mercoledì 06 Novembre 2024

MICHELE MORELLI: “OLTRE LA PUBBLICITA’ ”

VIDEO-PROIEZIONE( acura di Sara Sarcuni)DELLE FOTOGRAFIE DELL’AUTORE LUCANO nell’ambito della rassegna “MI FA… JAZZ!” 12 Dicembre 2006 alle 20:30, Mediateca Provinciale.
Associazione Jazzistica Materana (Onlus) JAZZING in collaborazione con l’associazione “I Basilischi” e con la Mediateca Provinciale di Matera.

Vorrei dire due parole sul lavoro di Michele Morelli per chi non potrà vedere la video-proiezione di domani.
Devo dire, prima di tutto che sono onorata, nonché felice di poter presentare tale percorso fotografico soprattutto perché ho avuto una piacevole sorpresa da parte di questo fotografo lucano che non conosco personalmente, condizione che non ha costituito per me un handicap, ma che al contrario, mi ha aiutato ad avere un occhio svincolato da qualsiasi rapporto affettivo o pregiudicante verso le sue fotografie.
Michele Morelli è stato definito da altri “un tecnico della comunicazione visiva che sa usare la poesia”, egli, infatti, vive costantemente l’aspetto “tecnico” della fotografia (di professione fa il tecnico-grafico) ma sa riservarle un angolo di suggestione poetica e la poesia, come sempre, incanta e sorprende.
E allora qual è la sorpresa di Michele?
La sorpresa è quella di imbattersi in un modo di fare fotografia diverso, che non mi aspettavo probabilmente da un lucano che nasce e fa fotografia in terra lucana.
Michele Morelli, leggo nella sua biografia, inizia a fotografare relativamente tardi a 27 anni e questa maturità si riscontra nella scelta dello scatto.
La sua è una fotografia intelligente, ironica, che sa cogliere l’attimo a più sfaccettature, quello necessario alla fotografia per poter raccontare.
Il filo narrativo che lega questo percorso fotografico vuol essere la pubblicità, ma detta così si rischia di rendere estremamente limitata una superficie che si presenta a più strati di trasparenze come quella delle fotografie di Michele.
Nell’insieme del percorso, infatti, l’oggetto guardato ed il soggetto guardante si confondono e si scambiano i rispettivi ruoli più volte e vicendevolmente nel pieno raggiungimento dell’obiettivo comunicativo della pubblicità.
Pubblicità che omologa, ripete in forme uguali, cicliche, che rende assuefatti lavorando sull’inconscio di una costante e invadente presenza nel quotidiano che porta il soggetto guardante ad anelare la forma e persino l’atteggiamento sociale proposto.
Ma, e qui credo che si sveli il lato per così dire “lucano”, più legato al pragmatico e perché no allo stesso tempo romantico, ma in quella forma amara del nostro modo “lucano” e in generale meridionale di essere romantici, ma, dicevo, nonostante la forza comunicativa della pubblicità non lasci indifferenti quasi nessuno, la saggezza esplicitata nel vivere secondo un’autonomia d’espressione come può essere quella dei nostri anziani, proprio verso questo mondo la stessa forza comunicativa e globalizzante diventa inefficace e, nonostante un tentativo ancora più enfatico attraverso una smorfia d’espressione più incisiva, non riesce a penetrare, ad attrarre e a raggiungere il proprio scopo preservando in questo modo un mondo che rimane, perciò, autentico.
Profondissimi e intensi i significati dietro ogni trasparenza come in quella fotografia, una delle più belle, a mio avviso, dove gli oggetti in vetrina, in questo caso un’immagine di un dipinto di Carlo Levi e il volto del Cristo ligneo di Giovanni Marigliano che si affiancano ad un annuncio di un 3 X 2, si fanno soggetti di una autocommiserazione per l’essere inseriti all’interno della “logica della vetrina”, logica della merce esposta, ammiccante e provocatoria, e allo stesso tempo sembrano commiserare il passante verso cui è rivolta tale logica, passante che ne diventa inconsciamente vittima.
La fotografia di Michele Morelli è inoltre ironica, sfiora la satira politica e sociale a tuttotondo e senza differenze, coglie con uno scatto che fa sorridere l’amarezza di una condizione diffusa dove strati di manifesti di propaganda elettorale si sovrappongono formando multiformi facce di mostri… ma, strappi lo strato superiore e cosa trovi? Sempre la stessa faccia!!
Sempre le stesse facce che promettono sempre le stesse cose e che cozzano con una realtà in cui, troppo spesso, si cammina invece controvento.
Ho colto in alcuni scatti una sorta di senso di asfissia e di “mutismo abulico” verso le cose che rimangono immutate e sempre uguali in contrasto con un mondo, quello pubblicitario, veloce e in continua trasformazione.
Mi è piaciuto poter leggere in questo una sottile denuncia sociale.
Infine, e finalmente! vien fuori dirompente l’aspetto poetico del “tecnico che sa usare la poesia”, così Michele risolve e scioglie questo senso di asfissia o di bombardamento nauseante attraverso un parallelismo tra l’immagine pubblicitaria e la realtà e lo fa con una corsa: la pubblicità di una macchina svettante che si materializza nell’immagine reale della corsa di un ragazzino, quasi in una “fuga parallela”.
Ma la vera risoluzione, la vera evasione da un mondo fittizio e ingannevole come quello della pubblicità lo si ha con l’ultima immagine … il gesto finale di un bambino, il gesto impertinente dello strappo di un manifesto che pubblicizza l’arrivo del circo a Tricarico.
Gesto osato con immediato coraggio, gesto spontaneo di riappropriazione di un mondo fantastico, un mondo anch’esso fittizio, sognante, ma poeticamente e, direi, “eticamente” più appagante!

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Commenti da Facebook

3 Commenti

  1. Willianpoe

    Interessante il modo di fotografare di Morelli. La fotografia come mezzo di denuncia, dove chi la visiona non si limita ad osservare, ma è quasi “costretto” a ragionarci su e a descrivere un risvolto politico, sociale, che l’immagine ci sbatte in faccia. Però mi chiedo, se tutti potrebbero riuscire a cogliere il vero significato delle sue fotografie. Secondo Te??

    1. michela

      Ciao Willianpoe!
      Mi chiedi se tutti potrebbero cogliere il vero significato delle sue fotografie… bhè, effettivamente qualcuno a cui le ho mostrate trovava un pò di difficoltà, ma io credo semplicemente perchè non abituato a “leggere” la fotografia. infatti, dopo aver introdotto questa persona nel “codice” di morelli, è riuscita a vedere “oltre” quei piani di trasparenza e ne è rimasta affascinata..
      questo per dire che sì, le sue fotografie possono essere “popolari”, basta a volte essere disposti a cogliere un significato in più nelle cose. forse perchè siamo abituati ad una immagine esteticamente perfetta e solo esteticamente “parlante”, ma ormai tutto ciò credo sia superato, no?
      Cioè, voglio dire, la foto “bella” perchè bella, perchè ti toglie il fiato appena la vedi, non morirà mai, il virtuosismo estetico è l’anima dello scatto, ma può vivere e deve farlo parallelamente ad una fotografia magari meno pulita, meno rigorosa, ma più sfaccettata e ogni volta visibile da ulteriori angolature.
      E’ stata una bella sorpresa per me, devo dire, l’ho trovato semplicemente intelligente, ironico e coraggioso.
      coraggioso perchè ha saputo fotografare una realtà talmente evidente e quotidiana, direi quasi scontata che, a volte,e forse proprio per questo, non riusciamo più a vedere.
      Se vi capita di essere a matera in questo periodo la videoproiezione, il cui montaggio è stato curato da Sara Sarcuni, verrà riproposto al Cinetix, non so sinceramente quando ma credo a breve.
      merita.
      topobiche_81

  2. Willianpoe

    E’ vero, il coraggio di cercare di farci amare la normalità rende le sue foto ironiche, e in qualche modo “ANORMALI” rispetto alla bellezza della fotografia classica. Quello che in qualche modo mi affascina è il denunciare tramite delle immagini, cosa che non sempre riesce. Ecco perchè mi chiedo se le sue forografie rischiano di essere incomprese.

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