Domani, care ragazze, ci tocca. Che abbiamo 20 o 60 anni, che siamo basse, alte, grasse, magre, rosse, brune, bionde, domani è la nostra festa. Saremo inondate di fiori e sorrisi, di abbracci ed auguri. E domani sera sarà la nostra sera. Usciremo con le amiche, come facciamo sempre o non facciamo da tempo. Ci libereremo di mariti, figli, fidanzati. Andremo a festeggiare. … Cosa?
Siamo sicure che i bagordi di un sabato sera che potrebbe essere uno qualunque, siano il modo migliore di rendere omaggio a migliaia di sorelle, compagne, donne che hanno sacrificato se stesse nella lotta contro la discriminazione sessuale? Siamo certe che il ramoscello di mimose che riceveremo domani sia sufficiente per ricordare Hina e le ragazze come lei, uccise per aver scelto una vita “diversa”? Basteranno per restituire il sorriso a chi ha subito l’infame pratica dell’infibulazione? Serviranno a sedare il dolore di donne vittime di abusi e violenze quotidiani?
E poi, guardiamoci intorno, ragazze. Cosa abbiamo da festeggiare, noi donne “normali”, donne del 21° secolo? Una parità ed un’uguaglianza sempre auspicate e mai totalmente raggiunte? Pensate alle quote rosa. Lo zuccherino per indorare la pillola che tanto nessuna donna diventerà mai Primo Ministro o Presidente della Repubblica. Pensate che nel 2008 a garantire le pari opportunità ci vuole un’istituzione ministeriale, si formulano leggi ad hoc per favorire l’imprenditoria femminile; praticamente siamo una categoria protetta, al pari dei diversamente abili. Solo che loro un buon motivo ce l’hanno per essere tutelati, noi invece siamo … donne.
E’ vero, tra le grandi vittorie che abbiamo ottenuto, c’è il diritto di voto, una conquista – tutto sommato – molto recente, se consideriamo che data massimo un secolo (in Finlandia le donne ottennero il diritto al voto nel 1906; in Italia 40 anni più tardi, nel 1945). Anche la Costituzione Italiana ci tutela. All’art. 37, recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Ci è consentito di lavorare, e di adempiere alla nostra essenziale funzione familiare (diritto riservato solo a noi donne! Non hanno forse anche gli uomini essenziali funzioni familiari?); però, care mie, arrivate al momento di “maritarci”, ci tocca compiere una scelta: carriera o famiglia. E non ditemi che ci sono forme di lavoro flessibile, che le madri che lavorano sono tutelate, o cose simili. La verità è che se non hai i genitori che badano al pargolo, o se non hai un’entrata mensile più che dignitosa da permetterti l’asilo nido, puoi dire ciao al lavoro e a tutte le favolette sulla realizzazione della donna nel mondo del lavoro e tornare al tuo posto, quello assegnatoti da Madre Natura: l’angelo del focolare e … dei piatti da lavare, dei panni da stirare, del bambino da accudire, del marito da servire.
A proposito di lavoro e carriera, a noi donne sarà sempre riservato il secondo posto sul podio. Ci verrà sempre assegnata la sola medaglia d’argento perchè esisterà sempre un tetto di cristallo a separarci dalla vetta riservata rigorosamente agli uomini. Guadagneremo tantissimo, ma mai quanto un uomo. La nostra carriera farà passi da gigante, ma davanti a noi ci sarà sempre un uomo. Potremo fare parte del top management di un’azienda, ma saremo sempre vice di qualcuno che guarda caso – fa la pipì in piedi (e si dimentica sempre di abbassare la tavoletta del wc).
Vogliamo parlare poi di un altra grande conquista, la libertà sessuale? Qui si sprecherebbero fiumi di parole. Quarant’anni fa, correva il glorioso anno 1968, i reggiseni venivano bruciati nelle piazze, per le strade, per rivendicare una dignità che andasse più in alto di un paio di gambe, un sedere e un paio di tette. Oggi i reggiseni li riempiamo fino a straripare, quando non possiamo ricorrere all’aiutino del chirurgo che ci dota di due perfetti globi che sfidano la forza di gravità, restando immobili nel tempo, strizzati in attillati corpetti che ce li tengono su, a mo’ di tonsille. Qualche anno fa, le femministe gridavano disgustate e arrabbiate contro la cultura maschilista della donna oggetto. Oggi, le femministe tacciono e le donne fanno di tutto per diventare oggetto: di desiderio, di ammirazione, di attenzione. Sculettano, ammiccano, gemono, si scosciano, si spogliano, si vendono. Di tutto. Pur di dimostrare che sì, alla fine siamo libere di essere e di esprimere noi stesse. Quella che un tempo si chiamava prostituzione, ora si chiama libertà.
No, care ragazze, le mimose non le vogliamo.
Certo che ne è passato di tempo da quell’ 8 Marzo 1848.
la scelta di questa data risale all’8 marzo 1848, quando le lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento di New York proclamarono uno sciopero cui parteciparono trentamila donne, la più gigantesca manifestazione femminile che si fosse mai avuta negli Stati Uniti.
Forse l’otto marzo italiano viene triturato nella commercializzazione di massa che inghiotte Natale, San Valentino e quant’altro. Ma le donne afghane, o le donne minacciate di lapidazione in Sudan e in Nigeria riportano alla mente quello che c’é dietro questa festa, stabilita nel lontano 1910 a Copenhagen dalla Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste per chiedere parità di trattamento rispetto agli uomini, cominciando dal diritto di voto (ricordo che in Italia le donne votano solo dal 1946).
Lo sciopero negli Stati Uniti proseguì per diverse giornate ma fu proprio l’8 Marzo che la proprietà dell’azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire dalla stessa.
Un incendio ferì mortalmente 129 operaie, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano semplicemente di migliorare la propria qualità del lavoro.
Tra di loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle donne italiane che, come le altre, cercavano di migliorare la loro condizione di vita. L’8 marzo assunse col tempo un’importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità.
Dignità, appunto non festini a luci rosse e cene.
Senza significato, quindi, i baci, gli abbracci e, cosa più sciocca, GLI AUGURI!!
Ma di cosa????!!!!!!
Fu Rosa Luxemburg che propose l’8 marzo come giornata mondiale per i diritti e l’emancipazione della donna per ricordare l’eccidio di 129 lavoratrici tessili della Cotton di New Jork che l’8 marzo del 1908 dopo alcuni giorni di sciopero il proprietario le rinchiuse dentro lo stabilimento e diede fuoco alla fabbrica.
La lotta delle lavoratrici per il lavoro ed una pari dignità nei posti di lavoro è segnata nella storia da innumerevoli abusi da parte del potere maschile e la strada per l’emancipazione non sempre è stata priva di ostacoli, il più delle volte ha incontrato resistenze e opposizioni di inimmaginabile potenza, e spesso anche i più elementari diritti vengono puntualmente messi in discussione, come accade oggi per la legge 194.
A tutte le donne, a coloro che ancora combattono quotidianamente e subiscono violenza nel posto di lavoro, nella famiglia e soprattutto nei rapporti di coppia rivolgo il mio pensiero e a loro dedico queste due canzoni dei primi del novecento che hanno segnato il cammino del movimento femminista.
un augurio di cuore a tutte, tonino
LA LEGA
Autore: Canzone popolare Anno 1900/1914
Sebben che siamo donne,/ paura non abbiamo:/ per amor dei nostri figli, per amor dei nostri figli;/ sebben che siamo donne,/ paura non abbiamo:/ per amor dei nostri figli/ in lega ci mettiamo.
A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti, e noialtri socialisti/ A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti vogliamo la libertà
E la libertà non viene/ perché non c’è l’unione:/ crumiri col padrone/ son tutti da ammazzar.
A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti, e noialtri socialisti/ A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti vogliamo la libertà
Sebben che siamo donne,/ paura non abbiamo:/ abbiam delle belle buone lingue/ e ben ci difendiamo.
A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti, e noialtri socialisti/ A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti vogliamo la libertà
E voialtri signoroni/ che ci avete tanto orgoglio,/ abbassate la superbia/ e aprite il portafoglio.
A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri lavoratori, e noialtri lavoratori/ A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri lavoratori i vôrôma vess pagà.
A oilì oilì oilà e la lega la crescerà/ e noialtri socialisti vogliamo la libertà.
son la mondina son la sfruttata
Son la mondina, son la sfruttata,
son la proletaria che giammai tremò:
mi hanno uccisa, incatenata,
carcere e violenza, nulla mi fermò,
Coi nostri corpi sulle rotaie,
noi abbiam fermato i nostri sfruttator;
c’è molto fango sulle risaie,
ma non porta macchi il simbol del Iavor,
E lotteremo per il lavoro,
per la pace, il pane e per la libertà,
e creeremo un mondo nuovo
di giustizia e di nuova civiltà.
Questa bandiera gloriosa e bella
noi l’abbiam raccolta e la portiam più in su
dal Vercellese a Molinella,
alla testa della nostra gioventù.
E se qualcuno vuoi far la guerra,
tutti uniti insieme noi lo fermerem:
vogliam la pace sulla terra
e più forti dei cannoni noi sarem.
L’8 marzo checchè se ne dica o si voglia far credere è una giornata dedicata alle donne ! La celebrazione della donna in questa giornata ha avuto un motivo di esserci:tutto quello per cui oggi non ha senso aveva un valore altissimo in passato!Non è per andare a mangiare tutte insieme tante amiche ( il che è anche bello ) che si è pensato all’8 marzo , nemmeno quello di prendere un modello maschile e denudarlo a mo’ di streep-teese, ma è stato pensato come una giornata che rappresenti l’uscire fuori da un silenzio atavico, uscire sulla scena , fare sentire che ci siamo e vogliamo tutelare e difendere i nostri diritti di persona, di mogli, di madri, di compagne!Avere pari opportunità nel mondo del lavoro, nella politica. E chi meglio del movimento delle donne ha saputo traghettare questo percorso faticoso e possibile! Cara Cinzia i percorsi della storia sono lunghi, le donne hanno preso nel tempo posti di alto profilo , lo sappiamo tutti e non sto qui a ricordarlo, ma non abbastanza, sta a voi giovani continuare a percorrere il cammino e… potremo dire , anzi potranno dire i nostri nipoti cosa avrete lasciato.Viva l’8 marzo
Oramai l’8 Marzo e’ diventato un giorno dove le donne si devono liberare dei mariti,fidanzati ecc.ecc. per poter andare a festeggiare da sole in qualsiasi luogo pubblico o privato.Festeggiare, bere,mangiare guardare i soliti califogna dreem man esibirsi,invece di fermarsi e riflettere a cosa e’ successo tanti anni fa’ perche’ si festeggia la festa della donna.Ebbene si,tutto questo e’ diventato il giorno della festa della donna.Un abbraccio a tutte le donne e AUGURI……..
Tutto vero, tutto giusto, quello che dici, Mep.
Il problema, però, non è ricordarsi della donna un giorno all’anno, ma fare in modo di non dimenticare tutte le lotte, le discriminazioni, i soprusi subiti, per i restanti 364 giorni.
E questo è quello che accade, purtroppo.
Le Donne con la D maiuscola dovrebbero sentirsi offese di assistere alla più totale mercificazione del corpo femminile, non imposta dall’uomo, ma scelta volontariamente.
Accendete la TV, in qualunque momento della giornata.
Non vi viene la nausea? Pezzi di stoffa microscopici, minigonne inguinali, fili interdentali a separare due glutei tiratissimi, sorrisi smaccatissimi a dire: Guarda quanto sono bella, sono qui per te… A questo pensava Rosa Luxemburg quando propose di dedicare una giornata alla donna?
O forse pensava alle starlette di bassa categoria che in nome del nudo artistico, si svestono con una naturalezza tale da passare per candore? E intanto fioccano calendari e pubblicità a gogò!
Magari aveva in mente di celebrare le soubrettine che, pur non capendoci niente di calcio, ma intendendosene bene di calciatori, diventano bomboniere parlanti (pensanti?… beh, ho i miei dubbi) in programma di soli uomini, riservati a soli uomini, che parlano di argomenti prettamente maschili: uno fra tutti, i programmi di calcio!
E se c’è una veramente brava a parlare di calcio, vedi Ilaria D’Amico, l’attenzione non va a quanto sia brava, ma a quanto sia attillato il suo tubino nero!
Davanti a tutto questo, dovremmo arrabbiarci, indignarci, protestare… Ma no, ci accontentiamo delle quote rosa, e dell’illusione che un giorno, forse, ce la faremo e ci verrà riconosciuta l’uguaglianza. Forse quando per procreare, non saranno più necessari gli spermatozoi maschili e faremo figli con le molecole del nostro midollo osseo!
Il nemico delle donne, Corvo ha maledettamente ragione, sono loro stesse. E lo dice una che ha come libro sacro, L’Eunuco Femmina, di Germaine Greere, la profetessa del femminismo!
Manchiamo di spirito di squadra, di unità d’intenti. Una volta ci siamo arrabbiate, ma ora la rabbia è sbollita. Abbiamo avuto il contentino e la pace sia con noi!
cara cinzia non sono d’accordo, l’8 marzo non è solo un giorno diverso dagli altri 364.
l’8 marzo è qualcosa di più, e la volontà di migliaia di donne e di uomini, (si anche di uomini), che credono profondamente che la società possa effettivamente cambiare e le discriminazioni sessuali, razziali, di cultura o di religione possano un giorno essere solo un lontano brutto ricordo e che ognuno di noi possa contare nella vita e nella società per le sue reali capacità e non per la sua appartenenza ad un sesso cosiddetto più forte. Tutte quelle manifestazioni di volgarità gettate addosso al mondo femminile dalla televisione, dai giornali e dai calendari altro non sono che i tentativi di chi non ha mai creduto in una vera emancipazione di continuare a proporci la donna oggetto solo buona per essere messa in mostra e soddisfare le depravazioni di una classe maschile che ancora si ostina a non considerare la donna per la sua intelligenza e le sue effettive capacità.
Per fortuna c’è ancora tanta gente che nell’8 marzo ci crede per davvero, uomoni e donne che non andranno stasera a festeggiare in un ristorante o peggio ad assistere ad uno streep teese maschile, ma che fanno di questa giornata un momento di lotta e di riflessione su quello che accade ogni giorno a tante donne che subiscono stupri, violenza nei posti di lavoro, dai propri mariti e da una società che nonostante parla di quote rosa a quelle quote non ha mai creduto e non ha mai rimosso gli ostacoli per un effettivo inserimento delle donne nella vita pubblica. Lo stesso fatto che si parli di quote rosa è già un sintomo di discriminazione, in quanto in una società veramente uguale non ci sarebbero quote da rispettare ma solamente la determinazione di uomini e donne con uguali diritti e uguali doveri che si farebbero strada nella vita per la loro intelligenza e la loro capacità.
tonino
L’augurio che mi sento di fare a tutte le donne per l’otto marzo è quello di sconfiggere il nemico che più si oppone alla loro piena emarginazione ovvero……LORO STESSE. (parlo solo dell’occidente ovviamente)
Spero che i più mi abbiano capito
Good night and good luck
Sono completamente daccordo con Cinzia e Corvo. Purtroppo ci sono molte donne che, per essere considerate, puntano sull’aspetto sexy. Chiaramente questo vostro modo di fare può creare tanto piacere in noi uomini che, appunto, vi consideriamo solo per questo e non per il fattore intelligenza.
A mio modo di vedere la parità assoluta uomo-donna è soltanto una utopia. La donna non può pensare di sostituirsi ad un uomo in tutto e, a maggior ragione, vale il viceversa. La natura alle donne (purtroppo non per tutte) ha dato un compito fondamentale che richiede tanto impegno. Avete il compito di far crescere la famiglia. Questo è un compito veramente gravoso, che richiede delicatezza e sensibilità, e noi uomini non saremo mai in grado di sostituirvi in questo proprio perchè, per natura, siamo diversi. Non potete pensare che crescere un bambino sia un qualcosa di serie B, una specie di schiavitù e di sottomissione al maschio prepotente. I vostri diritti conquistati negli anni sono sacrosanti ma, parlo di diritti reali e non di diritti di facciata (vedi quote rosa).
Forse non riuscirete mai a scalzare l’uomo dai posti di potere, forse siete destinate sempre al secondo posto nel lavoro e nella carriera ma, avrete sempre il ruolo primario ed indispensabile per la famiglia.
Vi prego donne non abbandonate il concetto di famiglia, non continuate a sottovalutarvi in questo, non continuate ad inseguire il lavoro e la carriera abbandonando la famiglia. Attenzione dunque ad inseguire falsi concetti di libertà e di uguaglianza che, inevitabilmente, ci porteranno alla nostra autodistruzione.
Tanti Auguri Donne…..grazie di esistere…
No, Gianni, scusami, ma il senso delle mie parole è esattamente il contrario di quello che tu affermi. Anzi, è proprio una concezione così atavica della donna che va superata.
Nel 2008 penso sia tempo di parlare di famiglia formata da un uomo ed una donna con pari diritti e responsabilità.
La donna deve mandare avanti la famiglia? E l’uomo, che deve fare?
E no!! Basta pensare che l’universo familiare debba gravare sulle spalle di una donna! E che una donna sulla base di questo, debba sempre scegliere, rinunciare, acoontentarsi… Non è forse su questo sproporzionato spirito di sacrificio che si fonda la società dei bamboccioni?!
La natura ci ha dato la possibilità di mettere al mondo dei figli così come l’ha data all’uomo. Una donna senza uomo non può procreare e viceversa. Non mi pare ci sia stato assegnato di default, in esclusiva, il ruolo di tirare e tenere su la famiglia!
Io donna in quanto persona, essere umano, devo poter scegliere come te uomo, in quanto persona, essere umano. E devo essere messa nelle tue stesse condizioni di farlo.
Questo è il principio delle pari opportunità!
La diversità fra uomo e donna è innegabile ed è un bene che esista. Ma non deve coincidere con subordinazione, con differenza, con disparità.
Un grazie a ciffo e cristoforo, il cui post, insieme a quelli accorati di tm, restituisce la giusta dimensione, il giusto senso ad una ricorrenza che noi donne dovremmo tenere a mente tutto l’anno.
Meno male , e’ passato l’otto marzo, e tutte le donne che si reputano di una certa levatura morale e intellettuale, sono salve!!Non hanno preso parte a nessuna iniziativa che potesse far pensare che il loro punto di vista fosse lo stesso di molte altre. Che hanno preso le mimose donatele ma …per educazione !che quando è stato rivolto loro l’augurio, hanno dato segno di insofferenza…”di una banalità!”Donne, vi rendete conto che non vi apprezzate? che un giorno dedicato è una maniera di porre attenzione a quello che si è e a quello che si vuole? E’ vero ci sono tanti giorni nell’anno per poter affrontare le problematiche ,ma lo si dice solo in occasione dell’8 marzo. Anche se non acccettato o condiviso da tutte è un giorno che fa riflettere, eccome! Auguri per altri 364 giorni dell’anno.
Scusami se sono in ritardo ma questa settimana non ho avuto modo di risponderti. Cara Cinzia, non ho mai detto che la donna deve stare in casa a lavare i piatti e l’uomo deve andare allo stadio. Sia l’uomo che la donna hanno delle responsabilità gravose per la crescita della famiglia. Non ho mai pensato minimamente che la donna deve accontentarsi o deve essere subordinata all’uomo. Mi dispiace che hai inteso le mie parole in questo modo ma, ti assicuro, che ho profondo rispetto per l’universo femminile. Tutto mi si può dire ma, assolutamente, non accetto l’accusa di essere considerato un maschilista.
Quello che ho voluto sottolineare è il vostro ruolo nella famiglia. Avete sempre dimostrato superiorità in questo anche perchè noi uomini (parlo in generale) molto spesso non abbiamo sempre fatto il nostro dovere. Con questo non voglio dire assolutamente che dovete pensare solo alla famiglia e che non avete il diritto di pensare ad altro. Ho voluto soltanto dire che quel ruolo non potete considerarlo come secondario e non gratificante, perchè farlo, potrebbe essere un errore per la crescita delle generazioni future. Poi, ripeto, tutti hanno la libertà di scegliere per la carriera rispetto alla famiglia.
Come su tutte le celebrazioni, anche su quella dell’8 marzo si è inevitabilmente depositata una patina di ritualità, retorica, consumismo e travisamento delle motivazioni per le quali era nata.
Sta quindi ad ognuno ricordarla nel modo che ritiene più giusto.
Io vorrei che non fossero dimenticate le donne che, anche da Monte, da fine Ottocento a tutti gli anni sessanta-settanta del secolo scorso sono emigrate mostrandosi più coraggiose, intraprendenti e tenaci dei loro uomini; nè quelle che, quando erano i mariti a partire,ne prendevano il posto in campagna e mantenevano in piedi le famiglie; nè le braccianti che hanno lavorato per quaranta-cinquantanni alla Dogana e simili.
E’ possibile rendere loro merito non solo con la memoria. All’interno di un processo storico che una ventina di anni fa nessuno era in grado di immaginare, il posto delle nostre antiche emigrate è stato oggi preso, anche a Monte, dalle straniere che accudiscono i nostri anziani. Rispettando loro onoreremo le nostre.
Bel pensiero quello di Cristoforo. Mi unisco.
Auguri a tutte le donne. Il cammino è ancora lungo per una vera uguaglianza ma ho fiducia che le cose davvero cambieranno. E’ troppo evidente la supremazia delle donne in mille campi. Proviamo ad esempio a leggere i commenti delle donne su monte.net. Mediamente sempre più competenti, meno aggressivi, più dialoganti e costruttivi. Se solo ci fossero più donne nei posti di potere credo che davvero avremmo mille problemi in meno.
http://www.basilicatanet.it/news/article.asp?MenuGuid={90BF8C89-BCE8-40C9-9000-0C8B66B3912F}&id=629449
Ancora una umiliazione per le vittime dei casi irrisolti.
il Consiglio Regionale ha premiato tre donne lucane. Non hanno premiato Olimpia. Con tutto il rispetto per le vincitrici, ma che senso hanno le loro iniziative di fronte alle battaglie che ha affrontato e affronta Olimpia? Vale più il suo esempio o quello delle altre? E’ l’ennesimo tentativo di emarginare la sua lotta da parte dell’ establischment lucano.
Perchè tutto questo non vi indigna? Perchè ricordate gli esempi del passato e non guardate questo schiaffo per le donne e per le mamme?
Questro premio è la metafora della umiliazione della povera gente perpetrata nell’indifferenza di moltissimi(docenti, ragazzi e soprattutto donne), ma per fortuna non di tutti.
Mario
Ciao mario,
capisco il tuo rammarico e la tua rabbia, ma sinceramente dare ad Olimpia quel tipo di premio per me sarebbe stato + un beffa che un riconoscimento, anche perchè per la speranza di una madre nn esiste un premio e nessuno mai riuscirà a istituirne uno. Spero che tu nn fraintenda queste mie parole.
un abbraccio.Piero
Non sapevo del premio Esther Scardaccione.
Sarebbe stato un bel gesto comprendere fra le premiate – come ha chiesto Mario Dimichino – Olimpia Orioli. Ferma restando, da parte mia, un’insufficiente conoscenza dellla questione complessiva e qualche perplessità su come viene condotta la campagna affinchè le sia resa giustizia, rimane il fatto che questa madre giustizia ancora non ha avuto.
Il riconoscimento sarebbe servito quindi a rilanciare la sua sacrosanta richiesta.
Peccato che il premio sia andato invece solo a persone – probabilmente egregie e meritevoli – del solito giro.
Non ne faccio una questione di individui, ma di ceti e ambienti. Mi sembra che anche la famosa società civile, rappresentata da associazioni e simili, spesso abbia creato da noi solo nuovo, piccolo notabilato. Piccolo anche nel senso che spesso, dietro sigle e denominazioni suggestive, c’è poca poca gente.
Non è questo certo il caso del movimento cui fa riferimento la signora Orioli.
Al di là di tutto, mi sembra che anche i riconoscimenti conferiti con trasparente metodo democratico non tengano conto del fatto che c’è una parte importante della nostra società che da queste cose rimane fuori perchè non ne sa niente, non fa parte della sua cultura, si imbarezzerebbe perfino se ne fosse coinvolta, ecc.
In tempi di impopolarità della politica e di restringimento delle aree sociali che vi partecipano, anche questo episodio suscita amarezza.
Mi scuso per la schematicità di queste frettolosissime considerazioni.
Sono d’accordo con Mario e Cristoforo Magistro: il nome di Olimpia doveva essere tra le persone premiate.
Caro Piero (ne approfitto per salutarti carissima Carona) so che questo premio non avrebbe certo lenito il dolore di Olimpia ma ti posso assicurare che ci teneva tantissimo. Per lei ogni volta che si riesce a parlare del suo caso è una maniera per non far dimenticare nell’opinione pubblica l’ingiustizia subita, per non far cadere tutto nel dimenticatoio .
Vi voglio ricordare che per anni hanno fatto passare questa signora per pazza, per anni ha abbaiato alla luna. Solo in questi ultimi tempi ha visto qualcosa aprirsi…una piccola parte della società civile che la sostiene.
Era stata lei a metterci a conoscenza di questo premio e ci aveva chiesto se ci potevamo impegnare nella raccolta di firme a sostegno della sua candidatura. Come dirle di no…
Ricordo che in una mezza mattinata abbiamo raccolto una cinquantina di firme assai più velocemente di quanto pensassimo a conferma della sensibilità della gente attorno a questa storia.
Insieme a noi (su questo Mario può essere più preciso) hanno raccolto firme a Matera, a Bernalda , a Ferrandina e a Potenza ( probabilmente anche altrove …).
Evidentemente questa stessa sensibilità non è arrivata al Consiglio Regionale che ha ignorato il volere di tanti cittadini e ha sbattuto la porta in faccia ad Olimpia e a tutti noi che sosteniamo la sua battaglia.
Non metto in dubbio che queste donne premiate siano meritevoli (non le conosco e non mi permetto di giudicarle) ma il Consiglio Regionale e il suo presidente Maria Antezza ci devono spiegare perché la petizione popolare è stata totalmente ignorata.
Sarà stato ancora una volta una manifestazione autorefenziale con premiazione della gente del solito giro?? Il dubbio è forte!!
…ma veramente potevamo sperare che quel premio andasse ad Olimpia?
Purtroppo è anche colpa nostra.
Insomma… Olimpia dopo anni di emarginazione ha trovato finalmente un minimo di appoggio e comprensione da un pezzetto di società civile. Proprio questo pezzo di società civile ha cominciato a chiedere giustizia e cambiamento, a gridare a tutti che il mito della basilicata felice non esiste, che bisognava tutti muoversi per cambiare direzione. Olimpia è diventata simbolo di tutte queste persone e movimenti che sono stufi di tante cose che da anni in Basilicata vanno in un certo modo. E ora crediamo davvero che la stessa Basilicata che questo pezzetto di società civile critica e vuole cambiare vada a premiare Olimpia autofustigandosi?
E a cosa sarebbe servito un premio senza che questo fosse accompagnato da autocritica e propositi di cambiamenti? Assolutamente a nulla! Come dice piero sarebbe stata l’ennesima beffa!
E allora meglio così… meglio rendere ancora più evidente il distacco che c’è tra la Basilicata vera e quella felice… perchè loro sono davvero felici.
Assegnare il premio a Olimpia avrebbe significato riconoscere la legittimità e l’importanza della sua battaglia. Non era pensabile nè ipotizzabile!
Bene ha fatto Mario a sottoporre tale richiesta, spero con il chiaro intento di provocare e non con la speranza che Olimpia ricevesse davvero quel premio!
Purtroppo Olimpia e storie come la sua fanno parte di una Basilicata che non si vuole vedere, non si vuole riconoscere, a cui non si vuole dare voce.
Nella sua lettera Mario ha paragonato la signora Fuina alle madri argentine di Plaza de Mayo. Il paragone è più che calzante. Non solo per il dolore che le accomuna, ma anche per il silenzio che le circonda.
Conosco una donna pemiata dal consiglio Regionale della Basilicata Anna Selvaggi: antesignana dell’associazione lucana federcasalinghe, poi federcasalinghe donne Europee, ora, mi sfugge la sigla per cui la commissione l’ha premiata.Conoscendo in passato l’associazione perchè facente parte, ho condiviso i programmi per il raggiungimento degli obiettivi che potessero migliorare la condizione della donna casalinga,e tutelarne i diritti non riconosciuti sino ad ora. La nostra, Selvaggi, casalinga per “vocazione” ha saputo ben impiantare nel nostro territorio supervisonata da Federica Rossi Gasparrini( che fine ha fatto?) un’associazione che , secondo me con tutti i buoni propositi, non ha prodotto granchè se non qualche mostra e vendita di beneficenza stile old-America, qualche congresso nazionale a ridosso di elezioni … sul territorio, non mi viene in mente Niente! Alla luce delle ultime notizie, mi rendo conto che qualcosa ha prodotto: l’elevazione a Donna dell’anno a Anna Selvaggi.Sara’ certamente una donna che conta, ma vorrei sapere per quali motivi, forse perchè è riuscita ad uscire fuori dal suo guscio dorato ed entrarne in un altro più intricante e ambizioso? buon per lei!Ma come ha detto Magistro, queste persone si prendono i meriti perchè notabili che si celano dietro sigle che poco o nulla rappresentano se non se stessi . Spero di sbagliarmi!
quando raccogliemmo le firme per Olimpia, anch’io ebbi gli stessi dubbi di Ciffo, tanto da dire al Drago che sarebbe stato troppo controtendenza assegnare il premio ad una signora che NON lo merita.
Eh si, perchè la nostra Signora, non si occupa del sociale, dell’inserimento delle casalinghe (desperate housewives?), Lei ha un solo piccolo cruccio: conoscere la verità! Sono ormai passati vent’anni, e, ancora nessuno Le ha spiegato come e perchè suo figlio è morto! Penso che questo sarebbe stato il più bel premio per Olimpia…e,anche per tutti noi.
Auguri Mamma Olimpia, continui pure la sua battaglia, noi saremo sempre al suo fianco.