martedì 19 Novembre 2024

In Mozambico con Fra Antonio Triggiante

Domani, 28 Giugno, è un giorno speciale per un montese di cui tutta la nostra comunità deve essere orgogliosa. Fra Antonio Triggiante, da anni missionario in Mozambico, compie gli anni… per l’esattezza 61. Noi di Montescaglioso.NET vorremmo fargli i più sentiti auguri sperando che questo “buon compleanno” virtuale, attraversando il world wide web, raggiunga il nostro compaesano per regalargli un sorriso… a lui che tanti ne regalati in questi anni passati in Africa.
Naturalmente non posso non approfittare della ricorrenza per ricordare a tutti gli utenti l’importantissimo lavoro che questo nostro compaesano svolge in un lontano e poverissimo angolo di mondo dal marzo del 1986. Grazie a lui è nata e prospera in Mozambico la Cooperativa Sociale “Promover o Homem” di Quelimane. Fra Antonio, arrivato in Mozambico, preso atto della pessima situazione in cui viveva la popolazione, decise di contribuire al miglioramento della condizioni di vita mettendo a frutto le conoscenze specifiche nella lavorazione della ceramica che aveva appreso in Italia vivendo per molti anni al fianco dello scultore Professor Adolfo Rollo. Così, partendo dalla realizzazione e vendita di semplici piatti, vasi e giare la Cooperativa è riuscita a finanziare mini progetti sociali volti al miglioramento delle condizioni di vita dei più bisognosi.

Chi vuole farsi un’idea più dettagliata dell’opera di Fra Antonio e delle attività della cooperativa può visionare il volantino allegato a questo post o contattare direttamente lui o la cooperativa. Invito tutti a contribuire all’attività del nostro missionario con un piccolo contributo.

Per chi volesse… queste sono le coordinate bancarie:

Causale/ Conto: TRIGGIANTE “OFFERTE PROGETTI MOZAMBICO”
n.c/c 6152629685/22
ABI:03069 CAB: 33200 CIN: V
Banca Intesa Piazza Maggiore 20065 Inzago(MI)

Naturalmente l’aiuto economico non è l’unico che potremmo fornire. Parlando con Luciana, la nipote di fra Antonio (che a giorni partirà come volontaria per la missione), ho saputo che cose per noi assolutamente di poco conto lì sono inestimabili. Un esempio? Le torce a carica manuale che si hanno in omaggio con i punti della Esso. Sembra una scemenza, ma lì ci sono giorni in cui non c’è energia elettrica e, se tenete conto che alle 16 fa buio, si può facilmente immaginare che enorme valore assumono questi “giocattoli”… per non parlare della gente che vive nella foresta! Insomma… ci sono mille modi per aiutare.

Auguri Fra Antonio!


Commenti da Facebook

9 Commenti

  1. Cinzia

    Questo è un argomento su cui le frasi ad effetto si sprecano, la retorica scorre a fiumi e le lavate di coscienza di facciata avvengono puntuali nei buoni propositi natalizi.

    Intanto, guardi le foto come quelle inserite nel post di Ciffo e nel migliore dei casi, vivi il tuo attimo di umana compassione che dura giusto il tempo di un click. In altri casi, indifferente o quasi infastidito, cambi pagina.

    Un po’ come accade durante i TG all’ora di pranzo: quanto fastidio danno quei bimbi del “Terzo Mondo”, sporchi, con la pancia gonfia, con le mosche che ronzano loro intorno, mentre ci si sta fiondando golosi su un piatto di fumanti maccheroni al ragù?

    Danno fastidio. Certo, non tanto da toglierti l’appetito, ma abbastanza da indurti a cambiare canale per non dividere il pranzo con ospiti indesiderati.

    Non tutti noi abitanti dei “primi due mondi” siamo così cinici, questo è vero. Ma per quanta pietà possano ispirarci questi esseri umani vittime della fatale congiuntura tra infelice collocazione geografica, disparità sociali e spietati giochi di potere, sono convinta che non avremo mai una vaga idea delle condizioni di vita (o di sopravvivenza) di queste popolazioni.

    Per questo, l’operato di gente come Fra’ Antonio ha un valore inestimabile, assoluto, quando invece – non me voglia, Fra’ Antonio! – non dovrebbe essere così. Se solo quei 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo fossero davvero applicati nella loro accezione “universale” e non solo per uomini e donne di serie A, non avrebbe senso l’espressione “missione di solidarietà” perchè ciascun bambino del Mozambico, dell’Etiopia, del Sudan, ogni uomo della Nigeria, dello Zimbawe, tutte le donne della Somalia, dell’Angola, della Namibia – al pari di un bambino tedesco, di un uomo americano, di una donna spagnola – si vedrebbero riconosciuti i diritti INNATI, derivanti dalla propria condizione di esseri umani:

    • ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari;
    • alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà;
    • all’istruzione;
    • al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione
    • alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona

    La storia di tutti i tempi ci insegna che non è così. Queste popolazioni sono l’esempio tangibile di quanto aleatoria sia la validità di questi principi.

    E così, tra capi di Stato ipocritamente filantropi, tra superstars ultra-griffate che si fanno difensori dei più deboli, adottando bambini poveri a destra e a manca – neanche fossero bambole da collezione, tra cantanti ultra-quotati che da un palco urlano slogan pacifisti contro lo sfruttamento e la miseria dei più bisognosi (e il giorno dopo passano a riscuotere gli incassi), tra belle parole e grandi nuvole di fumo, c’è chi cerca, chi si sforza di restituire senso e valore al principio per cui “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

    E lo fanno nell’ombra, senza grandi proclami, senza gesti faraonici di ostentazione di buonismo, in piena umiltà e consapevolezza che il Mondo è uno solo e non ci sono classifiche al cui primo posto ambire. Quelle le lasciano alle rockstar. Qui si parla di altro. Si parla di dignità umana da rispettare, di uguaglianza da ribadire, di diritto alla vita da preservare.

    Buon compleanno, Fra’ Antonio. E grazie. Attraverso di lei, il genere umano può dirsi migliore.

    1. Hank

      Fra’ Antonio è veramente una grande persona….tanto lavoro, tanta umiltà.

      Ecco una parte dell’intervista rilasciata durante il campo di lavoro dell’associazione Basilicata-Mozambico a Quelimane, nell’agosto 2005.

      ———————————————————-

      D: Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a venire in Mozambico?

      R: Nonostante tutte le domande, tutte le difficoltà, tutti i problemi che possono sorgere nella vita di un uomo, si deve avere l’obiettivo non orgogliarsi, lo dico in portoghese, cioè di non essere una persona che si dà le arie, ma di essere un uomo comune, un uomo del popolo, di saper accogliere, così tutte le cose si superano. Io ho pianto quando i miei superiori  hanno notato che io avevo una predilezione per i più poveri. Mi sono detto: “Se non si possono fare le cose grandi, io devo fare le cose piccole”. E’ una idea che mi è venuta fin da piccolo quando vivevo a Montescaglioso e andavo a chiedere la minestra alla porta del convento, e si è rafforzata nei 18 anni in cui mi sono preparato per partire in missione come religioso. Nell’86 quando dovevo partire mi dicevano “Ma che devi andare a fare, lì c’è guerra, lì ci sono morti, lì sono stati rapiti gli altri frati…” “E allora lasciatemi andare! Se ci sono tanti milioni di persone in quella terra di guerra e di miseria allora ci posso stare anche io, no?”. Ho pianto perchè ricordavo di essere stato aiutato, di essere stato uno di quei bambini che nel dopoguerra era in una situazione di estrema povertà. Si viveva nelle grotte tra Montescaglioso e Bernalda e avevo una zia che aveva iniziato a farci frequentare il convento di Montescaglioso. La povertà era talmente grande che io andavo lì a chiedere da mangiare. Una volta arrivato in Mozambico, vista la miseria che io ho vissuto da bambino mi sono chiesto cosa si potesse fare, e avevo questa grande preoccupazione: come fare un progetto per dar da mangiare a milioni di persone che vivono nella povertà? Sarà un disastro. E invece ho scoperto la dignità nella povertà. Il giorno che ho aperto la cooperativa siamo partiti con una tavola tra due container, e ho messo le tovaglie quel giorno, quelle bianche! Poi pian piano da questo discorso di stare lì con i più umili, con i più poveri è sorto questo refettorio dove stiamo ora. Non abbiamo fatto una cosa arrangiata, ma con sacrifici e con impegno siamo riusciti a dire al povero: “Anche tu sei dignitoso: entri nel refettorio, ti siedi, ricevi il tuo piatto caldo, mangi, hai la possibilità di fare il bagno, puoi essere accompagnato a fare dei documenti, o a prendere la pensione”. Qui molti vecchietti non hanno la pensione, che è di un euro e mezzo al mese. Non l’hanno perchè non sono neanche registrati. E’ un tarlo che mi rode, che un uomo nasce, vive e muore senza essere conosciuto. Qualcuno dei vecchietti che noi abbiamo portato all’ospedale quando è morto è stato preso e gettato nella fossa comune. Noi diamo la possibilità ad una persona di essere registrata, di essere un uomo, non di essere un cane. Anzi, adesso mi pare che nei paesi sviluppati anche i cani vengono registrati. Grazie a  Dio siamo riusciti a fare questo progetto che per me è uno dei progetti più belli, che mi dà più soddisfazioni. Poi dopo qualcuno potrebbe dire che siamo qui per lo sviluppo, per l’educazione, per la salute. Ognuno sceglie, ognuno fa quello che può. Per me è stato il progetto ottimale: venire in missione, ascoltare questa vocazione religiosa di stare con i più bisognosi. Ci siamo. Siamo in un luogo dove accogliamo tutti, chiunque viene qui tutto il giorno non può andare via senza mangiare, senza farsi un bagno, senza che gli si dica buongiorno e senza avergli stretto la mano. (…)

      D: Hai mai avuto voglia di lasciare tutto?

      R: Oh, quante volte! 

      D:  E come hai superato il momento?

      R: Ecco il dono: il donarsi, innamorarsi di una cosa. Tu ti devi innamorare della tua vita, e anche se tu soffri, la natura è questa, no? Devi riprendere il tuo cammino sempre. Quindi molte volte mi chiedo: “Ma che sto facendo qui?”. Ma io avevo tanto lavoro a Giovinazzo, avevo tanti gruppi di giovani, avevo il mio lavoro, le mie cose. “Ma che sto a fare? Ma ora torno indietro”. “Ma no, devi andare, vai dove devi andare”. Don Tonino Bello mi disse: “Antonio, vai, vai in quelle terre. Non ti preoccupare, non sei solo, ci siamo noi con te. E quando sei stanco siediti sotto un albero, prenditi un sorso di acqua, bevi. E se vedi qualcuno vicino dagli un po’ di acqua e di’: questa è la chiesa pugliese che mi manda”. Insomma, entusiasmante, che dire! L’uomo può avere anche questi momenti e fa parte della natura che uno si senta abbattuto un giorno, ma dopo la vita deve andare avanti.

      D: Perchè, secondo te, l’Africa si trova nella situazione attuale? E qual è la via d’uscita?

      R: La formazione, la cultura, la scuola. I mozambicani assimilati, cioè quelli scelti dai portoghesi, potevano arrivare alla quarta classe. Per 500 anni, quando uno sa contare solo le vacche per il beneficio del proprietario, cosa può fare? Chi non ha avuto la formazione, chi non ha avuto la libertà adesso sta così. Per me, possiamo fare tutti i discorsi che volete, ma il fondamento è l’educazione (…). Io voglio che questi ragazzi che fanno le medie e il liceo siano dignitosi, siano uomini (…). L’Africa ha bisogno di un occhio particolare. L’Africa ha sofferto molto con noi bianchi, io ci rifletto moltissime volte, moltissime volte: il peccato che hanno commesso i nostri padri, deve essere scontato dai figli. Qui i bianchi hanno sepolto vivi i mozambicani. Adesso ci vogliono uomini, persone, che facciano tutto il contrario di quello che facevano i nostri predecessori. Se c’è stato odio, bisogna dare amore. Se c’è stato sfruttamento, bisogna dare del nostro (…). Abbiamo bisogno di persone che devono dedicare la propria vita all’Africa per redimere l’Africa. Non sono solo i soldi, guarda: quelli mandano 50 milioni e miliardi di euro…dove vanno a finire? Sì, qualche cosa arriva, ma quello di cui ha bisogno l’Africa è questo vostro gesto, di venire qui. Questa è la missione: amare l’uomo. E l’uomo non si ama dando 1000€, teh…quello anzi diventa più disgraziato, avendo dei beni, se non li sa gestire. E’ la presenza quello di cui abbiamo bisogno per l’Africa. (…)

      —————————

       

      Un po’ di info sulla cooperativa:

      In tutto, i dipendenti sono 150, mentre i beneficiari diretti delle attività sociali sono circa 5000 (dati 2005).  

      Le attività sociali, schematicamente, sono: Mesa San Francisco (Mensa dei Poveri e distribuzione settimanale di farina a famiglie e svantaggiati); Centro Giovanni Paolo II (Comunità per anziani, Nicoadala); Casa Familia Basilicata (orfanotrofio infantile); LAR Arte&Oficio (convitto per ragazzi di strada); LAR Chuabo (convitto per ragazzi di strada nel quartiere Chuabo); Villaggio Sant’Antonio Basilicata; Costruzione di case in mattoni per indigenti; Ristrutturazione di palhotas (case di legno, fango e paglia) per indigenti; Ristrutturazione di palhotas per i dipendenti e le loro famiglie, con prestito a tasso agevolato; Costruzione di pozzi; Sostegno a famiglie svantaggiate (case in affitto a prezzo simbolico, integrazione alimentare con la fornitura di farina, altre forme di sostegno economico e materiale)

      Le attività scolastiche sono: Escola comunitaria dos Martires de Inhassunge, 2800 alunni (scuola primaria, corrispondente nel sistema italiano alla scuola elementare e media); Ensino Especial (classe per sordomuti all’interno della Escola Comunitaria); Escola Arte & Oficios (scuola professionale superiore, attualmente in fase di allestimento); Escolinha (Asilo); Borse di studio universitarie

      Le attività economiche sono: Produzione Ceramica; Falegnameria; Mulino; Cava di sabbia; Vivaio; Agricoltura (Nicoadala e Luala); Commercio (3 punti vendita)

      1. admin

        Grazie Hank per il tuo commento, molto bello… hai partecipato anche tu al campo lavoro? Se si.. perchè non ci racconti le tue impressioni?

        Fra’ Antonio dice che l’importante non sono i soldi ma l’impegno delle persone… come dice Cinzia però quasi sempre “nel migliore dei casi, vivi il tuo attimo di umana compassione che dura giusto il tempo di un click” e poi si volta pagina… ora impegnarsi ad andare in Mozambico la vedo dura… ma almeno per raccogliere un pò di fondi qualcosa potremmo farla!

        Ultimamente però vedo sempre meno partecipazione da parte dei montesi.net… anche a progetti e proposte super nobili. Se non c’è lite o critica al politico nessuno si fa avanti. Quindi questa volta faccio per tutti… spero non vi dispiaccia.

        Ho fatto un bonifico a fra’ Antonio a nome di Monte.NET di 100 euro utilizzando parte dei soldi del fondo cassa. Rimangono in cassa ancora 300 euro. Avevamo deciso di tenere quei soldi per iniziative valide… a distanza di un anno non siamo riusciti ancora ad avviare nulla di concreto… quindi dedicare un quarto della cassa a fini nobili credo sia facilmente condivisibile da tutti. Meglio farli gestire da chi sa usarli bene. O sbaglio?

        I dati del bonifico:

        bonifico x fra'Antonio Triggiante
        1. Ape Maya

          Ciffo, non credo potrebbe mai dispiacere un’opera di bene fatta per una nobile causa come questa. Hai fatto benissimo a prendere questa iniziativa, è certamente un investimento utile non solo per il Mozambico, ma per il futuro di tutta l’umanità. é impensabile che al giorno d’oggi esistano ancora paesi ricchi e paesi poveri, e soprattutto è ancor più impensabile che questa cesura, questo gap, faccia così tanta fatica ad essere cancellato. Cinzia ha ragione quando dice che esiste l’indifferenza, il fastidio nella visione di quelle immagini, e anche una certa superficialità, se vogliamo, nell’affrontare il problema, però secondo me c’è una motivazione più forte, inconscia forse, per cui avviene che “nel migliore dei casi, vivi il tuo attimo di umana compassione che dura giusto il tempo di un click”. Si tratta del sentirsi impossibilitato, incapace, di poter da soli cambiare il mondo, si tratta del fatto che si reputa sia qualcosa di più che serva all’Africa per potersi migliorare. Si tratta del fatto che servono le persone, come dice Fra Antonio, non solo iniziative benefiche di pop/rockstar. Personalmente credo che quei diritti innati, inalienabili, propri dell’uomo in quanto uomo siano pura utopia. é da anni che ci si appella a questi diritti, ma stando ai fatti solo la maturazione di una coscienza di popolo e l’emancipazione sociale sembra possano garantirli. Solo quando si perviene alla sovranità popolare, solo quando il popolo prende coscienza del suo valore, della sua forza, quei diritti possono essere rivendicati, PRETESI. é per questo che servono persone in grado di sensibilizzare il popolo a questi temi, è per questo che ha così grande importanza l’educazione, come dice lo stesso Fra Antonio. Intanto se un piccolo ma significativo contributo può permettere tutto questo, può aiutare Fra Antonio e coloro che prestano servizio in Mozambico per raggiungere questa importante consapevolezza, ben venga il gesto di Admin. Buon compleanno Fra Antonio.

    2. tm

      cinzia,ho letto solo oggi il tuo post su fra antonio, e i post di auguri di ciffo, ape maya e altri ancora, e sinceramente devo dirvi che mi sono commosso.

       

      tanto amore per una persona che non ha bisogno certamente dei nostri complimenti perchè il mondo apprezzi la sua opera di povero trà i poveri, e spesso anche di emarginato trà gli emarginati, si perchè come tu stessa affermi cinzia, ci basta vedere le immagini di quei bambini con la pancia gonfia e le braccia come stecchini per provare fastidio, e anche senso di disgusto, quando invece dovremmo provare vergogna per la nostra spaventosa indifferenza verso milioni di nostri fratelli che mioiono di stenti, di fame, di sete e anche di bombe, quelle stesse bombe e armi che noi stessi, popoli civili e pieni di grande umanità, mettiamo nelle mani di luridi trafficanti che da quelle pance gonfie e bracce striminzite trovano un adeguato mezzo per rimpiguare i loro sporchi guadagni, e noi ancora più sporchi di loro perchè complici dello sterminio di popoli interi.

      Fra Antonio non è in missione, Fra Antonio è in guerra, una guerra che lui come tanti altri combatte contro un nemico che non si può sconfiggere, l’indifferenza, un nemico che può contare sulle nostre ipocrisie, sul nostro egoismo, anche quando,come spesso accade, cerchiamo di pulirci la coscienza e i sensi di colpa con piccoli doni che il più delle volte non arrivano neanche a destinazione perchè anche quelli rimpinguano gli sporchi trafficanti.

      Auguri Fra Antonio, e una speranza che ognuno di noi possa un giorno dedicarti e dedicare a quelli come te almeno un minuto della nostra giornata.

      p.s. ciffo hai fatto benissimo e sono disponibile per tutto quello che vorremmo organizzare anche in futuro per dare una mano a Fra Antonio e alla associazione Basilicata Monzambico 

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