venerdì 22 Novembre 2024

Fotografare

Lavorando come insegnante ho avuto modo di coltivare la mia passione per la fotografia senza fare particolari sforzi nel trovare soggetti. Non so quante migliaia di immagini ho ripreso in circa quaranta anni di lavoro. Una parte consistente di queste è conservata su pellicola e archiviata alla meno peggio senza essere mai stata stampata; se mi mettessi a passare allo scanner i negativi avrei il mio da fare per i prossimi anni. Quelle stampate sono andate disperse ai quattro venti.

Con il passaggio al digitale naturalmente, grazie all’abbattimento dei costi, la quantità degli scatti è aumentata a dismisura. Per fortuna moltissimi li ho smarriti o perduti su cd diventati illeggibili; avrò di che coltivare nostalgie. Sulla qualità, a causa della mia insofferenza – chiamamola così – per i libretti di istruzione, credo sia meglio che non mi pronunci visto che le riprese sono state fatte tutte in modalità automatica.

Non sta a me dire se, nonostante tutto, abbiano un qualche valore. A me interessava e interessa fare foto per capire come è il mondo, la gente, le situazioni, le sfumature. In questo sono stato privilegiato perchè, avendo lavorato negli ultimi trent’anni con studenti adulti stranieri, queste cose -il mondo e il resto- me le sono ritrovate sotto il naso. Ciò detto mi rendo conto che quelle elencate non sono ambizioni da poco, soprattutto rispetto ai risultati poi concretamente ottenuti.

Tuttavia, comunque stiano le cose, le propongo.

Ne presento qua un primo gruppo sul tema “coppie miste”- a un insegnante può toccare qualche volta anche di dover partecipare al matrimonio di qualche allievo/a- preceduto da un testo introduttivo per una mostra sugli stranieri in Italia del 2010 curata da me e da una collega.

 

Le coppie miste

 

Attualmente le coppie miste in Italia sono 600 mila.

Un matrimonio su ogni dieci riguarda coniugi di diversa nazionalità e il fenomeno è in continuo aumento tanto che nel solo 2008 se ne sono celebrati oltre 25 mila. In quattro casi su cinque si è trattato dell’unione fra un italiano e una donna straniera. Le spose straniere degli italiani sono in prevalenza filippine, rumene, peruviane e albanesi. 

Fra gli uomini, sono soprattutto gli africani a prendere in moglie un’italiana: senegalesi, dei tunisini, marocchini.

Questa disparità, insieme all’accentuata differenza d’età fra i coniugi, porta a pensare che a formare questo tipo di coppie concorrano spesso valutazioni di reciproca opportunità. Un’ulteriore riprova di ciò viene dal fatto che 7 matrimoni misti su 10 finiscono in separazione e divorzio.

La questione si fa ancora più delicata quando i coniugi sono di religione diversa. Le coppie formate da cattolici e musulmani, in particolare, devono aggiungere alle difficoltà che incontra una qualsiasi altra coppia, quelle connesse a profonde diversità culturali relative al ruolo della donna nella famiglia e nella società. Tali differenze, dovute essenzialmente ai diversi tempi di crescita culturale del mondo femminile nel mondo mussulmano rispetto a quello occidentale, vengono poi complicate dalla situazione politica internazionale e dallo scontro di civiltà esasperato da taluni governi occidentali per motivi di politica interna.

La Chiesa cattolica e le autorità religiose musulmane sulla base dell’esperienza maturata negli anni passati, tendono in linea generale a sconsigliare o comunque a non incoraggiare questi matrimoni.

«Una coppia mista- ha scritto l’esperta di Politiche Migratorie Mara Tognetti – è un bene prezioso per chi le vive attorno, ma è anche più fragile, più osservata dai vicini, e ha bisogno di maggior negoziazione: dai figli, alla gestione dei soldi, tanti sono infatti i motivi di discussione. [..] Sono delle grandi potenzialità, ma sono visti come particolari e diversi dalla Chiesa, dai vicini, dai parenti».

 

Nonostante questi allarmi, il numero delle coppie miste continua, come s’è detto, a crescere. Ci sarà pure una ragione più forte d’ogni invito alla cautela.

 

Dal testo della mostra  

E/MIGRAZIONI. Everytime Everywhere

presentata da Adriana Baiocchi e Cristoforo Magistro il 9 aprile 2010,
presso l’Ecomuseo Urbano Circoscrizione 3, Via Millio 20, Torino


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