Cantine rupestri

L’attuale toponimo di Montescaglioso  deriva dall’antico che compare nelle fonti altomedievali fin dall’893 d.C. Mons Caveosus. Il nome della città contiene in se stesso il riferimento alle caratteristiche della collina, ovvero la presenza di un grande numero di cavità che dona al rilievo orografico il tipico aspetto di montagna scavata.Cantine rupestri sotto l'Abbazia  Nido di rondini su una lampada

 

 

 

 

 

Tale importante elemento paesaggistico è rapportabile alla presenza di un grandissimo numero di grotte scavate nel banco arenaceo per cavare materiale da costruzione impiegato fin dall’antichità per le nell’abitato oppure utilizzate come ovili e più spesso come cantine ove lavorare le uve e conservare il vino. Come è noto la conservazione del vino necessita di temperature costanti e di ambienti privi di luce. A queste caratteristiche rispondono pienamente le cavità realizzate sotto il centro storico di Montescaglioso, ancora oggi in buona perfettamente efficienti.

Complessivamente il circuito delle cantine rupestri è valutabile nel numero di oltre 200 cavità delle quali più della metà ancora oggi utilizzate. Le attestazioni circa la presenza delle cantine risalgono fino al medioevo. Le strutture raggiungono una notevole complessità soprattutto a partire dal secolo XVI.

La cantina può estendersi fino a 50/70 metri sotto terra. Particolarmente ampio risulta il reticolo delle cantine dell’abbazia di S. Michele. L’accesso alla cantina è spesso preceduto da un avancorpo in muratura, una volta o un arco, utilizzato per proteggere l’ingresso dai crolli del sovrastante pendio. Alcune cantine risultano di collegate tra di loro da cunicoli di emergenza che in caso di crollo permettevano, con l’abbattimento di una semplice parete in tufo, di salvarsi passando nella cavità accanto.

Portale cantine ( sec. XVII) a Torre Vetere   Cantine e mura medievali a Torre Vetere

Quasi tutte le cantine sono precedute da un cortile più o meno ampio, spesso decorato da un portale monumentale. Particolarmente grande è il cortile della Cantina del Marchese, eretta intorno al 1677.

Nel cortile sono sempre presenti elementi utili alla vita quotidiana della famiglia: il pollaio, l’orto con alcune essenze officinali e medicamentose (alloro, salvia, rosmarino, basilico, mirto) la fossa per conservare la calce viva, le vasche per la fermentazione del mosto e la cisterna o il pozzo di acqua sorgiva.

La grotta è scavata nel banco roccioso di arenaria ma anche nei banchi di sabbie ed argille sottostanti quello roccioso. Nella parte più profonda della cavità, si conserva il vino in botti o in damigiane collocate su rialzi del pavimento ottenuto con filari di tufo posti in opera a secco.

La porta della cantina, per non innalzare la temperatura interna, è sempre in legno. Sulla sommità sono aperte delle feritoie che consentono il ricambio dell’aria ma anche l’entrata delle rondini che nidificheranno nella grotta contribuendo a mantenere sotto controllo il gran numero dei moscerini che prolificano grazie alla presenza del vino e dei mosti. La presenza della rondine è di buon auspicio e tradizionalmente nessun cantiniere si sognerà mai di disturbare i nidi.

Rifiuti e macerie nella cantina dell'Abbazia  Ingresso cantine dell'abbazia

Il microsistema ambientale della cantina in grotta è sempre qualcosa di molto complesso e delicato che può essere modificato semplicemente cambiando la porta in legno con una manufatto in metallo che aumenterebbe la temperatura interna.

Negli ultimi decenni il sistema rupestre urbano di Montescaglioso ha subito danni irreversibili. Sono stati realizzati lavori cosiddetti di consolidamento dell’abitato, chiudendo le grotte; molti proprietari hanno smesso di realizzare le manutenzioni che mantenevano in efficienza il sistema aumentando così il rischio di crolli; nel totale abusivismo e senza il benchè minimo controllo sono stati realizzati lavori di rifacimento di porte e pavimenti fino a realizzare solai sui cortili.

Cantina a Torre Vetere: vasche  Cava e cantina a Torre Vetere

Il tutto dimenticando che il circuito rupestre urbano è parte integrante del centro storico e pertanto sottoposto alle norme di  tutela previste dal Piano di Recupero. Particolarmente grave la situazione delle  cantine dell’abbazia che negli anni settanta sono state utilizzate come discarica dei materiali provenienti dai cantieri di restauro. Fortunatamente negli ultimi anni si assiste ad una ripresaa dell’interesse dei proprietari molti dei quali hanno realizzato interventi di recupero, qualche volta inadeguati. Il CEA ritiene che per tutelare una risorsa così importante del paese l’area debba e possa essere protetta con la realizzazione di un ” Parco delle cantine rupestri di Montescaglioso ” esteso lungo tutti i pendii della collina sulla quale sorge il paese. 

Testi e foto: Francesco Caputo (CEA Montescaglioso).


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