BASILICATA
Martedì ,14 Aprile, dalle ore 8,30 alle ore 10, andrà in onda su RaiRadio1 la puntata della trasmissione “Radio Anch’io” su petrolio in Basilicata e politica energetica nazionale.
Si invitano tutt* a diffondere la notizia. Si prevede che intervengano, dopo le testimonianze raccolte sul campo, anche dirigenti delle compagnie petrolifere, politici ed amministratori. Data l’importanza dell’evento, che arricchirà di certo la sequenza di trasmissioni dedicate al tema estrattivo da alcune testate nazionali negli ultimi mesi, si invita chi volesse intervenire a prenotarsi, seguendo le indicazioni che fornirà la redazione ad inizio trasmissione.
Vi chiediamo di dare massima diffusione.
Dalla OLA un commento coi fiocchi >
L’annunciato tour in Basilicata da parte di FederPetroli Italia è esattamente la risposta alle varie richieste di mediazione che arrivano proprio dalle valli del petrolio. Un trasversalismo ambiguo che, a livello locale, si traduce nell’altro tour “di piazza” (questa volta in pullman) da parte del governatore Marcello Pittella. E se l’Eni – dopo la distribuzione di gadget del ‘cane a sei zampe’ nelle Scuole elementari di Marsico Nuovo – rafforza il progetto “Turismo scolastico nelle Valli dell’energia”, invitando le Scuole medie superiori a visitare le risorse energetiche lucane – significa che siamo di fronte a vere e proprie “operazioni apparenza”, ovvero il racconto e la rappresentazione di una realtà che non esiste, cucita su misura per i soldatini del futuro. Altro che “operazioni trasparenza” che, oggi, servono più al settore petrolifero che ai lucani. Servono più a chi autorizza il settore petrolifero e costruisce consensi elettorali che alla Basilicata. L’espressione “eldorado petrolifero” – ma soprattutto quella di “pozzo nero irreversibile”, pronunciate dal presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, hanno destato rumoreggianti opinioni, con richiesta di spiegazioni, molto di più tra la lobby del petrolio che tra i comitati e le associazioni no triv. Sintomo che tra gli appartenenti al “settore”, come ricorda il numero uno di FederPetroli Italia, è in atto una guerra aperta, la cui miccia è stata accesa dalla legge “Sblocca Italia”. La FederPetroli Italia non rappresenta certamente tutte le compagnie petrolifere operanti nel nostro Paese, ma ne rappresenta solo una parte, probabilmente quelle che rivendicano uno spazio, una corsia preferenziale in quella corsa al raddoppio della produzione di idrocarburi in Italia. Molte di loro sono presenti anche in Basilicata, dove non c’è “più spazio nemmeno di operare perché è diventata un pozzo da tutte le parti.” Lo spazio che si sta cercando di trovare, sgomitando. E dove, ancora per il momento, “la nuova legge non ha sbloccato niente per il nostro settore”. Una rivendicazione in termini che restituisce l’immagine di una regione da sacrificare. E con fondamento, se si continua a far passare la teoria del “basta che ci compensino a dovere”. Perché i soldi possono tutto, nelle nuove compravendite di terreni in Val d’Agri, così come nelle contrattazioni di social card ed assistenzialismi vari. Stiamo presenziando ad un pellegrinaggio profano verso quella parte di Basilicata che è divenuta un oracolo fossile, in cui assistiamo all’affidamento incondizionato delle speranze di una terra nelle mani di professori illuminati, di giornalisti dell’ultima ora che pontificano proprie vanità senza la benché minima idea di quello che fanno o di comitati d’affari cittadini passati dai trampolini delle piscine del petrolio alle rampe missilistiche del carrierismo politico a 360 gradi. Fino ad arrivare, secondo una “green vision” – che va tanto di moda – ai tavoli dei cenacoli pubblici, che di pubblico non hanno nulla. Tutti in fila, in processione, ci stanno distruggendo. Si rischia di spegnere anche quella luce in fondo al pozzo – e non è solo un eufemismo – che rappresenta forse l’ultima possibilità di riscatto per la Basilicata.