Ho fatto un sogno.
Tre confini. Occupazione delle terre.
C’erano tutti. Pietro Rossetti, Rocco Luigi Panico, Francesco Panico, Rocco Magistro, Peppino “Cacascol’”, Michele “U’ gnummrijedd’”, Angelo “Varnin’”, Ciro Candido, Marianna Menzano, Graziella Mianulli, Anna Avena (Jann’ u’ r’c’gnul’), Rosaria Racamato, Leonardo Mianulli, Vincenzo Castellaneta, Nunzia Suglia, Miraglia, Luchetto Padula, Serafino Garbellano, Cicorella, Donato “Pupell’”, Vincenza Castria, Michele Oliva e molti, molti altri.
Tutti gli uomini ad arare.
Alla fine formano “una stella con falce e martello tutta di persone, tutta di giovani”. Trentacinque aratri, trentacinque animali e il maresciallo Lorusso che tenta di mandarli via.
Improvvisamente arrivano camion, ruspe, trivelle ed iniziano a bucare, tentando di fare quello che il maresciallo Lorusso non era riuscito ad ottenere.
A quel punto Mariannina ha gridato: “Incordonate la strada, subito! All’ingresso della masseria. Incordonate la strada, dico! Avanti i bambini, dietro le donne e dietro gli uomini! E se vi domandano chi sono i capi, dite di essere tutti capi, perché vogliamo il lavoro”.
Dopo, sottovoce, ha intonato un canto che pian piano è diventato il canto di tutti.
Noi non siam la canaglia pezzente:
noi siamo chi suda e lavora,
Il sangue di ognun che lavora
Per i ladri dei nostri sudori
Noi giustizia, noi faremo
Spezziamo le servili catene
Insorgiamo che è giunta la fin
insorgiamo che è giunta la fin.
Le ruspe avanzano, le trivelle bucano e non si fermano nemmeno davanti ad una necropoli che gradualmente viene alla luce. Tombe, vasellame rosso e nero, teschi, un cimitero. Avanzano fino a scontrarsi con un muro che delimita uno spazio immenso. E’ una vera e propria città sommersa, una città della Magna Grecia!
L’intervento provvidenziale della Sovrintendenza pone fine allo scempio e blocca tutti i lavori.
Ancora una volta la nostra storia, la nostra cultura ha fermato la barbarie!