domenica 22 Dicembre 2024

Anche una nostra concittadina ad Oslo

dalla gazzetta del mezzogiorno

«Un boato ma ho pensato ad un tuono»

di ALBERTO PARISI 

MONTESCAGLIOSO – «Ero in Ambasciata quando ho udito un forte boato che ha fatto sussultare me ed il mio collega, impegnati in un lavoro di ricerca. Un botto fortissimo a cui non abbiamo dato una spiegazione in quel momento. Abbiamo pensato ad un tuono e ad un temporale in arrivo. La cosa però non mi è sembrata naturale, per cui ho mandato un messaggio al mio ragazzo ad Oslo, il quale mi ha dato le prime drammatiche notizie». Racconta così le prime ore di quel tragico venerdi Enza Lattanzi, 37 anni, funzionaria nell’ufficio Difesa dell’Ambasciata d’Italia a Oslo. L’abbiamo raggiunta per telefono nella capitale norvegese. Lucana, di Montescaglioso, la Lattanzi è in Norvegia da otto anni da quando ha superato brillantemente il concorso che l’ha portata in quella nazione. 

«La cosa che poi ho fatto immediatamente –ha continuato la giovane funzionaria – è stata quella di chiamare subito i miei genitori a Montescaglioso e rassicurarli che nulla era accaduto nell’edificio dell’Ambasciata e che le immagini che vedevano scorrere in televisione riguardavano la sede del giornale “Dagsavisen” situato in pieno centro». 
Il papà, Enzo Lattanzi, e mamma, Addolorata Scocuzza, si sono tranquillizzati, ma sono rimasti fortemente scossi dalle immagini di quella violenza insensata. Mai avrebbero pensato che proprio in Norvegia sarebbe potuta accadere una strage di quelle proporzioni. Quando la loro figliola era partita per Oslo per lavorare presso l’Ambasciata Italiana in Norvegia l’avevano salutata tranquillamente, sapendola al lavoro in un Paese sicuro, tra i più democratici e aperti d’Europa. 

«La Norvegia – dice ora Enza Lattanzi – con questo brutto, terribile episodio ha perduto quel valore simbolico di società aperta che sembrava aver realizzato un ideale di convivenza. Ora siamo una nazione sotto choc». Ora cosa succederà? «È difficile dirlo. L’attacco ha colpito nel segno. Chi ha colpito puntava alla politica del governo e la strage dei giovani laburisti sull’isola di Utoya lo conferma. Purtroppo, dicono sconvolti tanti cittadini, non ci siamo accorti dell’odio che covava in alcuni settori».


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