venerdì 22 Novembre 2024

Gessture

     

Il linguaggio dei gesti nel gioco inventato dal progetto. 

Uno scambio culturale transnazionale con otto paesi diversi si trasforma sempre in una babele di lingue. Per capirsi un minimo di inglese è sempre necessario. Ma ecco la domanda perché l’inglese? La lingua della globalizzazione, la lingua dell’egemonia dell’occidente sul mondo, la lingua del web. Da una complessa discussione su queste tematiche nasce l’idea di provare a costruire un linguaggio nuovo comune a tutti. Non una lingua parlata, ma una lingua dei gesti. Si prova, soprattutto con gli italiani abituati più di altri a parlare ed a gesticolare, a verificare la possibilità di utilizzare per la comunicazione interpersonale la lunga serie di gesti appartenenti alla tradizione locale. Funziona abbastanza bene. Per provare basta soffermarsi sull’infinità di piccoli gesti che utilizziamo ogni momento. Nasce il gruppo di lavoro internazionale. Nella cultura degli otto paesi presenti a Montescaglioso nell’estate 2003, si cercano i gesti più comuni e meno comuni. La gestualità è classificata in base al significato, al paese di provenienza, al tema. Si provano i gesti anche fuori dal contesto che li ha prodotti e si verifica la capacità di trasmettere il messaggio anche agli altri. La ricerca prosegue fotografando tutti i gesti catalogati e poi graficizzandoli in disegni, costruiti come un mazzo di carte da gioco.

 

  La ricerca e la sperimentazione dei gesti.

Con alcune regole è possibile giocare e comunicare senza pronunciare parola ma pescando “ gesti “ nel mazzo di carte. Durante la penultima cena dello scambio, la prova generale dimostra la fattibilità della comunicazione. E’ nata, nel nostro piccolo una nuova lingua ? Sicuramente è un modo nuovo per discutere di globalizzazione e sostenibilità nel senso più ampio. Il recupero di tradizioni orali; la perdita ogni giorno di lingue e dialetti dei popoli cosiddetti “ minori “; la supremazia del mezzo televisivo che uniforma tutti i comportamenti, il mercato, le culture, i consumi, e quindi le lingue. 


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