domenica 22 Dicembre 2024

Passannante: lieto fine… anzi no!

Passannante attenta al rePassannante attenta al reSembrava finalmente conclusa la vicenda di Giovanni Passannante, lucano di Salvia (oggi Savoia di Lucania) che nel 1878, a Napoli, aveva attentato alla vita di Umberto I di Savoia, re d’Italia. Passannante fu condannato a morte e poi graziato con pena commutata in lavori forzati. Morì dopo anni di dura prigionia e solitudine nel 1910. Gli abitanti di Salvia, per onorare il re, decisero di cambiare il nome del paese in Savoia di Lucania.
Nel 1936 il cranio e il cervello di Passannante furono esposti al Museo Criminale a Roma perché “significativa testimonianza degli studi di Antropologia criminale tendenti ad accertare le caratteristiche costituzionali e biologiche dei delinquenti”.
Grazie anche allo spettacolo teatrale e alle iniziative del lucano Ulderico Pesce ieri, dopo anni, i resti di Passannante sono tornati a Savoia di Lucania e sepolti alla presenza del sindaco Rosina Ricciardi, di un giornalista del quotidiano “La Nuova Del Sud” e di una sottosegretaria del presidente della giunta regionale della Basilicata Vito De Filippo. Nessuna cerimonia o manifestazione per evitare problemi di ordine pubblico. Dopo tanti anni di battaglie non proprio il finale che immaginava Ulderico Pesce che avvia uno sciopero della fame.
Giusto evitare cerimonie ed onori per l’uomo che i monarchici definiscono “progenitore dei moderni brigatisti” o scandaloso, come afferma Pesce, aver rifiutato una minima riabilitazione per un uomo dei suoi tempi che, con un temperino (quindi solo con un gesto dimostrativo), aveva solo evidenziato il malessere di un popolo e le pessime condizioni in cui il sud Italia versava a causa anche dei Savoia?


Commenti da Facebook

1 Commmento

  1. LomFra

    Da buon lucano , ritengo che Passannante avesse tutto il diritto che un popolo affamato ha, di manifestare contro i suoi governanti che li sfruttano ed opprimono, altra cosa sono invece i “moderni” brigatisti, mossi soprattutto da interessi politici e di potere.

     Forse insieme al suo cervello esposto a Roma, ci sarebbe dovuto stare anche quello della sua vittima, dato che come atto dimostrativo, il “buon re” aveva fatto rinchiudere tutta la famiglia innocente di Passannante in un Manicomio, portandoli in pochi anni alla morte. Atto criminale, vergongoso e medievale, ben peggio di quello del suo attentatore.

    Passannante Free

    ramingo errante

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