di Piero Didio
Nel mio ultimo intervento su questo blog, qualche settimana fa, chiudevo riportando le conclusioni del Sanjust alla relazione sulla Legge Speciale per la Basilicata del 1904 dalla quale estrapolo i seguenti punti:
- incremento dell’agricoltura che è la principale risorsa della Basilicata;
- impianto delle industrie che sono possibili nella regione;
- aumento della produzione in armonia alla potenzialità ed alle usanze locali;
Credo che non possa sfuggire ai lettori la modernità del pensiero di questo signore nato e vissuto ormai quasi due secoli fa in una regione diversa dalla nostra ma che la Basilicata, probabilmente, aveva imparato a conoscere meglio di molti lucani doc. Oggi si parla molto di sviluppo sostenibile e di valorizzazione delle risorse del territorio; a giudicare dalle parole del Signor Sanjust noi non abbiamo inventato niente, è tutta roba vecchia (come diceva Charles Bronson in un memorabile film di Sergio Leone), semplicemente noi la ignoravamo. Ma vorrei qui analizzare con voi uno per uno i tre punti conclusivi della sua relazione.
Punto primo: Incremento dell’agricoltura che è la principale risorsa della Basilicata.
L’individuazione di questo importante dato economico presuppone uno studio approfondito del tessuto produttivo della regione che, come ho avuto modo di studiare qualche anno fa, era stato riportato meticolosamente e con criterio scientifico in una sorta di censimento delle attività produttive della regione suddiviso secondo le principali variabili, dal settore merceologico al numero degli addetti, dalla localizzazione degli impianti al trend nei volumi di affari realizzati in un dato periodo, generalmente tra il 1861 e il 1900. Ora, la conoscenza approfondita di un fenomeno rappresenta il presupposto fondamentale per l’approntamento di strategie rivolte alla soluzione dei problemi connessi al fenomeno stesso e, infatti, il Sanjust proponeva delle soluzioni. Possiamo dire altrettanto di tutti i politici lucani che si sono succeduti nei centocinquanta anni dall’Unità d’Italia ad oggi? Questo non vuole essere un atto di accusa alla politica intesa come scienza e arte del governare, ma a un modo di intendere la politica, quello della politica fine a se stessa. Nel mio precedente intervento parlavo di cose che si dovevano fare e non si sono fatte, a questo è riferito il mio commento. Ma torniamo ad occupaci di cose serie. Il nostro relatore, a proposito della Basilicata aveva trovato una situazione disastrosa (Zanardelli parlava di zolle ed aria ed acque letali) ma aveva anche trovato delle splendide eccezioni in alcune aziende agricole, anche nel Metapontino, che gli facevano intravedere le potenzialità di un settore che ancora oggi noi non riusciamo a comprendere per intero. Proponeva, nel 1904, operazioni di bonifica per recuperare all’attività agricola terreni altrimenti paludosi e malsani, regolazione dei corsi d’acqua per le irrigazioni, rimboschimenti (dato che la Basilicata nel 1800 aveva subito una deforestazione che ne aveva dimezzato il proprio patrimonio boschivo) e altri interventi che non vado a riassumere. Noi vediamo nel settore agricolo soltanto l’ attività di coltivazione e produzione dei beni. Quello che ci sfugge è la comprensione di tutte quelle attività collaterali, ma altrettanto importanti, proprie anche di altri settori produttivi. Oggi le chiameremmo genericamente con l’espressione “azioni di marketing” che potremmo tradurre come: valorizzazione dei prodotti, ricerca dei canali commerciali e commercializzazione dei prodotti, definizione dei prezzi, l’introduzione (anche in agricoltura) di criteri di gestione aziendali e via dicendo (ricordo che questo non è un trattato di economia aziendale, sono solo dei pensieri in libertà). La valorizzazione del prodotto passa attraverso la creazione di marchi e il confezionamento di una immagine per il prodotto e per il territorio. Avete presente le mele del trentino o le lenticchie di Castelluccio (nell’Umbria), la cipolla di Tropea o i peperoni di Senise, per citare un caso lucano. La Puglia ha creato il Primitivo doc. prima che lo facesse la Basilicata nonostante dalle nostre parti il vitigno di primitivo si coltivasse da secoli. Pensate all’immagine che si ha nel mondo delle orecchiette con le cime di rape. Fanno immediatamente pensare alla Puglia, eppure i nostri nonni le mangiavano da secoli (e non erano le orecchiette ma l’ gnuttl, credo). Ma la Puglia è riuscita a farne un simbolo riconosciuto veramente in tutto il mondo. Non posso dilungarmi oltre, volevo solo spiegare che il nostro relatore voleva intendere con incremento dell’agricoltura non solo l’aumento delle superfici messe a coltivazione ma l’implementazione di tutte quelle attività che avrebbero permesso e sostenuto quello sviluppo, compreso l’ammodernamento e il miglioramento delle tecniche colturali. Il Sanjust parla anche di Credito Agrario ma qui l’argomento diventa oltremodo spinoso e rischierei di provocare delle reazioni (incontrollate) nell’amico Cristoforo Magistro.
Mi ero promesso di analizzare i tre punti ma sono riuscito a farlo (molto superficialmente e me ne scuso) solo per il primo. In questo momento Radio Capital manda in onda “Giochi di bimba” delle Orme e mi sono distratto. Alla prossima.
purtroppo siamo in una regione che dichiara esplicitamente di non voler crescere, è evidente, abbiamo una classe dirigente a cui il degrado della nostra regione va bene, una classe dirigente che è consapevole del degrado della nostra regione e non fa nulla, se non affossare ancora di più la nostra area. Senza voler riprendere le varie potenzialità della nostra regione che vengono assolutamente tralasciate e le varie politiche sbagliate messe in atto dai nostri governanti, voglio porre al centro della questione un problema che spesso (sempre) non viene preso in considerazione: l’ EROSIONE della costa a Metaponto. E’ possibile che i nostri governanti non si rendano conto di tale problema e della conseguente morte di quella che sarebbe dovuta essere la Rimini della Basilicata??? Fa spavento l’ immobilismo del comune di Bernalda e dei comuni del metapontino, fa tanto più spavento l’ immobilismo della provincia e della regione…di fronte a ciò come si può parlare di sviluppo della Basilicata e addirittura di Matera capitale della cultura 2019???? Secondo me sarebbe giusto cambiare rotta, visto che con la sinistra al potere da svariati anni in Basilicata, i risultati sono questi.