Il direttore dell’Anticorruzione apre un focus sulla regione. A Massafra un capoclan assunto dalla cooperativa Avvenire: la giunta comunale finisce sott’accusa. Nel mirino anche l’appalto di Noci
n appalto ventennale concesso dalla vecchia amministrazione comunale di centrodestra a Noci nel 2007. I contratti firmati a Putignano e Sannicandro, Grumo e così da una decina di comuni pugliese. Ma soprattutto il caso Massafra, dove il boss è assunto dall’azienda, ne è addirittura quadro, tanto da salire sul palco di un’assemblea pubblica con mezza amministrazione comunale al fianco e parlare di raccolta rifiuti. Eccola la mafia nell’immondizia di Puglia. Messa nero su bianco, in atti ufficiali della prefettura e dell’autorità dell’Anticorruzione, che raccontano come una ditta, la cooperativa Avvenire, che gestiva la raccolta di rifiuti in mezza Puglia, fosse in affari continui e diretta con la criminalità organizzata.
Per bloccare lo scempio, si è mossa il mese scorso la prefettura di Bari commissariando l’azienda. Si stanno muovendo da mesi le direzioni nazionali antimafia. E si muove ora il responsabile dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. “Dalle verifiche eseguite dalla prefettura – si legge nel suo atto notificato nelle scorse settimane- risulta che Avvenire ha in corso diesecuzione un rilevante numero di contratti presso molteplici enti locali”.
Dove? “La ditta Avvenire – si legge – gestisce il servizio in enti locali pugliesi e locali: Tursi, Laterza, Lizzano, Castellaneta, Monteiasi, Noci, Putignano, Grumo Appula, Zapponeta, Isole Tremiti e Montescaglioso“. Comuni in cui secondo Cantone in nessuna maniera può continuare a lavorare con il vecchio management, viste le infiltrazioni. Da qui la decisione del commissariamento. Ma anche la volontà, dell’Anticorruzione e anche delle procure, di investigare sulle modalità con le quali sono stati concessi quegli appalti.
A preoccupare sono le relazioni dell’azienda. “Dall’esame degli atti – scrive la prefettura – vengono fuori i rapporti tra la società Avvenire e l’associazione di tipo mafioso Valente-Stummo”, una ‘ndrina calabrese che opera nella zona di Cosenza. L’Avvenire, che ha sede a Gioia del Colle, si era aggiudicata infatti l’appalto nel comune di Scalea e per farlo avrebbe versato una mazzetta da 500mila euro al gruppo criminale locale. “A noi servivano, per esempio, 200mila euro all’anno che noi ce li giostriamo come vogliamo. Favoriamo a quella impresa… favoriamo a quell’altra, Gino mi pulisce i marciapiedi. Ce li facciamo pulire. Almeno facciamo pure gli amici”, diceva, intercettato, il boss Pietro Valente. Ed effettivamente secondo gli investigatori i “rappresentanti della coop si sarebbero impegnati a corrispondere, in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto, agli appartenenti alla ‘ndrina Valente-Summo una somma pari a 500mila euro”.
Ma Avvenire non era nuova a rapporti di questo genere. E soprattutto non lo faceva soltanto in Calabria. Ma anche e soprattutto in Puglia. E’ il caso per esempio di Giuseppe Coronese, capoclan a Massafra. Condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, “è emerso – scrive la prefettura – il rapporto di dipendenza della ditta con il pluripregiudicato”. “A Massafra – si legge negli atti – l’Avvenire gestisce attualmente il servizio di Rsu (Raccolta solidi urbani) a seguito di un contratto da 14 milioni di euro dal 15 giugno del 2012”. Bene, “chi gestisce questo denaro? “Il 14 luglio del 2014 – ricostruisce la prefettura – come appare sulla pagina web del comune di Massafra si è tenuta una assemblea pubblica ove sono comparsi quali relatori sul servizio di raccolta differenziata l’assessore alla gestione della Rsu, Raffaele Gentile, i consiglieri comunali Baccaro, Micollis e, per la società Avvenire, l’ingegnere Giuseppe Caponnetto e il responsabile de servizio di raccolta solidi urbani”.
Chi è? “Giuseppe Coronese”, probabilmente non un omonimo del boss. D’altronde tra i dipendenti dell’Avvenire compaiono 37 soggetti dipendenti di Massafra tra i quali gli investigatori evidenziano: “Giuseppe Cristiano, pregiudicato e controllato con Giuseppe Fiorenti e Salvatore Balestra pregiudicati mafiosi sodali di Cornese”. Nella lista c’è poi Antonio Miraglia, “figlio del pregiudicato Fernando Miraglia, sodale di Coronese”. E ancora Piero Miraglia, arrestato nel 2008 perché a bordo della sua auto portava una calibro 45 carica. Nell’elenco dei dipendenti sono inoltre indicati Gennaro e Antonio Turi oppure Giuseppe Cristiano, tutti con precedenti per reati gravi.
“E non è finita qui” spiega un investigatore. In queste ore stanno analizzando l’elenco di tutti i dipendenti della Coop, i rapporti con le amministrazioni comunali e le modalità con i quali gli appalti sono stati concessi. Credono che il lavoro sarà lungo. E assai fruttuoso.
GIULIANO FOSCHILI – FONTE REPUBBLICA.IT