venerdì 22 Novembre 2024

Mario Paolicelli, i ricordi di un decano

Derby F.C. Montescaglioso-Meazza Montescaglioso 1969-70


Un tuffo nel passato tra trofei, articoli di giornale e fotografie in bianco e nero. Si viaggia nella memoria, bastano due domande e tutto torna a galla come fosse ieri. Mario Paolicelli apre le porte del suo passato. Un mare di ricordi, aneddoti, emozioni forti, sensazioni, corsi e ricorsi di una vita che fu. Il suo racconto è la storia di un calcio che cambia. E’ la descrizione, appassionata e divertita, di quel pallone che non c’è più. Di quando i ritmi erano blandi, e l’improvvisazione era ancora un’arte concessa a pochi. Ai portieri, soprattutto. Primi ad arrivare e ultimi a lasciare lo spogliatoio. Per loro la vita in campo era un punto interrogativo. C’erano i concetti base, i segreti del ruolo. Pochi però li conoscevano.
‘Il mestiere lo imparavi là, tra i legni, lottando con te stesso ed il pallone. Non c’erano i preparatori dei portieri, c’era l’allenatore, quello sì. Ma noi portieri eravamo quasi un corpo estraneo. Ci allenava, dopo le due ore di allenamento assieme alla squadra, l’allenatore in seconda, ci metteva in porta e calciava finché non ci stancavamo, quello era il nostro allenamento”.
Una carriera intensa , quella di Mario Paolicelli, nato a Montescaglioso il 1 novembre 1950, alto 1,87 m per 75 kg.
‘Ho scoperto il pallone ed il gioco del calcio sulla strada come tanti altri bambini e me ne sono innamorato subito. L’ emozione più bella della mia gioventù è stata l’esordio in prima squadra con la F.C. Montescaglioso, dopo la trafila con le giovanili. Intensissima, la ricordo ancora come fosse ieri. Era l’ultima partita di prima categoria 1968-69, entrai al 15′ del primo tempo in trasferta a Policoro, in cui militava Andrea Esposito. Eravamo già sotto di due goal ma parai tutto, e la mia porta rimase inviolata. Poi ho avuto la possibilità di fare tante esperienze fuori in categorie superiori a Matera (serie C), Altamura (Eccellenza), Potenza (serie D), Cassine (Eccellenza) e Ginosa (Eccellenza). Erano anni intensi quelli, di un calcio ancora romantico, operaio. Eri un semiprofessionista, lavoravi di giorno e la sera, o nei pomeriggi liberi, ti allenavi. Oggi non è più così. Ricordo i derby montesi degli anni ’70, sempre molto sentiti, in paese non si parlava di altro in quei giorni. Porto con me tanti bei ricordi di ogni città e squadra dove ho vissuto e militato ,ma uno dei ricordi più belli, è quello dello spareggio contro il Montalbano sul campo neutro di Bernalda che valse la promozione in prima categoria. Vincemmo 2-0 con merito contro la squadra jonica davanti a due mila spettatori. La mia ultima partita l’ho giocata contro il Maratea nella stagione sportiva 1982-83 con la maglia della Meazza Montescaglioso.’
Nella sua carriera vanta anche le finali nazionali giovanili giocate in riviera romagnola con il Matera.
‘In quell’occasione il presidente Salerno ebbe la richiesta dal Bologna (serie A) per me ed i miei due compagni di squadra, Nicola Todaro e Franco Coppola, ma non si giunse all’accordo. Non ho nessun rimpianto. Non mi è mai interessato fare carriera nel calcio, erano altri tempi, ero legato al mio paese ed ai miei affetti, e quando ho potuto ho sempre preferito non allontanarmi. Come quando nel ‘76 ricevetti la richiesta dal Cagliari che non accettai.’
Nel 1974, mentre giocava nella squadra del Cassine, venne nominato miglior portiere durante il torneo italo-svizzero semiprofessionale, in cui si giocava con l’innesto di tre professionisti. In quell’occasione arrivò la richiesta dell’Acqui Terme per la serie D, ancora una volta rifiutata per non allontanarsi da Cassine, dove lavorava in fabbrica.
‘Sono contento della mia carriera, mi sono divertito molto. Potevo giocare di più, ma decisi di appendere gli scarpini al chiodo. Dal 1988 al 2003 ho allenato le giovanili fino in promozione con la Polisportiva Montescaglioso, con un occhio di riguardo rivolto sempre verso i giovani. Ricordo con molto piacere tanti atleti e anche i miei allenatori, tra cui il mio primo allenatore Lucio Cifarelli, poi Nicola Chiricallo, Mancinelli e Arena. Tra i giocatori dei miei tempi ricordo con ammirazione Pierino Avena ( il più grande di tutti ) e degli anni ’80 Franco Mianulli (intelligente).Tra i miei Allievi ricordo con ammirazione Ivan Carriero (la migliore punta), Luigi Mangia (un giocoliere) e Rocco Bray (uno scaltro trascinatore di squadra). Tra i portieri Gianni Raddi (preciso), Leo Matera (acrobata) e Alessandro Cifarelli (completo).’
La sua figura di integerrimo uomo di grande correttezza , disciplina e umanità rimane nei cuori della tifoseria tanto ancora da ricordare i vari soprannomi che i tifosi montesi e materani gli avevano attribuito come Ragno Nero, Drago e Zoff .

Raffaele Capobianco 


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