domenica 22 Dicembre 2024

Il cacciatore di aquiloni

il cacciatore di aquiloniil cacciatore di aquiloni

« Sono diventato la persona che sono oggi all’età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto. »

(Incipit de Il cacciatore di aquiloni di Hosseini)

Ho lasciato decantare questo film dentro di me. La storia, le immagini, le percezioni. E se di questo film qualcuno dovesse chiedermi qual’è il fotogramma che mi è entrato nel cuore, non avrei dubbi nel rispondere: Hassan che si specchia dentro una pozzonghera d’acqua, vestito con un cappottino colorato hazara e che tiene in mano l’aquilone cacciato per Amir. E’ una storia intensa, che travalica una vicenda intima per toccare principi universali, e per ricordare cosa è oggi l’Afganistan, e cosa sono oggi gli uomini. Mi ha incantato la ricostruzione di Kabul degli anni settanta, la leggerezza e la profondità della fotografia dei primi 40 minuti del film, buona parte della sceneggiatura, l’interpretazione di Hassan bambino, ma sopra ogni cosa la visione di un mondo in cui, nonostante la colpa e il male degli uomini, la verità, la speranza possono un giorno trionfare. Questo film mi ha regalato, qualcosa che avevo dimenticato, la piccolezza infinita di noi uomini e allo stesso tempo la bellezza infinita che ci ha creati.


Commenti da Facebook

11 Commenti

  1. falco

    A me non è piaciuto.

    lo ritengo troppo e spudoratamente di parte.

    Sembra la narrazione di una nostalgia dei tempi passati;

    -quando a governare c’era il sovrano con un’etnia dominante e quelle soccombenti alla mercè della prima;

    – quando l’etnia soccombente era fiera di servire il padrone dominante;

    – quando il signorotto della zona elargiva elemosina ai “sudditi” ed attuava una  specie di jus primae noctis (si scrive così?) senza che qualcuno lo contrastasse;

    Insomma morale della favola SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO.

    Francamente un po poverino.

    Se il film è la copia fedele del libro non sò come abbia fatto a vendere tante copie.

    A mio parere mi sa che non sia neanche fedele con i fatti storici reali.

    Discreta la fotografia e la colonna sonora.

    Mia personalissima valutazione: 5,5  (di incoraggiamento).

     

     

     

     

    1. Francesca Zito

      Ciao Falco!

      Sincera sincera ti dico che non conosco a fondo la storia remota (e pure contemporanea) politica, sociale, culturale dell’Afganistan, per poter esprimere un “giudizio” sulla faziosità o meno del film. Mi hanno toccato i sentimenti e le emozioni che si sono lasciati intravedere… Concordo sul fatto che tecnicamente poteva essere curato molto meglio, specie nella seconda parte…il libro ho deciso di leggerlo, se lo leggi pure tu poi ne riparliamo 😉

    2. Cinzia

      Mi trovo a metà strada tra Francesca e Falco.
      Cinematograficamente parlando, dal punto di vista fotografico e scenografico, il film è molto bello.
      Leggevo che molte scene in esterno sono state girate in un’irriconoscibile Cina.
      Mi è piaciuto tantissimo il bambino interprete di Hassan e la figura volitiva e troppo autoritaria del padre, il personaggio meglio caratterizzato tra tutti.
      Però…
      Io non ho letto il libro e non credo che lo farò a breve. Mi condizionerebbe troppo la visione del film.
      Trovo tuttavia che nella pellicola molte cose siano state date per scontate o si sia deciso forse troppo arbitrariamente di sorvolarci.
      Parlo del gigantesco senso di colpa che Amir dice di portarsi dietro per aver assistito inerme alla violenza carnale su Hassan. Sarà, ma a me spettatrice non è parso di cogliere grandissimo turbamento nel giovane fino a quando non si è recato in Pakistan a parlare con l’amico del padre. Ed anche allora, beh, niente di emozionante, di struggente, nella psicologia di un personaggio francamente troppo piatto per essere “l’eroe buono” della storia.
      Il ritrovamento di Sohrab pure meritava di essere approfondito. Invece anche in questo caso brevi accenni ad una difficile integrazione da parte del bambino nella sua nuova vita ed una “lavata di faccia” da parte di Amir per espiare le proprie colpe.
      Al fatto che il film possa essere di parte, sinceramente non avevo mai pensato.
      Certo, il padre di Amir è un uomo che non si piega al cieco e meschino integralismo della frangia fondamentalista del suo paese, è un “illuminato” capace di rischiare la vita pur di difendere una donna da uno stupro, ma rimane pur sempre imprigionato nelle trame di una società fatta di caste, in cui la sua magnanimità verso il fedele servitore hazara si può leggere benissimo come compassione verso un essere “inferiore” per nascita e condizione sociale.
      Tuttavia, non si può prescindere dal contesto culturale in cui la vicenda è ambientata e dal punto di vista del personaggio centrale, Amir, per il quale il classismo – forse sì – è il male minore.

      1. Francesca Zito

        Mi piacciono tutte le tue osservazioni Cinzia…le trovo puntuali.
        Non amo nelle storie identificare eroi buoni e eroi cattivi… Credo più nel divenire delle cose e delle persone, proprio attraverso gli incontri, e lo scambio umano…. concordo con Te e Falco, sul fatto che momenti di questo film sono rimasti solo potenziale su tanti piani…
        Piace anche a me la figura del padre di Amir, volitivo sicuramente, eppure assai fragile. Tanto da tenere chiuso dentro sè stesso, l’amore per un figlio, Hassan, che non potrà mai allevare come suo, proprio per quelle dinamiche sociali a cui fai riferimento. Forte nel difendere una donna da uno stupro, ma non nel fare accettare e difendere il suo leggittimo amore paterno.
        Amir bambino legge nei gesti e nelle parole del padre l’amore per il suo migliore amico senza capirne fino in fondo le ragioni. E ne soffre….
        Il suo restare immobile davanti ad una violenza inaudita, nei confronti di chi ti ama e darebbe la tua vita per te, ha tutti i segni di una codardia.Pur sempre di un bambino ferito..che può trovare e dare la speranza di un riscatto. Di sè stesso e del male.

        1. sweden

          ciao, tempo fa avevo inserito un post su un meraviglioso libro, che si fa leggere tutto d’un fiato. mi ero detta, appena esce il film lo andrò a vedere xkè devo vedere x forza quello ke mi sn immaginata in tante pagine…ora ke il film è nelle sale, nn so se andarci. me l’hanno sconsigliato, perkè deludente. ora, un consiglio…

          1. Francesca Zito

            …lasciati trasportare dal vento Sweden ;), e poi è sempre meglio guardare le cose coi propri occhi, piuttosto che farsi influenzare dagli occhi degli altri..;)

    3. vince_ditaranto

      Buona sera,

      non ho letto il libro ma ho visto il film.

      Concordo pienamente con Falco e spero che il libro sia un tantino più vero e non punti tutto su una emotività “femminile” che cerca di ficcare la sensibilità e i senitmenti dappertutto.

      Molto forzato, poco credibile, visto la storia contemporanea che tutti conoscono o su cui ci si può facilmente informare.

      Sinceramente sono poco obiettivo su queste pellicole(ripeto ancora che spero vivamente che il libro sia diverso), perchè ho spesso l’impressione che vogliano puntare molto sull’emotività collettiva per mandare messaggi ben precisi, per dare versioni alternative di realtà che effetivamente non esistono.

      Spero che i partecipanti alla discussione capiscano il senso delle mie affermazioni, e mi rivolgo soprattutto alle “signorine” che spesso sono bersaglio perfetto di questo neosentimentalismo universale.

      good night and good luck     

      1. Cinzia

        Ti sorprenderà, corvo caro, ma in quanto “signorina” partecipante alla discussione, ho capito il senso delle tue affermazioni e non mi sento affatto “bersaglio perfetto di questo neosentimentalismo universale” … 😉

        Lo so che lo fai per provocare… e mi ero ripromessa di non cascarci, ma quell’emotività “femminile” ci azzecca poco… E basta con questi stereotipi! Falco è un fine osservatore nonchè appassionato cinefilo Tongue out: non capisco il tuo “dispiacere” nell’ammettere di essere d’accordo con lui …

        1. vince_ditaranto

          Ciao Cinzia,

          vedo che continui a cadere nelle mie provocazioni 😉 ,

          con Falco era solo una battuta, e lui lo sa benissimo, questo perchè fino ad ora non siamo mai stati daccordo su nessun argomento.

          A presto Cinzia cara, avrei anche qualche novità da comunicarti circa quell’iniziativa che ti avevo già accennato. Salutami Wise.

           

           

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