Il 20 febbraio del 1953 morì a Roma il lucano Francesco Saverio Nitti, aveva 85 anni e alle spalle una vita spesa per la famiglia e il Paese.
La famiglia e gli amici l’avevano amato e stimato molto, il Paese politico non proprio.
Pur essendo senatore, morì da consigliere comunale, eletto nella lista civica di Roma nel 1952, perché ormai si sentiva lontano dalla politica dominante di quegli anni, lui che aveva ricoperto cariche politiche importantissime e che si era fatto strada grazie alle notevoli capacità e ai meriti conquistati sul campo, si dice oggi.
Alla sua morte fu ricordato soprattutto all’estero, nei Paesi di tradizione liberale e democratica che avevano espresso le maggiori preoccupazioni quando Nitti, più di trent’anni prima, era stato costretto a dimettersi da Capo del Governo, mentre si faceva avanti un’Italia bramosa di “azione”e “ardimento”. Fu quella stessa Italia, quella fascista, ormai consolidata nell’ardimento, che lo costrinse ad abbandonare il Paese e a rifugiarsi prima in Svizzera e poi in Francia. Non gli mancò neanche l’esperienza delle SS nel 1943, quando fu prelevato e deportato in Tirolo.
Tornò libero nel maggio del 1945 e rientrò in Patria, dove riprese con entusiasmo e passione a fare politica per ricostruire l’Italia, partecipando ai lavori della Consulta prima e dell’Assemblea Costituente poi. Senatore della Repubblica, nel 1947 fu incaricato dal presidente De Nicola di formare il governo, ma non ci riuscì.
Anche l’Italia, comunque, gli tributò onore: ebbe funerali di Stato.
Sono passati 55 anni da allora e forse è il caso di conoscere un po’questo personaggio che all’estero era molto apprezzato.
Vi viene proposto con alcuni dialoghi su Nitti e tra Nitti e vari interlocutori, scritti dagli studenti della II A Alfa dell’I.T.C.G. “Adriano OLIVETTI” di Matera, che hanno avuto la possibilità di conoscere questo politico lucano aderendo al progetto ministeriale curriculare “STORIE INTERROTTE”.
“Storie interrotte” di chi? di personaggi meridionali, figure-chiave della storia italiana del ‘900: Francesco Crispi, Francesco Saverio Nitti, Donato Menichella, Luigi Sturzo e Giuseppe Di Vittorio.
Noi abbiamo deciso di conoscere Francesco Saverio Nitti, nostro conterraneo
É stato seguito un percorso scolastico diverso dal solito, perché gli studenti hanno cercato le fonti e hanno lavorato, quindi, non sui soliti manuali di storia, ma su documenti cartacei – lettere essenzialmente – e iconografici reperiti; aiutati anche dall’eccellente biografia di Barbagallo e dal contesto storico in cui visse Nitti, che abbiamo tracciato.
Il risultato di questo lavoro monografico è, appunto, una serie di dialoghi destinati alla “diffusione editoriale, teatrale e radiofonica della conoscenza storica”, così recitava il testo del progetto.
Si è privilegiato il Nitti privato – considerata l’età degli studenti – ma non manca quello pubblico.
Qui pubblichiamo due dialoghi, un piccolo campione del lavoro svolto.
Maria Raffaella Magistro
Dialogo tra i genitori di Antonia
(Futuri suoceri di Nitti – Casa Persico 1896)
Questo colloquio si svolge nel 1896 tra Barbara Cavalcanti e Federico Persico, genitori di Antonia Persico, futura moglie di Francesco Saverio Nitti. In questo dialogo vengono espresse le opinioni dei due sul rapporto tra Antonia, loro figlia, e Nitti, una contrapposta all’altra. La signora Barbara è contraria al matrimonio, perché afferma che il giovane Nitti, proveniente da una famiglia sconosciuta e affatto ricca, che ha anche bisogno di essere mantenuta, non potrà assicurare ad Antonia un futuro da benestante; il marito Federico è favorevole, perché riconosce in Nitti delle grandi qualità certamente utili per costruire un futuro felice con la futura famiglia.
I due giovani si sposarono felicemente nel 1898 ed ebbero cinque figli: Vincenzo, Giuseppe, Filomena, Maria Luigia e Federico.
Dialogo fra Giustino Fortunato e Francesco Saverio Nitti
(31 Luglio 1923)
Bellissima iniziativa, complimenti.
E vorrei ricordare Nitti anche per il suo impegno antifascista.
In una lettera ad Amendola, a seguito del vile delitto Matteotti, scriveva qualcosa che, purtroppo, vale ancora oggi:
“Bisogna resistere e vincere. Noi rappresentiamo la civiltà e la vita contro la nuova barbarie. Io ho fatto sempre opera di moderazione. Ma ora tutta la coscienza nazionale insorge contro i sistemi di brigantaggio e di violenza. In tutta l’Europa è un senso di diffidenza e di attesa”