Rassegniamoci, non esiste la giustizia terrena.
Vi sarete accorti che da tempo non scrivo più sulle vicende di De Magistris… e ci sarebbe materiale per scrivere papiri ogni giorno.
Mi sono rassegnato. Inutile sperare che qualcosa possa cambiare… continuo a informarmi perchè non mi piace essere preso in giro dagli indegni Vespa o Riotta di turno o non avere argomenti per rispondere ai servi del potere garantisti dell’ultim’ora….. mi informo più che altro per arrivare al finale di questo scontato tragico romanzo criminale… non mi è mai piaciuto lasciare i libri a metà.
Non credo che ieri si siano scritte le ultimissime pagine ma sicuramente siamo all’ultimo capitolo.
Riassumo le puntate precedenti:
De Magistris indaga su strani intrecci tra politica, malaffare, magistrati, ecc. I filono sono 3: Poseidone, Why Not e Toghe lucane.
La casta si autodifende: partono interrogazioni parlamentari a raffica contro De Magistris.
Decine di ispezioni vengono inviate a Catanzaro.
Per futili motivi, vizi formali, virgole fuori posto, presunte manie di protagonismo del Pm, le inchieste (why not e poseidone) vengono bloccate, avocate, tolte a De Magistris.
La procura di Matera, indagata, contrattacca mettendo sotto inchiesta i giornalisti che scrivevano di queste faccende e i collaboratori di De Magistris in modo da sequestrare atti e documenti e mettere sottocontrollo le utenze telefoniche per venire a conoscenza di cosa il PM sa degli affari lucani.
De Magistris stesso viene trasferito in modo che non possa più nuocere… per fortuna riesce a completare almeno Toghe Lucane.
Insieme a De Magistris viene trasferito anche il suo più stretto collaboratore: il capitano Zacheo.
Trasferiti o rimossi dall’incarico anche i periti che lo aiutavano, tra cui il super perito-informatico Genchi.
Rimosso dall’incarico anche il giornalista del corriere Vulpio che aveva seguito e scritto di queste faccende.
Nella legalità formale più assoluta il pericoloso De Magistris è stato reso innocquo. Guai a sostenere che ci sia un complotto contro di lui… per accusare qualcuno o l’intera classe dirigente, siano politici o magistrati, ci vogliono prove!
E De Magistris le prove le ha. Porta tutti i suoi documenti da un giudice, quello di Salerno, che ha la responsabilità dei procedimenti contro la procura di Catanzaro. De Magistris, consapevole dell’ambiente in cui lavorava, aveva tenuto un diario in cui ha annotato tutto. Fatti e racconti che trovano decine di riscontri. E il giudice di Salerno non può far altro che seguire la legge e avviare un’indagine. Verifica le prove di De Magistris e chiede ripetutamente alla procura di Catanzaro di consegnare i documenti incriminati. Questi, aiutati dal CSM, ignorano le richieste. Passano i mesi e il giudice di Salerno non può far altro che andarsi a prendere i documenti firmando un atto di sequestro.
La procura di Catanzaro, così come era già successo a Matera, contrattacca. Pur non essendo responsabile sulla procura di Salerno controsequestra. Situazione di stallo! Ogni bambino si renderebbe conto che la responsabilità di tale stallo è quasi interamente della procura di Catanzaro. Invece no.
Ancora una volta CSM e ministro della giustizia mettono sotto processo i giudici buoni. Quelli di Salerno vanno trasferiti e puniti.
Pochi giorni fa altri giudici (il Riesame) confermano con atti ufficiali la validità delle indagini eseguite da Salerno contro Catanzaro. E anche questa volta non basta. Ieri lo scontato tragico finale.
Il giudice di Salerno viene addirittura sospeso, non è più magistrato, non percepirà più lo stipendio. La terra non è tonda, la terra non gira intorno al sole e, contro ogni logica, gli unici criminali sono De Magistris, Apicella e chiunque tenta solamente di indagare sui poteri forti.
Se non è fascismo questo….