Titolo strano quello che mi è venuto in mente stasera, "quanta povertà".
Povertà, quella vera?, purtroppo anche quella ce ne tanta, ma io mi riferisco ad un’altra, quella che colpisce la nostra Repubblica nella sua Democrazia, nell’attenzione della gente verso i problemi che l’attanagliano, verso una politica tanto povera che non riesce a guardare oltre il proprio naso e trascina tutti noi in un pressapochismo senza precedenti.
350.000 lavoratori licenziati nel 2009, un piano anticrisi messo in piedi dal governo di qualche centinaio di milioni di euro che non si capisce bene tra l’altro come vengono destinati secondo una logica del chi arriva prima prende tutto, contro i 100 miliardi stanziati dalla Germania pari al 1,6% del proprio pil e ai 24 miliardi dela Francia pari allo 0,6% del pil.
Nel 2010 sono già diverse migliaia le aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali e alla cassa integrazione salari per gli effetti di una crisi storica del capitalismo mondiale che nonostante le assicurazioni di una ripresa gli ordinativi e i fatturati restano ancora intorno al 30% al di sotto dei livelli del 2008 con nessuna previsione di ritorno entro quei livelli ancora per diversi anni, tant’è che nessun economista si avventura in analisi che facciano intravvedre una uscita in tempi immediati.
Una crisi senza precedenti dicevamo aggravata anche dal fatto che in una società che si evolve e allarga i propri orizzonti ci siamo trovati impreparati a leggere i fenomeni sociali che necessariamente sarebbero arrivati con l’arrivo di nuovi migranti in fuga dai paesi più poveri e che speranzosi si aspettavano solidarietà, accoglienza e generosità e che invece sono stati spettartori e attori di atti discriminatori e di notevole gravità come quello di Rosarno.
L’elenco delle problematiche è lunghissimo e potremmo stare qui a parlare fino a domani,
I tagli alla scuola e alla sanità; i tagli alle forze dell’ordine che costringono a rimanere ferme le vetture della polizia in un momento in cui la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata si è fatta più cruciale; i disagi giovanili che vedono sempre più ragazzi in situazioni di grande precarietà e nel diffondersi sempre più smisurato di droghe e alcolismo; e ancora altro e altro ancora.
Nonostante questa miriade di problemi ancora una volta abbiamo assistito ad una campagna elettorale in cui i partiti hanno preferito il gossip, il chiacchiericcio, spesso la calunnia personale e l’ingiuria, ma nessun accenno a quello che ci si propone di fare per dare risposte precise ai milioni di giovani, donne, lavoratori che vivono con disperazione questo periodo di buio assoluto in cui non si intravede via di uscita.
Ci hanno propinato quotidianamente la nostra razione di pettegololezzi, il tutto si è nuovamente riproposto come una sorta di referendum sulla colpevolezza o meno del nostro premier, intervallando con le storie del grande fratello o dell’isola dei famosi e mandandoci a letto con la pancia sempre più vuota e la prospettiva di fare un altro buco alla cinghia domani.
Quanta povertà!!!, quanta povertà in questa politica, questa politica fatta di veline, excort, faccioni sui manifesti, festini e aperitivi elettorali alla faccia di chi non riesce a pagare le bollette del gas e gli interrompono il servizio; quanta povertà in questa sinistra che puntualmente si lascia trasportare in stupide discussioni sulle faccende del Premier o sulle ore di pubblicità nelle televisioni dimenticando che da sempre la sinistra la propria pubblicità l’ha fatta davanti alle fabbriche tra i lavoratori, tra la gente.
Davvero si può pensare di battere la destra in Italia con i programmi alla Santoro o alla Travaglio che spesso cadono in volgarità che nulla hanno hanno che vedere con la cultura del rispetto che erano propri della sinistra e del Partito Cominista Italiano?
Domenica andremo a votare, la cosa che mi auguro è che ognuno di noi si fermi a riflettere per mezza giornata, si liberi la mente di tutte le stronzate che ci hanno propinato, tolga per qualche minuto dalla mente tutti quei faccioni che abbiamo visto nei cartelloni e si concentri su ciò che veramente vogliamo per il futuro. facciamo mente locale su quel pò che abbiamo letto dei programmi elettorali, su chi vuole di nuovo il nucleare e su chi invece il nucleare lo combatte con tutte le proprie forze come fa Vendola in Puglia, su chi vuole una scuola sempre più privata ed aperta a pochi come vuole la Gelmini e chi invece sostiene che la scuola è un diritto inalienabile di ogni giovane a prescindere dalle proprie possibilità economiche, su chi vuole una Democrazia monca e imbavagliata e chi invece vuole una società libera pluralista e rispettosa, su chi vuole una Italia sporca al servizio dei cementificatori e dei palazzinari come in Sicilia e chi invece vuole una Italia che rispetti i suoi fiumi, i suoi monti e i suoi mari perchè patrimoni di tutti.
Io questa riflessione l’ho fatta ed ho scelto, per i problemi sociali ho scelto la SINISTRA per l’ambiente ho scelto L’ECOLOGIA
per la democrazia ho scelto LA LIBERTA’
un saluto a tutti e un augurio di buon voto
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Due anni fa una notte profonda è calata sul nostro paese. Convinta di aver conquistato, grazie a una seduzione bugiarda, il potere assoluto, la destra di Silvio Berlusconi ha creduto di potersi permettere tutto. E tutto si è permessa. Ha mentito e ingannato. Ha ignorato la realtà e le sue esigenze per sostituirla con uno zuccheroso fondale di cartapesta. Ha fatto dell'esercizio del potere una pratica quotidiana di licenza e abuso. Ha reclamato con fragorosa arroganza il diritto feudale all'impunità. Ha stracciato diritti, umiliato il lavoro, seminato intolleranza, coltivato egoismi, beffeggiato come ciarpame e impaccio ogni solidarietà.
Queste tenebre da cui siamo oggi circondati non sono il frutto di un'eclisse improvvisa e imprevedibile. Sono il prodotto di una lunga controrivoluzione culturale a cui moltissimi hanno messo mano. Si sono addensate nel corso di un quasi vent'anni, mentre giorno dopo giorno veniva circoscritto e infine cancellato ogni spazio pubblico, denunciato come intollerabile ciarpame ogni diritto, smantellata la centralità del lavoro, sequestrato e poi dissezionate in vacue pillole pubblicitarie quel bene comune essenziale che era e deve tornare a essere la politica.
L'illusione di invulnerabilità e impunità politica che ha alimentato in questi due anni l'orgia del potere berlusconiano è infondata. Scricchiolii sempre più numerosi e sempre più stridenti rivelano che lo scintillante castello del berlusconismo, fondato com'è sulle sabbie mobili di un colossale inganno, si avvia verso un rovinoso crollo. Ma uscire da questa ombra non sarà possibile senza restituire alle parole svuotate il loro spessore e il loro senso: senza riprendere possesso della politica e riportare la democrazia al suo significato di reale potere del popolo.
Queste elezioni possono segnare l'inizio della fine per chi, in nome del popolo, ha sottratto al popolo il diritto di decidere sulle proprie sorti e ha ridotto la libertà a sterile facoltà di scegliere tra vuoti prodotti di consumo politico.
E' ora che quelle parole, popolo e libertà, si spoglino del carattere sinistramente ironico di cui li ha ammantati la destra e tornino alle loro origini, al loro eterno valore, al loro vero e profondo significato.
Nichi Vendola