Riceviamo e Pubblichiamo
Lancio il mio contributo non solo come genitore ma come cittadino ONESTO. I bambini di oggi saranno i cittadini di domani e per una migliore società di quella in cui viviamo, dobbiamo informarli. Come si può parlare di cosa insegna la scuola se prima non parliamo di come è strutturata? Della preparazione del corpo insegnante, della civiltà in essa, del ruolo dei genitori. Vorrei spostarmi su alcuni punti focali, verso angoli più NASCOSTI ovvero facendomi delle domande: cosa insegna la scuola di oggi? Cosa sarebbe utile che insegnasse.? I bambini vengono valutati effettivamente in maniera equa ? Quanto di questa lascia il segno? Interrogativi senza scopo di puntare il dito su qualcosa o qualcuno. Naturalmente il giudizio è molto generico quindi il mio pensiero è: -OGGI LA SCUOLA NON INSEGNA MA BENSÌ INDOTTRINA. -OGGI LA SCUOLA INSEGNA POCO PERCHÉ CIÒ CHE INSEGNA NON È AL PASSO CON I TEMPI E DEL MONDO CHE LA CIRCONDA. -OGGI LA SCUOLA INSEGNA POCO CON UN DISPENDIO ENORME DI ENERGIE PERCHÉ NON METTE AL CENTRO DELL’ ATTENZIONE. IL BAMBINO MA BENSÌ LA PREOCCUPAZIONE DI RISPETTARE TUTTA UNA SERIE DI SPECIFICHE NORMATIVE CHE NULLA HANNO A CHE VEDERE CON IL CONCETTO DI INSEGNAMENTO . -OGGI LA SCUOLA INSEGNA CIÒ CHE UN PROGRAMMA MINISTERIALE VUOLE…SENZA LA PREOCCUPAZIONE MINIMA SE QUANTO VIENE DIVULGATO È CAPITO DAI RAGAZZI, SE GLI INTERESSA, SE VA VERSO IL LORO BENE, SE DOMANI LI RENDERÀ UOMINI VERI, CAPACI DI ESSERE CITTADINI PREPARATI, ATTENTI, CON LA VOGLIA DI CONOSCERE NUOVE COSE E AMANTI DEL SAPERE! Ci interessa rispettare i termini burocratici perché è quello per cui qualcuno ci può giudicare. Poco ci interessa del giudizio dei ragazzi tanto loro non fanno opinione pubblica, non possono mettere in dubbio il nostro ruolo di genitori e di insegnanti e quindi meglio accontentare chi con questo ruolo potrebbe averlo! L ‘obbiettivo verrà raggiunto solo mettendo l’ educando in condizioni di agire liberamente e stimolarlo a crescere tramite attività concrete vissute in prima persona. La SCUOLA NUOVA dovrebbe insegnare ad essere CITTADINI ONESTI di domani e non a conoscere nell’ ambito di essa le varie ingiustizie e “preferenze” perché la scuola non è MAFIA ma FAMIGLIA .
E’ interessante aprire un dibattito sulla Scuola.
Purtroppo non è un argomento molto “notiziabile”, non fa audience e annoia la maggiornaza della popolazione.
Un dibattito è essenziale e non si può pretendere di risolvere tutto in poche battute.
Alla signora che propone una riflessione va il merito di spingere sull’argomento ma onestamente non sono molto d’accordo su tanti punti alternativi della sua concezione di Scuola.
A mio avviso qualsiasi discorso “serio” sulla Scuola non può prescindere dagli investimenti. Alla Scuola bisogna dare prima di tutto più soldi. Così le si restituisce dignità, a tutti i livelli.
Dopodichè si può cominciare a parlare di come ripensare l’istruzione.
Ma per carità, lasciamone fuori i genitori. Sono le persone meno adatte a parlare di Scuola. Per un semplice motivo, c’entrano i propri figli e non c’è argomento al mondo in cui si può essere meno oggettivi !
Per molti giorni ho riflettutto sulla “provocazione_contributo” di Agostina Colamonico. Solo oggi ho trovato il filo del discorso.
C’è un futuro della scuola solo nella sua aderenza al territorio. Solo se riesce a coniugare il Sapere “Globale” con la Tutela “Locale”. Una scuola che EDUCHI al “saper fare” e al “saper Innovare”. Non le prediche e le nozioni hanno bisogno i nostri ragazzi… a loro servono LABORATORI per studiare e manipolare le RISORSE del TERRITORIO. Devono apprendere l’Arte di RICONOSCERE e trasformare quello che abbiamo in RICCHEZZA.
Forse è una utopia?! Non credo. Passo dopo passo si può!
Intanto vi allego una letterina di chi ogni giorno VIVE la scuola…
“Mi presento: mi chiamo Patrizia Sarina, sono una docente milanese che per 24 anni ha insegnato in “zona a rischio” (leggi Rozzano), attualmente titolare di cattedra a Treviso, dove mi sono trasferita con la famiglia. Voglio partecipare alla consultazione de “La Buona Scuola”, ma i mille caratteri concessi dal form sul sito del Miur mi sembravano riduttivi per tutto ciò che ha provocato in me la lettura del rapporto governativo riguardante il mondo della scuola nelle sue molteplici sfaccettature. Per questo scrivo questa lettera, indirizzata al Ministro e aperta alla discussione con i colleghi.
Faccio parte della nostra “buona scuola” da ormai 35 anni, insegno ai bambini nella fascia d’età 3/6 anni. Lavoro nella Scuola dell’Infanzia Statale, sono di ruolo a tempo “indeterminato”, e grazie alla legge Fornero questo “indeterminato” si sta trasformando via via in “infinito”. L’età gioca a nostro favore per l’esperienza maturata, ma a sfavore di fronte a queste nuove generazioni sempre più ricche di capacità, ma cariche di problematiche legate al repentino trasformarsi delle realtà familiari, economiche e sociali.
Vorremmo poter essere invulnerabili o qualcuno pensa che lo siamo se ha proposto di eliminare le figure di sostituzione in caso di malattia o impedimenti familiari, ma purtroppo non è così. E chi, come me, ha dedicato alla scuola anni di lavoro senza fare assenze ingiustificate, deve fare i conti con la decurtazione dello stipendio se (data l’età!) si ammala (vedi legge Brunetta). Lo trovo veramente offensivo!
Buone pratiche? Scuola: serbatoio infinito di supplenti precari sfruttati e scartati attraverso concorsi “farsa” che servono solo a fini puramente politici! Scuola di qualità attraverso la quale tutto passa e tutto si deve risolvere, dove l’insegnante si trova a svolgere diversi ruoli atti a “tamponare” la mancanza di reali sinergie educative, tanto decantate, ma latitanti (famiglie, servizi sociali, ASL, agenzie educative extra-scolastiche).
Si parla di valutazione e merito, ma chi valuta chi e cosa? E il “merito” su quali basi viene stabilito? Sul numero di titoli in possesso o sul calcolo numerico delle ore di presenza a scuola? O sul numero di corsi di aggiornamento frequentati?
La scuola si aggiorna… e quando si fanno i conti con le attuali risorse a disposizione per mettere in pratica l’acquisito, la frustrazione è proporzionale all’entusiasmo di credere che la scuola possa rinnovarsi e migliorare.
BES DSA ADHD PDP: la scuola si riduce ad un accumulo di sigle che servono solo ad ottimizzare il risparmio di fondi per farla funzionare meglio e con i supporti necessari per aiutare veramente i bambini/ragazzi con difficoltà, e per aggravare ancora una volta il lavoro già oneroso delle insegnanti.
La classe docente ha il MERITO di resistere lavorando sodo nonostante il contratto sia scaduto dal 2008!
La pretesa poi è di credere che la scuola per essere “buona scuola” deve a qualsiasi costo entrare nel mondo della tecnologia avanzata per permettere agli alunni di possedere il “tutto conosciuto” e oltre, e questo non fa che alimentare l’atteggiamento schizofrenico e incongruente di chi, da una parte offre “mistificandola” la “verità virtuale” e dall’altra deve correre ai ripari per l’abuso che poi gli stessi bambini o ragazzi ne fanno e con i gravi danni che questo provoca (vista la frequente assenza delle famiglia sul controllo del mezzo informatico).
Passioni, emozioni, sensazioni e relazioni (di primaria importanza per un buon vivere!) non si trasmettono per via telematica! La “buona scuola” necessita di modelli educativi e formativi condivisi attraverso i quali si trasmettono valori, cultura e ideali che aiutino le nuove generazioni a sentirsi radicate in un passato e li proietti in un futuro ricco di opportunità e di solide promesse di realizzazione personale e lavorativa.
La scuola italiana da tempo immemore è in balìa di questo o quel ministro che, animato forse di buona volontà ma limitato dal fatto di non aver mai vissuto nè avvicinato in prima persona il “pianeta scuola” (come insegnante e quindi “sul campo”), stende rapporti, propone orientamenti, detta indicazioni che risultano ogni volta lontane dalle realtà di ogni scuola.
Affrontare poi il discorso della multiculturalità nella scuola statale dove ormai da tempo e sempre di più nelle classi sono presenti alunni stranieri con le quali famiglie si fatica a trovare una linea di collaborazione e di incontro, che non sia quello del “diritto” allo studio per i meno abbienti, diventa davvero critico. Buona parte di questi alunni non parlano e non comprendono la lingua italiana, e nonostante i “progetti di supporto” a tale proposito, le figure di mediatori linguistici e culturali sono insufficienti per un efficace intervento. Purtroppo si segnalano spesso problemi legati allo scarso interesse e volontà di integrazione con conseguente rifiuto del rispetto di semplici regole di civiltà ed educazione.
“Una scuola per tutti, tutti per la scuola”? I dubbi a riguardo sono veramente tanti…
Concludo sottolineando che queste sono le riflessioni di una “veterana” della scuola, convinta di aver scelto questo lavoro perchè è il più bel lavoro del mondo e che riceve le più belle soddisfazioni dagli stessi bambini che con impegno e fatica accompagna, insegnando loro e imparando da loro, per un breve tratto di cammino scolastico.
Con rispetto ma con fermezza, allora, suggerirei: non invitate a queste “consultazioni farsa”, ma fatevi vicini e in punta di piedi entrate nelle aule dove lavoriamo, nelle realtà dove operiamo, osservate quando programmiamo e forse capirete gli enormi sforzi che tutto il personale della scuola già fa, perchè tutto resti a galla invece di affondare, “per sostenere la scuola nel suo processo di miglioramento”, nonostante la penuria di investimenti economici e la costante battaglia per veder riconosciuta la propria professionalità.
Patrizia Sarina