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Sul 25 Aprile

A oltre quindici anni dalla sua prima “discesa in campo”, Berlusconi parteciperà per la prima volta alla celebrazione dell’anniversario del 25 aprile 1945.
Nella condizione di teatrocrazia – teatro principalmente nell’accezione di sceneggiata- in cui l’ex imprenditore di Arcore ha portato il nostro paese, ciò che dirà sulla guerra di Liberazione peserà infinitamente di più sull’opinione pubblica di quanto abbiano fatto le conclusioni cui sono arrivati storici e politologi dopo aver studiato per anni le “sudate carte” che vi si riferiscono.
Lo stesso ritardo con cui il nostro interviene sulla questione la dice lunga sull’importanza che ha ancora oggi quell’evento così lontano nel tempo.
Sentiremo cosa ne dirà, intanto vorrei porre una questione.
Non è pericoloso per la democrazia che chi è eletto a una carica politica, sia considerato per ciò stesso un’indiscussa autorità in ogni campo? Non lo è ancora di più se l’eletto in questione controlla gran parte dei mezzi d’informazione e nello stesso tempo continua a presentarsi come l’eterno incompreso e la vittima predestinata di comici e giornalisti?
Berlusconi è stato regolarmente eletto dalla maggioranza degli italiani a governare il paese e dispone di una maggioranza che gli permette di farlo senza condizionamenti, è presente da tempo sulla scena politica, ma ci tiene ad apparire come l’uomo nuovo, l’appena arrivato, quello che farebbe miracoli se non fosse contrastato dalle vecchie camarille.
Alla scadenza dell’attuale mandato saranno trascorsi vent’anni dalla nascita del berlusconismo. Certo ci sono stati eventi come l’11 settembre e la crisi finanziaria che hanno pesato sul sistema-mondo e il governo attuale, con Tremonti in testa, è attentissimo a segnalarli, ma l’Italia di oggi è migliore di quella di vent’anni fa?

Il tema dominante di questo 25 aprile è la pacificazione. Ben venga, ma quale pacificazione può esserci nella cancellazione delle differenze fra chi stava con Hitler e Mussolini e chi stava dall’altra parte con la proposta ventilata nella legge per l’istituzione del cosiddetto Ordine Tricolore?
Ci fu una scelta di vita e di campo orribilmente antagonistica non solo fra chi combatté la guerra partigiana nelle formazioni volontarie e fra chi in nome di una malintesa fedeltà sostenne fino all’ultimo il nazifascismo nelle varie Brigate Nere, ma anche fra i poveri soldati che dopo l’8 settembre furono chiamati a decidere se volevano continuare a combattere a fianco della Germania o essere rinchiusi nei suoi campi di concentramento.
Queste scelte, ripeto, diverse furono fatte da comuni, ignari soldati di tutta Italia. Anche del nostro paese.
In questi giorni la rivista americana Life ha messo in linea il suo sterminato archivio fotografico. Curiosandoci per qualche ora, vi ho trovato molte immagini dei campi di concentramento in Germania, Polonia, Unione Sovietica. Credevo di saperne abbastanza di quegli orrori e di non poter provare una particolare impressione nell’esaminare nuovi materiali. Non è stato così. E per la prima volta mi sono chiesto: non sapeva niente dei lager nazisti neanche Mussolini e gli altri capi fascisti?

In questo 25 aprile sempre più lontano dallo spirito e dalle speranze del 1945, sarà il caso di ricordare che fu l’Unione Sovietica, il paese della rivoluzione socialista, a fermare le armate di Hitler e del suo alleato italiano salvando così il mondo dalla barbarie.
Fascismo e nazismo si erano affermati a loro tempo (1922 e 1933) con la benedizione delle potenze occidentali, prima di tutto dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, perché dicevano di voler fermare il comunismo. Dopo i bombardamenti su Coventry che diedero origine al termine “coventrizzare”, ovvero radere al suolo, all’anticomunista di ferro Churchill toccò accogliere con tutti gli onori una delegazione sovietica. Gli inglesi che il duce, volendoli mettere in ridicolo, offriva invece all’invidia degli italiani chiamandoli il popolo dai quattro pasti, avevano bisogno dell’amicizia di Stalin e permisero che una rappresentanza dell’Armata Rossa sfilasse sul loro suolo.
La gratitudine che è merce difficile da trovare nei rapporti personali non esiste in quelli fra stati e, passato il pericolo, il flirt con l’orso russo fu dimenticato dalle cancellerie sia europee che statunitensi.
Le stesse pensarono bene, d’altra parte, di reclutare per i loro servizi un certo numero di ex gerarchi nazisti che nel corso dell’occupazione dell’Urss, la cosiddetta operazione Barbarossa, si erano fatti dei curricula strepitosi in materia di repressione della guerriglia e stermini di massa.
Nel dibattito di grana grossa, soprattutto su giornali e televisioni e soprattutto da noi, di questi anni, il ruolo svolto dall’esercito e dal popolo sovietico è stato totalmente rimosso, poiché bisognava creare nell’opinione pubblica un’immagine dell’Urss falsante e riduttiva, quella di un paese esclusivamente e totalmente identificabile con la sua leadership politica comunista.
In una simile visione è stato messo del tutto da parte il contributo che l’intera società russa diede alla liberazione dal nazifascismo: oltre 20 milioni di vittime.
Nella logica razziale nazista il destino dei popoli slavi prevedeva solo schiavitù e morte.
Se ci si ferma al pregiudizio antisovietico non si capisce che furono proprio i sovietici, dopo quattro lunghissimi anni a provocare il collassamento e il tracollo del regime nazista.
E che nei loro confronti ci fu un intento di genocidio altrettanto netto che verso gli ebrei: l’est doveva essere conquistato per fornire lo “spazio vitale” cui la razza germanica era convinta di avere diritto.
Questo significava sterminare la popolazione che si opponeva all’occupazione, sottomettere a lavoro schiavistico gli altri fino a quando avessero avuto le forze per lavorare e cancellarne progressivamente la presenza man mano che si procedeva nell’arianizzazione dell’intero territorio.

Cristoforo Magistro:

View Comments (6)

  • Beh Cristoforo hai veramente ragione.....diciamo grazie ai comunisti bolognesi che il 10 febbraio 1947 hanno accolto a braccia aperte gli esuli istriani che scappavano dalla tragedia delle foibe (guarda è stato un vero grande esempio di umanità!!!), diciamo grazie al PCI che faceva scappare quei poveri terroristi nella ex Cecoslovacchia...in fondo non hanno fatto altro che bruciare le abitazioni di qualche famiglia fascista. Diciamo grazie a Stalin e ai comunisti perchè grazie al loro grande amore verso gli ebrei hanno liberato l'europa. Si perchè i comunisti amavano tantissimo gli ebrei (o sbaglio Cristoforo)...solo i nazifascisti erano antisemiti. 

    Infine tu parli di Berlusconi criticando questo suo modo di fare. Effettivamente hai ragione, ma non riesco a capire perchè ti meravigli....semmai dovresti criticare chi rende vittima Berlusconi, semmai dovreti capire che la vera forza di Silvio non è il berlusconismo ma è l'antiberlusconismo. Quello che ho notato è che la sua forza sta nel fatto che si parli di lui (bene o male non fa differenza!!!)....continuate a criticarlo, continuate a criticare ogni suo minimo intervento o battuta (anche questa fatta apposta per scaturire reazioni!!!) e quello continuerà a governare.

  • Con tutto il rispetto verso il sangue versato dalla popolazione sovietica vittima dell'avanzata tedesca, avrei un'obiezione.
    A dire il vero non mi sembra che sui libri di storia si trascuri il contributo dell'Unione Sovietica alla liberazione dell'Europa. Per quel che ricordo io, ne è evidenziato il giusto merito. Quindi non mi semba vero che venga raccontata un'immagine distorta del suo contributo.
    Mi sembra inoltre onesto (ripeto, col massimo rispetto per quello' che subi' la popolazione russa nell'"operazione Barbarossa") ammettere che lo spirito con cui Stalin avanzava verso il cuore di Berlino non era certo mosso da amore di libertà. La spinta imperialista dell' URSS totalitaria non era molto diversa da quella nazista, anzi era molto simile. Tantè che la sua avanzata oltre a liberare Berlino sottomise mezza Europa a cinquant'anni di mancanza di democrazia.

    Con cio' non voglio santificare, di contro, le potenaze occidentali. Ma mi sembra doveroso sottolineare che queste fossero rette da governi legittimamente eletti dal popolo... non mi sembra una diffrenza da poco. Soprattutto per le conseguenze che avrebbe avuto sull'Europa del dopoguerra.

    Detto cio' non voglio entrare nel merito di Berlusconi, perchè ci sarebbe ancora molto da scrivere...

    • non entrerò nei meriti delle vostre dotte citazioni, in quanto detesto stare sempre a rivangare il passato, dire e ridire le stesse cose a distanza di 64 anni, alla stessa ricorrenza, alla lunga viene a noia! Non me ne volete!

      Piuttosto, io vedo una curiosa analogia tra Berlusconi e l'Inter, nel campionato di calcio:

      entrambi sono SENZA AVVERSARI

  • Caro Cristoforo, leggendo il tuo post mi sono accorto di un'altra cosa....ho capito veramente quanto sei importante Berlusconi. Pensa tu hai intitolato il post "Sul 25 Aprile" ma poi hai parlato di Berlusconi e delle sue televisioni. Incredibile, senza neanche accorgerti hai praticamente reso importante Berlusconi anche se hai parlato male. io credo che tu abbia sminuito il tuo post ma non per la critica a Berlusconi (che è sempre quella dal 1994!!!!) ma per aver parlato di una persona che non ha nulla a che vedere con la resistenza e con questa data storica.

    Ripeto, Berlusconi fa girare tutto intorno a se e voi non fate altro che aiutarlo senza neanche accorgervi di questi gravissimi errori....a me sembra che condiziona ed innervosisce più voi che Emilio Fede, a me sembra che a Berlusconi non ha neanche più  bisogno di fare pressioni o pubblicità sulle sue televisioni, in fondo parlate più voi di lui che lui di se stesso.

  • Nel mio intervento sul 25 Aprile intendevo parlare principalmente di come l’uso politico della storia, di per sé legittimo, abbia messo in ombra il ruolo dei sovietici nel dimostrare, con la controffensiva di Stalingrado del 19 novembre 1942, che il nazismo era alla fine. E di come la propaganda anticomunista non abbia permesso che emergesse, e diventasse elemento della cultura di base, il dato agghiacciante relativo agli oltre venti milioni di vittime sovietiche nella seconda guerra mondiale. A Stalingrado il tempo è sangue si diceva in Russia nei lunghi mesi di combattimento dentro e attorno alla città. Per gli appassionati e gli studiosi della materia il dato sul contributo sovietico è pacifico, fra i divulgatori no. Di ciò parla Omer Bartov, docente di storia europea presso la Brown University del Rhode Island nella sua opera “Fronte orientale. Le truppe tedesche e l’imbarbarimento della guerra 1941-1945”, tradotto e pubblicato in Italia da “Il Mulino” nel 2003. Non parlavo del PCI, né delle foibe.

    Se Gianni vuole discutere di questo, facciamolo pure. A condizione che s’informi un po’ meglio. Riguardo alla questione delle foibe, gli consiglierei di leggere almeno qualche contributo disponibile si internet come quello su http://cronologia.leonardo.it/mondo38v.htm. Naturalmente vale la reciprocità e accetto sue indicazioni di lettura. Se invece vuole fare polemica solo per il gusto di farla, non gli andrò dietro e gli lascerò senz’altro l’ultima parola.

    Raf scrive che: “lo spirito con cui Stalin avanzava verso il cuore di Berlino non era certo mosso da amore di libertà. La spinta imperialista dell' URSS totalitaria non era molto diversa da quella nazista, anzi era molto simile. Tantè che la sua avanzata oltre a liberare Berlino sottomise mezza Europa a cinquant'anni di mancanza di democrazia.”

    Non sono d’accordo.

    Hitler aveva invaso il paese di Stalin, questi li cacciò via e, d’accordo con gli altri stati antinazisti, non si fermò al confine russo. Usando questa tua logica dovremmo dire che americani, canadesi, australiani sottomisero mezza Europa senza neppure avere la scusante di essere stati disturbati a casa propria. La divisione del mondo in due sfere d’influenza conclusasi con la conferenza di Yalta del febbraio 1945 si può criticare, ma fu l’espressione della volontà dei tre paesi vincitori del conflitto non solo di quella dell’Urss. Nello spirito di Yalta, la volontà e il diritto all’autodeterminazione dei popoli non fu rispettato, ad esempio, nella Grecia che si era liberata da sola dal nazifascismo e che avrebbe volto darsi un governo comunista. In Italia i partigiani comunisti, i più numerosi e meglio organizzati di tutti, a differenza di quelli di altre formazioni, non ricevevano armi dagli anglo-americani proprio per timore che dopo la liberazione dal nazifascismo le usassero per altri scopi.

  • Non voglio annoiare il saggio wisemann :-) , con il quale concordo: ogni anno il 25 aprile si rispolverano queste diatribe mai risolte…
    Ma proprio questo la dice lunga su quanto sia stata controversa la Resistenza. Le varie anime che la composero hanno sempre rivendicato ciascuna il proprio primato. Anche a distanza di 60 anni…
    Lo stesso Cristoforo, romanticamente, ci tiene a sottolineare il primato dell’anima comunista in Italia e il contributo sovietico su scala europea.

    In realtà – dissento ancora – la pace di Yalta sancì ciò che si era già imposto di fatto. Gli stati dell’est, al tempo di Yalta, erano già retti dai militari sovietici, mentre l’occidente era in mano agli anglo-americani.
    E’ vero che l’avanzata russa fu una reazione all’invasione nazista, ma io non negherei lo spirito imperialista dell’URSS. Le potenze occidentali lo temevano già prima della guerra. Lo stesso Hitler lo temeva. Ne è prova il patto di non belligeranza stipulato qualche anno prima tra Germania e URSS.

    Ma tornando alla resistenza italiana, Cristoforo, ti chiederei: la repubblica che ne è nata, quanto ha risentito delle diverse anime che la componevano?
    Lo spirito unitario nazionale, sempre in divenire, anche dopo la Resistenza ha dovuto fare i conti con divisioni interne. Non semplici divergenze politiche, ma aspettative diverse sulla stessa natura della nuova repubblica: chi combatteva per una rivoluzione comunista, chi per un regime liberale, chi in nome del cattolicesimo…
    Cosa ne pensi da acuto critico della storia?

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