domenica 24 Novembre 2024

Montescaglioso: un paese alla deriva

Ho avuto modo nei pochi giorni che sono stato a Monte per le festività della Pasqua di incontrare diversi cittadini oltre a numerosi esponenti politici di diversa estrazione e, anche se con i normali limiti che comporta la mia lontananza, mi sono fatto l’idea, se mai ce ne fosse bisogno, che Monte sta vivendo una situazione davvero drammatica che inesorabilmente lo conduce verso la deriva.

La situazione disastrosa delle finanze comunali, ereditata da una amministrazione scialacquona e irresponsabile non lascia molti spazi ad una giunta comunale costretta a vivere una specie di assedio quotidiano da parte di fornitori che giustamente reclamano le proprie spettanze, specie se poi la giunta e i partiti che la sostengono vivono con apatia tutta la situazione incapaci di tirare fuori dal cilindro quelle idee innovative che potrebbero far ripartire la comunità, dare le giuste risposte a coloro che avanzano crediti e soprattutto non svendere il patrimonio comunale.

Sembra, ma ormai è quasi una certezza, che l’amministrazione comunale abbia previsto con il piano di predisse sto finanziario la vendita del demanio comunale pur di fare cassa ed avere un minimo di liquidità.

Soluzione facile di fronte alla necessità impellente di racimolare denaro; niente di più stupido però se si prendono in considerazione tutte le situazioni che tale atto comporterebbe.

C’è da premettere che l’ultima volta che una Amministrazione comunale ha messo mano al demanio comunale è stato nel 1987, con l’adeguamento dei canoni di fitto portandolo dall’allora sei mila lire per ettaro a 300 mila lire (le attuali 150 euro circa che ancora si paga). Quell’adeguamento teneva conto oltre della rivalutazione dei valori reali dei terreni, anche del fatto che la quota consortile è a carico del comune.

A distanza di oltre 25 anni, non solo il canone non è mai stato adeguato ma la quota consortile è cresciuta a dismisura al punto che a conti fatti oggi ciò che incassa il comune dal demanio comunale non copre le spese sostenute; di qui la decisione di vendere.

Logica vuole che sarebbe più giusto e corretto procedere a rivedere il canone, tenendo naturalmente conto delle difficoltà che attraversano gli operatori agricoli, ma non svendere l’unico cespito ancora in essere al comune che gli consentirebbe un domani che venisse abolito il patto di stabilità di poter accedere a mutui con la cassa depositi e prestiti. Va considerata ancora il fatto che il 90% dei terreni sono ormai da anni nelle mani dei forestieri, mentre il 50% degli assegnatari sono ancora montesi che detengono appezzamenti di pochi ettari (qualche decina i più grossi) che si troverebbero in grossissime difficoltà di fronte alla richiesta di vendita con il rischio di vedere anche quel poco di terra che ancora rimane nelle mani di forestieri.

Possibile che la cecità ci porta a non considerare queste problematiche?

Ho fatto personalmente alcune proposte al Sindaco, ad alcuni componenti della giunta e ai dirigenti del PD con la speranza che vengano valutate e recepite; una di queste proposte è la costituzione di una società partecipata del comune, interamente pubblica o anche con la partecipazione dei privati che da subito prenda in carico la gestione di tutti quei servizi comunali che potrebbero essere gestiti in maniera completamente diversa rispetto all’attuale. Questa società, che significherebbe posti di lavoro certi per di versi giovani montesi, avrebbe il compito di provvedere al buon funzionamento di settori vitali della nostra economia, a partire dal demanio comunale, per proseguire con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la farmacia comunale, la gestione delle energie (acqua, gas, luce) attualmente gestiti da privati senza che il comune ne ricavi un centesimo pur essendo proprietario degli impianti di adduzione. Su questo punto ad esempio il comune di Fidenza, dal solo cambio della ditta che detiene l’esclusiva della fornitura del gas ha incassato nel mese di dicembre scorso la bellezza di quattro milioni di euro, mentre Monte dal giorno in cui è arrivato il gas città non ha mai incassato un centesimo.

Una considerazione a parte va fatta per la gestione dei rifiuti. Assistiamo ormai da anni all’ignobile comportamento della ditta Avvenire che non solo incassa centinaia di migliaia di euro che a mio avviso sono esagerati, ma oltre ciò continua ad usare i propri dipendenti come arma di ricatto nei confronti dell’amministrazione comunale per farsi pagare e nonostante tutto non mantiene gli accordi fatti davanti al Prefetto lasciando sempre i lavoratori per diversi mesi senza stipendio.

Nessuna giustificazione per tali comportamenti: l’amministrazione deve provvedere senza ulteriori indugi a rescindere il contratto con la ditta Avvenire e provvedere ad affidarlo alla società partecipata multi servizi di cui parlavo prima o in alternativa in via provvisoria fino alla sua costituzione ad una nuova ditta con l’obbligo di salvaguardia del posto di lavoro per gli attuali dipendeni della ditta Avvenire in forza sul territorio di Montescaglioso.

Tonino Ditaranto


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