Se l’economia della Basilicata si reggesse sulle sue reali risorse naturali ed economiche, senza che la politica si mettese tre queste a mediare in un improbabile ruolo di coordinamento e/o direttorio, risulterebbe comunque la regione più povera d’Italia, oppure qualche possibilità di crescita e di sviluppo l’avrebbe avuta alla pari di altre che sono tra i primi posti in fatto di qualità della vita ed economia reale?
Una riflessione sul tema ci piacerebbe fosse fatta alla luce di quanto sta emergendo, in questi mesi, dalle numerose inchieste giudiziarie che riguardano la politica regionale e i suoi protagonisti.
Il “sistema” filiera basato sul clientelismo sfrenato (di cui persino gli stessi consiglieri Regionali lamentano un’inarrestabile deriva), deve considerarsi appunto “sistema” consolidato o piuttosto un fatto isolato (ed isolabile), riferibile cioè a singoli protagonisti e ad alcuni sporadici e deplorevoli casi di mala politica? Perché, se cosi fosse, la soluzione risiederebbe nell’allontanamento definitivo di questi maldestri signori del malcostume, anche scegliendo di non (ri)candidarli), per non costringere gli elettori a subire reiterate pressioni sul voto.
La nostra sensazione, però, è che con la complicità tra partiti e politici che in pubblico si avversano ma che in privato si accordano, si sia raggiunta una misura colma, appiattita, la cui misurazione è pari agli interessi e alla soddisfazione di tutti i protagonisti. Difficilmente “sversabile”, senza il rischio che qualcosa si possa disperdere per creare danni peggiori. La “giara” (lucana) che potrebbe mettere a rischio l’intero sistema politico. E Se nella fantasia di Pirandello “Zi’ Dima”, avrebbe potuto anche ripararla dall’improvvisa rottura, suo malgrado e maldestramente, si rese protagonista di un guasto ancora più grave.
Forse una volontà comune di cambiamento nell’interesse nobile del Paese e della più onorevole idea di politica, si dovrebbe tentare.
Un passo indietro di questa classe dirigente, consentirebbe molti passi avanti verso il rinnovamento, e verso un nuovo stimolo alla crescita. Non è questo del resto che la Spagna ha messo in moto annunciando le elezioni? Non è questo che il centrosinistra (e non solo) chiede al Governo nazionale? Che ci sarebbe di male se lo si facesse anche in Basilicata? Questo gesto, per quanto ci riguarda, varrebbe il titolo da Onorevole anche ai più bassi livelli istituzionali.
Ora, la considerazione ovvia nasce spontanea. Una classe dirigente che si è resa protagonista del problema (se riteniamo che questo sia UN problema), può essere la stessa che si propone di darne soluzione? La risposta risiede nelle coscienze di ognuno di noi. Di chi sceglie i candidati e di chi li elegge.
Siamo convinti che non sia troppo tardi per ripensare ai fallimenti e agli errori e orrori commessi da una parte e dall’altra. Vale sia per il centrosinistra sia per il centrodestra, ma anche per gli stessi elettori che con il loro suffragio hanno garantito immobilismo che lamentiamo. L’autocritica e la dignità di porsi davanti ai propri errori facendo spazio a nuove scelte, risiede nel DNA di una vera classe dirigente.
Questo è il momento di agire. Azzerare tutto per ricominciare. L’esercizio di potere che, come dice qualcuno, “logora chi non ce l’ha”, in questi casi, potrebbe logorare la pazienza di chi si aspetta risposte ai tanti problemi che si aggiungono giorno per giorno e che non possono essere risolti da una classe dirigente che, se fosse vero quello che da giorni sta emergendo da inchieste e denunce di stampa, sarebbe da considerarsi meschina e inadeguata proprio perché scelta da ricatti e voti estorti in cambio di misere aspettative. La Basilicata non merita di essere la regione più povera d’ItaliaSe l’economia della Basilicata si reggesse sulle sue reali risorse naturali ed economiche, senza che la politica si mettese tre queste a mediare in un improbabile ruolo di coordinamento e/o direttorio, risulterebbe comunque la regione più povera d’Italia, oppure qualche possibilità di crescita e di sviluppo l’avrebbe avuta alla pari di altre che sono tra i primi posti in fatto di qualità della vita ed economia reale?
Una riflessione sul tema ci piacerebbe fosse fatta alla luce di quanto sta emergendo, in questi mesi, dalle numerose inchieste giudiziarie che riguardano la politica regionale e i suoi protagonisti.
Il “sistema” filiera basato sul clientelismo sfrenato (di cui persino gli stessi consiglieri Regionali lamentano un’inarrestabile deriva), deve considerarsi appunto “sistema” consolidato o piuttosto un fatto isolato (ed isolabile), riferibile cioè a singoli protagonisti e ad alcuni sporadici e deplorevoli casi di mala politica? Perché, se cosi fosse, la soluzione risiederebbe nell’allontanamento definitivo di questi maldestri signori del malcostume, anche scegliendo di non (ri)candidarli), per non costringere gli elettori a subire reiterate pressioni sul voto.
La nostra sensazione, però, è che con la complicità tra partiti e politici che in pubblico si avversano ma che in privato si accordano, si sia raggiunta una misura colma, appiattita, la cui misurazione è pari agli interessi e alla soddisfazione di tutti i protagonisti. Difficilmente “sversabile”, senza il rischio che qualcosa si possa disperdere per creare danni peggiori. La “giara” (lucana) che potrebbe mettere a rischio l’intero sistema politico. E Se nella fantasia di Pirandello “Zi’ Dima”, avrebbe potuto anche ripararla dall’improvvisa rottura, suo malgrado e maldestramente, si rese protagonista di un guasto ancora più grave.
Forse una volontà comune di cambiamento nell’interesse nobile del Paese e della più onorevole idea di politica, si dovrebbe tentare.
Un passo indietro di questa classe dirigente, consentirebbe molti passi avanti verso il rinnovamento, e verso un nuovo stimolo alla crescita. Non è questo del resto che la Spagna ha messo in moto annunciando le elezioni? Non è questo che il centrosinistra (e non solo) chiede al Governo nazionale? Che ci sarebbe di male se lo si facesse anche in Basilicata? Questo gesto, per quanto ci riguarda, varrebbe il titolo da Onorevole anche ai più bassi livelli istituzionali.
Ora, la considerazione ovvia nasce spontanea. Una classe dirigente che si è resa protagonista del problema (se riteniamo che questo sia UN problema), può essere la stessa che si propone di darne soluzione? La risposta risiede nelle coscienze di ognuno di noi. Di chi sceglie i candidati e di chi li elegge.
Siamo convinti che non sia troppo tardi per ripensare ai fallimenti e agli errori e orrori commessi da una parte e dall’altra. Vale sia per il centrosinistra sia per il centrodestra, ma anche per gli stessi elettori che con il loro suffragio hanno garantito immobilismo che lamentiamo. L’autocritica e la dignità di porsi davanti ai propri errori facendo spazio a nuove scelte, risiede nel DNA di una vera classe dirigente.
Questo è il momento di agire. Azzerare tutto per ricominciare. L’esercizio di potere che, come dice qualcuno, “logora chi non ce l’ha”, in questi casi, potrebbe logorare la pazienza di chi si aspetta risposte ai tanti problemi che si aggiungono giorno per giorno e che non possono essere risolti da una classe dirigente che, se fosse vero quello che da giorni sta emergendo da inchieste e denunce di stampa, sarebbe da considerarsi meschina e inadeguata proprio perché scelta da ricatti e voti estorti in cambio di misere aspettative. La Basilicata non merita di essere la regione più povera d’Italia.
GIUSEPPE DIGILIO -Direz. region. Alleanza Ecologica-