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Estratti dall’opera del rev. don Michele Nobile

” Ricevo dal Circolo Culturale  S. Pertini – Associazione di Volontariato altri 2 estratti dall’opera del rev. don Michele Nobile non ancora lavorati dal team del Prof. Fontana  bensì da un socio del Circolo.”

Geste politiche del Sacerdote Montemurro;

e sua disavventura

Il sacerdote D. Agostino Montemurro figlio di Luca sembra essere stato di spirito irrequieto, e forse di mobile carattere, cioè versipalle, come ce lo tramanda la tradizione. E benché nulla di preciso ci dica la tradizione riguardo alla sua vera opinione politica, essa però ce lo addita troppo ambizioso, ardito e risoluto con le sue espressioni, tra le quali soleva sempre dire: “o la coppola spaccata” (cioè la Mitra) “o una palla in fronte”; secondo altri: “o la Croce in petto, o due palle in fronte”.  Dall’insieme dei suoi atti personali si ravvisa chiaramente che egli parteggiò accanitamente per la Casa Borbonica, e che a seconda delle vicende di essa fu egli imprigionato e rimprigionato sino alla fatale sua sventura. (…).

            L’imprigionamento del Montemurro a metà di agosto 1800 dovett’essere praticato per opera dei repubblicani. La prigionia del Montemurro non fu precaria e di breve durata, come si apprende dai seguenti diversi documenti. In data 9 ottobre dello stesso anno trovavasi già ancora in Matera, poiché dovendo vendere un pezzo di suo territorio, faceva ivi procura dicendo, che essendo legittimamente impedito, designava a suo procuratore il Mag.co Vincenzo Rosato”.

Duranti gli anni 1801, 1802 e 1803, egli il Montemurro fu sempre trattenuto prigione; onde pei suoi bisogni continuò a vendere le sue proprietà, come a Cesare Venezia a 12 marzo1801; a 20 febbraro 1802 a Stefano Fini, che ratificò a 20 ottobre stesso anno; a Giuseppe Nicola Giagni a 26 novembre detto anno; a 8 maggio 1803 a Vito Cotugno, sempre pel Notaro Antonio Fidatelli f.i 42, 2 e 3, 53. Però allo scorcio del 1803, lo sentiamo finalmente libero, e lo vediamo presente nel Capitolo Generale del 21 dicembre di esso anno, ove leggesi: “La Procura Maggiore spetterebbe per giro al R.do Sig.r D. Mauro Vincenzo Serrano; ma come il R.do Sig.r D. Agostino Montemurro è anteriore al d.o, e in tempo, che qui dimorava, doveva per giro quell’abbracciare, così ritornato ha dovuto prendere il servizio della Chiesa, e seguitare gli officj e pesi“

(…) Altri nostri maggiori, con tutta circonspezione, attestano che l’albero fu innalzato proprio dal sacerdote D. Agostino Montemurro di Luca, il quale poscia, pel suo incostante carattere, si mostrò aperto e fervente difensore di Casa Borbone; ed aggiungono che in sì turbulenta circostanza corsero delle fucilate clandistine da finestra o da terrazzi, e specialmente tra le case di Fini e Giagno, le quali fucilate cessarono subito per intromissione di spettabili e dabbeni persone, che pensarono ed ingegnaronsi scongiurare un disastro cittadino.

(…) Non si stima dubitare che diversi Scagliosani abbiano accompagnato il Cardinale (Ruffo) fino a Napoli, e tra questi il fervente regalista sacerdote D. Agostino Montemurro, il quale rimpatriò il 24 ottobre 1799, dopo più di cinque mesi dacché il Cardinale lasciò Montescaglioso.

(…) Durante l’anno 1805, se non tutta, molta parte della popolazione di Montescaglioso si sente presa da spiacevole afflizione per la ricarcerazione del Sacerdote D. Agostino Montemurro, il quale, liberato nella fine del 1803, lo si vede firmato in tutte le Conclusioni Capitolari del 1804, e fin in quella del 3 marzo 1805; ma non lo si vede nell’altra del 10 agosto stesso anno, anzi la sua disavventura vien manifestata nel congresso capitolare del 13 seguente settembre, ove si espone, e si approva come appresso: Dal M.to R.do Sig.r Arciprete si propone essere stata umiliata supplica a questo M.to R.do Insignito Clero dal R.do Sacerdote partecipante D. Agostino Montemurro, nella quale implora desso Clero un caritatevole sussidio mensuale per provedere alle sue estreme necessitadi, rattrovandosi detenuto nelle forze del Reg.io  Tribunale di Matera. Dietro la proposizione si lesse la supplica: Se è dovere del Cristiano sollevare il prossimo nei suoi bisogni, molto l’Ecclesiastico dev’essere fornito di tai pietosi sentimenti, Conoscendosi dunque da tutti il gran merito della carità, quando s’impiega per l’altrui sollievo, tutti furono di voto, che durante la manutenz.ne di esso Sacerdote supplicante in dette carceri, se li diano titulo charitatis carlini quideci al Mese”.

Questo Sacerdote Montemurro, sfortunato per soverchia ambizione, che alla fine dell’anno 1803, dopo tre anni di prigionia, aveva ricuperata la sua libertà, subì la fucilazione a Matera, in compagnia dei suoi fratelli Pietro e Giuseppe, nel dì 13 di ottobre 1806,

La prima scuola pubblica a Montescaglioso

Gioacchino (Murat), oltre la premura di eliminare del tutto il brigantaggio, curava altresì riordinare l’amministrazione delle comunità, senza trascurare la istruzione pubblica, cui aggiungeva nuove cattedre alle antiche, ed erigeva licei e scuole, decretati da Giuseppe; ed atterrava alfine le tante volte scossa feudalità, non solo per leggi, ma per possessi, giacché divideva le terre feudali tra le Comunità ed i Baroni; e proseguendo le provvidenze della Commissione feudale preparava la ripartizione dei beni toccati alle Comunità.

            Circa gli ordini che si spedivano a tutt’i Comuni per l’istruzione pubblica, il Sindaco di Montescaglioso a 21 gennaro 1811 scriveva al sott’Intend.e: “Signore, Di riscontro alla v.ra del 7 and.e n°. 1601 prescrivente l’esecuzione del R. Decreto dei 13 Settembre dello scorso anno comunicata dal Sigr. Intend.e dei 13 Ottobre d.o inserite nel Giornale n°. 19. Ho l’onore rassegnarvi il contenuto nell’Art.o secondo del d.o R. Decreto. Dice che in tutti gli altri Comuni (cioè di 1.a e 2.a Classe) sarà data alli alunni la medes.ma istruzione una con metodo normale da istitutori che saranno nominati dallo stesso nostro Ministro. Questo Comune è di  1.a Classe, e perciò l’istitutori devono essere nominati da S.E. il Ministro dell’Interno. Qualora dunque si compiacerà eligerli, allora questo Decurionato si farà un pregio di eseguire il divisato Rl Decreto”. Ed a 30 dello stesso Gennaro scriveva : “Ho eseguito il prescrittomi con v.ra del 24 and.e n°. 4700. Il Maestro di questa publica scuola nominato, ed approvato fu l’ex Maestro Agostiniano P. Agostino Antodaro. Al med.mo ho invitato ad esercitare provisioram.e una tal carica, e su tal’oggetto di scuola eseguirò il prescritto nella Legge”.

            La prima Maestra dell’unica scuola femminile (unica anche la maschile) fu la Sig.na Anna Teresa Sangiorgio, la quale non l’abbandonò che alla sua morte, accaduta a 3 giugno 1818. Costei fu surrogata dalla Sig.ra Maria Gaetana Lancillotti, nominata a dì 3 dello stesso mese dall’Arcivescovo. Detta scuola nell’anno citato avea raggiunto il n°. di 37 fanciulle, ed aveva per ispettori quegli stessi della scuola maschile, esistente nell’Orfanotrofio , cioè l’Arciprete Vit’Antonio Contuzzi ed il Sacerdote D. Mauro Vincenzo Serrano. Avvenuta la morte dell’Arciprete nel 1820 fu nominato ispettore di esse scuole primarie D. Francesco Lacanfora, che lo era ancora nell’anno 1828, giusta Protoc. 1°. n°. 74.

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