Ho letto di recente uno scritto di James Hillman intitolato “L’anima dei luoghi”, libro che mi ha dato vari spunti di riflessione per una lettura diversa del nostro amato paese. Le sue considerazioni ruotano sul concetto di ARCHITETTURA, “spesso considerata costruzione, disegno, concetto, engineering – progettazione – , ma è anche, e soprattutto, immaginazione“, e sul “NECESSARIO RECUPERO DEL LUOGO DALLO SPAZIO”, intendendo lo spazio come una res extensa misurabile e uniforme e il luogo come quello stesso spazio con l’aggiunta, però, di un’ intima, peculiare qualità: l’ ANIMA DEL LUOGO.
Ma cos’è quest’ anima? Qual è quest’ intima qualità, questo “IN” che abita il luogo? Cosa fa sì che un determinato posto non sia visto esclusivamente come spazio geometrico isotropo e misurabile, che rende le città “quasi speculari l’una alle altre”, bensì come un luogo che possiede determinate caratteristiche che lo rendono speciale ed esclusivo, diverso rispetto agli altri?
Per Hillman “Uno dei modi, o meglio, uno dei fattori da cui dipende la qualità dell’ “IN” è la MEMORIA: I LUOGHI HANNO RICORDI”.
Come dargli torto?
Tra i luoghi e la memoria umana sembra esistere un legame indissolubile che si potrebbe articolare su due livelli:
- L’incidenza della memoria umana sui luoghi. I luoghi possono essere abitati dall’uomo non necessariamente ospitando costruzioni edili, ma anche semplicemente nel senso di costituire un punto di ritrovo per una comunità, una generazione, un gruppo sociale e quant’ altro. Il luogo assume i significati dati da quegli uomini che ne hanno fatto la dimora delle proprie emozioni, dei propri vissuti, delle proprie esperienze, dei propri strascichi di vita. Basti pensare proprio a ciò che succede in questo periodo dell’anno: chiuse tutte le scuole, si assiste puntualmente ogni anno allo spopolamento di via Indipendenza e alla migrazione di gruppi di giovani verso il Belvedere, quasi fosse una tappa obbligatoria nella vita di ognuno passare l’estate lì. Oppure si potrebbe pensare alla tendenza opposta dello spopolamento di piazza Roma e dintorni subito dopo le feste patronali e alla migrazione nuovamente verso via Indipendenza. è come se ad ogni luogo si fosse dato un significato particolare, congiunto a un lasso di tempo definito e preciso. I luoghi assumono una determinata rilevanza a seconda degli usi e costumi del paese, a seconda delle scelte dei suoi abitanti, in grado di far la fortuna di un’ area del paese a discapito di un’ altra in maniera del tutto casuale. Interessante è poi verificare come vari punti di Montescaglioso entrino a far parte del dizionario del montese doc, quando per esempio ci si ritrova “alla rotonda” o “a santa lucia”, piuttosto che indicare la via, per non parlare del Belvedere, come già notato in un altro post, della villa o della curva di Bernalda, etc.. Ogni luogo ha un suo significato dato dalla popolazione, ogni luogo ha una sua anima. Considerando che spesso le abitudini cambiano, sarebbe davvero suggestivo parlare dei luoghi di ritrovo delle diverse generazioni, chiedere per esempio ai più grandi di parlare dei luoghi più frequentati ai loro tempi, oppure chiedere alle nuove generazioni se ci sono nuovi luoghi d’ intrattenimento, come mi è sembrato di constatare negli ultimi mesi vedendo piazza padre Prosperino frequentata dai più giovani. Oppure azzarderei una domanda generica del tipo: quali luoghi potrebbero definire le tappe della vita di ognuno? Quali luoghi sono più vivi nella memoria di ognuno? Quali luoghi potrebbero definire una generazione?
- L’incidenza dei luoghi sulla memoria umana. Propongo un’ altra citazione: “Lo si può percepire quando si torna nel proprio paese o nella città natale, o nella strada dove si abitava da bambini. Quando si torna dopo molto tempo, si avverte il peso e il riaffiorare dei ricordi e, con essi, una certa gioia che proviene dal luogo. Di solito pensiamo che tutto questo provenga dalla nostra mente, che provenga dal cervello, perché così ci è stato insegnato. Invece è il luogo che parla di sé”. é il luogo che conserva i ricordi e li rievoca nella mente di chi ci ritorna. Tiene in serbo per chi lo rivisita le immagini che hanno segnato la sua storia. A questo punto chiederei a tutti gli emigrati montesi quali luoghi topici di Monte ricordino volentieri; quali luoghi ritengano siano significativi per dipingere il quadro “Montescaglioso”.
Sarebbe carino fare una sorta di ricostruzione topografica del nostro bel paese basata sui ricordi. 😉
Senza ombra di dubbio oltre alla Difesa S. Biagio, le “curve di Monte” sulla strada per Matera. Credo di conscerle a memoria ed anche a distanza di anni quando ci ritorno posso non guardare la strada, le marce vanno da sole. Da bambino non mi piaceva farle, lo stomaco… ma adesso, la vista dell’Abbazia, del serbatoio e delle case allineate dalla strada mi dice: ok ci sei.
Altro? le macellerie della carne di cavallo non aggiungo commenti a questo, si potrebbe scrivere un trattato.
è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago…
le curve…molti vorrebbero eliminarle… una bella superstrada dritta e a 6 corsie x arrivare a matera in 5 minuti..
..speriamo di rimanere a lungo montanari.
Un luogo con mille ricordi per me che ora non c’è più è la scuola media.
Hai ragione Ape, ci suno luoghi, e per me quel luogo è “A Torr’ “, con i suoi vicoletti, le stradine segrete, i profumi, i buoni sapori della nostra cucina, i panni stesi per strada. Lì sono legati i ricordi + belli della mia infanzia, per il tempo trascorso con “zi ‘Maculat’ ” e le corse in bicicletta per percorsi ogni giorno sempre nuovi. Nella zona antistante il serbatoio mio padre aveva una piccola “bottega”, detta anche “a casaredd”, dove riparava di tutto, specializzato nei manici delle zappe (“l margiall’ “), con le tarantelle a tutto volume che rallegravano quella silenziosa tranquillità.
L’altro giorno ci sono passato per fare delle riprese, il silenzio era emozionante, lo stupore della gente che si chiedeva “e cuss cè fasc dò” oppure “ma tu si u figh d…”, e i ricordi….niente, lasciamo stare . Mi son sentito turista nel mio paese e non credo ch sia una bella cosa.
Da bambino, quando finalmente terminava la scuola, abbandonavo le giornate noiose ed il traffico caotico della città e salivo con i miei genitori sulla “corriera SITA”, quella con l’aquila, che mi “riportava” a Monte. Mi accorgevo subito dell’imminente arrivo, il paesaggio cambiava, si trasformava, apparivano le prime salite, i primi calanchi e le curve a gomito. Pensavo “Ci siamo, ancora pochi chilometri e potrò finalmente tornare a giocare nei vicoli, con i miei vecchi amici di Via Severiana”, un nugolo di bambini, costantemente in movimento nonostante la calura pomeridiana estiva, intenti a giocare con una palla di carta o a dare la caccia alle lucertole ed alle cavallette che, a giugno assaltano i muri imbiancati di calce.
Oppure, subito dopo i temporali estivi, a far galleggiare barchette di carta o pagliuzze sui rigagnoli d’acqua che scendevano dalle scalinate o dalle discese,facendo slalom fra le pietre tonde e sporgenti della strada mentre un tre ruote, rigorosamente color verdone, guidato da un anziano con la coppola, canottiera e braccia robuste annerite dal sole dei campi, passava sinuoso tra le strettoie lasciando dietro di sè un odore di miscela .
Credo non ci siano luoghi particolari per rappresentare Monte, Monte è un luogo unico.
Saluti
Mac Unand