OPERE PREMIATE: |
Poesia: QUANDO TACE LA CICALA (Paolo Sangiovanni) |
Racconto: L’UOMO INVISIBILE (Anna De Castiglione) |
Fotografia: FOTOGRAMMA (Francesca D’Erario) |
Il concorso Parole e immagini bandito da Azione Diretta durante l’estate si è concluso il 27 dicembre 2005 con la premiazione della poesia, racconto e fotografia vincitrici sul tema Oggetti e soggetti d’amore.
La sala dell’ Oratorio che ha ospitato la giuria e i vincitori era inaspettatamente gremita. Certo poteva essere una scelta strategica organizzare un evento, cui i montesi non sono abituati, in una sala così piccola: coltivare l’illusione del successo, personale prima di tutto e collettiva poi, è la priorità di chiunque si cimenti con eventi simili. Considerando anche il periodo natalizio che rende tutti degli amanti del tepore familiare.
La necessità dell’autoconvinzione che tutto sia andato per il meglio, questa volta, però, è stata messa da parte alla fine della serata quando finalmente ci si può confessare quello che comunque sarebbe andato storto. Non avevamo immaginato, infatti, né che sarebbero state occupate tutte le sedie, né che molta gente avrebbe sopportato di rimanere in piedi per un’ora abbondante. Il primo ringraziamento, dunque, va soprattutto a coloro che hanno accettato l’invito, compresi gli amici di Liberalia ( periodico meridiano d’informazione culturale edito a Matera) che non solo erano presenti quella sera ma hanno collaborato nella promozione del concorso pubblicando il bando sul loro giornale e inviandolo in tutte le città italiane in cui Liberalia viene distribuito. Creare dei ponti tra i paesi lucani sconosciuti a volte l’uno all’altro deve essere uno degli obiettivi fondanti iniziative del genere.
Oltre i materani di Liberalia, infatti, il concorso ha fornito l’occasione di conoscere Antonello Tolve, un giovane poeta di Rionero nonché collaboratore della cattedra di Storia della Fotografia all’ Università di Salerno, molto colto, che ha giudicato le poesie facendo notare le influenze letterarie presenti nello stile del vincitore che solo un appassionato esperto poteva rilevare in maniera così accurata. La serata è stata impreziosita, grazie ad Antonello, da spunti che nonostante fossero eruditi ed elitari hanno testimoniato la qualità del concorso e gratificato il vincitore, Paolo Sangiovanni, un (quasi) settantenne napoletano, stupito che il suo componimento Quando tace la cicala richiami “alcune ritualità rintracciabili nelle sensuali formulazioni offerte dal Cantico dei Cantici”.
Il potentino Antonello Faretta, invece, aveva già aderito un anno prima all’iniziativa assicurando la sua presenza nella giuria. Il suo tirocinio da fotografo a Parigi, la collaborazione con registi come Marco Bellocchio e Abbas Kiarostami per la realizzazione dei suoi film, il coraggioso impegno nella direzione artistica del neonato Potenza Film Festival, lo rendeva un elemento adeguato alle esigenze del concorso che presentava una sezione fotografica. Antonello ha esordito affermando che è difficile giudicare una fotografia, forma d’arte che non ammette parole esplicative e non deve averle, deve invece suscitarle: la storia sconosciuta dell’ autore deve emergere nella sua forma più pura, nel rapporto sincero tra se stesso e il suo soggetto. Francesca D’Erario, grafico gravinese, ha vinto, a mio avviso, perchè è riuscita a racchiudere in uno scatto la capacità di protezione che una qualsiasi madre, anche una clochard, può trasferire al suo bambino, e la precarietà delle condizioni che a volte fa da sfondo allo sviluppo di un intenso rapporto d’amore.
Costantino Dilillo, che ha visionato i racconti partecipanti, è uno dei tanti insospettabili scrittori che ufficialmente svolgono una professione completamente opposta a quelle che sono le proprie passioni. E’, infatti, un bancario e un ironico e intelligente scrittore, poeta e autore di romanzi teatrali materano conosciuto anche a Montescaglioso. Recentemente ha pubblicato con la BMG di Matera un libro dal titolo Pistacchi e frottole che raccoglie gli arguti articoli che pubblica su Liberalia con lo pseudonimo di w/cody. Oltre alla piacevole riflessione sulla scelta “controcorrente” del tema del concorso, Costantino Dilillo ha fatto notare la capacità della vincitrice, la milanese Anna De Castiglione, di descrivere il tormento dell’amore, non ricambiato, dal punto di vista di un uomo, Stefano Ricci, il protagonista “che non era nè bello nè brutto; ma il suo viso portava la peggiore delle disgrazie: era difficile da notare e facile da dimenticare.”
Il confronto si è realizzato dunque non solo tra alcune delle menti più interessanti e creative della nostra regione su una tematica che potrebbe considerarsi inflazionata ma anche tra i partecipanti stessi, latori delle varie accezioni attribuibili ad un sentimento, l’amore, con cui ciascuno di noi è costretto a confrontarsi nella propria vita perché, come abbiamo scritto sul bando, l’amore non è un privilegio riservato solo ai destinatari delle frecce di Cupido. Sia le immagini che le parole hanno potuto raccontare delle esperienze che ognuno può farne. Nell’attaccamento critico e al tempo stesso orgoglioso nei confronti della propria terra, nella totale dedizione verso un figlio, nel malinconico ricordo dell’unità familiare quando si era bambini, nell’appagante corrispondenza di “amorosi sensi” e purtroppo nel tormento di chi insegue il suo oggetto d’amore perché non sempre si verifica la legge dantesca dell’ “amor ch’a nullo amato amar perdona”.
La sala dell’ Oratorio che ha ospitato la giuria e i vincitori era inaspettatamente gremita. Certo poteva essere una scelta strategica organizzare un evento, cui i montesi non sono abituati, in una sala così piccola: coltivare l’illusione del successo, personale prima di tutto e collettiva poi, è la priorità di chiunque si cimenti con eventi simili. Considerando anche il periodo natalizio che rende tutti degli amanti del tepore familiare.
La necessità dell’autoconvinzione che tutto sia andato per il meglio, questa volta, però, è stata messa da parte alla fine della serata quando finalmente ci si può confessare quello che comunque sarebbe andato storto. Non avevamo immaginato, infatti, né che sarebbero state occupate tutte le sedie, né che molta gente avrebbe sopportato di rimanere in piedi per un’ora abbondante. Il primo ringraziamento, dunque, va soprattutto a coloro che hanno accettato l’invito, compresi gli amici di Liberalia ( periodico meridiano d’informazione culturale edito a Matera) che non solo erano presenti quella sera ma hanno collaborato nella promozione del concorso pubblicando il bando sul loro giornale e inviandolo in tutte le città italiane in cui Liberalia viene distribuito. Creare dei ponti tra i paesi lucani sconosciuti a volte l’uno all’altro deve essere uno degli obiettivi fondanti iniziative del genere.
Oltre i materani di Liberalia, infatti, il concorso ha fornito l’occasione di conoscere Antonello Tolve, un giovane poeta di Rionero nonché collaboratore della cattedra di Storia della Fotografia all’ Università di Salerno, molto colto, che ha giudicato le poesie facendo notare le influenze letterarie presenti nello stile del vincitore che solo un appassionato esperto poteva rilevare in maniera così accurata. La serata è stata impreziosita, grazie ad Antonello, da spunti che nonostante fossero eruditi ed elitari hanno testimoniato la qualità del concorso e gratificato il vincitore, Paolo Sangiovanni, un (quasi) settantenne napoletano, stupito che il suo componimento Quando tace la cicala richiami “alcune ritualità rintracciabili nelle sensuali formulazioni offerte dal Cantico dei Cantici”.
Il potentino Antonello Faretta, invece, aveva già aderito un anno prima all’iniziativa assicurando la sua presenza nella giuria. Il suo tirocinio da fotografo a Parigi, la collaborazione con registi come Marco Bellocchio e Abbas Kiarostami per la realizzazione dei suoi film, il coraggioso impegno nella direzione artistica del neonato Potenza Film Festival, lo rendeva un elemento adeguato alle esigenze del concorso che presentava una sezione fotografica. Antonello ha esordito affermando che è difficile giudicare una fotografia, forma d’arte che non ammette parole esplicative e non deve averle, deve invece suscitarle: la storia sconosciuta dell’ autore deve emergere nella sua forma più pura, nel rapporto sincero tra se stesso e il suo soggetto. Francesca D’Erario, grafico gravinese, ha vinto, a mio avviso, perchè è riuscita a racchiudere in uno scatto la capacità di protezione che una qualsiasi madre, anche una clochard, può trasferire al suo bambino, e la precarietà delle condizioni che a volte fa da sfondo allo sviluppo di un intenso rapporto d’amore.
Costantino Dilillo, che ha visionato i racconti partecipanti, è uno dei tanti insospettabili scrittori che ufficialmente svolgono una professione completamente opposta a quelle che sono le proprie passioni. E’, infatti, un bancario e un ironico e intelligente scrittore, poeta e autore di romanzi teatrali materano conosciuto anche a Montescaglioso. Recentemente ha pubblicato con la BMG di Matera un libro dal titolo Pistacchi e frottole che raccoglie gli arguti articoli che pubblica su Liberalia con lo pseudonimo di w/cody. Oltre alla piacevole riflessione sulla scelta “controcorrente” del tema del concorso, Costantino Dilillo ha fatto notare la capacità della vincitrice, la milanese Anna De Castiglione, di descrivere il tormento dell’amore, non ricambiato, dal punto di vista di un uomo, Stefano Ricci, il protagonista “che non era nè bello nè brutto; ma il suo viso portava la peggiore delle disgrazie: era difficile da notare e facile da dimenticare.”
Il confronto si è realizzato dunque non solo tra alcune delle menti più interessanti e creative della nostra regione su una tematica che potrebbe considerarsi inflazionata ma anche tra i partecipanti stessi, latori delle varie accezioni attribuibili ad un sentimento, l’amore, con cui ciascuno di noi è costretto a confrontarsi nella propria vita perché, come abbiamo scritto sul bando, l’amore non è un privilegio riservato solo ai destinatari delle frecce di Cupido. Sia le immagini che le parole hanno potuto raccontare delle esperienze che ognuno può farne. Nell’attaccamento critico e al tempo stesso orgoglioso nei confronti della propria terra, nella totale dedizione verso un figlio, nel malinconico ricordo dell’unità familiare quando si era bambini, nell’appagante corrispondenza di “amorosi sensi” e purtroppo nel tormento di chi insegue il suo oggetto d’amore perché non sempre si verifica la legge dantesca dell’ “amor ch’a nullo amato amar perdona”.