martedì 24 Dicembre 2024

Adelmo è diventato un libro

L’interesse suscitato dalla mostra “Adelmo e gli altri” che continua a girare per l’Italia (ultima tappa Verona, prossima Trieste) e l’incoraggiamento ricevuto da vari, nuovi amici nel corso della presentazione della stessa, mi hanno convinto a riprendere e approfondire la ricerca sul tema del confino agli omosessuali estendendola a tutta la regione. La particolare attenzione usata dal ministero degli interni nello scegliere i luoghi dove inviarli, mi ha poi indotto a dedicare varie pagine alla narrazione di come la Basilicata era vista dalle autorità e di come in realtà la sua popolazione si viveva. Un aspetto che si è subito messo in evidenza è stata l’empatia della popolazione verso tutte le categorie di confinati, un sapersi mettere nei loro panni come risultato di una storia di persecuzioni (con il brigantaggio, i moti del 1898, le rivolte che a tratti si accendevano nei paesi) e di emigrazione. Non si trattava di astratta bontà, ma di memoria; della volontà di non trattare altri come erano stati trattati loro. Fu così che gli ex emigrati e le famiglie di chi ancora lo era seppero accogliere gli esiliati senza fare troppe domande sui motivi della loro punizione e senza farli pesare su nessuno quando li conoscevano.

Fu per questo probabilmente che il ministero degli interni, dopo aver trasferito in Lucania un gran numero di confinati omosessuali dalle isole (estate del 1942) per far posto ai prigionieri di guerra, nel giugno del 1943 abolì il confino per loro commutandolo in ammonizione. Insieme al proposito, subito abortito, di liberare chi fosse stato in grado di farsi “curare” a proprie spese, questo dato – a riprova del fatto che la ricerca su temi locali non è necessariamente “minore” di altre – era fino ad ora sfuggito.   

Il risultato della ricerca che si avvale della presentazione di Lorenzo Benadusi, iniziatore fra i primi degli studi sul tema – con “Il nemico dell’uomo nuovo”, Feltrinelli 2005 – e, ancora oggi, suo più autorevole esponente, è confluito in “Adelmo e gli altri. Confinati omosessuali in Lucania”, edito da ombre corte di Verona nella collana Documenta / 22.

Il lavoro (208 pagine) è suddiviso in due parti. La prima, intitolata “Nelle terre del silenzio”, dopo varie pagine dedicate al confino in generale, ricostruisce a grandi linee l’avvento del fascismo in Basilicata e le sue caratteristiche e illustra le diverse condizioni in cui, secondo il luogo di destinazione e la categoria di appartenenza, si trovarono a vivere i vari soggetti. La seconda parte è invece dedicata alla ricostruzione delle biografie dei quarantuno confinati per omosessualità alle quali si è aggiunta quella della direttrice di una casa di appuntamenti che organizzava incontri omosessuali per un ricco e influente industriale. Per molti aspetti è la narrazione di un viaggio nei loro ambienti, nelle città di origine e in quelle che molti di loro si trovarono a girare. E di un approdo, meno afflittivo di quanto le autorità e loro stessi potessero immaginare, e quasi sempre sereno.


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