Da qualche giorno c’è qualcosa che incute timore e paura fra i montesi.
E’ forse il timore che un balcone ci cada sulla testa? O forse la danza di un cavallo guidato da un asino? Oppure il rischio di essere investiti sulle strisce pedonali? O, ancora, un’improvvisa caduta mentre si passeggia su strade dissestate? Forse!
Quello che, però, fa più paura è una parola, una sola: “dissesto”.
Cosa mai potrà provocare l’avverarsi di una tale calamità?
Spulciando qua e là si scopre che il dissesto finanziario in un Comune può essere provocato “quando il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori bilancio” come recita l’art. 244 del Testo Unico 267 del 2000. E ancora “tutti gli Enti Locali che dichiarano il dissesto, devono provvedere con risorse finanziarie proprie. L’ente locale, una volta attivata la procedura del dissesto, deve obbligatoriamente adeguare le imposte, le tasse locali, le aliquote e le tariffe di base nella misura massima prevista dalla legge. Per quanto riguarda il personale dipendente, l’Ente è tenuto a ridimensionare l’organico collocando in disponibilità gli eventuali dipendenti in soprannumero (la proporzione è di 1 dipendente per 93 abitanti)”.
“Il crack di un Comune produce una serie di effetti a catena, che in un certo senso paralizzano la vita stessa dell’ente, soprattutto in ambito economico-finanziario e sociale. Tempi duri anche per gli amministratori considerati colpevoli di aver causato il disastro. Secondo l’articolo 244 del TUEL, “si ha stato di dissesto finanziario se l’ente non può garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili ovvero esistono nei confronti dell’ente locale crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte”. Per le imposte e le tasse locali, diverse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, le aliquote e le tariffe di base vengono innalzate nella misura massima consentita. Per la tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio e, per i servizi produttivi ed i canoni patrimoniali, devono applicare le tariffe nella misura massima consentita dalle disposizioni vigenti. Per i servizi a domanda individuale (ad esempio mense scolastiche, scuolabus, case di riposo etc), il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti.
Conseguenze sul piano politico. Gli amministratori che la Corte dei Conti riconosce responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, ove la Corte, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo.
Conseguenze sul piano sociale. Con il dissesto si hanno inevitabilmente risvolti economici e politici, ma purtroppo anche sociali, con il ridimensionamento della spesa per i costi del lavoro ed il collocamento in disponibilità del personale eccedente. L’ente locale dissestato è, infatti, obbligato a rideterminare la dotazione organica, dichiarando eccedente il personale comunque in servizio e in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione (definiti in base al decreto emanato con cadenza triennale dal Ministero dell’Interno), fermo restando l’obbligo di accertare le compatibilità di bilancio. I dipendenti dichiarati in eccedenza sono collocati in disponibilità. Pessime notizie anche per i precari. La spesa per il personale a tempo determinato deve essere ridotta a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta a tale titolo per l’ultimo triennio antecedente l’anno cui l’ipotesi si riferisce”.
Come si vede la situazione non è per niente rosea!
Si spera che tutto ciò non accada, altrimenti saranno uccelli senza zucchero per tutti.
Finalmente una voce autorevole. (purtroppo è solo una voce) ma meglio del silenzio o di una eco.
Non ho mai apprezzato la saggezza dietro l’anonimato. Mi adeguo.
Va bene. Le cose sono state dette chiaramente.
Quindi?!
Cosa dovremmo fare?!
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Provo a decifrare:
1. Starcene buoni buoni …. perchè “amministrare” è solo fatica, responsabilità e rischio di grane;
2. Delegare ai CONSULENTI e AVVOCATI …. che hanno strumenti per destreggiarsi nella giungla delle normative;
3. Starsene alla larga e lasciare la patata bollente nelle mani di chi ha fatto divampare l’incendio.
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Questo contributo dal titolo “DISSESTO FINANZIARIO” merita di essere affrontato in una pubblica assemblea magari alla SALA SANDRO PERTINI (che viene ancora ripetutamente NEGATA).
I Cittadini devono tornare SOVRANI.