La fame delle multinazionali non ha limiti, disposti a distruggere tutto pur di raggiungere i propri business sul petrolio. Dopo i parchi, i boschi, i bacini idrici e i campi dell’agricoltura biologica si vuole trivellare in mare sulle coste dello jonio lucano. La società Consul Service srl – con sede in Roma, in Via Alberico II n. 31 -ai sensi della normativa vigente ha presentato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministero per i Beni e le Attività culturali, nonché alla Capitaneria di Porto di Taranto, una richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale ai sensi dell’art.23 del D. Lgs 152/06, cosi come modificato dal D.Lgs 4/08, per l’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominata “d 148 D.R.- CS” e localizzata nel settore nord-occidentale del Golfo di Taranto adiacente la Costa Ionica lucana. Mentre si consumano i salotti estivi sul futuro del turismo con grande passione dei sindaci dello Jonio e i consiglieri regionali Folino e Mollica promettono i piani dei lidi ecco pronti chi con attività distruttive del territorio minaccia il mare e le economie collegate come turismo e pesca. Alla ricerca di come fermare l’erosione della costa e arginare l’inquinamento marino del golfo di Taranto ecco di tutta risposta le inquinanti torri petrolifere che sporcano il mare, riempiono l’aria di idrogeno solforato(H2S) che è solubile in acqua e che quindi entra nella catena alimentare. Gli ecosistemi del golfo sono già a rischio a causa dell’inquinamento dell’Ilva di Taranto, cui si somma la raffineria, la marina militare, gli scarichi agricoli e industriali dei fiumi come il Basento .Mentre si cerca di far decollare al meglio il turismo con un aeroporto lucano, la pista Mattei ( per un’assurda coincidenza) non porterà turisti ma tecnici delle compagnie petrolifere. Nessuno farà mai mille Km per portarci moneta per bagnarsi in un mare inquinato e disprezzare i tramonti sullo Jonio abbruttiti dalle torri di perforazione. La Basilicata ha bisogno di una programmazione economica che salvi le economie locali e il suo futuro, non si vive alla giornata pensando solo a come sbarcare il lunario asservendo le società petrolifere. Il petrolio in Basilicata è diventato una maledizione,mentre l’Italia dei federalisti si allatta con il greggio lucano qui è in gioco la nostra salute, le nostre vere attività economiche e la sopravvivenza dei lucani(popolo in estinzione).L’esperienza di circa dieci anni di trivellazioni sulla terraferma, senza alcun reale monitoraggio sulla salute, ci fa pensare il peggio, quando questo avverrà in mare.
Non è un caso che 50 famiglie di Viggiano hanno denunciato l’Eni per danni e disastri ambientali. L’ indifferenza della classe politica lucana che avvalla le estrazioni petrolifere senza tener conto del rapporto territorio/economie locali/salute delle popolazioni non fa onore a chi amministra il territorio. I sindaci del Metapontino e in particolare il sindaco di Montalbano che cercava inutilmente royalites per il gas dei pozzi nel suo territorio ora hanno mille buoni motivi per dire basta a questo scempio ambientale. Il presidente Defilippo in un pubblico convegno nella festa del PD a Corleto Perticara sulla questione petrolio,dove la platea lamentava la mancanza di democrazia e di partecipazione sulla decisione di impiantare un centro oli a Corleto ha affermato che non avrebbe autorizzato più nessuna trivellazione in Basilicata e avrebbe chiesto il triplo delle royalites al governo.Vogliamo credergli, quando afferma che non darà più autorizzazioni a trivellare, sperando che questa esternazione legata al clima della platea non sia dimenticata gli chiediamo di onorare la sua parola di presidente, la regione Basilicata si opponga alla procedura di Via presso il ministero dell’Ambiente per le trivellazioni nel mare lucano (l’unica cosa che ci rimane dopo il sole).
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Il petrolio nn è l’unica ricchezza nostrana che regaliamo alle multinazionali per continuare ad emigrare:
Basilicata, l’affare delle acque minerali, concessioni «regalate» a multinazionali