giovedì 21 Novembre 2024

A Scanzano si ricorda Vincenzo De Mare

 Libera Basilicata organizza degli incontri a Scanzano Jonico nel periodo estivo.

Il 26 Luglio alle 19 si ricorderà  Vincenzo De Mare, autotrasportatore ucciso in circostanze misteriose il 26 luglio 1993.

dal link:

http://www.regione.basilicata.it/osservatorioambiente/default.cfm?fuseaction=doc&dir=228&doc=276&link=

Il Quotidiano della Basilicata 02/11/06

Scanzano Vincenzo De Mare, autotrasportatore, sarebbe stato ucciso per aver rifiutato un carico di rifiuti
Omicidio a sfondo radioattivo
Indagini della procura antimafia a 13 anni dal delitto


SCANZANO – Un autotrasportatore viene ucciso con due colpi di fucile da caccia, forse una lupara. Un ispettore di polizia indaga sul delitto, ma quando la sua pista lo porta verso persone "importanti" viene trasferito in Calabria. Un carico di bidoni, contenenti rifiuti chimici, viene rinvenuto nei magazzini abbandonati di un’azienda agroalimentare. Tredici anni di misteri finiscono sulla scrivania di un magistato antimafia proprio quando un ex boss della ‘ndrangheta butta giù un memoriale che parla di rifiuti, spie e omicidi.
Anno 1993, Vincenzo De Mare fa l’autotrasportatore conto terzi. Lavora anche con la "Latte Rugiada", azienda agroalimentare che ha i depositi in località Terzo Cavone (la stessa località dove il governo Berlusconi molti anni dopo avrebbe voluto impiantare il sito unico di stoccaggio per i rifiuti nucleari ndr.).
Il 26 luglio, un killer lo aspetta nel suo podere di campagna. Spara due colpi e lo uccide.
Anno 1994, l’ispettore Francesco Ciminelli – in forza al Commissariato di Scanzano prima di conquistare uno strano trasferimento in Calabria – mette il naso tra le bolle d’accompagnamento e i fogli di viaggio di Vincenzo De Mare.
Tra questi ce ne sono alcuni di Terzo Cavone.
Anno 2004, i carabinieri della compagnia di Policoro trovano tra i ruderi dell’azienda di Terzo Cavone 15 bidoni di plastica con materiale di risulta proveniente da industrie chimiche.
Il caso viene ufficialmente riaperto.
Felicia Genovese è un magistrato che non lascia trapelare indiscrezioni. In parallelo conduce l’inchiesta sulla presunta fuga di materiale nucleare dal centro di ricerche Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) della Trisaia, a pochi chilometri da Rotondella.
Ipotesi di reato: nel centro c’è stata una produzione illecita – non registrata in contabilità – di materiale radioattivo. Poi è arrivato il pentito, Francesco Fonti da Bovalino (Rc).
Interrogato qualche anno prima, negli stessi uffici della Direzione distrettuale antimafia aveva dichiarato: «Sono collaboratore di giustizia dal 1994. Prima di tale scelta ero organico al clan mafioso dei Romeo di San Luca. Durante tutto l’arco della mia esperienza criminale, pur avendo dimorato a Melfi, non sono mai venuto in contatto con esponenti di organizzazioni criminali con base operativa in Basilicata».
Poi, però, nel memoriale sostiene di essere entrato in contatto con Domenico Musitano, detto ‘u fascista, in soggiorno obbligato a Nova Siri.
Originario di Platì (Rc), viene indicato dal pentito come l’organizzatore del primo viaggio di rifiuti verso la Basilicata. Prima di portare a compimento il suo incarico viene ucciso in un agguato davanti al palazzo di giustizia di Reggio Calabria, dove si era recato per un’udienza.
E’ in questo scenario che potrebbe inserirsi l’omicidio di Vincenzo De Mare?
Gli investigatori – per ora – sospettano che abbia rifiutato il trasporto di un carico di rifiuti. Uno sgarro che potrebbe aver pagato a caro prezzo. I carabinieri di Policoro – delegati per l’indagine – avrebbero ascoltato nuovamente la moglie. Ma ci sarebbero – particolare non confermato ancora da alcuna fonte ufficiale – anche altre persone sentite a sommarie informazioni testimoniali. E che la malavita lucana si occupasse di rifiuti lo sostengono anche i servizi segreti.
«Secondo acquisizioni informative – si legge in una relazione del Sisde – le aggregazioni lucane hanno fatto registrare processi di consolidamento e di emulazione delle organizzazioni di stampo mafioso, con le quali mantengono importanti collegamenti. Sono emersi all’attenzione alcuni gruppi che sembrano aver compiuto un salto di qualità, pure attraverso il controllo di società operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti».
Sono gli anni delle inchieste importanti.
A Matera, il sostituto procuratore Francesca Macchia scopre un traffico di rifiuti speciali stoccati in vari centri della Lombardia e destinati allo smaltimento finale in Basilicata.
I rifiuti – sulla carta – venivano regolarmente avviati allo smaltimento in discariche autorizzate dalla Regione, ma la destinazione era solo apparente poiché i gestori – interrogati in fase d’indagine – negavano di averli ricevuti.
Rientra tutto, poi, nella grande inchiesta di Nicola Maria Pace: rifiuti, spie e omicidi. Il magistrato in un’intervista aveva spiegato a un giornalista: «I servizi segreti sanno di cosa stiamo parlando io e lei in questo momento».
Tutto sarebbe poi confluito nell’inchiesta della procura antimafia. Rifiuti, spie e omicidi


Commenti da Facebook

1 Commmento

  1. vince_ditaranto

    Del famoso incontro con Don Cozzi a Montescaglioso, credo che l’episodio che mi è rimasto più impresso è quello di Vincenzo De Mare.

    A mio avviso è il più emblematico, proprio perchè apre scenari molto interessanti sul discorso rifiuti, scorie, inquinamento….tutti temi molto caldi che dovrebbero essere al centro del confronto politico lucano. Questo perchè la nostra terra ormai rischia di essere (se già non lo è…?!?) la discarica di Italia, e tutti sembrano stare a guardare.

    Drago, organizziamo qualche altro evento con Don Marcello??

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