I cognomi nascono dalla disposizione del Concilio di Trento (1543-1563) che imponeva ai sacerdoti di battezzare i bambini subito dopo la nascita e di lasciarne traccia sugli appositi registri indicando il nome del battezzato, quello del padre e quello dei testimoni.
In adempimento a tale prescrizione furono i sacerdoti a inventarli (nel senso di “ritrovarli, recuperarli”), per lo più dando forma scritta al modo di identificare i vari individui che fino ad allora si faceva a voce. Con il battesimo quindi tutti si trovarono ad avere un cognome; ancora prima, la stessa funzione era stata svolta dai notai, ma solo per le famiglie che avevano avuto bisogno di far redigere qualche atto.
Semplificando il discorso, si può dire che la Chiesa regalerà un cognome ufficiale anche a chi non possedeva nulla.
Questo preambolo per dire che gli stessi cognomi nascono fondamentalmente come trascrizione e codificazione di “soprannomi” già esistenti. Questi potevano essere ricalcati:
- sul nome del padre (de Carlo, d’Amelio, ecc.) o della madre (de Diana, d’Alisa);
- sulla provenienza della famiglia (d’Ascoli, de Sena, Motula; ecc.);
- su mestieri o funzioni particolari (Fornasiero, Giomentaro, Porcari, la Saponara,Varviero, Mastro Cola, Mastro Sabato, d’Erario, Salinari);
- su pregi o difetti fisici (Gagliardo, Grasso, Basso, Russo, ecc.);
- su particolari rapporti della famiglia con religiosi (lo Monaco, Lo Cantore, ecc.) o nobili (Contuccio, Contucciello, lo Conto, Contangelo, Marchese, la Riina, ecc).
A complicare ulteriormente le cose contribuivano i frequenti arrivi e inserimenti di stranieri nelle comunità originarie. Per dirne una: solo adesso, preparando questi frettolosi appunti, ho scoperto che a Monte nel XV secolo era presente una comunità slava e che parecchi cognomi di cui non riuscivo a venire a capo sono serbocroati. Si veda al riguardo, di Milan Resetar, “Le colonie serbocroate nell’Italia meridionale” 8 (in http://www.uni-konstanz.de/FuF/Philo/Sprachwiss/slavistik/acqua/RES).
Questo spiega anche il motivo per cui Porta Maggiore, in prossimità delle mura dell’attuale Piazza Roma, veniva chiamata anche Porta Schiavone.
Lo studio dei cognomi è utile quando fornisce elementi utili a meglio contestualizzare una particolare vicenda storica e, appunto, a dare nome e cognome anche ai suoi più umili protagonisti; finalizzato a se stesso appartiene invece, a mio parere, a un’erudizione sterile e un po’ bacucca. A parte questo, si tratta di un terreno piuttosto insidioso e, se non si hanno particolari competenze in materia di lingua dell’epoca, toponomastica e storia locale, si rischia di prendere grossi abbagli.
Io non ne ho, ma mi assumo il rischio di fare ipotesi sui cognomi che ho cercato di decifrare e inserito in una banca dati che comprende i battezzati nel nostro paese dal 1565 al 1585.
Propongo quelli che cominciano la lettera B perché sono i meno numerosi e, sembrerebbe, i più facili.
Metto la traduzione a fianco di quelli dei quali mi sembra di aver capito il significato e un punto interrogativo per gli altri.
Baccaro: vaccaro;
Baglione: da Baglio o Balio o Balivo, magistrato o consigliere reggente una città per conto del sovrano;
Ballanzo, (di incerta decifrazione)?
Balzebre: è attestata l’origine spagnola, ma non so che significhi;
Bari: non ha bisogno di spiegazioni;
Barbiero o Varviero: barbiere;
Bardaro: sellaio (?);
Bascia e Bascio: bassa e basso;
Basilo: Basilio;
Battista
Beco: becco, capro o macellaio di capre (?);
Bell’Antuono, doppio nome formato da Bello e Antonio (?);
Bellocchio, occhi particolarmente belli o, ironicamente, brutti (?),
Bernalda: compare in varie versioni Bernallo, Bernalda, Bernarda (nome proprio), Birnaldo, Vernallo;
Bia: vita o via (?);
Bianco: bianco;
Boya: boia;
Bonyacobo, Bonjacovo: sempliciotto, contadino. Ricalco del francese Jacques bonhomme?
Bosco: proveniente dal bosco e quindi selvatico;
Boya: boia;
Brayca, Brayco: simile a un ebreo;
Brandolini?
Brescia: di Brescia;
Brio: allegro, spiritoso (?);
Bruni, Bruno, lo Bruno: di carnagione scura;
Bucicchio: nome serbo-croato (Vucic), significato sconosciuto;
Burdo: (di origine spagnola) grossolano, di tela grezza.
Un’ultima annotazione: alcuni di quelli che oggi sono considerati soprannomi erano in realtà cognomi del ramo femminile di una famiglia. Mi spiego: le società contadine erano tutt’altro che egualitarie e chi chiedeva in moglie una donna di condizione sociale o economica superiore alla propria poteva ricevere risposte piuttosto sgradevoli. Del tipo: Che vuole questo ciucciaro? Oppure: Non sei piede per quella scarpa. O ancora: Piuttosto a Santa Caterina!
Cioè: Piuttosto che farla sposare con te, mando mia figlia a elemosinare sulle scale della chiesa di Santa Caterina.
In qualche caso poteva succedere che il “ciucciaro”, cioè il contadino che possedeva poca terra e solo un asino per lavorarla, o il bracciale, che per vivere aveva solo le sue braccia, venisse accettato dalla famiglia di lei.
Ma questo non zittiva le male lingue e spesso la comunità sanzionava amori considerati sbagliati o piccole arrampicate sociali riuscite, indicando la nuova famiglia non con il cognome del marito, ma con quello della moglie.
Nota: Non rieco a risponderti sulla posta privata e lo faccio qui, sicuro di non violare la tua privacy.
Anche la mia nonna paterna si chiamava Motola.
Se vai sul sito di Ellis Island avrai modo di vedere che in USA erano arrivati molti Motola provenienti dall’Ungheria e dalla Turchia.
A Monte la loro presenza è documentata dal 1565. Ciò non significa che non ci fossero già prima. Anzi, visto che erano parecchi già a quella data dovevano essere lì da un bel po’.
Onestamente non saprei dirti se i Motula montesi fossero parte della colonia slava originaria o se fossero arrivati dall’omonimo paese pugliese.
Questo è tutto ciò che so.
Sono ricerche particolari e io non sono un esperto.
Si dicono già tante scemenze su tante cose, non vorrei aggiungerne altre.
Se ci fossero forze sufficienti si potrebbe creare una banca dati su tutta la popolazione montese del XV-XVI secolo e scoprire tantissime altre cose.
Da solo non ce la faccio e non sono neanche particolarmente interessato alla cosa, ma avrei qualche idea sul da fare per avere buoni risultati.
Se sei a Monte questa estate e vuoi che ne riparliamo, fatti riconoscere.
Saluti
Ho letto con molto interesse l’ultimo scritto di Cristoforo Magistro ”soprannomi e cognomi” trovandolo, come già successo per altri suoi lavori, interessante e denso di spunti che potrebbero, se portati avanti, portare benefici alla Comunità Montese a cui tutti noi, da vicino o lontano come il caso mio e di Cristoforo, siamo intimamente legati.
Le risposte ai suoi interessanti problemi trattati si sono limitate a complimenti (indubbiamente meritati per l’autore) a brevi considerazioni o altre cose di poco conto; credo che ciò che si aspettava Cristoforo, confesso che anch’io avevo le stesse aspettative, fosse una risposta più ampia e che i suoi spunti diventassero un progetto ben definito!
Così non è stato e, pur non volendo entrare nel merito, credo che la ragione primaria di questo mancato raggiungimento sia da attribuire al fatto che ai progetti stessi (anche il lavoro sull’emigrazione potrebbe essere un lavoro veramente interessante) mancassero le gambe ed il coordinamento!
Parlando qualche mese fa con Cristoforo avevamo concordato sul fatto che Montescaglioso.net fosse una delle poche novità espresse dalla Comunità Montese negli ultimi tempi e, in qualche modo (lui l’ha fatto in una maniera decisamente più concreta e vistosa) avevamo deciso di contribuire a dare una mano agli autori del sito affinché diventasse un punto nevralgico delle problematiche della comunità stessa. Alla luce della sua esperienza nel campo didattico-scolastico non pensa Cristoforo di dover creare una vera e propria organizzazione o gruppo di lavoro nel quale individuare specifici compiti, creando anche un coordinamento del gruppo di lavoro, ovviamente da lui presieduto?
Admin, in qualità di ideatore del sito, dovrebbe pensare al modo in cui poter coinvolgere gli altri montesi.net creando spazi dedicati per ogni progetto, nei quali ognuno potrebbe dare la propria disponibilità, secondo le proprie capacità, il luogo dove vive ed altre cose che al momento non mi sovvengono, ed il coordinamento dovrebbe concretamente affidare ad ognuno una parte del lavoro finalizzato al raggiungimento del progetto finale!
Io mi rendo sin da ora disponibile anche per un lavoro di coordinamento data la vicinanza geografica con Cristoforo.
Sarò a Montescaglioso nella prima settimana di agosto e spero di poter parlare di persona con Admin, Cristoforo e quanti altri avranno l’intenzione di dare gambe e testa ai progetti di Cristoforo e di coloro che hanno in mente progetti utili per la Comunità.
Filippo Novello”