Lettera aperta al Sindaco e al Consiglio Comunale dei Ragazzi
Ho appreso con piacere che Montescaglioso ha un Consiglio Comunale “giovane”. Qualche mese fa al termine della consultazione elettorale per l’elezione del Consiglio Comunale dei ragazzi, è risultato eletto alla carica di primo cittadino “junior”
– Mattia Didio (III E, Plesso Marco Polo).
Ovviamente è stato eletto anche un Consiglio composto da 21 studenti:
– Carriero Rocco Pio (I A); D’Anzi Francesco (II A); Criscuolo Stefano (III A, Plesso Silvio Pellico); Ditaranto Valerio (II B); Locantore Marta (I C); Scaramuzzo Dario (I C); Mossuto Flavia (II C); Mossuto Francesco (II C); Esposto Vito (III C); Mianulli Domenico (III C); Venezia Sonia (I D); Buompastore Francesco (II D); Molinari Sara (III D); Avena Anna Chiara (I E, Plesso Marco Polo).
Si aggiungono a questi ragazzi altri, ancora più giovani, della Scuola Primaria.
Sono infatti stati eletti: Santarcangelo Francesco; Guidone Giorgia; Scaramuzzo Alessio; Balsebre Maria Teresa; Pietromatera Angelo; Salluce Michele.
Voglio augurarvi buon lavoro invitandovi a partecipare attivamente alla costruzione del Vostro FUTURO nella nostra Terra: Montescaglioso. Ve lo Auguro di cuore e con un sincero, spassionato consiglio: “Non imitate gli adulti, sappiate guardare oltre il Bene della Vostra Famiglia, guardate al Bene Comune”.
Qui di seguito vi allego una lettera che ho trovato nel mondo virtuale e che parlerà al Vostro cuore reale.
“Cari ragazzi, abitate da poco una terra antica, dipinta con le tibie di albe greche, col sangue di chi è morto in Russia, in Albania. Avete dentro il sangue, il freddo delle navi che andavano in America, le grigie mattine svizzere dentro le baracche.
Prima il mondo filava le sue ore lentamente e ogni scena era per tanti, tutti insieme nel pochissimo bene che c’era e nel male che aveva il suono sotto le coppole e le mantelle nere. Era la terra dei cafoni e dei galantuomini, era il sud dell’osso, era un uovo, un pugno di farina, un pezzo di lardo.
Ora è una scena dissanguata, ora ognuno è fabbro della sua solitudine e per stare in compagnia si è costretti a bere, a divagare nel nulla, a tenersi lontani dal cuore. È uno stare che non contesta niente, ma è senza pace, senza convinzione.
Ora non vi può convincere nessuno.
Dovete camminare nel mistero di questa epoca frivola e dannata, in questa terra che muore e che guarisce, dovete stare nelle crepe che si sono aperte tra una strada e l’altra, tra una faccia e l’altra, tra una mano e l’altra. Tutto è spaccato, squarciato, separato. Sentiamo l’indifferenza degli altri e l’inimicizia di noi stessi.
È una scena che non si muta in un solo giorno, ma è importante sollevare lo sguardo, allungarlo: la rivoluzione del guardare.
Uscite, contestate il vomito invecchiato su una mattonella a cui si è ridotta la politica.
Contestate con durezza i ladri del vostro futuro: sono qui e a Montescaglioso, a Roma, Milano e a Francoforte, guardateli bene e fategli sentire il vostro disprezzo.
Siate dolci con i deboli, feroci coi potenti.
Uscite e ammirate i vostri paesaggi, prendetevi le albe, non solo il far tardi.
Avvolgete con strisce di luci le ombre in cui dimorano i vostri nonni. Vivere è un mestiere difficile a tutte le età, ma voi siete in un punto del mondo in cui il dolore più facilmente si fa arte: e allora suonate, cantate, scrivete, fotografate. Non lo fate per darvi arie creative, fatelo perché siete la prua del mondo: davanti a voi non c’è nessuno.
L’Italia è un inganno e un prodigio. Lasciate gli inganni ai mestieranti della vita piccola.
Pensate che la vita è colossale. Siate i ragazzi e le ragazze del prodigi”
Lettera trovata nel web. Anonimo