La razza in estinzione (Giorgio Gaber) 2001
Non mi piace la finta allegria
non sopporto neanche le cene in compagnia
e coi giovani sono intransigente
di certe mode, canzoni e trasgressionii
non me ne frega niente.
E sono anche un po’ annoiato
da chi ci fa la morale
ed esalta come sacra la vita coniugale
e poi ci sono i gay che han tutte le ragioni
ma io non riesco a tollerare
le loro esibizioni.
Non mi piace chi è troppo solidale
e fa il professionista del sociale
ma chi specula su chi è malato
su disabili, tossici e anziani
è un vero criminale.
Ma non vedo più nessuno che s’incazza
fra tutti gli assuefatti della nuova razza
e chi si inventa un bel partito
per il nostro bene
sembra proprio destinato
a diventare un buffone.
Ma forse sono io che faccio parte
di una razza
in estinzione.
La mia generazione ha visto
le strade, le piazze gremite
di gente appassionata
sicura di ridare un senso alla propria vita
ma ormai son tutte cose del secolo scorso
la mia generazione ha perso.
Non mi piace la troppa informazione
odio anche i giornali e la televisione
la cultura per le masse è un’idiozia
la fila coi panini davanti ai musei
mi fa malinconia.
E la tecnologia ci porterà lontano
ma non c’è più nessuno che sappia l’italiano
c’è di buono che la scuola
si aggiorna con urgenza
e con tutti i nuovi quiz
ci garantisce l’ignoranza.
Non mi piace nessuna ideologia
non faccio neanche il tifo per la democrazia
di gente che ha da dire ce n’è tanta
la qualità non è richiesta
è il numero che conta.
E anche il mio paese mi piace sempre meno
non credo più all’ingegno del popolo italiano
dove ogni intellettuale fa opinione
ma se lo guardi bene
è il solito coglione.
Ma forse sono io che faccio parte
di una razza
in estinzione.
La mia generazione ha visto
migliaia di ragazzi pronti a tutto
che stavano cercando
magari con un po’ di presunzione
di cambiare il mondo
possiamo raccontarlo ai figli
senza alcun rimorso
ma la mia generazione ha perso.
Non mi piace il mercato globale
che è il paradiso di ogni multinazionale
e un domani state pur tranquilli
ci saranno sempre più poveri e più ricchi
ma tutti più imbecilli.
E immagino un futuro
senza alcun rimedio
una specie di massa
senza più un individuo
e vedo il nostro stato
che è pavido e impotente
è sempre più allo sfascio
e non gliene frega niente
e vedo anche una Chiesa
che incalza più che mai
io vorrei che sprofondasse
con tutti i Papi e i Giubilei.
Ma questa è un’astrazione
è un’idea di chi appartiene
a una razza
in estinzione.
View Comments (15)
mi avevi veramente incuriosito e parecchio anche! finalmente si parla di qualcosa di veramente interessante e serio! poi, una volta scoperto l'argomento, non riesco a nascondere la delusione, sarebbe stato bello ed intrigante parlarne,scoprire cosa pensate della nostra generazione,voi giovani, perchè no, sentire anche le vostre critiche.....invece hai delegato ......
Come non lasciare un commento su questa canzone, certo, le cose da dire sarebbero davvero tante, permettimi di dire, caro cittadino, che io il bicchiere non lo vedo mezzo vuoto.
Personalmente credo che ogni generazione abbia avuto la sua medaglia d' onore, i suoi meriti e allo stesso tempo le sue sonfitte.
Pensare ad una generazione perfetta é semplicemente utopico, e poi, sono superconvinta che, un giorno, quando non saremo più giovani, saremo qui collegati a Montenet e diremo ai nostri figli che la NOSTRA generazione era la migliore e così via...
La storia si ripete, caro cittadinoattivo, e poi scusa, perché la generazione dei nostri avrebbe perso?Conosco giovani della mia età e ancor più giovani ancora disposti a lottare, conosco giovani intraprendendi così come giovani che se ne stano seduto a vedere come la vita scorre...
Cerchiamo di essere positivi(riconosco che è difficile), cerchiamo di capire fin dove siamo arrivati, è facile scrivere una canzone con due rime e stare a polemizzare, cerchiamo nel nostro piccolo di fare qualcosa, non stiamo sempre a lamentarci!!!
Saluti
Carmela
http://www.youtube.com/watch?v=6iiKkfG_aHs
Carmela
Beh, se hanno vinto o perso bisogna prima capire a quale generazione facciamo riferimento.. i miei sono sulla cinquantina tendente ai 60, (più o meno l'età di wiseman), appartengono a quella generazione che ha vissuto il '68, e
si sà, gli Hippies sono poi diventati Yuppies, e non hanno di certo trasmesso ai loro figli la loro voglia di cambiare il sistema, ma anzi ...
Tirando le somme per me la generazione dei nostri padri, almeno da un punto di vista economico, HA VINTO, hanno vissuto il Boom economico, hanno avuto molte opportunità, alcuni le hanno colte facendo strada, altri si sono presi il posto fisso e nessuno li ha più spostati da lì, altri sono sopravvissuti ma comunque mettendo su un tenore di vita medio, avranno di certo la pensione e penso che abbiano una vita tranquilla, noi (intendo 20-30 enni) potremo dire lo stesso arrivati alla loro età???
Ramingo errante
Sono daccordissimo con te, Lom, su tutto quello che dici,
Per quanto riguarda la domanda finale, la risposta è: DIPENDE TUTTO DA NOI, leggo, tra le righe, che l 'arrivare dignitosamente ad una pensione, ad una vita traquilla ecc. sia quasi un "sogno proibito", ci siamo dimenticati forse che è UN NOSTRO DIRITTO?
Carmela
Cara Carmela, vorrei tanto che la tua risposta alla mia domanda fosse esatta, ma purtroppo credo che non sia così, visto che a prendere le decisioni politiche, e in qualsiasi altro posto manageriale e dirigenziale italiano, vi troviamo al massimo over 40 !!! (se pensi che il nostro presidente del consiglio, anche se non li dimostra, ha più di 70 anni..)
Sta a noi invece prendere in mano la situazione ... quello sì!!
Ramingo errante
attenzione,attenzione...il mio era solamente un argomento che volevo condividere con tutti voi.... personalmente non credo che la generazione dei genitori abbia perso...era solo uno spunto di riflessione...condivido il commento di lomfranz...Cmq dietro consiglio di un mio amico sto leggendo un libro interessante anche se non condivisibile.Il libro si chiama "rovesciare il 68.Pensieri contromano su quarant'anni di conformismo di massa"(mondadori) scritto ma marcello veneziani...quando lo avrò finito offrirò una piccola recensione...cogito ergo sum
Ok cittadinoattivo,
aspetto una tua recensione sul libro, m' interesserebbe tanto leggerlo,A proposito di recensioni e società moderna, vi consiglio il seguente libro "La rabbia e l' orgoglio" di Oriana Fallaci, un' accusa "spudorata" alla società occidentale, in particolare Europea, emersa dopo il gravissimo attentato dell' 11 settembre.
Sono passati diversi anni ormai, io ho letto il libro solo mesi fa ma la sua analisi mi sembra ancora attuale, cito alcune rige delle scrittrice, l' intera recensione la trovate su questo link:
http://www.italialibri.net/opere/rabbiaeorgoglio.html
La Fallaci scrive:
"È un paese così diviso l’Italia, così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo, perdio! Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Alla propria carrieruccia, alla propria gloriuccia, alla propria popolarità di periferia. Per i propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono, si accusano, si sputtanano... Io sono assolutamente convinta che, se Usama Bin Laden facesse saltare in aria la torre di Giotto o la torre di Pisa, l’opposizione darebbe la colpa al governo. E il governo darebbe la colpa all’opposizione. I capoccia del governo e i capoccia dell’opposizione, ai propri compagni e ai propri camerati. E detto ciò, lasciami spiegare da che cosa nasce la capacità di unirsi che caratterizza gli americani. Nasce dal loro patriottismo.»
Se qualcuno di voi avessa già letto il seguente libro, mi farebbe piacere scambiare qualche opinione.
Buona giornata!!
Carmela
Certo che ho letto quel libro. Cavolo tu fai riferimento a pag 69. Consiglio vivamente di leggerlo, la Fallaci è stata una donna incredibile. Il suo modo di scrivere rende la lettura piacevole. Sono 200 pagine che si possono leggere al volo. La Fallaci ha saputo trasmettere la sua rabbia al lettore. In Italia dobbiamo essere fieri di quella donna, invece di condannarla come ha fatto il grande moralizatore Dario Fo. Altro passaggio :
" Non è nemmeno l'Italia infingarda e smidollata, edonistica, che priva di ideali vive nel culto delle comodità e per Libertà intende Licenza. ("Io-faccio-quel-che-cazzo-mi-pare"). L'italia che ignora il concetto di disciplina anzi di autodisciplina, e ignorandolo non lo connette al concetto di libertà: non capisce che la libertà è anche disciplina anzi autodisciplina".
Per capire cosa ha passato questa donna basti pensare che il 2 ottobre del 1968 rimase ferita a Città del Messico durante gli scontri per una manifestazione di protesta da parte di studenti universitari contro l'occupazione militare del campus.In realtà la giornalista fù creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva.
Ciao Gianni!!
hai ragione questo libro si legge in un attimo, io lo lessi in poche ore, mi feci davvero prendere dall' argomento!!!
Credo che ci volgiano due p**lle così per scrivere questo libro, ho sentito dire che al funerale di questa donna i pezzi più grossi non ci sono andati...sai com' è avevano la coda di paglia, forse?
Bello, bello bellissimo...anche la parte in cui tutti la credono morta, una giornalista, una scrittrice che..come dire non ha le "ginocchia infiammate" e scrive quello che gli pare, non mi sbalordosce che il moralizzatore di turno abbia gettato fango su questa perla, l' ho sempre detto che siamo un Paese di falsi moralismi, e quando la verità comincia a diventare scomoda attacchiamo..
Un saluto Gianni!!
Buona Domenica!!
Carmela
Approfittando del tempo a volte nuvolo ed uggioso qui dove mi trovo,ho approfittato per finire il libro che stavo leggendo: "Rovesciare il 68" di Veneziani.
Adesso mi sono riproposto di leggere il libro di Giampaolo Pansa "La grande bugia".
A lettura fatta e con l'aiuto di alcune recensioni lette su alcuni giornali,si può sintetizzare il pensiero dell'autore.
"Il 68 è al potere e vigila su di noi. L'onda lunga e corrosiva del 68, l'ultima febbre che attraversò le giovani generazioni in Occidente, pervade ancora la nostra epoca.
I rivoluzionari di allora e i loro continuatori sono divenuti la nuova classe dominante nel mondo della cultura e della politica, dei media e dell'istruzione, del sindacato e della magistratura, e primeggiano nel regno del divertimento e della pubblicità. Fallito come rivoluzione politica, il 68 si è mutato in ideologia radical, conformismo di massa e canone di vita. Ha distrutto i valori della tradizione, dell'educazione, della religione, mandando in frantumi scuola e famiglia e lasciandoci in eredità un'ideologia libertina e permissiva sul piano dei valori e dei doveri, dei costumi e dei linguaggi, ma intollerante e repressiva verso chi non si riconosce in quel movimento libertario, nei suoi codici e modelli.
Dopo quarant'anni è ormai tempo di bilanci, revisioni critiche e necessarie inversioni di rotta. Marcello Veneziani ripercorre la multiforme eredità della parabola contestataria e critica le ideologie discendenti con un caleidoscopico e caustico bazar di appunti e frammenti, di foto di gruppo e di istantanee di pensiero. Un viaggio attraverso quattro stagioni: l'autunno del 68, "virus di un'epoca riassunto nella superstizione di una cifra"; l'inverno del nostro scontento, tra le ingombranti rovine lasciate dal ciclone sessantottino, soprattutto nell'ambito dell'educazione e della scuola; la primavera della famiglia distrutta dall'ideologia contestataria; infine l'estate della tradizione, intesa come vera trasgressione futura, capace di ricomporre i frammenti di una narrazione interrotta, di un tessuto civile lacerato, di simboli culturali mozzati.
Un testo negazionista del 68, irriverente verso i nuovi divieti e i nuovi obblighi di leva, che non ha paura di essere troppo rivoluzionario né troppo conservatore.
Il 68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. E’ andato al potere ed è diventato conformismo di massa, anzi, sostiene Marcello Veneziani, canone di vita. Ha creato luoghi comuni e pregiudizi, codici ideologici, da rispettare implacabilmente per essere ammessi al proprio tempo, come il politically correct. Ma nel 2008 i sessantottini cominciano a fare i sessantottenni, ed è forse giunto di fare i conti con la loro opera e la loro eredità."
Vi propongo adesso alcuni spunti tratti dal libro e pubblicati su "Panorama" del 07-02-08:
-l'arresto cardiaco dei sessantittini al loro anno magico: la loro mente non si è più ripresa dall'ictus celebrante.Il 68 è il numero civico di una casa di riposo per ragazzi invecchiati che passarono dall'adolescenza alla senilità senza attraversare la maturità.
-Il marxismo si presentò come la rivoluzione degli oppressi, il 68 invece fu la rivoluzione dei repressi. Non liberò dai padroni ma dai padri.
-Jan Palach fu l'unico sessantottino che scontò la protesta sulla propria pelle. Gli altri incendiarono il mondo pensando a se stessi, lui incendiò se stesso pensando al mondo.Entrambi amarono la libertà ma in modo diverso.Lui affrontò i carri, gli altri la carriera."
"Rovesciare il 68"
EDITORE MONDADORI
ANNO 2008
PREZZO 17 EURO
ISBN 978880457412
Non ho letto il libro che stai leggendo, conosco però marcello veneziani sia in quanto saggista (scrive su libero) che come intellettuale, ed è uno dei pochi intellettuali di destra in Italia.
Purtroppo la cultura italiana è stata invasa letteralmente da intellettuali di sinistra, (ma soprattutto da pseudo intellettuali di sinistra), diciamo che per molti anni la cultura italiana è stata e forse è ancora a senso unico, forse perchè era più facile diventare famosi come intellettuali schierati, o forse perchè davvero le persone intelligenti non hanno mai una certezza su qualcosa, (in opposizione all'uomo di destra, duro e puro e convinto su tutto), credo che questo abbia fatto del male alla nostra cultura in generale, per questo non vedo l'ora di leggere questa recensione
Ramingo errante
Nel corso della mia vita ho imparato a pormi sempre dei “perché”, a non dare tutto per scontato, e a verificare, per quello che potevo, tutto quello che i media cercavano di inculcarmi. Allora se la cultura italiana negli ultimi anni è stata invasa, come dici tu, da intellettuali di sinistra; non sarà perché nasceva in contrapposizione alla cultura che la televisione e i giornali spacciavano per “tradizione” per “democrazia” per “libertà”? Non sarà perché quella cultura risponde alle esigenze della gente? Anch’io voglio consigliare la lettura di un libro: 1984 di Orwell. Un caro saluto a tutti.
Io veramente continuo a non capire. Certi argomenti Franz non li capisco proprio.
Premesso che non è una provocazione ma semplice interrogativo per cercare di capire.
A questo punto ti pregherei, Franz, di farmi un esempio di cultura di destra!
Grazie.
Anch'io vorrei suggerire un libro. Sono disponibile anche a prestarlo.
E' di Mario Capanna e si chiama:
LETTERA A MIO FIGLIO SUL SESSANTOTTO:
Questo libro è il ragionamento sui fatti di allora e quelli attuali.
Rispondendo alle domande di un figlio adolescente, Capanna cerca di spiegare: è servito il Sessantotto? Contro cosa e per cosa si lottava? La globalizzazione, oggi, sta risucchiando tutto? Perché molti giovani non si interessano di politica?
Con passione e chiarezza, Capanna va al cuore dei grandi temi: la responsabilità, l’impegno, la solidarietà, il rapporto genitori-figli. Questa Lettera è davvero un libro da «consumare» in famiglia e a scuola.
Ciao Falco!!
Mi metto in lista d' attesa per il libro,appena rientro in Italia me lo presti!!
Un saluto e buona giornata!! :)
Carmela