Chi sarà mai colui che ha mosso i fili del complotto ordito contro la Basilicata e di cui si sono fatti portavoce prestigiosi quotidiani nazionali e internazionali? Con questo sibillino quesito l’assessore Folino chiudeva il suo intervento di Domenica scorsa lasciando intendere che quanto denunciato in questi mesi, a partire dalla primavera del 2007, sia in realtà il frutto di una strategia volta a delegittimare una classe politica, quella lucana, che a suo dire ha dimostrato di essere tutt’altro che debole. Ma quello che più colpisce è il fatto che Folino metta in relazione gli avvenimenti del Novembre 2003 (la lotta no scorie) con i fatti giudiziari più recenti, quasi a riconoscere una stessa regia intenzionata ad affossare una regione solo perché magari più virtuosa di altre (nello spendere i fondi europei) e meno incline all’infiltrazione mafiosa, grazie al popolo lucano “mite e determinato”. Ora, con tutto il rispetto per l’autorevolezza dell’interlocutore, mi sembra che alcuni tasselli siano stati messi al posto sbagliato. E’ vero che le ultime sentenze (caso Panio e la condanna di Vulpio) scagionano i politici coinvolti ma è anche vero che alcuni magistrati sono stati trasferiti dal CSM sia a Potenza che a Matera (Genovese e Granese) e che il capo della procura, Galante, si è lasciato decadere. Toghe lucane resta ancora in piedi, nonostante i tentativi di ostacolare le indagini di De Magistris da parte dell’ex ministro della giustizia Mastella (che è stato scagionato dalla procura di Catanzaro dopo però che l’inchiesta “Why not”, non lo dimentichiamo, era stata tolta a De Magistris e avocata a sé dal pg reggente Dolcino Favi), e lo stesso pm di Catanzaro, pur essendo stato trasferito ad altra sede e ad altra funzione, ha vinto il ricorso avverso alla sentenza del Tribunale della Riesame che annullava le perquisizioni a carico di Felicia Genovese e del marito Michele Cannizzaro. Forse, esporsi in questo frangente (e va accreditata a Folino una certa dose di coraggio) è a dir poco intempestivo e rischia di rivelarsi un boomerang nel caso in cui le inchieste in corso dovessero concludersi con condanne per gli imputati. Ma è soprattutto azzardato il teorema ‘foliniano’ che le inchieste giudiziarie siano figlie dei fatti del 2003. Come: una mano invisibile vorrebbe punire, con tali intricate forme di ritorsione, i paladini della lotta anti-scorie, a partire dal “generale” Bubbico? E si servirebbe di magistrati riottosi e impenitenti come De Magistris e Woodcock? Quale mente perversa avrebbe mai potuto escogitare un piano mirato a distruggere la classe dirigente lucana perché rea di essersi opposta coraggiosamente al diktat del governo Berlusconi? Sarà, ma la ‘coraggiosa’ classe dirigente lucana era affiancata (o addirittura preceduta) a quel tempo da migliaia di cittadini che si sono opposti con tutti i mezzi (pacifici) al decreto che istituiva il sito unico nazionale delle scorie radioattive, e non mi sembra che in seguito il governo di centro-sinistra abbia fatto molto per scongiurare il pericolo. Che siano in gioco interessi miliardari (in euro) e che poteri occulti siano all’opera per condizionare gli eventi, aggiustare processi, sistemare potenti, ce lo insegna la storia italiana degli ultimi decenni. Ma che i poteri occulti si servano degli stessi magistrati che indagano su mafia e massoneria, questa mi giunge assolutamente nuova. E se non sono poteri occulti, allora si tratterebbe solo di forze dell’opposizione di centro-destra e così la trovata di Folino non sarebbe altro che una ‘perla’ da campagna elettorale.
Paul Ricoeur ebbe a definire Marx, Nietzsche e Freud “maestri del sospetto”, la qual definizione di sicuro si attaglia agli ultimi due, ma di certo è meno aderente al padre del comunismo per ragioni che in questa sede non è il caso discutere. Può essere che Folino, da ex compagno comunista transitato alla corte del riformismo veltroniano spinto, abbia conservato i tratti del ricoeuriano ‘maestro del sospetto’ e sia ora alla ricerca del burattinaio che muove i fili della storia lucana? Non farebbe meglio a occuparsi, da assessore alle attività produttive, dei motivi che causano, ancora nel 2008, l’emigrazione di migliaia di lucani in cerca di occupazione, nonostante le ricchezze naturali che hanno trasformato la Basilicata nel colabrodo d’Italia, quanto a numero di perforazioni?