In seguito ai numerosi incendi di quest’ultimi giorni, anche in Basilicata si sono concretamente volatilizzati nell’aria diverse migliaia di euro dei risparmi che il nostro patrimonio boschivo, avrebbe potuto garantire nel periodo di attuazione del Protocollo di Kyoto.
Gli incendi sono causa di enormi danni in termini economici, ambientali e di vite umane; è necessario quindi intervenire celermente e perseguire i responsabili applicando quanto previsto nel codice penale dell’articolo 423 bis (chiesto ed introdotto dall’attuale ministro all’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, quando era ministro dell’Agricoltura, nel 2000), che punisce fino a dieci anni di reclusione chi accende un fuoco, con una aggravante se le aree sono protette e vengono causati danni permanenti.
Bisogna fermare questo scempio che ogni anno tormenta soprattutto le regioni meridionali e, che sempre più si presenta con azioni organizzate, degne di veri e propri criminali, che molto probabilmente nulla hanno a che vedere con le azioni isolate di qualche “malato piromane”.
Ma oltre alle azioni repressive, è necessario mettere in campo una serie di iniziative miranti alla prevenzione, al monitoraggio e all’educazione e divulgazione ambientale; poiché dall’azione sinergica di tutte queste componenti si conseguano risultati soddisfacenti e concreti nella lotta agli incendi.
Ecco quindi indispensabile rispettare da parte di tutti i comuni, gli obblighi introdotti dalla legge 353 del 2000, che prevede l’istituzione di un catasto con lo scopo di effettuare il censimento delle aree percorse dal fuoco e il successivo divieto di cambiarne la destinazione d’uso per quindici anni.
Senza il suddetto catasto, si rende vano gran parte dell’attività di persuasione di tali reati e, viene a mancare un’importante strumento di monitoraggio di tali fenomeni.
Purtroppo ad oggi va rilevato che la maggior parte dei comuni italiani, compresi quelli lucani risulta inadempiente, ciò favorisce seppur indirettamente, chi dagli incendi ne trae illecitamente benefici.
Altra nota dolente è collegata all’atavica attuazione colturale e culturale nel settore agricolo, della deprecabile ed inutile pratica della bruciatura delle stoppie, che è spesso causa di innesco di incendi di vaste proporzioni.
Da responsabile regionale dei Verdi per l’agricoltura, mi preme sottolineare che le disposizioni comunitarie e nazionali, diramate a seguito della riforma PAC del 2003, stabiliscono che tutti gli agricoltori che beneficiano di pagamenti diretti, sono tenuti al rispetto degli impegni relativi alla Condizionalità e tra questi quello di mantenere i terreni in Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali (BCAA). Infatti, la Norma 2.1 “Gestione delle stoppie e dei residui colturali” vieta di bruciare le stoppie, gli altri residui vegetali e la vegetazione presente al termine dei cicli produttivi di prati naturali o seminati e di altre colture.
Pertanto sarebbe sufficiente che il Corpo Forestale dello Stato, oltre a procedere nei confronti dei trasgressori, secondo il codice civile e penale, segnalasse all’organo pagatore regionale ARBEA, le superficie interessate dalle sopraindicate pratiche.
In tal modo si attuerebbe un’ulteriore azione persuasiva nei confronti degli agricoltori che hanno violato le norme, poiché gli stessi subirebbero la riduzione dei pagamenti diretti, così come previsti dalla Condizionalità.
Concludo elogiando quanti in questo momento si prodigano a vario titolo, per contenere gli effetti deleteri degli incendi, ma affinché le azioni messe in atto possano dare dei risultati concreti, non solo per tamponare le emergenze, ma per un periodo più ampio, è necessario potenziare con mezzi e personale adeguati il Corpo Forestale dello Stato, migliorare l’organizzazione dei servizi di protezione civile, coinvolgere le Forze Armate in maniera organica nel piano di prevenzione degli incendi e sensibilizzare le comunità al proprio senso civico, azione quest’ultima essenziale a garantire la tutela del nostro territorio.
28/07/2007
Il Responsabile Agricoltura Verdi Regionale di Basilicata
Dr. Agr.mo Michele Montanaro