Montescaglioso
Riti della Settimana Santa a Montescaglioso.
Nella domenica delle Palme i giovani appena fidanzati portavano in chiesa palme e ghirlande fatte con foglie di olivo e al centro vi appendevano gli ori da regalare alle fidanzate. Ancora oggi, nella chiesa Madre, il giorno delle Palme le coppie che devono sposarsi nello stesso anno solare vengono chiamate sull’altare e partecipano alla processione dopo la celebrazione della messa. Il Giovedì Santo, i riti prevedono la ufficiatura della Messa con la distribuzione del pane a simboleggiare l’ultima cena. In serata cominciano le processioni per visitare tutte le chiese ove in sontuosi apparati baroccheggianti sull’altare è stato allestito il Sepolcro. L’ostia è esposta racchiusa in una teca d’oro circondata da drappi e germogliature ottenute dalle donne con grano e legumi lasciati germinare in poca acqua ma senza luce. Nella stessa serata o il Venerdì santo, nelle chiese delle confraternite, si celebravano “ L’ chrialist’ “: il canto di salmi in presenza di tredici candele infisse in un triangolo. Ai lati gli apostoli, al vertice il Cristo. Ad ogni passaggio del rito si spegneva una candela, finchè spenta l’ultima, nella chiesa calava il buio ed i presenti sbattevano inginocchiatoi e quant’altro ad imitazione del terremoto che accompagnava la morte del Cristo sul Golgota.
La sera del Venerdì Santo si assiste alla processione dei misteri che probabilmente affonda le proprie radici nella dominazione spagnola. E’un rito che si ripete simile in buona parte dei paesi e delle città del Sud analogamente a quanto succede, con più sontuosità e dramma nella Spagna meridionale. Dalle chiese escono le statue dei Misteri corrispondenti grosso modo alle stazioni della Via Crucis. Al rito partecipano le quattro confraternite di Montescaglioso, con una o più statue. La prima ad essere portata fuori è quella della Madonna Addolorata. La statua procede verso le altre chiese dove vengono prelevate varie raffigurazioni del Cristo: legato alla colonna; soccorso dalla Veronica; incoronato Re con la canna tra le mani; crocifisso; disteso morto; tra le braccia della Pietà. Chiude l’Addolorata seguita dalla celebre banda di Montescaglioso che intona solo marce funebri. La processione attraversa a passo lentissimo e dondolante le strade della città fermandosi in tutte le chiese. Nella Chiesa Madre il coro intona le “ Cantilene “, un uso antichissimo ripreso da alcuni anni grazie ad un’attenta opera di recupero avviata dall’Arcipretura dei SS. Pietro e Paolo. Sono canti in cui la “ Madre “ piange la perdita del “ Figlio “. Si ipotizza che gli spartiti o le composizioni provengano dal Convento delle Benedettine ove le Monache nella più stretta clausura potrebbero aver elaborato nel corso dei secoli un complesso rituale devozionale.
Dal Giovedì Santo tutte le campane tacciono e durante la processione del Venerdì risuona solo il sordo taccheggiare della “ trozzl “, uno strumento in legno sbattuto dal priore della confraternita a cadenzare il passo del lungo corteo. Le confraternite vestono l’abito tradizionale e solo in questa occasione i confratelli coprono il volto con il cappuccio a punta mentre i portatori della croce e delle lampade cingono anche una corona di spine. Sono “ L’ mamun “ che intimoriscono i più piccoli e nel corso dell’anno saranno evocati dalle mamme insieme al Cucibocca per indurre all’obbedienza i bambini. La processione rientra nelle chiese a notte fonda.
Il sabato, a mezzogiorno, veniva rappresentata nelle chiese la caduta dei Giudei che accompagnava la resurrezione di Cristo. Ad un certo punto della Messa i presenti facevano tanto rumore imitando un terremoto e da dietro una tenda appariva la statua del Cristo risorto con le guardie giudaiche cadute per terra. Le campane che fino ad allora erano state in silenzio cominciavano a suonare a festa e in chiesa i presenti facevano un gran rumore battendo con le mani sui banchi di legno. Le donne che non avevano potuto partecipare alla messa, al suono delle campane, prendevano la scopa o un bastone e battevano forte vicino al muro e alle pareti per scacciare il maligno dalla propria casa. Si passava così a preparare il pranzo della Pasqua che prevedeva, oltre ai tanti dolci, la carne di capretto, le frittate con asparagi e salame, la pasta con la ricotta di capra, finocchi teneri, lattughe e castagne secche.
Bellissimo servizio e bellissima la tradzione della Settimana Santa di Montescaglioso…peccato solo che queste tradizioni si affievoliscono di anno in anno, ricordo da bambino il gran numero di “momoni” che mi facevano una gran paura, oggi invece sono davvero pochissimi quelli che si vedono, alcuni anche a volto scoperto. Noto che la processione non ha più quell’ordine e quel rigore di una volta, macchine che passano, gente che fa mormorio e addirittura che mangia o beve al passare della stessa.
A seguire la “celebre” banda di Montescaglioso: da due che a quanto pare ne abbiamo, quest’anno sarà la banda di Ferrandina che seguirà questa processione.
Spero che negli anni a seguire si torni a quella che era la bellissima “prcssion d l mstier”
al recupero della ritualità di Montescaglioso
Un appuntamento semplice e poetico che è entrato a pieno titolo tra gli attrattori della Regione Basilicata.
Pensiamo che Matera possa e debba proporsi come uno scrigno segreto dal quale far uscire una sacralità che è già stata intercettata da grandi registi e comunicata al mondo intero
attraverso film importanti che continuano a far conoscere una città che trasuda spiritualità e preghiera.
Così come pensiamo che il colore dei sassi, la vita dei sassi, le case dei sassi fatte di pezzi di natura come la pietra e l’acqua, possano diventare uno scenario per rievocare la passione di Gesù e far rivivere il dolore del mondo che ridiventa vita nella Santa Pasqua.
E’ Matera il luogo da raggiungere per cercare quella preghiera antica e quel senso di raccoglimento che si perde giorno dopo giorno, ora dopo ora, nelle nostre corse e nei traffici apparentemente diversi.
Il calarsi in un sentimento vero e popolare e nel renderlo nello stesso tempo immutabile e nuovo, moderno e tangibile rende “Mater Sacra” un progetto articolato che coinvolge emotivamente un’intera città che ha già saputo ospitare lo spirito del Cristo, nella sua narrazione laica e religiosa.
Una città che si propone come grande metafora del riscatto, con le sue case scavate nel tufo e nella sua povertà che diventa sempre più ricchezza e unicità.
> L’IDEA
Una città che si muove nel futuro senza rinnegare le sue profonde tradizioni.
Infatti si tende a comunicare la città stessa attraverso una narrazione classica ma con modalità espressive assolutamente avanguardistiche dal punto di vista tecnologico.
Ciò ha permesso a “Mater sacra” di candidarsi come un appuntamento di “turismo religioso” che si è proposto sempre con maggiore consapevolezza come un evento, che a nostro avviso, porta con sè un’ intensa spiritualità e nel contempo poesia e modernità.
Si continuerà anche quest’anno su un momento di grande coinvolgimento emotivo che vedrà protagonista la Murgia e l’intera Gravina con la riproposizione della crocifissione di Gesù e dei due ladroni.
Questo momento sarà accompagnato da un articolato intervento di drammatizzazione, fino al pianto della madonna ( “ Donna de Paradiso” di J. da Todi) che culminerà a sua volta, con la morte del redentore.
Il progetto avrà una sua coda espressiva nella riproposizione di un’ installazione dedicata alla Santa Pasqua.
Infatti, la nostra organizzazione si propone di modificare lo spettacolo dal giovedì, dedicata al presagio, al venerdì e sabato con la sua passione, e a un’installazione finale, con una diversa colorazione di luci accompagnate da musiche più festose, dedicata alla Santa Pasqua.
Allo spettacolo di luci e suoni e drammaturgia “ Ricordati di me”, che vedrà protagonisti oltre 60 figuranti in costume, 15 cavalieri e un’area scenica che investirà l’intera gravina, da quest’anno si accompagnerà uno spettacolo pomeridiano dal titolo “ Processo a Gesù” che si terrà presso il Castello Tramontano il venerdì e il sabato con due repliche al giorno alle ore 17,00 e alle ore 18,30 e che vedrà protagonista il grande Michele Placido su testi di Raffaele Nigro.
Attraverso l’acquisto di un biglietto di 10€ sarà possibile assistere allo spettacolo con Michele Placido e accedere successivamente, alla zona privilegiata per assistere allo spettacolo serale di luci e suoni dal titolo “ Ricordati di me”.
A MONTESCAGLIOSO
centro collinare della provincia di Matera di circa 10.000 abitanti, la Settimana Santa rappresenta uno dei momenti più significativi della religiosità popolare.
La Quaresima, che precede la Settimana Santa, a Montescaglioso inizia a mezzanotte tra il martedì grasso ed il Mercoledì delle Ceneri, con quaranta rintocchi scanditi da una campana, indicando la fine del Carnevale e l’ inizio del periodo di penitenza.
Secondo una antica consuetudine, per le strade del paese vengono esposte per quaranta giorni sette pupazze nere ed una bianca, realizzate con stoffe e abiti in disuso. Le pupe in nero rappresentano le sette settimane della Quaresima e sono di diversa statura; la maggiore (prima settimana) e la minore (ultima settimana) fino ad arrivare all’ unica pupa bianca che rappresenta la Pasqua. Ad ognuna di queste pupazze viene dato un nome: Anna, Susanna, Rebecca, Rebanna, Pasqua,Pasquaredda, Palma e Pasquairanna.
La Settimana Santa inizia quindi con laDomenica delle Palme e la tradizionalebenedizione delle Palme e dei ramoscelli di ulivo; la sera del Giovedì Santo poi, vi è la celebrazione della S. Messa in Coena Domini nel corso della quale avviene la tradizionale lavanda dei piedi; subito dopo la fase liturgica inizia quindi la tradizionalevisita ai Sepolcri, mentre il Venerdì Santo, giorno della Morte del Signore, vede svolgersi la processione dei Misteri per le vie cittadine.
Ad un certo punto della Messa i presenti facevano un grande rumore, simulando il terremoto, e da dietro una tenda appariva la statua del Cristo Risorto con le guardie giudaiche cadute per terra.
Le campane che fino ad allora erano state in silenzio cominciavano a suonare a festa e in chiesa i presenti facevano un gran rumore battendo con le mani sui banchi di legno.
Le donne che non avevano potuto partecipare alla Messa, al suono delle campane, prendevano la scopa o un bastone e battevano forte vicino al muro e alle pareti per scacciare il maligno dalla propria casa.
Si passava così a preparare il pranzo della Pasqua che prevedeva, oltre ai tanti dolci, la carne di capretto, le frittate con asparagi e salame, la pasta con la ricotta di capra, finocchi teneri, lattughe e castagne secche.
Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, sulla base di informazioni tratte dal web.