Pietro Rossetti:
Mi ricordo ai “Tre Confini”, alle “Chianedd”e alle “Murge”, nelle terre di don Guglielmo Strada. Quanto lavoro fu fatto là! In tre, quattro giorni arammo tutta l’azienda di quello, si può dire, con queste bestie. Alle “Chianedd”, a quelle di Galante. Ma ai “Tre Confini” fu proprio una cosa particolare. Venivano i poveretti con questi asini “menz’ scadut'”. Chi te lo avrebbe dato allora? Non è come adesso che si butta tanta merce! E si facevano dare un po’ di biada in prestito, i poveretti, da qualche altro: “Uè ch’egghia v’nì pur j’ a arà, damm’ na picch’ ca edda mangià u ciucc’ o u mul'”. Appena iniziava ad arare, “s’app’zzav’ n’ picch’, stu ciucc’ d’ frastagh’, s’ d’cev’ na vold'” ed andava per terra. Vorrei che ci fossero le fotografie! Tutti a tirarlo per la coda per alzarlo, noi giovani allora, avevamo la forza, no?, nonostante eravamo mezzi digiuni, ma sempre ventuno, ventidue anni avevamo, no? E mi ricordo quel giorno stesso, per terra, così, facemmo una stella con falce e martello tutta di persone, tutta di giovani.
(da Lotte contadine in Basilicata – I magazzini della memoria. Video prodotto dalla Cooperativa CIAK)