venerdì 22 Novembre 2024

Chi vuole costruire i Termovalorizzatori in Val Basento ed in Basilicata?

Con 593.000 abitanti la Basilicata può essere considerata tra i quartieri di Napoli,come il Vomero. Stranamente però, come Napoli e la Campania, anche la Basilicata sta precipitando nell’emergenza rifiuti, scoprendo, tutto in un colpo, di non sapere dove smaltire i 420 quintali per abitante all’anno, nonostante questa quantità sia tra le più basse in Italia. Assistiamo alla frenetica attività degli assessorati all’ambiente che, dopo l’apertura e l’ampliamento delle discariche di rifiuti tossici e nocivi a Paterno e Corleto Perticara, spingono verso la necessità di creare termovalorizzatori per smaltire i rifiuti prodotti dai comuni, perchè le discariche sarebbero quasi sature . Temovalorizzare è il nuovo “verbo”coniato mediaticamente per far passare un nuovo concetto di incenerimento dei rifiuti producendo energia, anziché diossina (secondo gli stessi assessorati). Il conferimento in discarica costa attualmente ai Comuni circa 100-150 euro a tonnellata. Con l’incenerimento i costi aumentano: ai costi di incenerimento (mediamente sui 150-200 euro a tonnellata) vanno aggiunti i costi di smaltimento dei 300 Kg di ceneri a tonnellata che si producono con l’incenerimento, che diventano rifiuti tossici, per il cui smaltimento ci vogliono altri 60
euro/tonn. Facendo un pò di conti in tasca ai nostri amministratori, al costo dello smaltimento in valore assoluto pari a 100-150 euro/tonnellata vanno aggiunti i 60 euro del costo dello smaltimento in discarica delle ceneri prodotte da smaltire in discarica del tipo 2B. Per cui, sempre in valore assoluto, passiamo da 100-150 Euro a quota 200-250 euro/tonnellata. Poi ci sarebbe da computare la “famosa” energia prodotta dai ermovalorizzatori(ovviamente,tutta da dimostrare). Ma se nel bilancio energetico dell’impianto il termovalorizzatore consuma lo stesso valore per produrla dove sarebbe la convenienza di costruirli e metterli in esercizio? Forse nei contributi che lo Stato (cioè noi) paghiamo e che finiscono nelle tasche di progettisti e produttori di questa tecnologia? Resta infine l’inquinamento,ossia la diossina prodotta.
Lungi dal pensare che tutto l’inquinamento prodotto sia sotto controllo, come dicono gli stessi amministratori e fautori dell’incenerimento dei rifiuti, sono proprio i controlli che non rappresentano la soluzione al problema della termovalorizzazione. Meglio evitare di produrre diossina per buona pace degli abitanti della Basilicata e della Val Basento che di veleni ne hanno già per le future generazioni!
E la raccolta differenziata che fine ha fatto? Ed i soldi investiti in questi anni in materia di rifiuti? I soldi spesi per le frenetiche attività in tema di tutela ambientale di Regione, Provincie, Comuni, AATO, Consorzi e chiunque ha usufruito di soldi pubblici per il bene comune, dove sono finiti ?
La differenziata già viene ben studiata dai ragazzi delle elementari, che hanno ben capito che differenziando i rifiuti porta a porta, riciclando e riutilizzando riusciamo a ridurre notevolmente le quantità, recuperando materiali utili fino al 75%.
In questo modo si potrebbe conferire in discarica solamente il 25% del volume dei rifiuti oggi prodotto. I 100-150 euro iniziali in valore assoluto del conferimento in discarica possono diventare 25-40 con buona pace dei contribuenti a cui gli enti dovrebbero ridurre drasticamente non meno del 50% la bolletta pagata per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, finanziando così il lavoro di giovani nei comuni di residenza. Che i rifiuti siano un business lo sanno tutti. Anche se in Basilicata non ci sono infiltrazioni di tipo camorristico, le amministrazioni comunali cadono anche per colpa della gestione dei rifiuti solidi urbani: il caso del comune di Policoro è emblematico. Incenerire o termovalorizzare significa invece produzione e utili nello smaltimento, tanto i rifiuti con le emergenze campane possono arrivare da tutte le parti d’Italia, proprio come già accade in Valbasento con i rifiuti tossici importati da tutta Italia.
Se a Napoli si cerca di uscire dall’emergenza e non sprecare denaro dei contribuenti per evitare di ingrassare le imprese del settore, in Basilicata vogliamo invece arrivare alle emergenze per poi specularci sopra importando rifiuti, tanto pagano i cittadini? Chi è interessato a fare business e speculare sulle emergenze dei rifiuti e sui termovalorizzatori?


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