Se non è vero
Se non è vero
che una trama si può tessere,
e un amore si può dire,
se non c’è da imparare,
e nulla è da maledire,
e nulla ad altri è la tua e la mia storia,
dove
attingerti, torre.
Forme sorsero
Forme sorsero
attorno, al di sopra.
Le nominammo Stato. Insieme
uniamo le mani.
Giuriamo.
Come se da sempre,
culla e prigione,
fuori di noi esista
L’indicibile dei vinti
L’indicibile dei vinti.
Il dubbio dei vincitori.
Pietro Ingrao
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore cosí bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
Protagonista è una bella giornata di primavera
Protagonista è una bella giornata di primavera,
l’ambiente è una splendida ragazza assente,
chiare, fresche e dolci acque,
una storia come un’altra, ove le bella membra,
andava, andava, e andava, andai,
e rimaneva là delle ore intere, ce ne sono ancora
di ore così, ma non mi fu vicina, lei non saltò
non s’inarcò, non pianse, non mi baciò,
non dette un grido, il sudore non le scorse giù,
e non si dibattè contro di me,
e non ebbe un odore che saliva su,
e non traboccò,
e non vidi le contrazioni della sua faccia,
gentil ramo, erba e fior, dice accoratamente
il poeta, dolenti mie parole estreme.
Lamberto Pignotti
CHIESI
Chiesi a un ladro di rubarmi una pesca:
Distolse gli occhi in su.
Chiesi a una snella dama di mettersi a giacere:
Santa e pudica oppose gridi.
Appena me ne andai
Ecco venire un angelo:
Ammicò al ladro,
sorrise alla dama;
E senza dire una parola
Ebbe dall’albero una pesca,
E calmo come un angelo
si godette la dama.
WILLIAM BLAKE
Spesso, per dilettarsi, gli uomini della ciurma
catturano gli albatros, grandi uccelli marini
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
la nave che scivola sugli amari flutti .
Appena deposti sulle assi della tolda
questi re dell’azzurro, maldestri e vergognosi
lasciano pietosamente le .grandi ali bianche
trascinarsi come remi accanto a sè.
Quant’è’è goffo e fiacco questo viaggiatore alato!
Lui, prima così bello, quant’è comico e brutto!
Uno tormenta il suo becco con un mozzicone acceso,
l’altro mima, zoppicando, l’infermo che volava.
Il Poeta assomiglia al principe delle nubi
che sfida la tempesta e sbeffeggia l’arciere;
esiliato al suolo in mezzo al baccano
le sue ali di gigante gli impediscono il cammino.
naturalmente non è mia, ma di c. baudelaire
ramingo errante
Po
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Scrivere, per esempio. “La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza”.
E il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l’ho amata e a volte anche lei mi amava.
In notti come questa l’ho tenuta tra le braccia.
L’ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi ha amato e a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l’ho più. Sentire che l’ho persa.
Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull’anima come la rugiada sul prato.
Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta.
Lontano.
La mia anima non si rassegna d’averla persa.
Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d’allora, già non siamo gli stessi.
Io non l’amo più, è vero, ma quanto l’ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
D’un altro. Sarà d’un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l’amo più, è vero, ma forse l’amo ancora.
E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.
E siccome in notti come questa l’ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d’averla persa.
Benchè questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.
P.Neruda
Le volte che è con furia
Le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che più di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giù prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l’amore
Un giorno o l’altro ti lascio, un giorno
Un giorno o l’altro ti lascio, un giorno
dopo l’altro ti lascio, anima mia.
Per gelosia di vecchio, per paura di perderti – o perchè
avrò smesso di vivere, soltanto.
Però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo
su cui sta fermo un passero, m’incanto…
Giovanni Raboni
Granville Calhoun
(è il titolo, non l’autore)
Io desideravo essere giudice della contea
ancora per una sessione, così da completare un servizio
di trent’anni.
MA gli amici mi lasciarono e si unirono ai miei nemici,
e fu eletto un uomo nuovo.
Allora mi prese uno spirito di vendetta,
e ho infettato con quello i miei quattro figli,
e ho covato la rappresaglia
fino a che il grande medico, la Natura,
mi colpì con la paralisi
per mettere a riposo la mia anima e il corpo.
HAnno poi ottenuto i miei figli potere e denaro?
HAnno poi servito il popolo o lo hanno aggiogato
per arare e mietere i campi dell’io?
In che modo avrebbero potuto dimenticare
la mia faccia alla finestra della stanza da letto
dove stavo seduto impotente tra le gabbie dorate
dei canarini canterini,
guardando il vecchio tribunale?
Edgar Lee Masters
La poesia fa parte di una antologia di poesie del 1915, L’antologia di Spoon River, in cui Masters immagina un cimitero su una collina nella cittadina di Spoon River. Ma un cimitero un po’ particolare perchè sui vari epitaffi di questa cimitero , Spoon River,appunto, c’è la storia, sottoforma di poesia, del defunto e spesso queste storie insegnano veramente qualcosa. Il libro è veramente affascinante e consiglierei a chiunque di leggerlo.
PAESE, DOVE UN GIORNO SON NATO,
E DOVE IL MIO CUORE HO LASCIATO,
TRE COLLI A GUARDARE LA VALLE
E TANTI RICORDI ALLE SPALLE,
TRE SPIGHE COME TRE VERE AMICHE
IL PREMIO DI TANTE FATICHE-
SEI BELLO,OGNI GIORNO PIU’ BELLO,
TI COPRI CON UN D’ORO MANTELLO,
AGLI OCCHI DI CHI VIEN DA LONTANO
SEMBRA CHE GLI TENDA LA MANO,
MA SOTTO AL TUO VOLTO GIOVIALE
NASCONDI UN DISAGIO SOCIALE-
LO STADIO HA UNA NUOVA FACCIATA,
LA PIAZZA SEMPRE PIU’ ILLUMINATA,
ORGOGLIO DELL’ASSESSORE,
CHE BRAVO IL NOSTRO DOTTORE,
PECCATO CHE POI TUTTE LE SERE
QUALCUNO SI SPARI LE PERE-
IN PIAZZA DI QUEL PADRE FAMOSO,
UN FIGLIO DI MONTESCAGLIOSO,
HAN MESSO UNA TARGA RICORDO
E TUTTI SON STATI D’ACCORDO
NEL DIRE CHE BISOGNA SEGUIRE
L’ESEMPIO DI UN COSI GRANDE AMORE-
MA COME POTRA’ ESSERCI AMORE
SE NON IMPARIAMO A CAPIRE,
NON SERVE CONTINUARE A COPRIRE
LO SPORCO CON UN PO’ DI COLORE,
OCCORRE SAPER DARE RISPOSTE
A CHIUNQUE STA CERCANDO RISPOSTE-
CHE IMPORTA SE SEI DISOCCUPATO,
LO STUDIO NON LO HAI PIU’ CONTINUATO,
MA TANTO NON HA MICA IMPORTANZA
SEI PRONTO PER LA MANOVALANZA,
UNO STEREO POTRAI SEMPRE RUBARE
IL FUMO POTERTI COMPRARE-
A LORO, QUELLI CHE HANNO IL POTERE,
IMPORTA SOLAMENTE SAPERE,
CHE ANCORA E IN QUALUNQUE MOMENTO
POTRANNO USARE IL CEMENTO,
SE POI UN RAGAZZO E’ SPACCIATO
MA TANTO ERA SOLO UN DROGATO-
PAESE, DOVE UN GIORNO SON NATO
E DOVE IL MIO CUORE HO LASCIATO,
TRE COLLI A GUARDARE PARTIRE
RAGAZZI CHE NON VOGLION MORIRE,
TRE SPIGHE TRASPORTATE DAL VENTO
RIPARTO CON IL CUORE SGOMENTO
t.m, novembre 2005
pedalare alle prime luci dell’alba,
lanciato nel vuoto del mattino,
cercare che cosa?
forse nulla,
o forse le tante risposte
alle tante domande della notte più lunga,
o semplicemente la voglia
di piangere
e urlare al vento
la rassegnazione della tua sconfitta.
come è triste domenica!
pedali, e urli, e piangi,
dimenticare non puoi.
è un sogno,
il sogno di una intera esistenza,
cercato, inseguito,
ora quasi raggiunto,
per svegliarsi poi ed accorgersi
che si tratta del sogno di un altro.
come è triste domenica!!!
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
mi sento come una scatola di sardine,disse lei.
mi sento come un cerotto, dissi io.
mi sento come un panino al tonno, disse lei.
mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
mi sento come se l’orologio s’è fermato, dissi io.
mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
mi sento che dovremmo pagare l’affitto, disse lei.
mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
non me la sento di lavorare, dissi.
mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
mi sento che dovremmo far l’amore, dissi io.
mi sento che l’amore l’abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
mi sento che hai ragione, dissi io.
mi sento di mollare tutto, disse lei.
mi sento che ho bisogno d’un bagno, dissi io.
anch’io mi sento che hai bisogno d’un bagno, disse lei.
mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
mi sento che tu non mi ami, disse lei.
mi sento che ti amo, dissi io.
mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
anch’io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
mi sento che adesso ti amo, disse lei.
mi sento che ti amo più di te, dissi io.
mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
mi sento che non la smetterei più, dissi io.
mi sento che ne saresti capace, disse lei.
mi sento, dissi io.
mi sento, disse lei.
C’è un lungo fiume di dolore che attraversa il tempo.
Nel suo letto scorrono il fuoco dell’arte
e i cadaveri dei suoi figli maledetti.
Omar Pedrini
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La Storia
Lo spazio di ogni vita di uomo dura la storia – non
è vero che dura millenni.
Giovanni Giudici