Dall’alto della collina Montescaglioso domina da quasi tre millenni l’ultimo tratto della valle del Bradano. L’abitato da sempre è stato difeso da possenti mura, sia nella fase indigena-greca che in quella medievale, delle quali oggi abbiamo una scarsa percezione. Demolizioni, crolli e addossamenti di edifici hanno modificato o quasi distrutto uno dei più vasti perimetri fortificati urbani della Basilicata. Dalla valle il paese doveva apparire come una grande roccaforte. Nell’anno 1003 sono proprio le fortificazioni a salvare l’abitato dal saccheggio saraceno. Fino al secolo XIX, il centro storico ha conservato i due castelli, longobardo e normanno, che costituivano i capisaldi, insieme all’abbazia, del sistema difensivo medievale. L’ampliamento della cerchia muraria nel sec. XI è concepita dai Normanni sulla base del ruolo strategico della posizione a chiusura della valle del Bradano, e quindi dell’accesso verso l’interno dal mare tramite l’approdo di Metaponto, in funzione antibizantina.
La cinta greca. L’abitato di Montescaglioso fin dalla fase italica e greca, evidenzia la presenza di fortificazioni di notevole complessità. Gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90, hanno portato alla luce ai margini del centro medievale, un tratto di circa 30 metri di una cinta muraria greca di IV-III sec. a.C. realizzata con grossi blocchi di tufo cavati nella vicina Murgia. L’andamento della cinta ed altri indizi emersi nelle aree circostanti urbanizzate all’inizio del novecento fanno pensare che il perimetro si estendesse fino a comprendere un’area urbana pari a circa il doppio dell’attuale centro storico. In altre parole l’abitato medievale, attestato in fonti scritte fin dal secolo IX d. C., è il risultato di una contrazione significativa dell’abitato italogreco e dell’arroccamento della popolazione, nella fase altomedievale, nel punto più alto della collina. La cinta greca presenta caratteristiche costruttive e monumentali rapportabili ad analoghi manufatti di Metaponto, Sibari e Crotone. Costituisce un’unicum per i centri urbani del retroterra ed attesterebbe un ruolo politico, economico e militare dell’antica Montescaglioso nell’assetto della costa jonica, da Taranto fino ai confini calabresi, ancora poco indagato.
Il borgo longobardo. All’ 893 d.C risale la prima attestazione scritta di un castrum Monticaveosi, ovvero dell’abitato fortificato di Montescaglioso. All’anno 1003 la notizia dell’ assedio saraceno al paese rimasto inespugnato grazie alle proprie fortificazioni. Nell’altomedioevo l’abitato fortificato con al centro una fortificazione longobarda, è limitato al rione Torre Vetere, cioè alla parte più alta della più vasta città greca ormai in buona parte abbandonata. Il castello longobardo è documentato in vedute del 1593 e del 1702. Gli ultimi resti saranno demoliti con la costruzione del serbatoio idrico dell’Acquedotto pugliese. Ancora oggi è possibile notare lo sviluppo concentrico delle strade di Torre Vetere intorno al punto nel quale sorgeva il fortilizio longobardo. Dal sec. XI, dopo l’ampliamento delle fortificazioni e la costruzione di un nuovo castello, il fortilizio longobardo, ha il ruolo di controllo e difesa del versante nordoccidentale del paese, affacciato verso la valle del Bradano.
Le fortificazioni normanne. Le fonti di epoca normanna, invece, attestano la costruzione di nuovo castello ed il restauro o il rifacimento della cinta ad opera dei feudatari Rodolfo ed Emma Macabeo. La grande opera si sarebbe conclusa dopo la morte di Rodolfo ( intorno al 110) e prima del 1119 quando Emma titola se stessa “ Domina Civitas Severiana “ ovvero della città che essa stessa dichiara di aver ampliato. La “ Domina “ nel documento utilizza il toponimo “ Severiana “ probabile memoria, ancora viva nel secolo XII, dell’antico nome di Montescaglioso.
Con la costruzione delle nuove mura la famiglia comitale normanna sposta la propria residenza in un nuovo castello eretto, sul finire del sec. XI, agli inizi dell’odierno Corso Repubblica ed a controllo della viabilità diretta verso il fondovalle. La nuova cinta muraria ingloba in un unico perimetro fortificato l’abitato longobardo (Torre Vetere), l’abbazia di S. Michele e piccoli nuclei demici sparpagliati sulla collina. I punti di forza del sistema difensivo erano: il castello normanno ed il torrione occidentale nell’attuale piazza Roma; le fortificazioni dell’abbazia a controllo di Porta S. Angelo e del versante rivolto verso Matera; il castello longobardo sul punto più alto del paese a guardia del versante nordoccidentale; la postazione fortificata del convento di S. Agostino, eretto direttamente sulle mura, a metà strada tra i castello longobardo ed il torrione occidentale, del lungo versante che guarda la valle del Bradano. L’assetto fortificato della città, così come configurato nella fase normanna, salvo l’apertura di nuove porte o la costruzione di altre torri, resterà invariato per quasi cinque secoli. Le prime significative costruzioni oltre le mura saranno realizzate solo agli inizi del secolo XVI.
Porte e torri. Dalle descrizioni e dalle fonti comprese tra i secolo XIII e XVIII si conosce il numero delle porte e delle torri che intervallavano la cinta. Il varco principale era Porta Maggiore, attaccata al castello. Demolita nel 1867, controllava la viabilità verso la valle del Bradano ed il metapontino. Sul versante orientale ai apriva Porta Schiavoni addossata ad un torre caduta sul finire dell’ottocento. Verso nord e nelle mura dell’abbazia si apriva la piccola Porta Carrera, utilizzata esclusivamente dai monaci benedettini. Poco oltre Porta S. Angelo, l’unica ancora esistente, probabilmente con una o più torri a guardia dell’accesso verso Matera. Sul versante occidentale Porta Pescara adiacente la cappella del Crocifisso e difesa anch’essa da una torre. Ancora oltre la Portella, con una torre, nei pressi del Convento di S. Agostino. La cinta muraria si concludeva con una possente torre circolare ancora esistente e visibile ma inglobata da abitazioni ottocentesche. Il fortilizio difendeva il versante occidentale del paese e, tramite una possente muratura, era collegata a Porta Maggiore ed al grande castello eretto nel secolo XI. L’attuale Piazza Roma, l’odierno cuore del paese, fino agli inizi dell’ottocento, era uno spazio informe fuori dalla cinta muraria: da qui il nome in dialetto “ fuori la porta “.
Il castello. Il fortilizio normmanno, di vaste proporzioni, era organizzato intorno ad un cortile con al centro una cisterna. Formato da tre piani aveva al proprio interno la chiesa di S. Caterina (attuale bar Italia) e verso est, una grande torre quadrangolare ancora oggi visibile. Aveva ospitato i Macabeo, la potente famiglia normanna feudataria del paese e Ruggero II, fratello di Emma, primo Re normanno, che aveva affrontato i baroni apulolucani in una delle ricorrenti rivolte, nella valle del Bradano presso Montescaglioso. Federico II aveva annesso il castello, a causa della sua importanza, alla rete delle roccaforti direttamente controllate dalla Regia Curia, cioè dall’amministrazione imperiale. Con gli Angioini, la postazione di Montescaglioso, perde la sua funzione strategica nel territorio e finisce sotto il controllo delle varie famiglie nobili che si succedono nel possesso feudale di Montescaglioso.
Agli inizi del secolo XVII, dopo decenni di abbandono, fu completamente trasformato per poter ospitare i Grillo, la nuova famiglia marchesale di origine genovese che aveva acquistato il titolo ed il possesso feudale del paese. L’aspetto e le funzioni si modificano da fortilizio in sontuoso palazzo poiché la famiglia, per buona parte dei secoli XVII e XVIII risiederà nel feudo. All’interno ancora oggi si conservavo gli appartamenti della famiglia comitale con le volte decorate da affreschi. Dopo il terremoto del 1857 e la successiva demolizione di Porta Maggiore, la facciata del castello/palazzo marchesale, è stata ricostruita in stile falso-medioevo. Negli anni sessanta la parte meridionale, con il frantoio e ed i depositi, è stata purtroppo demolita.
Testo e foto: Francesco Caputo (CEA Montescaglioso).