SAN MAURO FORTE
IL CAMPANACCIO |
Un rumore cupo, fragoroso, assordante pervade le strade ed i vicoli, si arrampica fino alla bella torre normanna. dilaga tra i secolari maestosi ulivi della vicina campagna, per andare poi a morire lontano. È la sagra del campanaccio, che, ogni anno, il16 gennaio sconvolge la quieta sonnolenta esistenza di San Mauro Forte. Il rito antichissimo, è legato alla festa di S. Antonio Abate, ma introduce anche alle ingenui follie del Carnevale. Gruppi numerosi di uomini di ogni età, dunque, girano rumorosamente per le strade del paese, provvisti di enormi campanacci. che essi suonano, tenendoli abilmente tra le gambe. I campanacci sono di sesso maschile e femminile: I “maschi” sono più lunghi ed hanno il batacchio che fuoriesce dalla bocca di qualche centimetro, mentre le “femmine” sono piuttosto larghe. Sono evidenti l’allusione sessuale e il valore simbolico. Ai Campanacci, infatti, é attribuita una funzione apotropaica e propiziatoria: ad essi tocca il decisivo compito di stornare ogni forma di malanno, come ad esempio la grandine e di assecondare la fecondità dei campi e l’abbondanza delle messi. Non occasionale è la stessa presenza di una spiga di grano sui mantelli o sugli improvvisati cappelli di paglia, spesso ricavati da qualche vecchia damigiana, che costituiscono parte notevole dello stravagante abbigliamento degli uomini dei campanacci. Altro elemento essenziale e significativo della sagra è il maiale e non è un caso che il 15 gennaio, festa del patrono “San Mauro ABATE”, abbia inizio la tradizionaie cerimonia dell’uccisione del porco, che termina proprio la sera del 17. Nelle credenze religiose popolari il maiale simboleggia il male e nella iconografia di “Sant’ANTONIO” proprio il maiale “incarna” le molte seducenti tentazioni del diavolo. |
PROGRAMMA |
|||
Mercoledì 16 | Orario | Luogo | Descrizione intervento |
16,00 | Vie del paese | Sfilata di Liberi Suonatori di Campanacci | |
16,30 | Piazza Monastero | Punto di degustazione di prodotti locali a cura dell’Amministrazione Comunale | |
18,00 | Palazzo Arcieri | Mostra di pittura di Giuseppe MAZZARONE | |
19,30 | Corso G. Magnante | 3^ Sagra dë lë rëcchiëtèddë a cura della Pro Loco | |
20,30 | Piazza Monastero | Performance del gruppo “Beat Taranta” a cura della Pro Loco | |
Giovedì 17 | 16,00 | Vie del paese | Sfilata di Liberi Suonatori di Campanacci |
18,00 | Palazzo Arcieri | 3^ Edizione “INCONTRI D’AUTORE 2008” | |
Raccolta di opere grafiche dei maestri del ‘900 | |||
a cura dell’Art Gallery di Pasquale COLLE e dello studio di Architettura di Luca D’AMELIO | |||
19,00 | Salone Parrocchiale | Concerto di Musica Popolare dell’arpista Daniela IPPOLITO | |
20,00 | Piazza Caduti | 2^ Sagra dë la pastërualë a cura della Pro Loco | |
Venerdì 18 | SCAMBIO CULTURALE con il Comune di MELPIGNANO | ||
10,30 | Piazza Monastero | Ricevimento delegazione | |
11,00 | Palazzo Arcieri | Cerimonia inaugurale con la partecipazione delle rappresentanze scolastiche | |
Distribuzione opuscolo “Il Campanaccio attraverso la stampa” | |||
“Sagra dei CAMPANACCI 2008” Presentazione ufficiale del dipinto | |||
a cura dell’autore Gaetano GRIPPO | |||
Interventi: Francesco DILUCA (Sindaco di San Mauro Forte) | |||
Sergio BLASI (Sindaco di Melpignano) | |||
Rappresentante ( Pro Loco San Mauro Forte) | |||
Rappresentante (Pro Loco Melpignano) | |||
Emanuele BRUNO (Testimonial della Sagra dei Campanacci) | |||
Conclusioni: Francesco GRASSANO (Assessore alla Culltura di San Mauro Forte) | |||
16,00 | Palazzo Arcieri | Storia e tradizioni sammauresi in allestimento a cura dell’arch. Angelica PENNACCHIA | |
2^ edizione del Campanaccio d’argento con assegnazione riconoscimenti al prestigio | |||
e all’impegno nella comunità sammaurese. | |||
21,00 | Piazza Caduti | La notte della Taranta a San Mauro Forte | |
Concerto del Gruppo “ENSEMBLE” diretto da Mauro PAGANO | |||
Sabato 19 | 9,30 | Chiesa Madre | Celebrazione della Santa Messa officiata da Don Giuseppe DI PERNA, |
con la partecipazione della delegazione di Melpignano | |||
10,30 | Palazzo Arcieri | Convegno tematico | |
“Il Campanaccio di San Mauro Forte e il fenomeno del Tarantismo in Puglia e Basilicata” | |||
Proiezione cortometraggio “La Taranta” di G. MINGOZZI | |||
Proiezione cortometraggio “Stendalì suonano ancora” di C. MANGINI | |||
Moderatrice: dott.ssa Antonella PALLANTE (RAI Basilicata) | |||
Saluti di: Mimì DEUFEMIA (Presidente della Pro Loco di San Mauro Forte) | |||
Francesco DILUCA (Sindaco San Mauro Forte) | |||
Relazione di: prof. Andrea ROMANAZZI autore del libro sul “Tarantismo ……….” | |||
Interventi di: Sergio BLASI (Sindaco di Melpignano) | |||
Antonella COSENTINO (Laureanda in Beni Culturali) | |||
Francesco GRASSANO (Assessore alla Cultura di San Mauro Forte) | |||
Domenico NOTARANGELO (giornalista e scrittore) | |||
Conclusioni del prof. MIRIZZI (Università della Basilicata) | |||
15,30 | Vie del paese | Sfilata delle maschere tricaricesi | |
16,30 | idem | Sfilata di liberi suonatori di Campanacci. | |
17,00 | Piazza Monastero | Annullo filatelico | |
17,30 | Corso G. Magnante | Punto di degustazione di prodotti locali a cura della Pro Loco. | |
17,30 | Piazza Caduti e Piazza Monastero | Punto di degustazione di prodotti locali a cura dell’Amministrazione Comunale. | |
21,30 | Piazza Monastero | Raduno delle squadre di campanacci, grande sfilata finale | |
partenza da Piazza Caduti arrivo in Piazza Monastero | |||
PREMIAZIONE |
A proposito di campanacci, consiglio di leggere gli scritti del Prof. Steven Feld che ho incontrato in assurdi luoghi della Lucania con in testa una stranissima apparecchiatura.
Questo signore ha scritto diversi libri sui campanacci e sull’ambiente sonoro, ed ha pubblicato anche delle registrazioni riprese in Lucania: “The Time of Bells”.
Magari il prossimo anno a S. Mauro Forte invece di chiamare un gruppo di Neo-Pizzicati e il sindaco di un Paese che ha fatto danni immani nel Salento, chiamano qualcuno un po’ più vicino alla nostra immensa tradizione.
Hai ragione per alcuni versi Ezum.
anch’io sono rimasta sorpresa degli ospiti Salentini, un pò lontani da noi, quando in realtà bisognerebbe lanciare di più altrettanto interessanti elementi nostrani, ma condivido un pò meno la tua feroce critica allo scempio della tradizione della pizzica … quello della Notte della taranta è diventato un evento economico e mediatico esagerato e come tale deve essere preso, niente di più. sono ovviamente altri i momenti e i palchi dove apprezzare “la tradizione”, ma senza quell’immenso evento probabilmente molti di noi non si sarebbero accostati al genere e tanto meno sarebbe stato così rivalutato, poi sta all’intenditore e allo studioso dividere le cose e andare alla ricerca della fonte.
che dici?
topobiche_81
Quegli “ospiti” salentini dovrebbero stare anni luce lontani da noi.
In realtà il Salento – dal punto di vista culturale – ci è vicinissimo, più di quanto comunemente si pensi oggi in Lucania.
Ho decine di amici in Salento, e ti assicuro che tutti sono molto delusi di come si sia commercializzata la loro tradizione.
C’è modo e modo per utilizzare il proprio patrimonio (anche musicale) per favorire lo sviluppo economico. Quello usato da questi signori non è sostenibile e, soprattutto, ha totalmente distorto il vero messaggio e l’essenza di quella tradizione.
Per tutti, oggi, in italia e all’estero, la pizzica è quella che vi suona e si balla sul palco della Notte della taranta.
Niente di più falso.
Quei signori, inoltre, non sono stati neppure in grado di proporre innovazione musicale o coreutica, come era nelle intenzioni iniziali di quell’evento, si sono limitati semplicemente a rendere spettacolare qualcosa che con lo spettacolo non ha proprio nulla da spartire.
Ma la cosa più grave è che molti nostri amministratori, avendo compreso quanta visibilità elettorale può apportare questo genere di manifestazioni, stanno andando esattamente in quella direzione.
Parlano della Notte della Taranta come di un mito, ma non sanno niente di quell’evento nè quali danni esso stia apportando, nè si sforzano di concepire modi sostenibili per valorizzare il patrimonio che sono chiamati ad amministrare.
Nei prossimi mesi ne vedremo delle belle. Purtroppo.
P.S.
Se facessimo esplodere il Colosseo sarebbe uno degli spettacoli più grandi della storia dell’umanità.
A Roma arriverebbero centinaia di migliaia di persone, si collegerebbero con Roma tutte le emittenti del mondo con una audience di miliardi di persone.
Il sindaco raggiungerebbe una notorietà da far invidia a Nerone o a Giulio Cesare.
I commercianti sarebbero felicissimi, gli albergatori pure, i ristoratori non ne parliamo.
Il Pil nazionale aumenterebbe di 1/2 punti percentuali, da cui la felicità del presidente del consiglio, della banca d’Italia, ecc….
Molto probabilmente il sindaco verrebbe rieletto, spinto dalle lobby dei commercianti. E poi comincerebbe a guardare con occhi diversi San Pietro.
Nel loro piccolo a Melpignano hanno fatto la stessa cosa.
sì, ezum, non dico che hai tutti i torti, anzi, condivido quello che dici, però in certi casi bisogna convivere con la puzza dello scempio, secondo me ancora siamo in una fase in cui i benefici sono leggermente maggiori degli svantaggi, è ovvio che sia un punto di vista, tu da ricercatore dirai il contrario, ma cerco di avere uno sguardo ampio… la corda è tesa e se si va oltre si spezzerà, ma credo che siamo ancora nei limiti.
per fortuna la pizzica non è il colosseo.
tobiche_81
Infatti, la pizzica non è il colosseo, perchè se il colosseo crollasse saremmo in grado di ricostruirlo esattamente com’è oggi, pietra su pietra. Quando si estinguerà la pizzica, la vera pizzica, ossia il rito della danza, il corteggiamento danzato, le dinamiche di gruppo che si manifestano quando si manifesta la vera pizzica, ecc… non sarà più possibile ricostruire nulla, sarà solo possibile fare del folklore o dello spettacolo. Ti consiglio di leggere questo sito: http://portal.unesco.org/culture/en/ev.php-URL_ID=2225&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html Non è nostalgia del passato la mia, ti assicuro. E’ che voglio che i miei diritti culturali siano tutelati e difesi dalla bieca logica del profitto che sta appiattendo tutto ed eliminando le differenze tra i popoli. Ma la differenza è alla base dello sviluppo e della creatività. Cosa accadrà quando vestiremo tutti nello stesso modo, balleremo tutti le stesse cose, parleremo tutti la stessa lingua?
bè, il mio forse è un modo di giustificare, inconsciamente, il mio ballare la pizzica in modo già “globalizzato”, bà! non so.
…
ci penso!
topobiche_81
ps: cmq, se sei nei dintorni lunedì facciamo una lezione aperta di pizzica in palestra in previsione di una festa un pò più sistemata… vieni a suonare?;-)
Mi spiace, non sono capace di suonare la pizzica (quale, poi?) salentina sul tamburello.
Sono solo in grado di fare un indecente terzina che oggi tutti chiamano “salentina”. In realtà di terzine in Salento ce ne sono almeno 14 e nessuna ha i controtempi tanto di moda adesso (A proposito, come si balla su un controtempo?).
In compenso, sono in grado di fare abbastanza bene la terzina che si faceva dalle parti di Montescaglioso, prima che arrivasse la “neo-salentina” a spazzare via tutto. Io la trovo molto più bella perchè ha un doppio accento.
D’altra parte, a guardare in vecchi filmati i nostri anziani che ballavano una sorta di tarantella veloce che forse è il residuo di una pizzica (intendo la lucana, ovviamente) ti rendi conto che senza quel doppio accento il passo non poteva uscire.
e xke nn ci rendi partecipo di questi video che hai ?
non si sa mai possiamo riprendere le origini .
Bella domanda Zodd, questo è un grosso problema, perché devi sapere che la stragrande maggioranza del materiale demo-antropologico, coreutico e musicale lucano non sta in Lucania a disposizione dei lucani, ma chiuso ben bene in polverosi archivi (pubblici o privati) sparsi in tutta Italia. Soprattutto a Roma (Discoteca di stato, Accademia di Santa Cecilia, ecc…).
Ora, mentre altre regioni si stanno muovendo per riportare a casa questo materiale o per costruire da zero degli archivi della tradizione orale, nella nostra regione questo argomento sembra non appassionare la classe dirigente.
Ecco perché un gruppo di matti, di cui mi onoro di far parte, ha deciso di far da sé ed ecco perché decine di volontari sta raccogliendo materiale da pubblicare quanto prima su un bel portale web. Gratuitamente.
Se qualcuno di voi volesse contribuire, sarà il benvenuto.
Bella domanda Zodd, questo è un grosso problema, perché devi sapere che la stragrande maggioranza del materiale demo-antropologico, coreutico e musicale lucano non sta in Lucania a disposizione dei lucani, ma chiuso ben bene in polverosi archivi (pubblici o privati) sparsi in tutta Italia. Soprattutto a Roma (Discoteca di stato, Accademia di Santa Cecilia, ecc…).
Ora, mentre altre regioni si stanno muovendo per riportare a casa questo materiale o per costruire da zero degli archivi della tradizione orale, nella nostra regione questo argomento sembra non appassionare la classe dirigente.
Ecco perché un gruppo di matti, di cui mi onoro di far parte, ha deciso di far da sé ed ecco perché decine di volontari sta raccogliendo materiale da pubblicare quanto prima su un bel portale web. Gratuitamente.
Se qualcuno di voi volesse contribuire, sarà il benvenuto.
che si aprino le danze, anzi ke si apra la diskioteka di cecilia 🙂
dammi le direttive di questi video e io che si puo fa 🙂
Davvero? e quando ci fai sentire qualcosa?
topobiche_81
Mi spiace, Michela, non sono un musicista, ma un suonatore.
Non incido CD, non suono sui palchi e tantomeno dietro un amplificatore. Suono sempre e solo in occasioni “tradizionali”, per strada, con la gente e per la gente.
Dal mio punto di vista, suonare la musica tradizionale su un palco o in una sala di registrazione, ne snatura totalmente l’essenza. La musica di tradizione si suona per gioia, per godimento, per armonia, per devozione religiosa, per corteggiare, ecc…
Come faccio a pregare dall’alto di un palco?
Come faccio ad adattare ritmo del mio tamburello al ritmo di chi danza dall’altro di un palco, accecato dalle lampade stroboscopiche?
Per ascoltare la rarissima terzina lucana puoi ascoltare il tamburello di Antonio Guastamacchia, dei Tarantolati di Tricarico, in “A’ psatur”. Per ottenerla occorre, però, far basculare il tamburello usando molto il polso della mano che lo regge.
Quel brano è interessante perchè la terzina è rallentata ed è facilmente riproducibile, da chi ha un po’ di dimestichezza con il tamburello.
Nella tarantella lucana (o nella pastorale), ovviamente, il numero di colpi per minuto deve essere notevolmente incrementato, rispetto a quel brano.
Buon ascolto.
… “non suono sui palchi e tantomeno dietro un amplificatore. Suono sempre e solo in occasioni “tradizionali”, per strada, con la gente e per la gente. Dal mio punto di vista, suonare la musica tradizionale su un palco o in una sala di registrazione, ne snatura totalmente l’essenza. La musica di tradizione si suona per gioia, per godimento, per armonia, per devozione religiosa, per corteggiare, ecc… Come faccio a pregare dall’alto di un palco? Come faccio ad adattare ritmo del mio tamburello al ritmo di chi danza dall’altro di un palco, accecato dalle lampade stroboscopiche? “..
NON SAI QUANTO MI PIACE QUELLO CHE HAI SCRITTO!!!
PERFETTAMENTE D’ACCORDO!.. non hai idea di quanto!
se un giorno riusciamo ad organizzare qualcosa insieme ti racconterò;-)!!
topobiche_81