domenica 22 Dicembre 2024

Su una bomba a orologeria

L’umanità è seduta su una bomba a orologeria.
Ne è convinto Al Gore, nel 2000 sconfitto per un pugno di voti alle presidenziali americane.
Io la vedo come lui, bisogna svegliarsi perchè continuando di questo passo si va verso l’autodistruzione del genere umano e degli altri incolpevoli, mucche a parte, abitanti della terra (i gas emessi da bovini , per flatulenza ed eruttazione, contribuiscono in modo consistente all’aumento dell’effetto serra – http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2004/09_Settembre/24/flatulenza.shtml 😉 ).

“Se la maggior parte degli scienziati del mondo ha ragione, ci restano dieci anni per evitare una catastrofe che potrebbe innescare una spirale distruttiva nell’intero sistema climatico del pianeta, con condizioni meteorologiche estreme, alluvioni, siccità, epidemie e ondate di caldo letali mai registrate prima: e saremo noi la causa della catastrofe.
Se questa vi sembra una visione troppo apocalittica… pensateci meglio…”
Per leggere integralmente l’articolo e per gli approfondimenti:
http://www.university.it/notizie/vedi_notizia.php?COD_NOTIZIA=27528

Trailer:
http://www.mymovies.it/dizionario/trailervideo.asp?id=44297

Voi cosa ne pensate?


Commenti da Facebook

34 Commenti

  1. ciffo

    Non so Vinc,
    così tanto catastrofismo mi puzza un pò.
    Mi ricordo di un post di lazarum di qualche tempo fa in cui parlava di scienziati che mettevano in dubbio l’affidabilità di teorie che si basavano su dati troppo ristretti (l’andamento della temperatura negli ultimi decenni su milioni di anni di cui invece non sappiamo nulla).
    Sarei curioso di sapere il CEA cosa pensa di questo film.
    Angelo/Franco che mi dite?

    Qui il trailer su youtube:

    1. Oznecniv

      Vero, gli amercani spesso esagerano le cose (soprattutto quando si tratta di un’operazione commerciale, come lo è il lancio di un film). Noi che non siamo “babbioni” ( 🙂 )questo lo sappiamo e quindi andremo a vedere il film con occhio critico.
      Cmq la posta in gioco è troppo alta, il problema non si può sottovalutare… quindi in questo caso melius abundare quam deficere.
      L’ecologista Benna cosa ne pensa? Franco e Angelo?

      1. angelo lospinuso

        Sono del tuo stesso parere Oznecvic, molte volte gli americani hanno mostrato come l’umanità venisse distrutta da una catastrofe naturale, provocata dalle trasformazioni irreversibili recate dall’uomo all’ambiente.
        Ma dietro ogni cosa, c’è sempre un “alone di verità”….
        Non c’è dubbio che i gas serra prodotti da industrie, automezzi etc. stanno provocando danni al nostro ecosistema, irreparabili.
        I dati raccolti dalle Agenzie regionali per la Protezione dell’Ambiente non sono di certo confortanti, basti guardare Regioni che presentano un alto tasso di industrializzazione e/o la presenza di grossi centri urbani.
        Di solito si dice che “la natura trova il suo rimedio”….speriamo che sia il meno peggio.

        Ti posso dire che come CEA stiamo affrontando da anni questo problema. Nelle scuole non si parla solo di educazione naturalistica, ma di educazione alla sostenibilità, cioè il tentativo di cambiare gli approcci, i modi di fare,comportamenti…..negativi nei confronti dell’ambiente.
        Con i ragazzi e i bambini è più semplice, ma con gli adulti è difficile, soprattutto con le generazioni che ci hanno preceduto.
        Angelo Lospinuso

        1. vitellozzo

          Non se ne sta parlando un pò troppo?

          Voglio dire, a me un pò mi puzza questa faccenda…

          Premetto, non sono mai stato un integralista dell’ ecologia anzi, a dire la verità ho faticato un pò alle elementari a capire il disegno di ‘ste frecce che rimbalzano sulle nuvole, a terra e poi ancora sulle nuvole…

          Diciamo che mi sono sempre limitato a fare il mio dovere tipo spegnere le luci, fare la raccolta differenziata o cose del genere, però c’è qualcosa che non quadra…

          Un mesetto fa mi sono imbattuto in un articolo a prima pagina del Manifesto dove si prospettava una terribile possibilità.

          Pare che il W.W.F. (avrà un pò di autorità il W.W.F.) ogni due anni calcoli l’impronta ecologica dell’umanità, cioè quanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da ognuno di noi.

          I risultati del Novembre (credo) del 2006 semplicemente dicevano che, se l’impatto ambientale dovesse rimanere costante, nel 2030 non sarà più possibile mangiare i pesci del mediterraneo,nel 2040 non sarà più possibile fare il bagno sempre nel mediterraneo e nel 2050 avremo bisogno dell’equivalente di un’altra terra.

          http://www.wwf.it/ambiente/impronta.asp

          Questo è quello che la mia mente semplice è riuscita a memorizzare, almeno.

          Badate bene non sono catastrofista, spero veramente che siano allarmismi inutili, però qualcosa mi puzza.

          Sono anni che Beppe Grillo ci bombarda con informazioni sull’energia pulita, sulle macchine ad idrogeno, riguardo a piani energetici vari, nanopolveri ecc…

          Adesso esce questo video di Al Gore che prospetta una sicura fine del mondo in tempi brevi.

          Penso che il minimo che possiamo fare sia vederlo, non dico proprio cercare informazioni , impegnarci o salvare il mondo.

          Almeno dedicare un paio d’ore a guardare un “film”… ci sorbiamo talmente tante di quelle “americanate” che, alla peggio, una in più non farà poi così male…

          Che poi, in realtà, io penso che Al Gore si sia truccato da solo le elezioni, per perderle…. così tanto per aiutare la terra a soffrire di meno, un pò come il medico che ha staccato la spina a Welby, insomma 😉

          In realtà ho come il sentore che stia per arrivare un gran senso di colpa, quello di non essermi (ed esserci) accorto(i) in tempo che bisognava fare qualcosa.

          Non ho paura che fra qualche anno sarà tutto un deserto, o che si incasineranno ancora di più le stagioni piuttosto che il pianeta si avvii ad una qualche tipo di morte.

          Sinceramente, ho paura di accorgermi troppo tardi che si poteva fare qualcosa…

          Io questo film lo vedo, non si sa mai…

          1. benna

            Ieri sera mi è saltata la visione del film, che comunque spero di colmare quanto prima. In realtà non ho grandi aspettative, ma mi incuriosisce.

            Distrattamente ho visto il trailer in tv (la mia povera connessione a 56k non mi permette molto, ahimè) e i toni da apocalisse utilizzati hanno già creato in me qualche riserva… tra alieni, meteoriti infuocati ed epoche glaciali e tutte le loro storie da “day after tomorrow”, hanno certamente materiale da cui trarre ispirazione. Per rispondere a vitellozzo (di cui ho molto apprezzato il commento) non credo se ne parli molto, anzi. E’ che se ne parla tanto in toni sensazionalisti da prima pagina (la Repubblica di 2 domeniche fa aveva un titolo in prima pagina, lettere cubitali, super allarmistico, tanto per fare un esempio…), poco con costanza e giusta cognizione di causa. La stragrande maggioranza comunque nel piccolo se ne frega. E ben venga Beppe Grillo (che tanto ammiro), ma lui non viene a casa tua, si presuppone un TUO interesse alla cosa; come fa a bombardarci? Nessuno più lo vuol mandare in tv!

            comunque dici bene, non si sa mai, nel dubbio meglio vederlo, male non farà. Lo guardo e poi saprò

            ps: bravo oznecniv!Wink

          2. michela

            Casa mia sorge su una collina argillosa un tempo completamente sommersa … è piena di conchiglie fossili e il mare dal mio terrazzo sembra infatti a portata di tuffo… questa è stata una cosa che mi ha sempre affascinato e che mio padre mi spiegava da piccola quando ancora la nostra attuale casa era in costruzione…
            ancora oggi, quando cerco un paragone per capire l’evoluzione terrestre, faccio riferimento a questa collina immaginandola mare.
            stamattina mio nipote, che conosce questa storia e adora le conchiglie fossili che si trovano però, sempre più raramente(le migliori le ho già raccolte tutte io, prima o poi glielo dirò al mio nipotino!!!;-))ha fatto questa riflessione:”zia, ma potrà tornare il mare qui?e noi dove ce ne andiamo?tutto qui sarà sommerso dall’acqua… e se ci svegliamo domani mattina e troviamo il mare?” allora io ho cercato di calmare la sua fantasia catastrofista dicendogli che la terra si evolve molto lentamente e che noi umani abbiamo un tempo di durata talmente insignificante che non possiamo assistere ad una repentina mutazione… ci ha pensato e mi ha detto “ah! allora il mare qui c’era prima che nascesse nonno” “bhè, un pò di più” gli ho detto io, e lui “ah!allora prima di Gesù,quando c’erano i dinosauri” e si è tranquillizzato.
            al di là della incapacità di mio nipote di capire ancora la durata del tempo, il senso del mio commento era quello di dire che no, non sono per niente catastrofista.
            Decisamente l’intervento massiccio dell’uomo ha un forte impatto sulla terra rendendone più precoci i processi,e su questo potremmo intervenire, ma rimango dell’idea che si sta un pò esagerando con questo allarmismo… è diventato un pò il tormentone del momento .. togliendo allo stesso credibilità scientifica.
            Fatto sta che, senza ombra di dubbio un comportamento più adeguato nel piccolo di ogni persona è sempre una goccia che aggiunta a tutte le altre può dare risultati interessanti, e che la sperimentazione e l’uso di forme altre di energia sarebbe ora che avvenisse, su questo punto siamo tutti d’accordo, credo, tutto il resto mi sembra la solita americanata …
            no, non ho paura di svegliarmi domani mattina e di dover raggiungere la cucina a nuoto per andare a fare colazione, ma sono una grande sostenitrice di comportamenti più adeguati nel quotidiano, una educazione costante al non spreco fin da bambini.
            e poi credo fortemente nella forza della natura,nel suo tempo millenario, nella sua evoluzione costante e adattamento continuo e mutevole… al massimo tra non so quando tutto questo sparirà, ne nascerà un altro, si rigenererà in un’altra forma … ma questo sarà alla prossima nascita di un nuovo Gesù per dirla nei limiti temporali di mio nipote.
            invece di fare polveroni pubblicitari che hanno facilmente il potere di allarmare con una politica quasi del terrore, iniziamo ad educare costantemente i bambini al rispetto e all’ascolto della natura, dei suoi ritmi e alla sua forza e delicatezza e mantenere questi insegnamenti anche da grandi.già potrebbe essere qualcosa con un impatto decisamente più produttivo.
            le catastrofi naturali ci sono state e ci saranno sempre sulla terra .. siamo noi che dobbiamo abituarci a considerarci solo delle piccole formichine e a non abusare.

          3. vince_ditaranto

            Come ho promesso a Michela durante le vacanze di Natale, farò il buono e quindi “mi costringerò” ad essere daccordo con lei……
            scherzi a parte…..sono davvero daccordo con le parole di Michela e penso che Oznecniv (come altri) si sia lasciato impressionare dalla campagnia “democratica” di Gore…….
            nonostante la maniera degli americani di dire le cose è sempre molto entusiasmante e spesso coinvolgente, questo è uno dei casi in cui le esagerazioni vanno oltre le esuberanze pubblicitarie.
            Che il pianeta sia “malato” non ci sono dubbi.
            Purtroppo c’è molta disinformazione e spesso non si conosce la reale cartella clinica del malato, nè si sono individuate esattamente le cause e gli eventuali rimedi.
            Anch’io come ciffo voglio ricordare i riferimenti che Lazarum fece in passato alla serie di “balle” sui disastri ecologici che ci fanno passare come “tesi scientifiche”.
            La realtà è ben diversa, le tesi così dette scientifiche sono davvero innumerevoli e spesso discordanti, anzi dirò di più le tesi “catastrofiste” sono in netta minoranza. Tralasciando il film,è ovvio che, in generale, fà più impatto proporre alla gente dei disastri, vende di più, sui giornali, sui servizi in TV, nei settimanali……
            Di grosse eco-balle si possono fare vari esempi, a partire dalla distorta informazione dei danni provocati dal DDT sino ad arrivare al presunto allargamento continuo del “buco dell’ozono” (è falsissimo, la situazione è stabile se non migliorativa).
            E’ molto interessante un libro di Michael Crichton, “Stato di paura” (2004), romanzo bestseller premiato da associazioni scientifiche e giornalistiche. Il romanzo è il pretesto (lettura tra l’altro piacevole)per smentire clamorosamente tante finte convinzioni e per lo meno mettere in dubbio molte altre.
            Pieno zeppo di riferimenti ad articoli scientifici, il libro ci riporta un quadro d’insieme molto più razionale e ponderato. Per farvi qualche esempio, uno dei cavalli di battaglia dei catastrofisti è lo scioglimento progressivo delle masse di ghiaccio del pianeta.
            Niente di più falso.
            Nel senso che è vero che molti ghiacciai dell’emisfero settentrionale stanno diminuendo e anche velocemente, ma sono una percentuale davero irrisoria della massa di ghiaccio del pianeta, che è concentrata nell’antartide, la cui massa stà addirittura aumentando, con un rate maggiore di quello della fusione dei ghiacciai incriminati.
            Quindi è verità scientifica che la massa di ghiaccio complessiva del pianeta sta aumentando.
            Altra bufala, connessa all’argomento scioglimento (il termine esatto è “fusione”) dei ghiacciai, è il presunto innalzamento del livello dei mari del pianeta. Si era ipotizzato un innalzamento di quasi 5 cm negli ultimi 20 anni. A posteriori l’innalzamento misurato è inferiore al millimetro.
            Per non parlare della leggenda dell’innalzamento della temperatura del pianeta. Gli articoli scientifici a riguardo mostrano molte perplessità legate al metodo di misura di tale temperatura. tutti i metodi sono abbastanza arronzati, con conclusioni spesso del tutto soggettive. Ma il dato è che nessun metodo fornisce misure stabili (chi ha un minimo di base scientifica ha capito bene cosa significa). La mancanza di stabilità nelle misure può portare a dire, davanti agli stessi risultati, che la temperatura del globo sta aumentando e che sta diminuendo senza incorrere in errori di interpretazione, in quanto entrambe le conclusioni rientrano nel range di tolleranza dei metodi adottati.
            Concludo dicendo che concordo pienamente con Michela riguardo all’insegnamento del rispetto per la natura che si deve “infondere” nelle nuove generazioni.

  2. Cinzia

    Su RaiTre va in onda una trasmissione, “Gaia. Il pianeta che vive”. Ancora per poco, aggiungerei, se si considerano tutti i disastri naturali ipotizzati dal geologo e conduttore Mario Tozzi, che armato di piccone, si interroga sulle catastrofiche conseguenze di un potenziale scioglimento dei ghiacciai o di un’ eventuale eruzione del Vesuvio. I toni sono apocalittici, persino la colonna sonora del programma ti fa andare nel panico, e scongiuri scaramantici vengono spontanei a tutti. Ma – esagerazioni a parte – l’impatto dei danni apportati dall’uomo all’ambiente non tarderà a manifestarsi. Pensate all’insolito tepore di questi giorni. Siamo a gennaio, ma solo sul calendario. Guardatevi intorno: tra un po’ fioriscono gli alberi di mimosa e gli animali si trascinano stanchi per un letargo che quest’anno non arriva. Questo è una dato di fatto, empirico, osservabile.
    La fine del mondo profetizzata da Al Gore, invece, mi sembra un po’ un sensazionalistico “Al lupo, al lupo!” urlato da chi si addentra in un bosco, da solo, disarmato e sprovveduto, ignorando i pericoli del mondo selvatico. La differenza è che chi in questo caso urla “Al lupo, al lupo!” sprovveduto non lo è. Neanche un poco. E’ vero che Al Gore era avversario di Bush nelle elezioni che hanno consegnato alla storia del mondo un inetto guerrafondaio come Presidente degli Stati Uniti, ma dubito che l’ambiente fosse al centro dei suoi pensieri quando era in corsa per la Casa Bianca. Così come l’ambiente non è stato al centro dei pensieri di George “Dabliu” Bush nel momento in cui rifiutò di firmare l’Accordo di Kyoto. Tutto questo per dire che piangere sul latte versato è inutile, soprattutto se il latte non si è versato accidentalmente. Tutto questo “concern” – per dirla con gli americani – per l’ambiente e le sorti del nostro pianeta è quanto meno ipocrita, se poi ogni ipotesi di energia alternativa viene scartata sul nascere. Quante macchine ad idrogeno sono in circolazione? Direi zero. A chi lo vendiamo poi il petrolio?
    Quello in cui credo più fermamente è l’educazione al rispetto per l’ambiente sin dall’infanzia. Angelo Lospinuso ha ragione: noi e le generazioni che ci hanno preceduto abbiamo fatto il callo all’incuria. Siamo maniaci dell’igiene personale: creme, cremine, deodoranti, saponi disinfettanti, detersivi ultra-efficaci ci garantiscono un mondo di assoluta pulizia, quello di casa nostra, in cui si può anche mangiare sul pavimento, dopo che il cane ci ha lasciato le sue impronte, tanto la mamma ha lavato con Lysoform. La perfezione, però, solo all’interno delle mura domestiche. Fuori, non importa se devo andare dal tabaccaio a comprare le sigarette e lascio la macchina in moto. Pazienza se il frigorifero non funziona più e lo abbandono in un campo.
    Vitellozzo, mi sa che ci hai visto giusto: quando ci renderemo conto di quello che abbiamo combinato, sarà troppo tardi. Ci accorgeremo che non è stata solo una marachella di gioventù.

    1. Oznecniv

      Ragazzi ok,

      il trailer del film UNA SCOMODA VERITA’ è veramente catastrofico ma cerchiamo di non esagerare nemmeno noi. Non condanniamolo a priori, andiamo a vederlo, magari nasconde delle sorprese. Sarà nelle sale venerdì… ma intanto ha già raggiunto un risultato positivo, quello di farci riflettere su un tema importante.

      Questione numero 2. Concordiamo tutti su un fatto, il rispetto per il pianeta è una questione d’educazione e i piccoli gesti quotidiani possono fare molto per aiutare l’ambiente.

      Questione numero 3. Le formiche di Michela.
      Non so Michela se assomigliamo alle formiche. E’ vero, le formichine scavano, raccolgono, costruiscono, distruggono e ancora scavano… ma nel rispetto del loro ecosistema. Dire che siamo come le formiche è un po’ sottovalutarsi. L’attività umana lascia segni indelebili (soprattutto dalla rivoluzione industriale in avanti).
      Su questo sono più vicino alla simpatica e strampalata visione dell’uomo e del cosmo di Menocchio. Mugnaio friulano del ‘500 che, durante il processo che lo vedeva accusato per eresia, così descrisse la sua visione del cosmo:
      “tutto era un caos,cioè terra,aere, acqua et foco insieme: et quel volume andando così fece una massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventro vermi, et quelli li angeli”. Poi per il mugnaio alcuni angeli (con in testa Lucifero) vennero scacciati ed al loro posto arrivarono altri vermi: “Dio fece Adamo et Eva, et il populo in gran moltitudine per impir quelle sedie delli angeli scacciati”. (da Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi)
      La mia idea è meno influenzata dalla religione e dalla cosmologia ma si avvicina a quella del disgraziato Menocchio. Magari siamo un po’ più che vermi, forse tarli, parassiti che avidamente mangiano, fino a distruggerlo, il ciocco di legno che li ospita. 😛

      1. vince_ditaranto

        E’ ovvio che andrò cmq a godermi il film, ho una attrazione innata per le americanate.
        concordo comunque con te….il film ha messo in primo piano un problema , ce ne ha fatto parlare, e la cosa non può essere che positiva! 😎
        Buona giornata

        1. Cinzia

          Corvo, mi meravigli… Il 2007 ha portato consiglio ;)! Sono d’accordo con te e con chi andrà a vedere il film. Rinviamo la discussione a dopo la visione della pellicola… ammesso che il film venga proiettato da qualche buon samaritano anche qui da noi…
          CIAO
          Cinzia

    2. falco

      Da ragazzo, alle scuole elementari, ogni anno si celebrava la “giornata dell’ecologia”. Questa giornata la si preparava con un certo anticipo in quanto in classe si allestivano dei cartelloni e si facevano delle ricerche da esporre nella predetta giornata.

      Ricordo che il problema principale era quello della constatazione della situazione reale del momento, in cui non esistevano inceneritori dei rifiuti, mancanza totale di un servizio organizzato della raccolta dei rifiuti con mancanza di cassonetti.

      Quindi noi, fotografato lo stato reale delle cose, con i predetti cartelloni dimostrativi, nel nostro piccolo, denunciavamo ed ammonivamo le autorità preposte a trovarvi dei rimedi e consigliavamo  i nostri coetanei ad avere  un comportamento più corretto e più rispettoso della natura.

      Ebbene devo dire che la maggiorparte delle conseguenze prospettate allora si stanno verificando.

      Ricordo che io stesso avevo disegnato un cittadino che si recava al lavoro con la

       maschera antigas ( cosa che si verifica nelle grandi città).

      Che cosa voglio dire con queste “rimembranze”:

      Non bisogna mai sottovalutare quello che gli esperti ci dicono con le loro denunce.

      Perchè è vero che rimangono sempre calcoli di probabilità ma sono comunque le conseguenze naturali di certi comportamenti.

      Per cui verificabili o non verificabili è meglio cominciare a prendere seriamente in considerazione lo stato delle cose.

       

       

       

       

        

  3. carodiario

    Scusa il mio italiano – non sono esperta ma volevo scrivere qualcosa. Prima di dimenticare, infatti, Gore ha ricevuto quasi 550,000 voti piu’ di Bush in 2000 ma e’ stato battuto con il nostro sistema del collegio degli elettori ed i problemi con Florida e lo scandolo li’, ecc. (cioè, un’altra elezione rubata). Cmq, non ho ancora visto il film ma non mi piace quel tono di catastrofe. Di sicuro dobbiamo fare qualcosa (dobbiamo fare tante cose) ma penso che non sia un problema solo del riscaldimento globale – c’è una lista cosi’ lunga ed è facile fare la tua scelta. Secondo me, sopratutto il problema sia quello dell’esplosione demografica – senza le persone non esistono questi problemi dell’ambiente. Gia’ abbiamo troppe persone e il pianeta non puo’ sostenerci. E, purtroppo, abbiamo i paesi come Cina e India che vogliono fare come il mio paese, gli Stati Uniti – dove il consumismo è il problema peggiore (allora, quando parliamo dell’ambiente. Non voglio parlare della nostra politica!) Anche se noi firmiamo Kyoto, per esempio, ci resta il problema degli paesi che non vogliono firmarlo (Cina, India, ecc.). Ogni paese ha i suoi motivi, giusto o no. Purtroppo, Gore è un uomo politico e penso che il messaggio fondamentale del film sia perso, almeno qua negli Stati Uniti. Le persone che non piace Gore non hanno visto (e non vedranno) il film, Bush incluso. Peccato perche’ l’ambiente soffre mentre i politici si comportano come il pianeta è una cosa da conquistare. Una cosa buona è che adesso il problema del riscaldimento globale è diventato un argomento “trendy” e magari sara’ un punto di partenza per discussione piu’ aperta, frequente e di valore.

    Thank God men cannot fly, and lay waste the sky as well as the earth. ~Henry David Thoreau

    1. vitellozzo

      Mi sembra che ogni tanto assomigliamo un po’ agli struzzi…
      Io il film di Al Gore l’ho visto e onestamente in alcuni punti è un’americanata, ma questo l’avevo messo in conto.
      Il punto è che non ho visto il film per il piacere di vedere un bel film, un quarto potere o un brancaleone alle crociate, l’ho visto perché ero curioso di sentire cosa aveva da dire.
      Non me ne frega niente di Al Gore, ci poteva essere chiunque al posto suo, sarebbe stato uguale…
      Ho capito meglio cose che non conoscevo bene e ne ho scoperte altre di nuove che non fanno che rafforzare le teorie che già mi ero costruito prima, a prescindere di Al Gore…
      Mi sono stupito nel vedere molti commenti incentrati sulla qualità del film o sulla possibilità che sia una strategia del terrore per cercare di attirare più gente nella sale.
      Mi sa che ci siamo un attimo distratti, siamo andati fuori tema…

      Il film io l’ho visto e secondo me va visto da tutti, non si basa su supposizioni (e questa è già una gran bella cosa) ma su dati scientifici che dimostrano che è ora di darsi da fare nel concreto e non solo a parole.

      Se anche non fosse imminente la fine del mondo, è un buon motivo per non darsi da fare?

      A chi è ancora scettico o a chi volesse approfondire seriamente (spero tutti!) lascio 3 link.

      Il primo è di una persona di cui mi fido molto, un mentore per me ultimamente: Beppe Grillo.

      Guardate l’ultimo dvd e sono convinto che mi darete ragione.

      Il link, comunque, è della sezione ecologia del suo sito, ci sono tanti articoli interessanti ma in particolare ce ne sono tre molto utili per capire meglio di cosa stiamo parlando.

      I falsari del clima, la fine delle risorse, an inconvenient truth

      http://www.beppegrillo.it/muro_del_pianto/ecologia/index.html

      Per gli altri due link ci vuole un po’ più di impegno perché sono in inglese.

      Uno è del wuppertal institute in Germania che si occupa di sviluppo sostenibile, energia e tante altre cose.

      Molto interessante.

      http://www.wupperinst.org/en/home/index.html

      L’altro è un istituto di ricerca americano che si occupa di ambiente.

      E’ stato fondato da Lester Brown, uno dei più importanti analisti dell’ambiente, fondatore del Worldwatch Institute, e definito dal Washington Post: “uno dei più influenti pensatori del mondo”, delle previsioni su quello che ci aspetta.

      http://www.worldwatch.org/

      Due sono le cose che dobbiamo fare immediatamente, secondo me:

      1)      Informarsi

      2)      Informare

      Credo che sia un ottimo punto di partenza.

      Per chi, dopo aver dato un’occhiata a questi tre link, fosse ancora scettico allora lo invito ad togliere la testa dalla sabbia domattina e guardare in alto.

      Se non è un segnale il fatto che a Gennaio il tempo sia ancora autunnale (o primaverile quasi)…

      Nella umidissima padania, dove risiedo, è da Ottobre che non piove… 5 anni fa da settembre a marzo il meteo delle 7 e mezza su canale cinque dava solo pioggia…ed era normale…

      E’ chiaro che questo è solo il sintomo di una malattia molto più vasta e in stadio avanzato, è palese.

      Poi magari il mondo domani ci sarà ancora come fra 20, 50 o 100 anni ma forse è il caso di svegliarsi e darsi da fare in modo che la raccolta differenziata non sia solo un modo per pulirci la coscienza.

      P.s. Per Benna: presuppongo sempre un interessamento per i temi sensibili J

      P.p.s. Per Michela: Va benissimo inculcare nei bambini un educazione decisamente più rispettosa nei confronti della natura ma risulta tutto inutile se poi, nel quotidiano, l’esempio che noi adulti diamo è trasversalmente opposto. Ecco perché credo che bisogna svegliarsi (e svegliare) subito e tutti indistintamente dall’età.

    2. Cinzia

      Benvenuta carodiario!
      Il tuo italiano è perfetto. Non hai di che scusarti! Anzi…
      Grazie per il tuo intervento, soprattutto perchè viene dal paese più “sotto processo” degli ultimi tempi.
      Hai ragione su molte cose, sul fatto che l’ambiente è diventato un argomento trendy e quindi – per fortuna – se ne parla di più; sui giochi politici di conquista del pianeta e sull’impatto relativo che la campagna ecologista di Gore potrà avere, in quanto promossa da un politico (categoria che non gode di grande credibilità).
      Però sull’accordo di Kyoto … beh, se gli USA avessero firmato ci sarebbe un fronte più compatto nella difesa dell’ambiente. Il tuo paese ha un’influenza economica che potrebbe fare la differenza… e darebbe una marcia in più per cercare di coinvolgere anche le nascenti potenze economiche in un progetto comune. Per quale motivo gli Stati Uniti non hanno firmato l’accordo di Kyoto?
      Ciao
      Cinzia

      1. vitellozzo

        posso risponderti velocemente io?

        La risposta è Exxon Mobil!!!

        Ti allego un pezzo di articolo che ho già segnalato nel mio precedente intervento, articolo che suggerisco vivamente di leggere anche a Francy Lomonaco:

         

        Da alcuni documenti del dipartimento di stato emerge come la decisione di Bush di non ratificare il trattato di Kyoto fu determinata in parte dalle pressioni esercitate da Exxon Mobil, la società petrolifera più potente al mondo. Nei documenti informativi fatti pervenire al sottosegretario di stato Paula Dobriansky tra il 2001 ed il 2004, l’amministrazione Bush ringrazia più volte i dirigenti di Exxon per “l’attivo coinvolgimento” mostrato nell’aiutare il governo a formulare le proprie politiche sui cambiamenti climatici.”
        (Fonte: The Guardian)

  4. Francy Lomonaco

    Chi inizia ad aver dubbi sulla fondatezza degli allarmi lanciati dalle major ambientaliste, può leggere un libro molto interessante, fuori dal coro, che parla di eco-ottimismo: “Le bugie degli ambientalisti 2”.
    I due autori, Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, smontano, pezzo per pezzo, tutti i falsi allarmi a cui abbiamo dovuto dar ascolto in questi ultimi decenni.
    Francy Lomonaco

    1. Oznecniv

      Oggi mi va di provocarvi. Ecco uno scenario del nostro futuro, ancora più catastrofico di ogni americanata fino a qui immaginata!

      Rapa Nui, la grande rapa o ancora l’Isola di Pasqua, è una remota isola del pacifico. Questi sono i nomi dati all’isola degli esploratori che arrivarono lì nel XVIII sec. Prima l’isola non aveva un nome, essendo l’unico mondo conosciuto dai suoi abitanti. Era quello il loro universo, l’isola, il mare e poi l’infinito. Il popolo che abitava Rapa Nui oggi è completamente estinto e per gli antropologi resta ancora un mistero la fine di questa civiltà. La tesi più accreditata vuole la distruzione (autodistruzione) del popolo di Rapa Nui a causa di un eco-disastro. Gli abitanti di questa terra erano mossi dalla fede per i Moai, gigantesche sculture monolitiche. I Moai venivano costruiti in una cava vulcanica e poi trasferiti sulle coste dell’isola. Il trasporto richiedeva rulli di legno. La domanda di legno necessaria a supportare la continua erezione di statue condusse al graduale disboscamento dell’isola di Pasqua. Con esso arrivarono siccità e carestie. Il popolo per ingraziarsi gli dei, per implorare che le cose cambiassero, continuava a costruire statue sempre più grandi (è quindi accelerava il disboscamento).
      Scomparso ogni albero dall’isola nel giro di un millennio si ebbe un impoverimento della terra e quindi una diminuzione della resa agricola proprio quando la popolazione era al suo culmine demografico. Con l’erosione molti corsi d’acqua si prosciugarono.
      La mancanza di alberi, poi, impedì la costruzione di nuove canoe “imprigionando per sempre ” questa popolazione sull’isola ed impedendo agli abitanti di andare a pesca per catturare pesci e delfini.
      La fame spinse la popolazione ad atti di cannibalismo e alle guerre tra clan. Fu in quegli anni che gli abitanti di Rapa Nui si estinsero.

      PROVOCAZIONE:
      Posto che quell’isola era per loro il solo mondo conosciuto, l’unico mondo disponibile; ritenuto che l’auto distruzione del popolo di RN fu causata dalla cieca fede per i Moai e dall’incapacità di compiere scelte razionali.
      Posto che il nostro unico mondo è la terra. Ritenuto che la fede comune ad ogni abitante del nostro pianeta (italiano, cinese, americano, cingalese…) sia il progresso (il progresso ad ogni costo).
      Vi chiedo, c’è il rischio di andare verso un nuovo eco-disastro? Saremo in grado di fermarci prima che sia troppo tardi? E soprattutto, potrebbe essere il cannibalismo una utile soluzione alla crescita esponenziale della popolazione terrestre?

      1. Onofrio del Grillo

        Diventare cannibali! Pensa che fregatura per me che sono quasi vegetariano! 😉

        Questo è uno dei 1000 motivi per credere in un progresso sostenibile, che rispetti l’ecositema e che sia compatibile con le risorse del pianeta.

        p.s. basta prendere per il culo gli americani!!! Vi siete accorti che nel forum abbiamo “cardoiario” che scrive da Los Angeles? 😀

        1. anycamy

          dopo aver letto il forum di beppe grillo sull’ecologia mi sembra doveroso inserire in questo le diecicosedafare per cercare di portare il nostro singolo contribbuto quotidiano:

          1- Usa lampadine fluorescenti e compatte
          2- Usa la macchina il meno possibile
          3- Ricicla
          4- Verifica la pressione delle gomme dell’auto
          5- Non sprecare acqua calda
          6- Non comprare prodotti con molte confezioni
          7- Regola il termostato di casa
          8- Pianta un albero
          9- Spegni gli elettrodomestici non in uso
          10- Fai girare questo elenco

           Benvenuta CARODIARIO

          1. titus

            Secondo il mio punto di vista,
            nelle priorità d’affrontare, bisogna mettere in conto l’implementazione della sivicoltura…
            Le misure agro ambientali dell’Ue tra le tante cavolate che prevedono,vi è una voce che riguarda le forestazioni.
            Perchè non piantumare terreni marginali ed extra marginali (incolti, pascoli arborati etcc)con essenze forestali, come il lentisco, il leccio, carrubo, castagno noce etc.. chiaramente rispettando quali sono le caratteristiche e la vocazione dell’area oggetto d’intervento.
            Cari amici questa è un’altra scoperta dell’acqua calda, queste essenze poi creano il sottobosco, con un ecosistema completo e di conseguenza preservare aree ad altissimo dissesto idrogeologico…penso che noi ne sappiamo qualcosa.
            oltre a quello enunciato da amy

          2. Onofrio del Grillo

            Grande Titus, sono d’accordo con te.

            nei post precedenti avete messo in luce che siamo solo piccole formiche (o piccoli vermi, fate voi! ;-)) su questo pianeta.

            Ma qualcosina possiamo farla anche noi!

            Oltre a spegnere i led luminosi degli apparecchi elettrodomestici, riciclare i nostri rifiuti (primi passi fondamentali per uno sviluppo eco-sostenibile), perchè non avviare un progetto di rimboschimento di alcune aree inutilizzate?

            Questo blog ha il compito (che sta svolgendo benissimo) di far discutere su problematiche che interessano la comunità. Cerchiamo di far arrivare queste nostre riflessioni a chi poi puo fare qualcosa (comune, associazioni ambientalistiche) almeno per lavarci la coscienza da qui brutti vizi che proprio non riusciamo a toglierci: le passeggiate in auto domenica mattina, gli sprechi di acqua e di detersivi inquinanti e soprattuto le scoregge delle nostre mucche (vedi il primo post di oznecniv) ;-)!

            Un’area più respirabile non può che far bene all’ambiente e , più egoisticamente, alla nostra salute!

          3. anycamy

            avrei una proposta da fare per la prossima rimpratriata: Perchè non organizzare una scampagnata per riconoscere le essenze arboree autoctone e magari avere qualcuno che ci spieghi come fare polloni e non polli, talee o come si “nzitano”? Magari il CEA potrebbe aiutarci e magari avere una cognizione più diretta su come fare per piantare un albero potrebbe aumentare in noi la sensibilità. INSOMMA BASTA STARE A GUARDARE QUARC, GAIA, LINEAVERDE e chi più ne ha più ne metta. Partiamo con una idea ecologica

          4. Oznecniv

            Grande proposta Anycamy! Probabilmente il CEA, che in passato ha già organizzato escursioni di questo tipo, sarà felice di accompanarci… vero Franco? Angelo? Dedichiamo un’escursione pasquale alle piante autoctone del nostro territorio. Titus ha ragione, sarebbe bello sostenere un piano di rinboschimento di Montescaglioso. E se porponessimo di ripiantare i pini su Monte Vetere? Sarebbe un gesto concreto a favore dell’ecosistema. Possiamo lavorare ad una piccola raccolta fondi in collaborazione con il CEA!

            Welcome Carodiario!

          5. angelo lospinuso

            No problem. La passeggiata la possiamo organizzare….anzi, stavamo appunto lavorando su una serie di itinerari da proporre agli utenti di Monte.net. Si potrebbe visitare il canalone del Portico, la Murgia……etc. etc. per la varietà delle essenze vegetali presenti.

            Riguardo al rimboschimento di Montevetere: gli operai della provincia, alcuni anni fa, hanno provveduto a piantumare il versante esposto a sud, quello completamente spoglio, ma con un risultato mediocre. Difficoltà di attecchimento delle piante per mancanza di acqua, ma soprattutto mancata manutenzione del luogo e relativo incendio.

            Ti ricordo anche che i pini, cipressi arizzonici etc non andrebbero piantati perchè non creano sottobosco. Nota come si presentano le pinete che circondano la città. Un esempio è la pineta di Difesa S. Biagio.
            Angelo

          6. car

            …come dire lanciamo un messaggio tipo: dagli uffici del cemento agli uffici della “NATURA e AGRICOLTURA”.
            “TITUS” hai centrato di nuovo.
            E’ una occasione eccellente per conciliare il bisogno di difendere la natura e il territorio con l’immissione .di nuove piante.
            Parliamo di monte-vetere.
            Sono convinto che ripristinando -sul versante esposto a sud-  più o meno l’habitat che preesisteva (i famosi pini) con qualche variante di natura tecnica e suggestiva  il risultato sarebbe eccellente.
            Immaginate un binomio costituito da un 70% di pini e un 30% di albero di Giuda: Beh!! l’effetto sarebbe pieno di armonia come il canto degli uccelli . tale arbusto Fiorisce da marzo a aprile e i frutti sembrano dei legumi che inizialmente hanno un colore rossastro per poi virare al bruno quando raggiungono la maturità; persistono sulla pianta per tutto il periodo invernale.  Quindi gli uccelli indigeni troverebbero un ambiente ottimale sia  come fonte di cibo e riparo e per la riproduzione.
            L’albero di giuda, inoltre, è indicato lì dove i terreni sono calcarei.

          7. titus

            La piantimazione di speci autoctone, dovrebbe essere il punto di svolta.
            Evvero in passato si sono utilizzati Pini e abeti, come diceva prima angelo lospinuso.
            Questo è avvenuto perchè all’epoca vi era quella disponibilità di materiale vegetale, ed inoltre quelle aree successivamente dovevano essere riconvertite.
            come al solito tutto questo non è avvenuto, ma poco importa.
            Oggi con il senno di poi si può dare vita ad un progetto integrato di forestazione con minimo impatto visivo è paesaggistico.
            Personalmente sono un fervente sostenitore, delle speci mediterranee…
            Partendo, da una “politica” di ripristino ambientale e di salvaguardia del territorio si potrebbe nel prossimo futuro
            avere delle aree che si integrano con quelle che erano, è sono le peculiarità storico e paesaggistiche della zona d’intervento.

  5. Spanish Johnny

    Questa è una risposta a Corvo, in quanto parla di scienza, metodo scientifico, e presunte verità assolute…

    Il tutto basandosi largamente sul libro di Michael Crichton “Stato di paura”.

    Ebbene, Crichton avrà venduto milioni di libri, dunque sarà scrittore di successo…, ma come portavoce di un messaggio scientifico…che credibilità potrà mai avere?

    Il libro si appoggia su note e citazioni scientifiche…ma… le discussioni attraverso cui Crichton dispiega il suo scetticismo ambientale sono accompagnate da grafici, tabelle e citazioni di ricerche scientifiche. Tutte a senso unico naturalmente. Perché lo scrittore americano ha la stessa debolezza che è stata imputata a uno dei suoi riferimenti principali, Bjorn Lomborg, noto per il saggio L’ambientalista scettico: quella di citare solo fonti a suo favore. Un vizietto che a Lomborg è costato la condanna della Commissione danese sulla Disonestà scientifica (Il Comitato ha concluso l’analisi affermando che il libro di Lomborg è stato scritto “chiaramente in violazione delle norme per il buon lavoro scientifico” a proposito di “metodo scientifico”…..)

    Non che le altre fonti principali di Crichton migliorino la situazione: tanto per cominciare,nessuno di questi autori è un climatologo: Wilfred Beckerman,
    economista, lavora per The Indipendent Institute, il quale appare invece finanziariamente molto dipendente dalle corporation del tabacco e del petrolio, in particolare dalla Exxon. Caso vuole che lo stesso istituto raccolga la crema degli ambientalisti scettici americani: professori come Thomas G. Moore e Fred S. Singer (pure inserito nelle fonti di Crichton), che collezionano presenze in think
    tank conservatori (come il Science and Environment Policy Project – Sepp) e consulenze per varie compagnie petrolifere.

    Altra fonte è poi Peter Huber, che ha una formazione legale e lavora per il conservatore Manhattan Institute. Mentre- strana coincidenza – Aaron Wildavsksy, scienziato politico, è stato direttore e professore dei già menzionati Sepp e Independent Institute. Infine, Alston Chase, filosofo, lavora per il Ncpa
    (National Center for Policy Analysis) altro grande collettore di soldi da fondazioni di destra e petrolieri.

    Michael Crichton esce allo scoperto come reazionario neocon…

    Per quanto riguarda il “metodo scientifico” che tu citi: il secondo obiettivo di Crichton è di dimostrare che si può sostenere tutto e il contrario di tutto: o meglio, poiché non sappiamo spiegare tutti i fenomeni legati ai cambiamenti climatici, non possiamo spiegare niente.

    Non importa che 2500 climatologi di diversa nazionalità (Ipcc – Intergovernmental Panel on Climate Change) su incarico delle Nazioni Unite (oltre a molti altri organismi scientifici) abbiano concordato che ESISTE un riscaldamento globale; che è prodotto dall’uomo, in particolare dai gas serra; e che bisogna fare qualcosa. La scienza per Crichton è relativa, specie se osservata puntando il microscopio su un pezzetto della sua totalità.

    1. vince_ditaranto

      Ciao Spanish Johnny, non so se è la prima volta che scrivi sul sito, ma il tuo mi sembra un nome nuovo, quindi colgo l’occasione per darti il benvenuto.
      Detto questo devo farti i complimenti in quanto sei stato uno dei pochi che ha replicato ad un post, non solo a me, in maniera corretta e organica……e finalmente argomentando!
      Sicuramente hai scelto un’ottimo biglietto da visita per entrare nel vivo delle discussioni, contraddire corvo non è cosa da tutti :wink:!
      Scherzi a parte……..sono daccordo con la tua analisi, conoscevo di striscio i retroscena legati alle fonti da cui attinge l’autore, ma il tuo report a riguardo è molto vasto ed esaustivo, il mio professore di italiano del liceo direbbe “…perfetto, corretto come un libro stampato!” 😎
      Il mio intento non era quello di divulgare verità assolute, nè di prendere per oro colato tutto quello che è scritto nel libro. E poi scusami, ma secondo te…..quale autore ,nell’intento di costruire una sua teoria (prendendo a pretesto un romanzo), si mette a citare fonti che non supportano le proprie tesi?
      lui non ha scritto una sorta di “saggio sull’ambiente”, in cui l’onestà intellettuale dell’autore vorrebbe la presenza di almeno un contraddittorio.
      Stà al lettore discernere le informazioni che ti arrivano, filtrarle e pesarle, a seconda di chi le dice e in che contesto. Ho richiamato quel libro solo perchè fa riferimento a dati (vedi diminuzione della massa di ghiaccio) e a teorie (riscaldamento globale) che sono ignote ai più!
      E’ ovvio che in molte situazioni Micheal vada a citare dei riferimenti ad hoc che fanno comodo alla sua causa e a quella di “qualcun’altro”….ciò non toglie che tali teorie esistano.
      Che il pianeta sia malato, come ho già detto nel primo post, non ci sono dubbi, ma spesso sono più “malati” (malat d cap) tanti presunti “santoni” dell’ambiente che amplificano i problemi al solo scopo di avere seguito e quindi di fare soldi (e i furboni ne ricavano tanti, credimi!).
      Perchè oggi si sà, essere ambientalisti è “cool”!
      Per chiudere voglio farti(vi) un esempio su come io credo bisognerebbe cercarsi (si, cercarsela) l’informazione.
      A volte mi piace leggere due giornali “leggermente schierati”…..”Liberazione” e “Libero” (è strano che sebbene agli opposti i nomi si assomiglino). Li compro insieme, nell’incredulità dell’edicolante che mi guarda come fossi pazzo. Sono un po come il libro di Crichton, sono faziosi, selezionano le notizie e ce le presentano per dimostrare delle precise teorie, vogliono farci guardare il mondo solo da una angolazione (spesso molto ristretta). Molti mi prenderano in giro per queste mie “stravaganti” letture, preferendo giornali più nobili e ufficiali.
      Ebbene signori, con un po di senso critico e di curiosità in quei giornali si possono scovare notizie che non vedrete mai e poi mai in nessun altro giornale “quotato”.
      Succo del discorso:
      leggiamo tutto con criterio e cerchiamo di crearci da soli una “verità” che spesso, come si sà, sta nel mezzo.
      Scusate per il papiro :tongue:, e grazie a Spanish Johnny per lo spunto interessante! Alla prossima, felice notte!

  6. vitellozzo

    Innanzitutto sono d’accordo sull’idea di cercare di piantare degli alberi (alberi di giuda mi sembra un’ottima idea, pare che siano anche fra le piante più antiche al mondo).

    Si potrebbe provare a raccogliere fondi su questo stesso sito, per esempio, visto che il problema della “agonia” della natura ha dimostrato l’interesse e la grande sensibilità della comunità montese (e vai!).

    Non so se avete notato ma ci sono state più di 600 visite in 3 giorni… sono piacevolmente sorpreso…

    In secondo luogo credo che ci sia bisogno di iniziare a parlare di un’argomento che apparentemente non c’entra niente con l’ambiente: l’economia. 

    Il modo in cui noi intendiamo l’economia è inversamente proporzionale alla tutela dell’ambiente.

    Bisogna iniziare a ripensare in chiave ecologica l’economia e i suoi rapporti con la società.

    “Da tempo ormai ci rendiamo conto che le montagne di rifiuti crescono sempre di più, che abbiamo sempre più difficoltà nel campo del loro confinamento e della loro eliminazione.

    E’ curioso notare come finora, in questo ambito, si sia sempre cercato di intervenire a posteriori attraverso il riciclaggio, la costruzione di nuovi impianti di incenerimento, di nuove discariche.

    Per avere meno rifiuti, la vera soluzione è di intervenire prima, sull’economia, attraverso un minore impiego dei materiali, di energia al momento della produzione dei beni.”

    ( Friedrich Schmidt-Bleek, vicedirettore Wuppertal Institut)

    Abbiamo bisogno di un’economia leggera, un’economia che pesa molto di meno sulla natura per 2 motivi:

    1) a lungo termine conviene utilizzare meno risorse (acqua, cibo, terra, energia…) perchè sono risorse insufficienti per la popolazione mondiale e perchè non sono infinite;

    2) perchè è pericoloso bruciare energia fossile in massa perchè genera il cambiamento climatico (o meglio, il caos climatico!).

    “Se è vero che produciamo il nostro benessere, come lo conosciamo oggi, le cose che tutti abbiamo come il televisore, la casa, l’automobile ecc… Se è vero che lo produciamo con un eccessivo impiego di natura, con un’eccessiva intensità di risorse allora ne consegue che dobbiamo cercare di produrre in altro modo, con altre tecniche un benessere paragonabile, se non addirittura migliore utilizzando meno risorse.

    D’altra parte sappiamo molto precisamente che anche attraverso una dematerializzazione globale non riusciremo a costruire un’economia compatibile con il futuro perchè è il consumo (di materie prime, di prodotti, di servizi e prestazioni) a determinare la quantità di risorse che bisogna prelevare.  (…)

    In altre parole se nel contempo non interviene una revisione dei modi di consumare, se non riusciamo a convincere l’uomo della necessità di cambiare abitudini di vita, la dematerializzazione tecnica non sarà sufficiente”

    (v.sopra)

    L’ultima citazione e ho finito…. ce la potete fare….

    “Molti dei cosiddetti paesi in via di sviluppo hanno un consumo di materiale procapite molto inferiore al nostro e il loro sviluppo tende a farli arrivare al nostro livello.

    Sappiamo però che per ragioni ecologiche il nostro livello di consumo non potrà essere raggiunto senza distruggere l’ecosfera.

    Per questo è fondamentale che noi proponiamo un nuovo modello di sviluppo che impieghi molte meno risorse per persona e per anno.

    Non ci sono alternative.

    Soltanto se riusciremo a svilupparci secondo criteri ecologici corretti potremo proporre questi nuovi modelli e queste nuove tecnologie agli altri paesi che non sono pronti a rinunciare alla corsa al benessere che noi abbiamo innescato.

    Tocca a noi convincerli che si può creare benessere, addirittura maggiore benessere con meno risorse.

    Per questo siamo noi i veri paesi in via di sviluppo…”

    (sempre lui)

    Vorrei invitare tutti a riflettere su quanto le nostre abitudini, oltre che spesso sbagliate, possano e debbano influenzare l’economia indirettamente per tutelare l’ambiente (oltrechè il portafoglio :-))

    Spero di non essere stato troppo pesante…

    Riflettiamoci…

    ‘notte

  7. Spanish Johnny

    Grazie a Corvo innanzitutto per il benvenuto, e anche per i complimenti… 🙂

    Fa piacere che, nonostante su un argomento si possa essere su posizioni differenti, venga apprezzato il modo in cui si partecipa ad una discussione, e cioè aggiungere qualcosa, restare in tema, non parlare tanto per farlo.
    Sono in parte daccordo con te sul sentire diverse campane e poi crearsi da sè una propria verità. In parte perchè, in un mondo così complesso come quello attuale,è difficile giungere a molte certezze, e poi le campane sono veramente troppe e spesso subdolamente ingannevoli. Ragion per cui bisogna affidare la propria fiducia ad esperti che, senza condizionamenti come visto in Crichton, ci dicano quali sono gli allarmi a cui dare ascolto. E l’ ONU parla di riscaldamento globale, l’ UE recentissimamente parla di scenari inquietanti… e così moltissimi scienziati (non sono in minoranza…anzi… Uno su tutti M.Tozzi, dalla cui trasmissione ho preso spunto per quello che mi appresto a scrivere).
    Ma trovo ammirevole l’esempio personale di cui parli della lettura di due giornali decisamente opposti, è segno di apertura mentale, dote rara. 😉

    Tornando in tema, come dicevo le nostre posizioni sono distanti, perchè io pur di non essere negazionista e cieco davanti a certi fenomeni (ovvio che non ci sveglieremo un giorno con il mare alla porta… ma se anche un tale cambiamento dovesse verificarsi fra 100-200 anni, essendo colpa dell’uomo, ma soprattutto avendo l’uomo l’intelligenza per trovare soluzioni, vogliamo occuparcene oggi?? oppure il fatto che tra 100-200 anni non non ci saremo è un buon motivo per fregarsene e voltare la faccia…??) mi colloco dalla parte dei “catastofisti”…

     

    Il dato di partenza è che un cambiamento climatico è ormai in atto a un ritmo che il pianeta Terra non riesce a sostenere e che quel ritmo dipende inequivocabilmente dalle nostre emissioni di combustibili fossili nell’aria.

    L’organizzazione intergovernativa per lo studio del cambiamento climatico (IPCC), che, sotto l’ ONU, raggruppa tutti i più importanti scienziati del clima attivi sulla Terra, prevede due scenari differenti per il prossimo futuro climatico del pianeta.
    Il primo è che le temperature medie sulla Terra aumenteranno di 1,8°C nel prossimo mezzo secolo, cosa che comporterà conseguenze traumatiche di vario genere, a cominciare dalla fusione dei ghiacciai continentali e dal conseguente innalzamento del livello dei mari: dal 1965 si è fuso il 42% dei ghiacci artici,  mentre dal 1850 si sono dimezzati i ghiacciai alpini.
    In questo quadro il livello dei mari crescerà da 10 a 90 cm nei prossimi cinquant’anni causando l’annegamento degli atolli delle isole oceaniche, la perdita di gran parte delle barriere coralline, l’invasione di piane costiere da parte delle acque, l’incremento delle aree inondate durante le alluvioni. Aumenteranno le perturbazioni meteorologiche a carattere violento e le grandi alluvioni, che già sono cresciute da 2-3 per anno negli anni ’50, a oltre 20 negli anni ’90 del XX secolo.
    Questo è lo scenario ottimista.
    Per configurare lo scenario pessimista, quello davvero grave, basta moltiplicare per dieci tutti i fenomeni prima elencati: questo è quello che accadrebbe nel caso in cui l’incremento delle temperature fosse di 5,8°C.

    Sul riscaldamento globale del clima terrestre nessuno scienziato degno di questo nome coltiva più dubbi (i distinguo sono semmai sull’entità), e neanche sulle cause.
    L’anidride carbonica è in aumento da 200 anni a questa parte (ovvero dalla Rivoluzione Industriale) come mai aveva fatto negli ultimi millenni, essendo passata da 280 a quasi 400 parti per milione (ppm), incremento che non può essere spiegato con i soli processi naturali, ma attraverso la combinazione di due processi interamente antropici, la deforestazione  e la combustione.
    E’ altresì vero che la Terra, di suo, già si stava riscaldando da circa 10.000 anni a questa parte, e cioè da subito dopo l’ultima glaciazione quaternaria, per cui di fenomeno tendenzialmente naturale si tratta, perchè il clima è spesso cambiato sul pianeta, ma l’attuale cambiamento è diverso dai precedenti e rischia seriamente di trasformarsi in una catastrofe. Ma il ritmo che l’uomo ha impresso al riscaldamento atmosferico dal 1860 a oggi è forsennato e insostenibile per un sistema delicato come il pianeta Terra, tant’è che gli ultimi 150 anni corrispondono al riscaldamento più prolungato degli ultimi 10 secoli.

     

    L’anidride carbonica è un potente gas-serra, impedisce cioè al calore solare arrivato a Terra di disperdersi liberamente nello spazio, ragione per cui l’atmosfera si riscalda. Industrie, riscaldamenti e auto producono anidride carbonica in modo esponenziale e senza conoscere soste. Come aggravante, la battaglia per limitare le emissioni viene già data per persa, vista la rinuncia da parte dei paesi maggiormente inquinanti a sostenere accordi internazionali come quelli sottoscritti a Kyoto nel 1997.

     

    Altra questione: le risorse energetiche, attualmente utilizzate, non sono illimitate. Se tutti i cinesi (sempre chiamati in causa negli esempi) volessero condurre una autovettura già oggi non basterebbe l’intera produzione mondiale di petrolio.

     

    Oggi le probabilità che avvenga un cambiamento climatico serio sono maggiori del 50%: se qualcuno ci dicesse che questa è la probabilità che abbiamo di subire un incidente automobilistico, quanti di noi prenderebbero l’autovettura quel giorno ? Eppure quella del clima è un’emergenza di cui non ci si preoccupa, sembra sempre lontana o viene legata a fattori quasi folkloristici: gli alberi che inverdiscono prima del tempo, le piogge autunnali in costante ritardo, i giorni di grande caldo.
    Nessuna sorpresa poi se, per ipotesi, il riscaldamento atmosferico dovesse portare paradossalmente a un grande freddo. La fusione dei ghiacci planetari procura un innalzamento progressivo del livello dei mari. Ma l’acqua dolce che finisce dentro gli oceani interrompe la corrente del Golfo. Il clima di cui gode l’Europa settentrionale è in realtà più mite di quello che avrebbe se non ci fosse la corrente del Golfo: se la corrente si interrompe, il clima si raffredda. Prima di tutto si raffreddano i mari, poi le terre emerse e, mentre l’altro emisfero si surriscalda, l’Europa del Nord potrebbe ritornare all’ Era Glaciale, come si vede in un altro film recente (The Day After Tomorrow), ancor più “americanata” e ancor più catastrofista. Magari nelle sue estreme conseguenze irrealistico, ma fedele al detto “Esagerare per attirare l’attenzione“.
    Mentre il film di Al Gore (An Inconvenient Truth – Una scomoda verità) è molto più basato su dati scientifici inattaccabili, tabulati, previsioni sul nostro prossimo futuro e risposte alla domanda su come affrontare il riscaldamento globale del pianeta. Più che un film, un documentario.
    Il ritratto è sconfortante e per questo “scomodo”; scomodo per i governi, che al momento fanno finta di non sentire,vedere,sapere e scomodo per le persone che pensano non ci siano limiti allo sviluppo.

     

    Infine. Non credo che l’ambientalismo sia oggi cool o di moda (basterebbe guardarmi intorno nella vita di tutti i giorni…) considerando il peso (minimo) che le tematiche e le politiche ambientali hanno nell’ arena politica nazionale e internazionale, il ruolo e il peso politico altrettanto minimo che le formazioni e i partiti Verdi hanno in Italia (al confronto con paesi oggettivamente ad uno stadio di civiltà più elevato come Germania, Scandinavia, Olanda), il valore mediatico che tali tematiche hanno: l’ allarme di un giorno lascia sempre spazio alla noncuranza dei giorni successivi, finchè non accade qualcosa (la catastrofe naturale, cha sia Katrina, le alluvioni, o quant’altro) a ridestare le attenzioni, i sensi di colpa e i buoni propositi…fino a qualche giorno dopo…).

     

    1. Oznecniv

      Lo scrittore statunitense Gore Vidal è intervenuto sul sito di Beppe Grillo, ecco parte dell’interessantissima lettera: 

      Caro Beppe,
      l’umanità – e con essa il mondo intero – è a un bivio. Dobbiamo cominciare ad agire ora, perché se non cambiamo rotta vi sono buone probabilità che non ci sarà un mondo di cui preoccuparci tra dieci o quindici anni. E noi saremo morti, o moribondi. E la cosa più triste è che questo non accadrebbe a causa di un destino ineluttabile, ma per semplice mancanza di volontà politica
      […]

      Recentemente ho avuto una conversazione con Gorbaciov, che mi ha chiesto: “Sai qual è il liquido più importante della terra?” “La vodka?”, ho risposto. “Il petrolio?” “No, l’acqua”, mi ha detto. Ed è vero. Anche l’acqua è una risorsa limitata. Ma l’umanità si è sempre crogiolata nelle sue illusioni di eternità…
      L’umanità – e l’Occidente in particolare – deve cambiare radicalmente il proprio stile di vita se non vuole estinguersi. E un cambio di rotta deve venire prima di tutto dagli Stati Uniti, i primi consumatori e inquinatori al mondo. Il problema è convincere il nostro governo, o meglio il governo ombra che lo controlla, che risponde solo alle leggi di un capitalismo delirante. Che, in parole povere, consistono nel creare prodotti di cui non abbiamo bisogno e trovare il modo di venderceli, incuranti delle conseguenze. Per di più, il capitalismo non può sopravvivere che nell’assenza di leggi. Non obbedisce a nessuna legge eccetto quelle fittizie che il sistema stesso ha creato, come la ‘domanda e l’offerta’. È per questo che non possiamo aspettarci nessun cambiamento dall’alto, se non sotto il peso di una spinta popolare. È paradossale che molti governi, come quello degli Stati Uniti, si sentano legittimati a immischiarsi nella nostra libertà riproduttiva ma non spendano una parola sull’elettricità che consumiamo. È per questo che il cambiamento deve iniziare dal basso.
      Quest’anno comincerò ad alimentare la mia casa, in California, esclusivamente a energia solare. Ma non vedo come lo possa fare il cittadino medio. È ancora molto costoso, almeno negli Stati Uniti. È per questo che l’azione individuale – per quanto importante – deve avere come obiettivo un cambiamento istituzionale. E oggi la nostra causa è sostenuta da una serie di strumenti potenti e innovativi, come Internet…
      E dobbiamo andare ancora più in là nel riorganizzare le nostre vite. Ed è questa la parte difficile: rinunciare a quello che ci procura piacere non ha mai fatto parte della nostra natura. Pensate ai milioni di fumatori nel mondo. Io ho recentemente perso un carissimo amico che ha continuato a fumare fino al giorno della sua morte, nonostante sapesse che il fumo lo stava uccidendo…
      […]
      Gore Vidal.

       

      per leggere integralmente l’articolo:

      http://www.beppegrillo.it/

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