idraulico che ci ripara il lavandino. E, si badi bene, non è soltanto questione di conto in banca: questa sproporzione tra stipendi e valore sociale della conoscenza è indice di un immiserimento generale – materiale e morale -, è specchio di un’università in cui i fisici che lavorano nella facoltà che fu di Enrico Fermi fanno ricerca negli scantinati, in cui per trovare fondi si deve emigrare all’estero, in cui ogni giorno si laureano studenti semplicemente ignoranti. La miseria degli stipendi è, insomma, segno di un letterale disprezzo per il sapere. In questi giorni, si è molto discusso di baronie, clientele, privilegi, inefficienze e sprechi vari. Giustissimo. Quel giovane professore sconfortato, quel ricercatore immiserito sarebbero i primi a volerle estirpare: dategli (simbolicamente) un’accetta e lo troverete al vostro fianco a far pulizia perché è lui il primo a soffrirne. Ma non dimentichiamo, per favore, che lo spreco più grande di cui ci stiamo macchiando è lo sperpero di forme di sapere che stiamo perdendo, di occasioni di scoperta che stiamo mancando, di capitali di conoscenza che stiamo depauperando, di livelli di conoscenza che vanno precipitando, di risorse umane che stiamo svilendo. Si tratta di valori inestimabili. La riduzione indiscriminata di 600 milioni del budget per le università non sfronda i rami secchi, non estirpa le piante infestanti, ma rischia di menare un micidiale colpo d’accetta alla base del tronco, quella base dove cresce, con grande fatica, la speranza del giovane professore disperato. Un solo esempio: il blocco automatico dei concorsi significa, non solo e non tanto guerra alle baronie ma impossibilità di carriera per i giovani ricercatori. In questo modo, i baroni saranno ancora più baroni, i giovani ricercatori ancora più spiantati, asserviti e i nostri studenti sempre più ignoranti. I tanti cittadini insofferenti nei confronti di un’università che si vuole «sprecona» farebbero bene a non confondersi su cosa stiamo sprecando, su chi stiamo «tagliando». Non sempre i nemici dei nostri nemici sono nostri amici. Vale anche per gli studenti. Stiamo pure al fianco dei ragazzi che marciano e protestano contro i tagli indiscriminati, ma poi stiamo loro di fronte e pretendiamo che studino.

      1. vince_ditaranto

        Ciao Cristoforo,

        è sempre interessante leggere i tuoi post, nonostante ciò non posso non segnalare i tuoi madornali errori di valutazione.

        Mi piace molto il tuo passaggio sull’importanza della cultura un pò meno la battutina sulle foto dei bambini.

        Non è che mettendoci delle foto di bambini sotto il sole che sorridono con gli slogan in mano vuoi obbiettare al fatto incontrovertibile che SONO STATI PORTATI LI ALLO SCOPO.  Tu parli come se credessi davvero che un bambino di 5-6-7 anni si alza la mattina, percepisce il pericolo della sua istruzione e scende in piazza. Ma in che paese vivi? O credi che siamo allocchi?

        Potevi anche risparmiarti di incollare la foto.

        A scanso di equivoci ti ricordo che non sono fascista, visto che spesso mi chiami in causa come se io sia l’esponente del governo o del centro destra, mentre citi giustamente Jacobsen che comunque ha scritto i miei stessi concetti. 

        Buona giornata

        1. Cristoforo Magistro

          Adesso che, con la benedizione di Fini, è possibile dire senza che nessuno (???) storca il naso che il fascismo non è stato un bel periodo della nostra storia, dare del fascista a qualcuno dovrebbe essere considerato veramente offensivo.

          A me non piace offendere nessuno, ma proprio nessuno e, fin dove ci arrivo, cerco di discutere con chi la pensa diversamente con argomentazioni e senza aspettarmi che l’altro le faccia proprie. Se ho l’impressione che l’interlocutore non vuole sentire ragioni, lascio perdere prendendo atto del mio fallimento e dicendomi che forse devo fare più chiarezza sulle mie convinzioni.

          Ho fatto questa, poco interessante, premessa per dire che non capisco perché Vincenzo dica che gli avrei dato del fascista. Sono anche andato a rivedere ciò che ho scritto nei post precedenti e non ho trovato nulla del genere.

          In ogni caso, caro Vincenzo, mi dispiace che la cosa possa averti amareggiato. A me sembra solo che con troppa foga tu prenda posizioni radicali di segno conservatore, che a tutti i costi non voglia confonderti con quelli che, a tuo parere, si fanno manipolare e che, così facendo, ti trovi ad essere più realista del re.

          E’ vero: anche tu hai dato un giudizio negativamente netto delle associazioni studentesche. Hai affermato però che le proteste siano orchestrate da loro e solo da loro.

          Su questo, potrò sbagliarmi, non sono d’accordo: le associazioni studentesche sono, più o meno, sempre attive, ma un trenta ottobre non s’era mai visto. Ho citato Jacobsen perché mi è sembrato piuttosto preciso nell’indicare le associazioni legate al sistema baronale, le associazioni-tarlo-di-sacrestia, come parte del problema e mezzo per creare cortine fumogene su quanto sta accadendo.

           

           

          Quanto ai bambini presenti nei cortei, volevo semplicemente farti riflettere sul fatto che gli insegnanti per portare fuori gli allievi per uscite didattiche o gite devono avere l’autorizzazione dei genitori. A manifestazioni sindacali o politiche i bambini non possono andarci se non accompagnati dai genitori o da un loro delegato. Se i bambini sono manipolati e strumentalizzati, lo sono con la partecipazione attiva dei genitori. Avranno i genitori il diritto a “manipolare” i figli o possono farlo con i figli degli altri soltanto gli spot “Giochi preziosi” delle televisioni commerciali?

      2. gianni

        Mi dispiace ma da lei non mi sarei mai aspettato una caduta di stile di questo livello.  Francamente non capisco perchè ha inserito quella foto, non aveva alcun bisogno di farlo, lei è fin troppo chiaro nell’esporre le proprie idee. Io non ho mai detto e pensato che le maestre o i genitori costringono i bambini a protestare contro la Gelmini ma rimango dell’idea che questa forma di protesta è semplicemente strumentale e vergognosa.

        Trovo molto interessante l’articolo da lei riportato di Antonio Scurati, leggo anche con attenzione i suoi post anche se, nella maggior parte dei casi, non condivido le sue affermazioni. Non la conosco personalmente, ma da quello che lei scrive capisco che è una persona saggia ed equilibrata da cui tarre insegnamento e che non ha bisogno di urlare o di offendere per far capire la sua opinione. Proprio  per questo quella foto  rappresenta per me una sua caduta di stile.

    2. vince_ditaranto

      Jacobsen, sai benissimo cosa intendevo quando ho detto che io li picchierei……

      Non era certo giustificare la violenza, ne tantomeno le scandalose dichiarazioni di Cossiga. Stavo solo, per sfogo, esternando il classico detto montese “l’ dascess sckitt’ mazzat'”……appunto perchè protestano solo a comando e chi proprio non dovrebbe farlo in generale. Tutto qui.

      Per il resto credo che hai ripetuto in altre parole molti dei concetti che ho espresso nei miei post precedenti. Anche se Cristoforo cita te e non me perchè crede che io sia fascista….. :wink:!!!

      A presto, cià

      1. lomfra

        …soprattutto le parti in grassetto

         

        Sarkozy annuncia la fine della “dittatura” dei mercati e il ritorno alla politica e allo Stato

        1 novembre 2008 (MoviSol) – In un discorso pronunciato ad Argonay il 23 ottobre, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato diverse misure miranti a proteggere l’economia reale dal crac in corso. A indicazione del suo stato d’animo, Sarkozy ha esordito attaccando l’ideologia del liberismo e sottolineando che l’idea che i mercati e gli “esperti” decidano tutto è morta, e che “la politica” è tornata a giocare la partita, così come lo stato è tornato a svolgere un ruolo nell’economia.

        Sarkozy ha dettagliato la serie di misure che ha preso per proteggere l’economia. In primo luogo, ha destinato 22 miliardi di euro al credito per le imprese, e iniettato 10,5 miliardi in quelle banche che accettano, per contratto, di usare i fondi per aumentare i prestiti alle imprese di 75 miliardi. Sarkozy ha nominato Rene Ricol a capo di uno sforzo nazionale, mobilitando i prefetti e le autorità fiscali di ogni dipartimento, per assicurare che le banche estendano le linee di credito all’economia reale e non le usino per altri scopi.

        Il Presidente francese ha anche annunciato che, in aggiunta ai 360 miliardi di euro annunciati in garanzie (320 miliardi) e in fondi diretti (40 miliardi), saranno stanziati altri 175 miliardi per investimenti statali nell’istruzione superiore, nella ricerca, nella difesa, nello sviluppo di canali fluviali (in particolare il canale Senna/Escaut verso Nord), nella Torino-Lione, in una nuova autostrada e in energie rinnovabili, tra cui il nucleare della terza generazione e la ricerca nella quarta generazione.

        Finalmente, nonostante l’opposizione dalla Germania, ha annunciato la creazione di una specie di “Fondo sovrano” che interverrà per impedire le acquisizioni da parte di fondi predatori di imprese francesi la cui capitalizzazione è stata erosa dai crolli di borsa, e per fare altri investimenti di interesse nazionale. Il fondo verrà gestito dalla Caisse des Depots et des Consignations (CDC), un ente controllato dallo stato sorto per amministrare il Piano Marshall, che potrebbe fondersi con l’Ente Statale per le Partecipazioni Economiche e avere così un capitale iniziale di 200 miliardi di euro.

        Ovviamente, questa politica è destinata a fallire se non ci sarà una riorganizzazione del sistema con procedura fallimentare, come Lyndon LaRouche e Jacques Cheminade hanno più volte affermato. Purtuttavia, le istituzioni dello stato francese fanno ciò che possono per proteggere gli elementi essenziali dell’economia nazionale.

        Sul fatto che George Bush abbia deciso di tenere un vertice del G-20 invece che del G-13 come proposto da Sarkozy, il quotidiano Le Figaro ha scritto il 24 ottobre: “Il giudizio dell’Eliseo è che si tratti di una tattica americana per mettere a repentaglio l’iniziativa, che lascia l’establishment del partito repubblicano piuttosto scettica”. Ma Sarkozy non accetterà una risposta negativa. Nel suo discorso ad Argonay, il presidente francese ha ammonito i suoi “amici americani” che “questo vertice, questo incontro non andrà a vuoto. Non parteciperò ad un incontro fallito”.

        1. TreeNet

          Mentre Sarkozy sta dando un impulso propulsivo alla Francia ed annuncia 175 miliardi per istruzione e ricerca, noi l’affossiamo… per questo la lotta deve continuare.. kekkè ne dica corvo 

           

           

           

           

           

          We serve the arts

      2. Jacobsen

        Corvo,

        io ti conosco e so che quando parli di “picchiare” lo fai in maniera figurata.

        Però per chi non ti conosce bene parlando in quella maniera ti cuci un abito da ultra-conservatore, bigotto che non sei…quindi rileggiti con meno foga.

        Poi, non la penso come te sulle manifestazioni. Fossi stato un maestro elementare o ancora studente sarei andato in piazza anche io non fosse altro che per la maniera (benedetta da Licio Gelli )con cui il Governo ha fatto passare questo Decreto.

        A presto

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