«Lo stesso risultato – continua Visceglia, che è anche responsabile del Cras di Matera – lo abbiamo rilevato nel Parco dell’Appennino lucano dove due giovani si sono involati già nella prima decade di agosto. Il monitoraggio di questa specie richiede una particolare cautela per evitare ogni possibile forma di disturbo». Non dimentichiamo, infatti, che sono tanti i fattori antropici quali il disturbo nei siti di nidificazione da parte di curiosi, fotografi e soprattutto di scalatori. Visceglia è coadiuvato da Mariangela Francione, anche lei del Cerm, nelle attività di monitoraggio che di supporto alimentare per questi avvoltoi.
Il Parco regionale della Murgia Materana, dunque, si conferma uno scrigno di biodiversità. Motivo di orgoglio non celato dal presidente dell’Ente, Pierfrancesco Pellecchia: «La rarità del capovaccaio e il pericolo della sua scomparsa deve spronare a garantire a questa specie condizioni idonee. I Parchi devono dare priorità assoluta alla conservazione della natura e delle specie di grande valenza naturalistica. Cosa che il Parco della Murgia materana fa per molte specie di rilievo, oltre al capovaccaio, quali cicogna nera, falco grillaio, nibbio reale, lanario, lupo, lontra e gatto selvatico, che qui trovano un ambiente ideale. Qui si custodisce un patrimonio naturalistico di grande importanza che deve essere oggetto di azioni di conservazione attiva e monitoraggio». Tra le azioni di ripopolamento svolte dal Cerm sul territorio della Basilicata , l’ultima è stata effettuata nei giorni scorsi nel Parco nazionale dell’Appennino lucano col rilascio di due giovani capovaccai nati nel 2016 nel centro di riproduzione gestito dall’associazione in Toscana.